Vangelo Mc 8, 1-10: “Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare”.


Oggi conserviamo nel nostro cuore queste Parole del Vangelo:
“Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?”.

Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’
Paralleli Vetus Ordo 

   Cap. DLXXVI. Verso Doco l’incontro con il giovane ricco.

7 marzo 1947

 1 È un’altra mattina bellissima d’aprile. La terra e il firmamento spiegano tutte le loro primaverili bellezze. Si respira luce, canto, profumo, tanto l’aria è satura di luminosità, di voci di festa e d’amore, di fragranze. Deve esser scesa nella notte una breve pioggia che ha reso scure e senza polvere le strade, senza con ciò farle fangose, ed ha pulito steli e foglie che ora tremolano, tutte scintillanti e monde, ad una dolce brezza che scende dai monti verso questa fertile piana, che preannuncia Gerico. 
   Dalle rive del Giordano salgono continuamente persone che hanno traghettato dall’altra sponda, oppure hanno seguito la strada che costeggia il fiume, venendo su questa che punta direttamente su Gerico e su Doco, come indicano i segnali stradali. E ai molti ebrei, che si dirigono da ogni parte a Gerusalemme per il rito, si mescolano mercanti di altri luoghi, e pastori e pastori con gli agnelli dei sacrifici, belanti ignari. Molti riconoscono e salutano Gesù. Sono, questi, ebrei della Perea e Decapoli e di luoghi anche più lontani. Ve ne è un gruppo di Cesarea Paneade. E sono pastori che, per essere piuttosto nomadi dietro i greggi, hanno conoscenza del Maestro, incontrato o annunciato a loro dai discepoli. 

 2 Uno si prostra e gli dice: «Posso offrirti l’agnello?». 
   «Non te lo levare, uomo. È il tuo guadagno questo». 
   «Oh! è la mia riconoscenza. Tu non ti ricordi di me. Io sì. Sono uno che Tu hai guarito guarendo tanti. Mi hai rinsaldato l’osso della coscia che nessuno guariva e mi teneva infermo. Te lo do volentieri l’agnello. Il più bello. Questo. Per il banchetto di letizia. Lo so che per l’olocausto sei tenuto alla spesa. Ma per la letizia! Tanta ne hai data a me. Prendilo, Maestro». 
   «Ma sì, prendilo. Saranno denari che risparmieremo. O meglio, sarà possibilità di mangiare, perché con tutte le prodigalità che si fanno io non ho più denaro», dice l’Iscariota. 
   «Prodigalità? Ma se da Sichem non si è più speso uno spicciolo!», dice Matteo. 
   «Insomma, io non ho più denaro. Gli ultimi li detti a Merode». 
   «Uomo, ascolta», dice Gesù al pastore per porre fine alle parole di Giuda. «Io non vado per ora a Gerusa-
lemme e non posso portare con Me l’agnello. Altrimenti lo accetterei per mostrarti che gradisco il tuo dono». 
   «Ma poi andrai in città. Ti fermerai per le feste. Avrai un ricovero. Dimmi dove ed io consegnerò ai tuoi amici…». 
   «Non ho nulla di questo… Ma a Nobe ho un vecchio e povero amico. Ascoltami bene: il dì dopo il sabato pasquale tu andrai all’alba a Nobe e dirai a Giovanni, l’anziano di Nobe (tutti te lo indicheranno): “Questo agnello te lo manda Gesù di Nazaret, tuo amico, perché tu festeggi questo giorno con banchetto di letizia, perché più grande letizia di oggi non c’è per i veri amici del Cristo”. Lo farai?». 
   «Se così vuoi, lo farò». 
   «E mi farai felice. Non prima del dì dopo il sabato. Ricorda bene. E ricorda le parole che ti ho detto. Ora va’ e la pace sia con te. E serba il tuo cuore stabile in essa pace nei giorni futuri. Ricorda anche questo e continua a credere nella mia Verità. Addio» . 

 3 Della gente si è accostata ad ascoltare il dialogo e si dirada solo quando il pastore, rimettendo in moto il suo gregge, la obbliga a sparpagliarsi. Gesù segue il gregge, approfittando della scia aperta da esso. 
   La gente bisbiglia: «Ma allora va proprio a Gerusalemme? Ma non sa che c’è il bando per Lui?». 
   «Eh! ma nessuno può vietare ad un figlio della Legge di presentarsi al Signore per la Pasqua. È colpevole forse di pubblico reato? No. Perché, se lo fosse, il Preside lo avrebbe fatto imprigionare come Barabba». 
E altri: «Hai sentito? Non ha ricovero né amici a Gerusalemme. Che tutti lo abbiano abbandonato? Anche il risorto? Bella riconoscenza!». 
   «Taci là! Quelle due sono le sorelle di Lazzaro. Io sono delle campagne di Magdala e le conosco bene. Se le sorelle sono con Lui, segno è che la famiglia di Lazzaro gli è fedele». 
   «Forse non osa entrare in città». 
   «Ha ragione». 
   «Dio lo perdonerà se sta fuori di essa». 
   «Non è colpa sua se non può salire al Tempio». 
   «La sua prudenza è saggia. Se venisse preso, tutto sarebbe finito prima della sua ora». 
   «Certo non è ancor pronto per la sua proclamazione a re nostro, ed Egli non vuole essere preso». 
   «Si dice che, mentre lo si sapeva ad Efraim, Egli sia andato in ogni luogo, sin presso le tribù nomadi, per prepararsi i seguaci e le milizie e cercare protezioni». 
   «Chi te lo ha detto?». 
   «Sono le solite menzogne. Egli è il Re santo e non il re da milizie». 
   «Forse farà la Pasqua supplementare. Allora è più facile passare inosservato. Il Sinedrio è sciolto dopo le feste, e tutti i sinedristi vanno alle loro case per la mietitura. Sino a Pentecoste non si raduna di nuovo». 
   «E, via che siano i sinedristi, chi volete che gli faccia del male? Sono loro gli sciacalli!». 
   «Uhm! che Egli si usi tanta prudenza? Cosa troppo da uomo! Egli è da più che un uomo e non avrà prudenza vile». 
   «Vile? Perché? Nessuno può dir vile chi si risparmia per la sua missione». 
   «Vile sempre, perché ogni missione è sempre inferiore a Dio. Perciò il culto a Dio deve avere la precedenza su ogni altra cosa». 
   Queste le parole che vanno da bocca a bocca. Gesù mostra di non sentire. 

 4 Giuda d’Alfeo si ferma per attendere le donne e, sopraggiunte che siano – esse erano col ragazzo, indietro una trentina di passi – dice a Elisa: «Avete dato molto a Sichem dopo che partimmo!». 
   «Perché?». 
   «Perché Giuda non ha più un picciolo. I tuoi sandali, o Beniamino, non verranno. È destino così. A Tersa non si poté entrare e, anche avessimo potuto, il non aver denaro avrebbe impedito ogni acquisto… Dovrai entrare a Gerusalemme così…». 
   «Prima c’è Betania», dice Marta con un sorriso. 
   «E prima c’è Gerico e la mia casa», dice Niche pure sorridendo. 
   «E prima di tutto ci sono io. Io ho promesso e io farò. Viaggio di esperienze questo! Ho provato cosa è non avere una didramma. E ora proverò cosa è dover vendere un oggetto per bisogno», dice Maria di Magdala. 
   «E che vuoi vendere, Maria, se non porti più gioielli?», chiede Marta alla sorella. 
   «Le mie grosse forcine d’argento. Sono tante. Ma per tenere a posto questo inutile peso possono bastare quelle di ferro. Le venderò. Gerico è piena di gente che compra queste cose. E oggi è giorno di mercato, e così domani e sempre per queste ricorrenze». 
   «Ma sorella!».
   «Che? Ti scandalizzi pensando che mi si possa credere povera tanto da dover vendere le forcine d’argento? Oh! vorrei averti dato sempre di questi scandali! Peggio era quando, senza bisogno, vendevo me stessa al vizio altrui e mio». 
   «Ma taci! C’è il ragazzo, che non sa!». 
   «Non sa ancora. Forse non sa ancora che io ero la peccatrice. Domani lo saprebbe da chi mi odia perché non sono più tale, e certo con particolari quali il mio peccato non ebbe pur essendo tanto grande. Meglio dunque che lo sappia da me e veda quanto può il Signore che lo ha accolto: fare di una peccatrice una pentita, di un morto un risorto, di me morta nello spirito, di Lazzaro morto nel corpo, due viventi. Perché questo ha fatto a noi il Rabbi, o Beniamino. Ricordalo sempre e amalo con tutto il tuo cuore, perché Egli è veramente il Figlio di Dio». 

 5 Un inpo lungo la via ha fermato Gesù e gli apostoli, e le donne li raggiungono. Gesù dice: «Andate avanti voi, verso Gerico, ed anche entrateci, se volete. Io vado a Doco con questi. Al tramonto sarò con voi». 
   «Oh! perché ci allontani? Non siamo stanche», protestano tutte. 
   «Perché vorrei che voi intanto, almeno alcune, avvisaste i discepoli che Io sarò da Niche domani». 
   «Se è così, Signore, noi andiamo. Vieni Elisa, e tu Giovanna, e tu Susanna e Marta. Prepareremo ogni cosa», dice Niche. 
   «E io e il ragazzo. Faremo i nostri acquisti. Benedicici, Maestro. E vieni presto. Tu, Madre, resti?», dice Maria di Magdala. 
   «Sì. Col Figlio mio». 
   Si separano. Con Gesù restano soltanto le tre Marie: la Madre, sua cognata Maria Cleofe e Maria Salome. E Gesù lascia la via di Gerico per una via secondaria che va a Doco.

 6 E da poco è per essa quando, da una carovana che viene non so da dove – una ricca carovana che certo viene da lontano perché ha le donne montate sui cammelli, chiuse nelle tremolanti berline o palanchini legati sulle schiene gibbute, e gli uomini a cavallo di focosi cavalli o di altri cammelli – si stacca un giovane e facendo inginocchiare il suo cammello scivola giù di sella, andando verso Gesù. Un servo, accorso, gli tiene la bestia per le briglie.
   Il giovane si prostra davanti a Gesù e, dopo il profondo saluto, gli dice: «Filippo di Canata, figlio di veri israeliti e rimasto tale, io sono. Discepolo di Gamaliele sinché la morte del padre mio non mi fece capo dei suoi commerci. Ti ho sentito più di una volta. So le tue azioni. Aspiro ad una vita migliore per avere quella vita eterna che Tu assicuri possesso di chi crea il tuo Regno in sé. Dimmi dunque, Maestro buono, che dovrò fare per avere la vita eterna?». 
   «Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono». 
   «Tu sei il Figlio di Dio, buono come il Padre tuo. Oh! dimmi, che devo fare?». 
   «Per entrare nella vita eterna osserva i comandamenti». 
   «Quali, mio Signore? Gli antichi o i tuoi?». 
   «Negli antichi sono già i miei, i miei non mutano gli antichi. Essi sono sempre: adorare di amor vero l’unico vero Dio e rispettare le leggi del culto, non uccidere, non rubare, non commettere adulterio, non attestare il falso, onorare padre e madre, non danneggiare il prossimo ma anzi  amarlo  come  ami  te  stesso.  Facendo  così, avrai la vita eterna». 
   «Maestro, tutte queste cose le ho osservate dalla mia fanciullezza». 
   Gesù lo guarda con occhio d’amore e dolcemente gli chiede: «E non ti paiono sufficienti ancora?». 
   «No, Maestro. Cosa grande è il Regno di Dio in noi e nell’altra vita. Infinito dono è Dio che a noi si dona. Io sento che tutto è poco, di ciò che è dovere, rispetto al Tutto, all’Infinito perfetto che si dona e che penso si debba ottenere con cose più grandi di quelle che sono comandate per non dannarsi ed essergli graditi». 
   «Tu dici bene. Per essere perfetto ti manca ancora una cosa. Se vuoi essere perfetto come vuole il Padre nostro dei Cieli, va’, vendi quanto hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in Cielo che ti farà diletto al Padre, che ha dato il suo Tesoro per i poveri della Terra. Poi vieni e seguimi». 
   Il giovane si rattrista, si fa pensieroso. Poi si alza in piedi dicendo: «Ricorderò il tuo consiglio…», e si allontana tristemente. 

 7 Giuda ha un sorrisetto ironico e mormora: «Non sono io solo ad amare il denaro!». 
   Gesù si volge e lo guarda… e poi guarda gli altri undici visi che gli sono intorno, poi sospira: «Come difficilmente un ricco entrerà nel Regno dei Cieli, la cui porta è stretta, ed erta è la via, e non possono percorrerla ed entrare coloro che sono caricati dei pesi voluminosi delle ricchezze! Per entrare lassù non ci vogliono che tesori di virtù, immateriali, e sapersi separare da tutto quanto è attaccamento alle cose del mondo e vanità». Gesù è molto triste… 
   Gli apostoli si sogguardano fra loro… 
   Gesù riprende, guardando la carovana del giovane ricco che si allontana: «In verità vi dico che è più facile che un cammello passi per una cruna d’ago che non per un ricco di entrare nel Regno di Dio». 
«Ma allora chi mai potrà salvarsi? La miseria fa sovente peccatori, per invidie e poco rispetto a ciò che è d’altri, e per sfiducia verso la Provvidenza… La ricchezza è di ostacolo alla perfezione… E allora? Chi potrà
salvarsi?». 
   Gesù li guarda e dice loro: «Quello che è impossibile agli uomini è possibile a Dio, perché a Dio tutto è possibile.    Basta che l’uomo lo aiuti, il suo Signore, con la sua buona volontà. È buona volontà accettare il consiglio avuto e sforzarsi di giungere alla libertà dalle ricchezze. Ad ogni libertà, per seguire Dio. Perché la vera libertà dell’uomo è questa: seguire le voci che Dio gli sussurra al cuore e i suoi comandi, non essere schiavo né di se stesso, né del mondo, né del rispetto umano, e perciò non schiavi di Satana. Usare della splendida libertà di arbitrio che Dio ha dato all’uomo per volere liberamente e solamente il Bene, e conseguire così la vita eterna luminosissima, libera, beata. Neppur della propria vita bisogna essere schiavi, se per secondare la stessa noi si deve fare resistenza a Dio. Ve l’ho detto: (Vedi Vol 4 Cap 265) “Colui che perderà la sua vita per amor mio e per servire Iddio, costui la salverà in eterno”». 

 8 «Ecco! Noi abbiamo lasciato ogni cosa per seguirti, anche le più lecite. Che ce ne verrà dunque? Entreremo allora nel tuo Regno?», chiede Pietro. 
   «In verità, in verità vi dico che coloro che mi avranno seguito in tal modo e che mi seguiranno – perché c’è sempre tempo a riparare alle accidie e alle colpe sin qui fatte, sempre tempo sinché si è sulla Terra e si hanno davanti dei giorni nei quali poter riparare al mal fatto – costoro saranno con Me nel Regno mio. In verità vi dico che voi, che mi avete seguito nella rigenerazione, siederete sopra i troni a giudicare le tribù della Terra insieme al Figlio dell’uomo seduto sul trono della sua gloria. In verità ancora vi dico che non vi sarà nessuno che, avendo per amor del mio Nome lasciato casa, campi, padre, madre, fratelli, sposa, figli e sorelle, per spargere la Buona Novella e continuarmi, non riceva il centuplo in questo tempo e la vita eterna nel secolo futuro». 
   «Ma se perdiamo tutto, come possiamo centuplicare il nostro avere?», chiede Giuda di Keriot. 
   «Torno a dire: ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. E Dio darà il centuplo di gaudio spirituale a coloro che da uomini del mondo seppero farsi figli di Dio, ossia uomini spirituali. Essi godranno il vero gaudio, qui e oltre la Terra. E ancor vi dico che non tutti quelli che sembrano i primi, e primi dovrebbero essere avendo più di tutti ricevuto, saranno tali. E non tutti quelli che sembrano ultimi, e men che ultimi, non essendo in apparenza miei discepoli e neppur del Popolo eletto, saranno gli ultimi. In verità molti da primi diverranno ultimi, e molti ultimi, infimi, diverranno primi…

 9 Ma ecco là Doco. Andate avanti tutti, meno Giuda di Keriot e Simone Zelote. Andate ad annunciarmi a quelli che possono aver bisogno di Me». 
   E Gesù attende con i due trattenuti di unirsi alle tre Marie, che li seguono a qualche metro di distanza.


Liturgia Novus Ordo: Mc 8, 1-10.

Vangelo Novus Ordo Mc 8, 1-10
Dal Vangelo secondo Marco

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: “Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano”.
Gli risposero i suoi discepoli: “Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?”. Domandò loro: “Quanti pani avete?”. Dissero: “Sette”.
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’
Paralleli Novus ordo

   Cap. CCCLIII. La seconda moltiplicazione dei pani e il miracolo della moltiplicazione della Parola.

   24 Maggio 1944, ore 2 ant.ne della Pentecoste.

 1 Una serena visione.
   Vedo un posto che non è certo pianura. Non è neppure montagna. Dei monti sono ad oriente ma lontani alquanto. Poi c’è una valletta ed altre elevazioni più basse e piatte. Dei pianori erbosi. Sembra che siano le prime pendici di un gruppo collinoso. Il terreno è piuttosto arsiccio e nudo d’alberi. Vi è della corta e rada erba sparsa fra un terreno ciottoloso. Qua e là qualche ciuffetto molto basso di cespugli spinosi. Ad occidente l’orizzonte si allarga ampio e luminoso. Non vedo altro, come natura. È ancora giorno, ma direi che comincia la sera, perché l’occidente è rosso per il tramonto mentre i monti a oriente sono già violacei nella luce che diviene crepuscolare. Un principio di crepuscolo che fa più nere le spaccature profonde e appena violette le parti più elevate.
   Gesù è ritto su un grosso pietrone e parla a molta, ma molta folla sparsa sul pianoro. I discepoli lo circondano. Egli, ancor più alto perché il suo rustico piedestallo lo eleva, domina la folla di tutte le età e condizioni sociali che gli sta intorno.
   Deve aver compito dei miracoli, perché sento che dice: «Non a Me ma a Chi mi ha mandato dovete offrire lode e riconoscenza. E la lode non è quella che esce come suono di vento da labbra distratte. Ma è quella che sale dal cuore ed è il sentimento vero del vostro cuore. Questa è gradita a Dio. I guariti amino il Signore di un amore di fedeltà. E lo amino i parenti dei guariti. Del dono della salute riconquistata non fatene cattivo uso. Più che delle malattie del corpo, abbiate paura di quelle del cuore. E non vogliate peccare. Perché ogni peccato è una malattia. E ve ne sono tali che possono dare la morte. Ora dunque, o voi tutti che ora giubilate non distruggete la benedizione di Dio col peccato. Cesserebbe il giubilo vostro perché le maleazioni levano la pace, e dove non è pace non è giubilo. Ma siate santi. Siate perfetti come il Padre vostro vuole. Lo vuole perché vi ama, e a coloro che ama vuol dare un Regno. Ma nel suo Regno santo non entrano che coloro che la fedeltà alla Legge rende perfetti. La pace di Dio sia con voi».

 2 E Gesù tace. Incrocia le braccia sul petto e con le braccia così conserte osserva la turba che gli sta intorno. Poi guarda in giro. Alza gli occhi al cielo sereno e che si fa sempre più scuro per la luce che decresce. Pensa. Scende dal suo masso. Parla ai discepoli. «Ho pietà di questa gente. Mi segue da tre giorni. Non ha più provviste seco. Siamo lontani da ogni paese. Temo che i più deboli soffrano troppo se Io li rimando senza nutrirli».
   «E come vuoi fare, Maestro? Tu lo dici: siamo lontani da ogni paese. In questo luogo deserto dove trovare pane? E chi ci darebbe tanto denaro da comperarlo per tutti?».
   «Non avete nulla con voi?».
   «Abbiamo pochi pesci e qualche pezzo di pane. L’avanzo del nostro cibo. Ma non basta a nessuno. Se Tu lo dai ai vicini succede una sommossa. Privi noi e non fai del bene a nessuno». E’ Pietro che parla.
   «Portatemi quanto avete».
   Portano una cestella con dentro sette tozzi di pane. Non sono neppure pani interi. Paiono grosse fette tagliate da grandi pagnotte. I pesciolini, poi, sono una manciata di povere bestioline abbruciacchiate dalla fiamma.
   «Fate sedere questa folla a cerchi di cinquanta e che stia ferma e zitta se vuol mangiare».
   I discepoli, parte salendo su delle pietre e parte circolando fra la gente, si dànno un gran da fare per mettere l’ordine chiesto da Gesù. Dài e dài, ci riescono. Qualche bambino piagnucola perché ha fame e sonno, qualche altro frigna perché, per farlo ubbidire, la mamma, o qualche altro parente, gli ha amministrato uno schiaffo.

 3 Gesù prende i pani, non tutti, naturalmente: due, uno per mano, e li offre, poi li posa e benedice. Prende i pesciolini, sono così pochi che stanno quasi tutti nel cavo delle sue lunghe mani. Offre essi pure e li posa e benedice essi pure.
   «E ora prendete, girate fra la folla e date ad ognuno, con abbondanza».
   I discepoli ubbidiscono.
   Gesù, ritto in piedi, bianca figura dominante questo popolo di seduti in larghi circoli che coprono tutto il pianoro, osserva e sorride.
   I discepoli vanno e vanno, sempre più lontano. Dànno e dànno. E sempre la cesta è piena di cibo. La gente mangia mentre la sera cala, e vi è un grande silenzio e una grande pace.

 4 Dice Gesù:

   «Ecco un’altra cosa che darà noia ai dottori difficili. L’applicazione che Io faccio a questa visione evangelica. Non ti faccio meditare sulla mia potenza e bontà. Non sulla fede e ubbidienza dei discepoli. Nulla di questo. Ti voglio far vedere l’analogia dell’episodio con l’opera dello Spirito Santo.
   Vedi: Io do la mia parola. Do tutto quanto potete capire e perciò assimilare per farne cibo all’anima. Ma voi siete tanto resi tardi dalla fatica e dall’inedia che non potete assimilare tutto il nutrimento che è nella mia parola. Ve ne occorrerebbe molta, molta, molta. Ma non sapete riceverne molta. Siete tanto poveri di di forze spirituali! Vi fa peso senza darvi sangue e forza. Ed ecco che allora lo Spirito opera il miracolo per voi. Il miracolo spirituale della moltiplicazione della Parola. Ve ne illumina, e perciò la moltiplica, tutti i più riposti significati, di modo che voi, senza gravarvi di un peso che vi schiaccerebbe senza corroborarvi, ve ne nutrite e non cadete più affranti lungo il deserto della vita.
   Sette pani e pochi pesci!
   Ho predicato tre anni e, come dice il mio diletto Giovanni (Giovanni 21, 25), “se si dovessero scrivere tutte le parole e i miracoli che ho detto e compiuto per dare a voi un cibo abbondante, capace di portarvi senza debolezze sino al Regno, non basterebbe la Terra a contenere i volumi”. Ma se anche ciò fosse stato fatto, non avreste potuto leggere tale mole di libri. Non leggete neppure, come dovreste, il poco che di Me è stato scritto. L’unica cosa che dovreste conoscere, come conoscete le parole più necessarie sin dalla più tenera età.
   E allora l’Amore viene e moltiplica. Anche Egli, Uno con Me e col Padre, ha “pietà di voi che morite di fame” e, come un miracolo che si ripete da secoli, raddoppia, decuplica, centuplica i significati, le luci, il nutrimento di ogni mia parola. Ecco così un tesoro senza fondo di celeste cibo. Esso vi è offerto dalla Carità. Attingetene senza paura. Più il vostro amore attingerà in esso e più esso, frutto dell’Amore, aumenterà la sua onda.

 5 Dio non conosce limiti nelle sue ricchezze e nelle sue possibilità. Voi siete relativi. Egli no. È infinito. In tutte le sue opere. Anche in questa di potervi dare in ogni ora, in ogni evento, quelle luci che vi abbisognano in quel dato istante. E come nel giorno di Pentecoste lo spirito effuso sugli apostoli rese la loro parola comprensibile a Parti, Medi, Sciti, Cappadoci, Pontici e Frigi, e simile a lingua natìa ad Egizi e Romani, Grici e Libici, così ugualmente Esso vi darà conforto se piangete, consiglio se credete, compartecipazione di gioia se gioite, con la stessa Parola.
   Oh! che realmente se lo Spirito vi illustra: “Và in pace e non voler peccare”, questa frase è premio per chi non ha peccato, incoraggiamento all’ancora debole che non vuole peccare, perdono al colpevole che si pente, rimprovero temperato di misericordia a colui che non ha che una larva di pentimento. E non è che una frase. Delle più semplici. Ma quante ce ne sono nel mio Vangelo! Quante che sono come bocci in fiore, che dopo un’acquata e un sole d’aprile si aprono fitti sul ramo, dove prima ve ne era solo uno fiorito, e lo coprono tutto con gioia di chi li mira!
   Riposa, ora. La pace dell’Amore sia con te». 

Santi Martiti di Abitina pregate per noi

Il primo editto imperiale emanato da Diocleziano contro i cristiani ordinava il rogo di tutte le copie delle Scritture e segnava l’inizio della persecuzione che avrebbe causato numerosi martiri. Se molti cristiani obbedirono, altri resistettero e tra questi Saturnino, sacerdote in Abitina, nell’Africa settentrionale proconsolare. Una domenica i magistrati del luogo accompagnati dai soldati catturarono lui e il suo gruppo; Saturnino, i suoi quattro figli e un senatore di nome Dativo guidarono gli altri della comunità all’interrogatorio dei magistrati. Risposero tutti così coraggiosamente che persino i loro inquisitori li elogiarono; furono però inviati in ceppi a Cartagine per essere esaminati dal proconsole.

L’interrogatorio è stato conservato in Atti che sono senza dubbio genuini nella sostanza, ma che nella forma sembrano finalizzati a sostenere la rigida posizione donatista, quale emerse nella controversia esplosa un secolo dopo le loro morti. Questa avrebbe enfatizzato che tutti i martiri parteciparono al culto nel giorno del Signore, compreso il bimbo Ilarione (rara testimonianza della partecipazione di bimbi alla Messa). Il primo a essere interrogato fu Dativo, il quale si professò cristiano e adoratore del Dio dei cristiani. Fu condotto via per essere torturato persino prima che avesse detto dove avevano luogo le assemblee per il culto, perché il proconsole credeva che ne fosse l’organizzatore. Allora il martire Telica affermò che «il presbitero Saturnino e tutti noi» erano le guide dei cristiani. Le donne si dimostrarono coraggiose quanto gli uomini: una giovane donna di nome Vittoria, che era sfuggita a un fidanzamento combinato, saltando fuori da una finestra e rifugiandosi in una chiesa, rifiutò l’offerta di ritornare sotto la tutela del fratello pagano, dicendo che nessuno che non conoscesse Dio poteva essere suo fratello. Il bimbo Ilarione rise persino alle minacce del giudice di tagliargli orecchie e naso se non avesse ritrattato. Saturnino e i suoi cc. non furono giustiziati, ma pare che morirono in prigione, o per durezza della carcerazione o come conseguenza delle torture subite.

Nome: Santi Martiri di Abitina
Titolo: Cristiani
Ricorrenza: 12 febbraio
Tipologia: Commemorazione

Messaggio di Maria a Ivan – 8 gennaio 2022

Maria ci esorta a pregare in famiglia

Cari figli, oggi specialmente vi chiamo a essere un riflesso della mia presenza nel mondo. Interessatevi ai miei messaggi e siate portatori dei miei messaggi. Incoraggiate gli altri a pregare, specialmente le famiglie alla preghiera in famiglia. Vi esorto a incoraggiare la vostra famiglia alla preghiera familiare. Dio sia al centro della vostra famiglia, così che possiate testimoniare la bellezza che Dio dà alle vostre famiglie e alle vostre vite. Grazie, perché anche oggi avete risposto alla mia chiamata.

Maria a Medjugorje

Il Santo Rosario nello stadio

Il sogno

Il gruppo di “Io resto con Gesù” ha diversi sogni, uno di questi è quello di vedere gli stadi italiani e del mondo intero gremiti di fratelli e sorelle che insieme recitano il Santo Rosario.

Riparazione e lode

Quante brutte parole vengono delle allo stadio, quanti insulti… sarebbe stupendo poter riparare i peccati commessi negli stadi rendendo un omaggio a Dio per averci donato Maria, madre Sua e nostra.

Sarebbe meraviglioso che il popolo di Dio utilizzi anche queste strutture per riunirsi e lodare la regina del Cielo e della Terra.

Preghiamo insieme

Se Dio vorrà, questo sogno potrà certamente avverarsi. Noi possiamo unire le nostre piccole briciole ai suoi meriti infiniti. Possiamo pregare affinché questo possa avvenire.

Il 23 Luglio 2022: Il Santo Rosario allo stadio di Civitanova Marche

I nostri Pellegrinaggi

La prima edizione : Santa Maria Apparente (Civitanova Marche) – Loreto.

Il pellegrinaggio è stato svolto nella sua prima edizione il 14 agosto 2021. Alcuni ragazzi ed un sacerdote hanno deciso insieme di offrire a Maria un cammino fatto di preghiera, condivisione e di aiuto reciproco. Unire mediante un cammino fisico e spirituale il Santuario di Santa Maria Apparente, luogo di apparizioni mariane, a quello di Loreto, luogo in cui è conservata la Santa casa della Famiglia di Nazareth è stata un’esperienza meravigliosa, tutta da vivere.

Il percorso è stato molto affascinante in quanto ha collegato diversi santuari mariani dell’entroterra maceratese fino al raggiungimento del Santuario di Loreto.

Lungo il tragitto sono stati recitati tutti i misteri del Santo Rosario, abbiamo fatto delle piccole soste per rigenerarci e rifocillarci. Il cammino è stato fisicamente impegnativo in quanto si è preferito passare per le colline e non per la strada nazionale.

Rendiamo grazie a Maria e a Gesù per l’esperienza vissuta.

La seconda edizione : Santa Maria Apparente (Civitanova Marche) – Loreto.

Nella seconda edizione, che si è svolta il 14 agosto 2022 è stato ripercorso il tragitto dell’anno precedente. Il gruppo di pellegrini, guidati da un sacerdote, ha offerto a Maria il piccolo sacrificio del pellegrinaggio. Sono state unite le preghiere recitate ai meriti infiniti di Cristo.

Abbiamo pregato nostra madre la pace del cuore, la pace nelle nostre famiglie e nel mondo intero.

Preghiera di liberazione delle anime dal Purgatorio: Ti adoro o Croce Santa

Preghiera per liberare le anime dal Purgatorio grazie all’infinita Misericordia di Gesù e alla sua Santa Croce.

Ti adoro, o Croce Santa,
che fosti ornata del
Corpo Sacratissimo del mio Signore,
coperta e tinta del Suo Preziosissimo Sangue.

Ti adoro, mio Dio,
posto in croce per me.

Ti adoro, o Croce Santa,
per amore di Colui che è il mio Signore.
Amen.

Recitata 33 volte il Venerdì Santo, il 2 Nov. e il 25 Dic. libera 33 Anime del Purgatorio. Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5.  Venne confermata dai papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI.

Ascoltiamo la preghiera sul nostro canale Youtube

Cos’è lo Scapolare del Monte Carmelo? E’ uno stile di vita. Ecco le grazie per chi lo indossa.

Lo Scapolare

La Regina del Cielo, apparendo tutta raggiante di luce, il 16 luglio 1251, al vecchio generale dell’Ordine Carmelitano, San Simone Stock (il quale L’aveva pregata di dare un privilegio ai Carmelitani), porgendogli uno scapolare -detto comunemente «Abitino»- così gli parlò: «Prendi figlio dilettissimo, prendi questo scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita, privilegio a te e a tutti i Carmelitani. Chi morrà rivestito di questo abito non soffrirà il fuoco eterno; questo è un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza, di pace e di patto sempiterno».

Non bisogna credere minimamente, però, che la Madonna, con la sua Grande Promessa, voglia ingenerare nell’uomo l’intenzione di assicurarsi il Paradiso, continuando più tranquillamente a peccare, o forse la speranza di salvarsi anche privo di meriti, ma piuttosto che in forza della Sua Promessa, Ella si adopera in maniera efficace per la conversione del peccatore, che porta con fede e devozione l’Abitino fino in punto di morte.

Condizioni

**Il primo scapolare deve essere benedetto ed imposto da un Sacerdote
con una sacra formula di consacrazione alla Madonna
( è ottimo andare a richiederne l’imposizione presso un convento di Carmelitani)

L’Abitino, deve essere tenuto, giorno e notte, indosso e precisamente al collo, in modo che una parte scenda sul petto e l’altra sulle spalle. Chi lo porta in tasca, nella borsetta o appuntato sul petto non partecipa alla Grande Promessa

È necessario morire rivestivo del sacro abitino. Chi l’ha portato per tutta la vita e sul punto di morire se lo toglie, non partecipa alla Grande Promessa della Madonna.

Quando lo si dovesse sostituire, non è necessaria una nuova benedizione.
Lo scapolare in stoffa può essere anche sostituito dalla Medaglia (Madonna da una parte, S. Cuore dall’altra).

Alcune precisazioni

L’Abitino (che non è altro che una forma ridotta dell’abito dei religiosi carmelitani), deve essere necessariamente di panno di lana e non di altra stoffa, di forma quadrata o rettangolare, di colore marrone o nero. L’immagine su di esso, della Beata Vergine, non è necessaria ma è di pura devozione. Scolorandosi l’immagine o staccandosi l’Abitino vale lo stesso.

L’Abitino consumato si conserva, o si distrugge bruciandolo, e il nuovo non ha bisogno di benedizione.

Chi, per qualche motivo, non può portare l’Abitino di lana, può sostituirlo (dopo averlo indossato di lana, in seguito all’imposizione fatta dal sacerdote) con una medaglietta che abbia da una parte l’effige di Gesù e del Suo Sacro Cuore e dall’altra quella della Beata Vergine del Carmelo.

L’Abitino si può lavare, ma prima di toglierlo dal collo è bene sostituirlo con un altro o con una medaglietta, in modo che non si resti mai privi di esso.

Impegni

Impegni particolari non sono prescritti.
Tutti gli esercizi di pietà approvati dalla Chiesa servono ad esprimere ed alimentare la devozione alla Madre di Dio. Tuttavia è raccomandata la recita quotidiana del S. Rosario.

Indulgenza parziale

Il pio uso dello Scapolare o Medaglia (per esempio un pensiero, un richiamo, uno sguardo, un bacio…) oltre che favorirci l’unione con Maria SS. e con Dio, ci procura una indulgenza parziale, il cui valore aumenta in proporzione alle disposizioni di pietà e di fervore di ciascuno.

Indulgenza plenaria

Si può acquistare nel giorno in cui si riceve per la prima volta lo Scapolare, nella festa della Madonna del Carmine (16 luglio), di S. Simone Stock ( 16 maggio ), di Sant’Elia profeta ( 20 luglio), di Santa Teresa del Gesù Bambino ( 1 ottobre ), di Santa Teresa d’Avila ( 15 ottobre ), di tutti i Santi Carmelitani ( 14 novembre ), di San Giovanni della Croce ( 14 dicembre ).

Per tali indulgenze sono richieste le seguenti condizioni:
1) Confessione, Comunione Eucaristica, preghiera per il Papa;
2) promessa di voler osservare gli impegni della Associazione dello Scapolare.

PROMESSA della MADONNA a Papa GIOVANNI XXII:
(PRIVILEGIO SABATINO)

Il Privilegio Sabatino, è una seconda Promessa (riguardante lo scapolare del Carmine) che la Madonna fece in una Sua apparizione, ai primi del 1300, al Pontefice Giovanni XXII, al quale, la Vergine comandò di confermare in terra, il Privilegio ottenuto da Lei in Cielo, dal Suo diletto Figlio.

Questo grande Privilegio, offre la possibilità di entrare in Paradiso, il primo sabato dopo la morte. Ciò vuol dire che, coloro che otterranno questo privilegio, staranno in Purgatorio, massimo una settimana, e se avranno la fortuna di morire di sabato, la Madonna li porterà subito in Paradiso.

Non bisogna confondere la Grande Promessa della Madonna con il Privilegio Sabatino. Nella Grande Promessa, fatta a S. Simone Stock, non sono richieste né preghiere né astinenze, ma basta portare con fede e devozione giorno e notte indosso, fino al punto di morte, la divisa carmelitana, che è l’Abitino, per essere aiutati e guidati in vita dalla Madonna e per fare una buona morte, o meglio per non patire il fuoco dell’Inferno.

Per quanto riguarda il Privilegio Sabatino, che riduce ad una settimana, massimo, la sosta nel Purgatorio, la Madonna chiede che oltre a portare l’Abitino si facciano anche preghiere e alcuni sacrifici in Suo onore.

Condizioni per ottenere il privilegio sabatino

1) Portare, giorno e notte indosso, l’«Abitino», come per la Prima Grande Promessa.

2) Essere iscritti nei registri di una Confraternita Carmelitana ed essere, quindi, confratelli Carmelitani.

3) Osservare la castità secondo il proprio stato.

4) Recitare ogni giorno le ore canoniche (cioè l’Ufficio Divino o il Piccolo Ufficio della Madonna). Chi non sa recitare queste preghiere, deve osservare i digiuni della S. Chiesa (salvo se non è dispensato per legittima causa) e astenersi dalle carni, nel mercoledì e nel sabato per la Madonna e nel venerdì per Gesù, eccettuato il giorno del S. Natale.

Alcune precisazioni

Chi non osserva la recita delle suddette preghiere o l’astinenza dalle carni non commette alcun peccato; dopo la morte, potrà entrare anche subito in Paradiso per altri meriti, ma non godrà del Privilegio Sabatino.

La commutazione dell’astinenza dalle carni in altra penitenza si può chiedere a qualunque sacerdote.

Segno della spiritualità Carmelitana oggi

Molti battezzati indossano – spesso con una punta di sano orgoglio – lo Scapolare della Madonna del Carmelo.
Molti altri lo conoscono per averlo visto sulle spalle di qualche persona cara o amica.
Molti, forse, si saranno chiesti il senso di quest’oggetto, che sa d’antico, sì, ma soprattutto dice convinzione, gioia di vivere gli impegni battesimali, amore verso Maria, madre di Gesù e madre nostra.
Le origini dello Scapolare affondano le radici nell’uso medievale di rivestire dell’abito religioso o di parte di esso chi desiderasse condividere i benefici spirituali di un’Ordine, seguendone la spiritualità.
Quest’uso, evidentemente legato alla mentalità medievale assai più concreta della nostra, si è diffuso in tutto il mondo cristiano, anche nei secoli successivi.
Si è arricchito di contenuti e modalità espressive, al punto che oggi in tante parti del mondo è la stessa cosa dire Madonna del Carmine o Madonna dello Scapolare.

Un po’ di storia…
Lo Scapolare, o “Abitino”, è composto da due pezzi di stoffa marrone legati da cordicelle o nastri, che poggiano sulle spalle (scapole, da cui il nome).
Nato come parte dell’abbigliamento dei contadini e poi dei religiosi, era in pratica un grembiule usato per non sporcare l’abito.
Ben presto, per i Carmelitani, diventò il simbolo della protezione materna di Maria, quasi la sintesi di tutti i benefici da lei ottenuti.
Perciò iniziarono a considerare lo Scapolare come parte essenziale dell’abito, l’abito stesso; e l’abito era segno della vita che si conduceva, espressione esterna di ciò che si è.
Inizialmente però, per affiliare i laici all’Ordine veniva concessa la cappa bianca, considerata il “segno esterno” dell’abito, ma non lo Scapolare, perché, altrimenti, un laico che avesse indossato per un intero anno l’abito-Scapolare, sarebbe stato considerato frate o monaca a tutti gli effetti. Con l’andar del tempo la proibizione cadde e lo Scapolare fu dato a tutti, soprattutto nella sua forma ridotta.
Due elementi contribuirono in modo decisivo all’affermazione dell’Abitino come segno della consacrazione a Maria e della sua protezione verso i devoti: la promessa della morte in stato di Grazia, legata alla “leggenda” della visione di S. Simone Stock, e quella della pronta liberazione dalle pene del Purgatorio, legata alla cosiddetta “Bolla sabatina”.
Al di là della storicità dei due fatti, bisogna dire che le promesse trovano conferma, non solo nel Magistero successivo dei pontefici e della Chiesa che ne ha accettato, purificandole e correggendole, le implicazioni, ma anche nel loro stesso senso teologico.
In realtà le promesse confermano e sottolineano ciò che la fede cristiana ha da sempre affermato: chi vive secondo gli impegni battesimali, morirà nella piena comunione con Dio, nella sua Grazia e giungerà presto a goderne l’eterno abbraccio.
La protezione materna di Maria non fa che rendere più sicuro il comune cammino verso la santità.
Nel ‘600 dunque l’identificazione Madonna del Carmine-Madonna dello Scapolare può dirsi conclusa: la confraternita dello Scapolare soppiantò ben presto tutte le altre variamente collegate al titolo del Carmelo; così come l’iconografia mariano-Carmelitana preferì i temi del dono dell’Abitino e della liberazione delle anime dal Purgatorio.
La stessa festa del 16 luglio, nata in Inghilterra nel XIV secolo per celebrare la protezione e i benefici di Maria, divenne ben presto la festa dell’intero Ordine e fu popolarmente conosciuta come la festa dello Scapolare.

Un segno ricco di contenuti
Tutto questo non fu un fatto di scarsa rilevanza, ma coinvolse larghissime fasce del popolo cristiano: lo Scapolare e i suoi valori vennero infatti recepiti come una naturale espressione della pietà popolare, che ne restò a sua volta influenzata.
L’Abitino fu usato infatti come veicolo di valori cristiani essenziali: chi avesse voluto entrare nella Confraternita o nel Terz’Ordine avrebbe dovuto accettare uno stile di vita veramente conforme al Vangelo.
La formazione, la vita sacramentale, la preghiera e l’ascesi, dovevano condurre la persona all’unione con Dio e trovare necessaria espressione e verifica nella concretezza della carità, sia verso i confratelli che verso gli esterni.
Non era possibile indossare l’abito di Maria solo per “garantirsi” un posto in Paradiso!
Se poi tutto ciò non ha retto all’urto delle tempeste abbattutesi sulla Chiesa e dunque anche sul Carmelo tra il ‘700 e l’800, non vuol dire che lo Scapolare fosse un segno vuoto, puramente esteriore.
Piuttosto va detto che il nostro secolo ha ereditato forme che non sempre è riuscito a tradurre in termini vitali.
Forse siamo giunti ad un punto in cui è possibile tentare un recupero, tutt’altro che sterilmente archeologico.
Non si tratta infatti di risuscitare un oggetto ormai lontano dalla sensibilità comune, ma di dare espressione e corpo ai contenuti validi e vitali della pietà popolare in modo da proporre ancor oggi, come si è fatto per secoli, un’occasione di santificazione e di vita realmente e profondamente cristiana.
Oggi vanno indubbiamente tenuti in considerazione alcuni temi centrali, legati da sempre allo Scapolare: per esempio la comunione con Dio, la consacrazione a Lui attraverso Maria, il valore “sacramentale” e quello escatologico dell’Abitino.
Lo Scapolare è infatti un “sacramentale”, cioè un segno che ricorda e attua una realtà spirituale secondo la misura di fede di chi lo indossa.
È segno di affiliazione ad un’Ordine religioso cristocentrico e mariano, dunque indica l’appartenenza alla grande famiglia Carmelitana e la condivisione della sua spiritualità.
Non ci si fa santi da soli: solo il sapersi membri di un popolo in cammino consente di incontrare e sperimentare la pienezza della comunione divina.
Così pure l’Abitino è segno di consacrazione a Maria ed esprime la nostra volontà di camminare con lei, accompagnati e sorretti dalla sua mano materna, verso la pienezza di comunione, verso la “vetta del monte, che è il Signore Gesù”.
Ma è anche il segno della protezione e della difesa che Maria opera nella vita del cristiano. Inoltre proprio perché un “sacramentale”, lo Scapolare ci ricorda e ci aiuta a crescere nel personale rapporto con Maria, madre di Gesù e della Chiesa.
La tradizione Carmelitana ha guardato Maria da diverse prospettive, a tutt’oggi ancora attuali, che possono essere comunicate, spiegate e insegnate, perché anche altri possano trarne beneficio spirituale. Maria è stata vista come Madre, Sorella, Vergine purissima, Patrona, Profeta…
Le promesse tradizionalmente legate allo Scapolare sono da considerare nel loro indubbio valore escatologico: siamo incamminati verso un futuro di comunione, di pace e di gloria, che va però costruito giorno dopo giorno nell’oggi della vita intessuto di sacrificio, preghiera continua, carità operosa e attenta.
Il Carmelitano, rivestito dell’abito di Maria, è capace come lei di “conservare tutte le cose meditandole nel suo cuore” (cfr. Lc 2, 19.51).
Il Carmelitano sa essere profeta e stando accanto ai fratelli sa indicare loro la direzione e la meta verso cui cammina la storia della Salvezza.

Quale messaggio di spiritualità
Ancor’oggi si possono vedere numerosi fedeli, talvolta un fiume, che soprattutto in certi momenti particolari, come a ridosso della festa del Carmine, chiedono di poter ricevere l’Abitino.
Talvolta, è vero che alcune persone sono motivate da ragioni superficiali e l’imposizione dello Scapolare o l’indossarlo finiscono col diventare gesti al limite della superstizione.
Ma questo è sempre stato uno dei limiti della pietà popolare, la quale perciò dev’esser continuamente aiutata a crescere, purificandosi di quanto non è autentico atto di fede.
Ricevere lo Scapolare non è un rito di ripetizione meccanica (al limite del magico), ma un momento di preghiera, di ascolto della Parola di Dio, può diventare l’occasione anche per una breve catechesi sui valori fondamentali della spiritualità Carmelitana ed espressi dallo Scapolare.
Così anche gli impegni di preghiera e ascesi personale legati al suo uso sono i mezzi di incontro con il Signore, utili a favorire quell’unione con Lui per mezzo di Maria.
Non dovrebbero mai venir disgiunti dall’impegno per una qualche forma di servizio: non si dà autentica vita cristiana senza carità fraterna!
Il passato ha formulato espressioni diverse di preghiera legate allo Scapolare a ai suoi valori. Basti ricordare i diversi momenti e forme di preghiera propri della tradizione Carmelitana: i mercoledì solenni, il sabato, le “Allegrezze”, i sette Pater-Ave-Gloria, le novene…
Sono tutti modi per favorire una preghiera comunitaria ricca di contenuti e valori essenziali per chiunque voglia vivere il Vangelo con l’aiuto della spiritualità Carmelitana.
Oggi sono state pensate forme nuove, più consone alla sensibilità e alla cultura attuali, anche se in continuità col passato.
Analogo discorso vale per le prescrizioni ascetiche: tra queste la virtù della castità secondo il proprio stato, oggi apparentemente in crisi, per sviluppare in sintonia con lo Spirito tutta la carica di amore, autenticamente umano, di cui ogni persona è capace.
Lo Scapolare, allora non è una forma di devozionismo, ma una modalità attualissima di vivere il Vangelo in ogni sua prospettiva.
Ancora una parola sulla dimensione comunitaria suscitata dallo Scapolare; se è segno di appartenenza ad una famiglia dovrà necessariamente ricondurre ad essa.
Oggi purtroppo chi riceve l’Abitino lo fa quasi sempre in modo “privato”, ma nella Chiesa non c’è proprio nulla di privato, ma “tutto era in comune fra loro” (At 2, 44).
Le antiche confraternite assolvevano bene al compito di collegamento tra gli ascritti e garantivano l’esecuzione dei diversi impegni.
Da quando furono spazzate via dalle varie soppressioni del secolo passato, non si è più stati capaci di creare strutture a misura d’uomo, capaci di far incontrare le persone e farle sentire in comunione, animate dai medesimi atteggiamenti.
Oggi viviamo in un tempo in cui i collegamenti non dovrebbero essere un problema, non mancano certo i mezzi per far giungere a distanza un messaggio.
Così pure non dovrebbe essere impossibile, e in alcune zone già si fa, creare occasioni d’incontro per persone che si rifanno alla spiritualità Carmelitana per giornate o momenti di preghiera, formazione e condivisione.
Forse è giunto il momento di riscoprire il valore della Famiglia Carmelitana, alla quale appartengono i Frati, le Monache, i Terziari, le Suore, ma specialmente tutti i battezzati che indossano lo Scapolare.
Ogni giorno la preghiera comune, gli uni per gli altri, crea un legame inscindibile e forte, che ci unisce profondamente tra noi e con Dio. I Frati Carmelitani, ogni mercoledì, celebrano la s. Messa per coloro che indossano lo Scapolare o si trovano in Cielo, sotto il manto di Maria, per contemplare il volto di Dio.
Affidano al Signore i malati, i sofferenti; lo ringraziano perché in Maria Egli compie innumerevoli miracoli di guarigione corporale e spirituale.
Ma tutto questo non basta: serve anche la tua preghiera, perché i membri della Famiglia sono uniti solo attraverso l’Amore verso Dio e si riconoscono tra loro attraverso il semplice uso di indossare un pezzetto di stoffa marrone.

Fonte: Centro Stampa Carmelitano 

I primissimi 5 messaggi di Maria a Medjugorje – giugno 1981

Cosa ha detto Maria ai veggenti durante le prime apparizioni?

25 giugno 1981

Dopo aver pregato il Credo e sette PaterAve e Gloria, la Madonna intona il canto «Vieni, vieni, Signore e poi scompare.

26 giugno 1981

Io sono la Beata Vergine Maria”. Comparendo nuovamente alla sola Marija, la Madonna dice: «Pace. Pace. Pace. Riconciliatevi. Riconciliatevi con Dio e tra di voi. E per fare questo è necessario credere, pregare, digiunare e confessarsi”.

27 giugno 1981

A Vicka che chiede se ella preferisca la preghiera o i canti, la Madonna risponde: «Entrambi: pregate e cantate”. Dopo un po’ la Vergine risponde alla domanda sul comportamento che devono tenere i francescani della parrocchia di San Giacomo: «Che i frati siano saldi nella fede e proteggano la fede del popolo”.

28 giugno 1981

“Che il popolo creda e perseveri nella fede”.

29 giugno 1981

Non c’è che un solo Dio e una sola fede. Credete fermamente e non abbiate paura”.

Le quindici orazioni di Santa Brigida

Le quindici orazioni di Santa Brigida sono state rivelate da Gesù alla nostra patrona d’Europa, si recitano per un anno, senza interruzione.

Scarica i fogli con le orazioni, puoi stamparli utilizzando la tua stampante di casa.

Siccome era molto tempo che Brigida desiderava sapere il numero dei colpi che nostro Signore aveva ricevuto durante la sua Passione, un giorno Egli le apparve dicendole:

“Figlia mia, ho ricevuto sul mio corpo 5480 colpi. Se tu vorrai onorarli, dirai 15 Pater e 15 Ave con le orazioni seguenti, durante un anno. Trascorso l’anno avrai salutato ognuna delle mie piaghe.” E aggiunse:

“chiunque dirà queste orazioni durante un anno avrà questi benefici:” 

  1. Libererà dal Purgatorio 15 anime della sua stirpe
  2. 15 giusti della sua stirpe saranno confermati e conservati in grazia
  3. 15 peccatori della sua stirpe si convertiranno
  4. La persona che le dirà avrà il primo grado di perfezione.
  5. 15 giorni prima di morire riceverà il mio prezioso Corpo in modo che sarà liberato dalla fame eterna e berrà il mio prezioso Sangue perchè non abbia sete in eterno.
  6. 15 giorni prima di morire avrà una contrizione amara di tutti i suoi peccati e una perfetta conoscenza di essi.
  7. Metterò il segno della mia croce vittoriosa davanti a lei per soccorrerla e difenderla contro gli attacchi dei suoi nemici.
  8. Prima della sua morte io verrò a lei con la mia amatissima e cara Madre.
  9. Riceverò benignamente la sua anima e la condurrò alle gioie eterne.
  10. E conducendola fin là, io le darò con singolare tratto a bere alla fonte della mia Divinità; cosa che non farò con coloro che non avranno recitato queste Orazioni.
  11. Occorre sapere che chiunque avesse vissuto durante 30 anni in peccato mortale e dirà devotamente o si sarebbe proposto di dire queste Orazioni, io gli perdonerò tutti i suoi peccati.
  12. Lo difenderò dalle tentazioni.
  13. Gli conserverò i suoi cinque sensi.
  14. Lo preserverò dalla morte improvvisa.
  15. Salverò la sua anima dalle pene eterne.
  16. Otterrà tutto quello che domanderà a Dio e alla Santa Vergine Maria.
  17. Se avesse vissuto sempre secondo la sua volontà e avesse dovuto morire domani, la sua vita si prolungherà.
  18. Tutte le volte che reciterà queste orazioni guadagnerà l’indulgenza parziale.
  19. Sarà sicuro di essere aggiunto al coro degli Angeli.
  20. Se qualcuno le insegnerò ad un altro, avrà gioia e merito senza fine che saranno stabiliti sulla terra e dureranno eternamente in cielo.
  21. Dove sono o saranno dette queste orazioni, Dio è presente con la sua grazia.

Prima orazione 

O Signore Gesu’ Cristo, eterna dolcezza di coloro che ti amano, giubilo che trapassa ogni gioia ed ogni desiderio, salvezza ed amore di coloro che si pentono, ai quali dicesti :”Le mie delizie sono con i figlioli degli uomini” e Ti sei fatto uomo per la loro salvezza, ricordati dei motivi che ti spinsero a prendere la carne umana e di tutte le sofferenze che sopportasti dal principio della tua incarnazione fino al tempo della tua santa Passione, così come era stato decretato ed ordinato dall’eternità nel pensiero divino. Ricordati del dolore che, come affermasti tu stesso, ebbe l’anima tua, quando dicesti :” La mia anima è triste fino alla morte”; e quando nell’ultima cena con i tuoi discepoli, dopo aver loro lavato i piedi, Tu desti loro il tuo sacro corpo e il tuo prezioso sangue, e consolandoli con dolcezza, predicesti la tua imminente Passione. Ricordati del tremito, dell’angoscia e del dolore che sopportasti nel santissimo corpo, prima di andare sul patibolo della Croce quando, dopo aver pregato per tre volte il Padre, coperto del sudore di sangue, fosti tradito da uno dei tuoi discepoli, preso dal tuo popolo eletto, accusato da falsi testimoni, ingiustamente condannato a morte da tre giudici nel piu’ solenne tempo della Pasqua, tradito, deriso, spogliato dei tuoi vestiti, bendato e schiaffeggiato, legato alla colonna, flagellato e coronato di spine. Per il ricordo che serbo di queste pene, ti prego, dolcissimo Gesu’ di concedermi prima della mia morte, sentimenti di vera contrizione, una sincera confessione e remissione di tutti i miei peccati. Amen 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Seconda orazione 

O Gesù, vera letizia degli Angeli e Paradiso di delizie, ricordati degli orribili tormenti che provasti quando i nemici tuoi, come ferocissimi leoni, avendoti circondato con schiaffi, sputi, graffi ed altri inauditi supplizi, ti lacerarono; e per le ingiuriose parole, per le aspre percosse e i durissimi tormenti, con i quali i nemici tuoi ti afflissero, io ti supplico di liberarmi dai miei nemici visibili come da quelli invisibili, e concedi che sotto l’ombra delle ali tue io ritrovi la protezione dell’eterna salute. Amen 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Terza orazione 

O Verbo incarnato. Onnipotente creatore del mondo, che sei immenso, incomprensibile e puoi racchiudere l’universo nello spazio di un palmo, ricordati dell’amarissio dolore che sopportasti quando le santissime tue mani e piedi furono confitti con chiodi acuminati sul legno della croce. Oh! Qual dolore provasti, o Gesu’, allorche’ i crocifissori dilaniarono le tue membra e sciolsero le congiunture delle tue ossa, tirarono il tuo corpo per ogni verso, a loro piacere. Ti prego per la memoria di questi dolori sopportati da te sopra la croce, che tu mi voglia concedere ch’io ti ami e tema quando si conviene. Amen 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Quarta orazione 

O Signore Gesu’ Cristo, celeste Medico, ricordati delle sofferenze e dei dolori che sentisti delle tue già lacerate membra, mentre si levava in alto la croce. Dai piedi alla testa eri tutto un cumulo di dolori; e nondimeno ti scordasti di tanta pena, e porgesti pietosamente preghiere al Padre per i nemici tuoi dicendo: “Padre Perdona loro, perche’ non sanno quello che fanno”. Per questa smisurata carità e misericordia e per la memoria di questi dolori concedimi di ricordarmi della tua amatissima Passione, affinchè essa mi giovi per una piena remissione di tutti i miei peccati. Amen.

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Quinta orazione

Rammentati, o Signore Gesù Cristo, specchio di eterna chiarezza, dell’afflizione che avesti quando, veduta la predestinazione di quelli eletti che, mediante la tua Passione, dovevano salvarsi, prevedesti ancora che molti non ne avrebbero profittato. Pertanto ti chiedo per la profondità della misericordia che mostrasti non solo nell’aver dolore dei perduti e disperati, ma nell’adoperarla verso il ladrone quando gli dicesti: “ oggi sarai con me in paradiso “ che tu voglia pietoso Gesu’ adoperarla sopra di me al punto della mia morte. Amen 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Sesta orazione

O Gesù Re amabile, ricordati del dolore che provasti, quando nudo e disprezzato pendesti in Croce, senza avere, fra tanti amici e conoscenti che t’erano d’intorno, chi ti consolasse, eccetto la tua diletta Madre, alla quale raccomandasti il discepolo prediletto dicendo:” Donna ecco tuo figlio; e al discepolo: ecco la tua Madre”. Fiducioso ti prego, pietosissimo Gesù, per il coltello del dolore che allora le trapassò l’anima, che tu abbia compassione di me nelle afflizioni e tribolazioni mie così del corpo come dello spirito, e mi consoli, porgendomi aiuto e gaudio in ogni prova e avversità . Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Settima orazione

O Signore Gesù Cristo, fonte di dolcezza inestinguibile che mosso da intimo affetto di amore, dicesti in Croce: “ Io ho sete”, cioè desidero sommamente la salute del genere umano, accendi, ti preghiamo, in noi il desiderio di operare perfettamente, spegnendo del tutto la sete delle concupiscenze peccaminose e il fervore dei piaceri mondani. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Ottava orazione

O Signore Gesù Cristo, dolcezza dei cuori e soavità grandissima delle menti, concedi a noi miseri peccatori, per l’amarezza dell’aceto e del fiele che per noi gustasti nell’ora della tua morte, che in ogni tempo, specialmente nell’ora del morire nostro, noi ci possiamo cibare del Corpo e Sangue tuo non indegnamente, ma in rimedio e consolazione delle anime nostre. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Nona Orazione

O Signore Gesù Cristo, giubilo della mente, ricordati dell’angoscia e del dolore che patisti quando per l’amarezza della morte e l’insulto dei giudei gridasti al Padre Tuo : “ Eloi, Eloi, lamma sabactani”: cioè Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?. Per questo ti chiedo che nell’ora della mia morte tu non mi abbandoni. Signor mio e Dio Mio. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Decima Orazione

O Signore Gesù Cristo, principio e termine ultimo del nostro amore, che dalla pianta dei piedi fino alla cima del capo ti sommergesti nel mare dei patimenti, ti prego, per le larghe e profondissime tue piaghe, che mi voglia insegnare ad operare perfettamente con carità nella legge e nei precetti tuoi. Amen.

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Undicesima orazione

O Signore Gesù Cristo, profondo abisso di pietà e di misericordia io ti domando, per la profondità delle piaghe che trapassarono non solo la carne tua e le midolla delle ossa, ma anche le più intime viscere, che ti piaccia sollevare me, sommerso nei peccati, e nascondermi nelle aperture delle tue ferite. Amen.

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Dodicesima orazione

O Signore Gesù Cristo specchio di verità, segno d’unità e di carità abbi in mente le innumerevoli ferite di cui fu ricoperto il tuo corpo, lacerato dagli empi giudei e imporporato del tuo stesso preziosissimo Sangue . Scrivi, ti prego, con quello stesso Sangue nel mio cuore le tue ferite, affinchè, nella meditazione del tuo dolore e del tuo amore, si rinnovi in me ogni giorno il dolore del tuo patire, si accresca l’amore ed io perseveri continuamente nel renderti grazie sino alla fine della mia vita, cioè fino a quando io non verrò da te, pieno di tutti i beni e di tutti i meriti che ti degnasti donarmi dal tesoro della tua Passione. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Tredicesima orazione

O Signore Gesù Cristo, Re invittissimo ed immortale, rammentati del dolore che sentisti quando, essendo tutte le forze del Corpo e del Cuore tuo venute meno, inchinando il capo dicesti: “ Tutto è compiuto.” Perciò ti prego per tale angustia e dolore che tu abbia misericordia di me nell’ultima ora della mia vita, quando sarà l’anima mia turbata dall’ansia dell’agonia. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Quattordicesima orazione

O Signore Gesù Cristo, Unigenito dell’Altissimo Padre, splendore e figura della sostanza sua, ricordati dell’umile preghiera con la quale raccomandasti lo spirito tuo dicendo:” Padre, raccomando nelle tue mani il mio spirito”. E dopo piegato il capo e aperte le viscere della tua misericordia per riscattare, esclamando mandasti fuori l’ultimo respiro. Per questa preziosissima morte ti prego, Re dei Santi, che mi faccia forte nel resistere al diavolo, al mondo ed alla carne, affinchè morto al mondo, io viva a te solo, e tu riceva nell’ultima ora della mia vita lo spirito mio, che dopo un lungo esilio e pellegrinaggio desidera di ritornare alla sua patria. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Quindicesima orazione

O Signore Gesù Cristo, vera e feconda vita, ricordati dell’abbondante effusione del sangue tuo, allorchè piegato il capo sulla Croce, il soldato Longino ti squarciò il costato da cui uscirono le ultime gocce di sangue ed acqua. Per questa amarissima Passione ferisci, ti prego, dolcissimo Gesù, il cuor mio, affinchè, giorno e notte io versi lacrime di penitenza e di amore: convertimi totalmente a te perché il mio cuore sia perpetua abitazione di te e la conversione mia ti piaccia e ti sia accetta, ed il termine della mia vita sia lodevole, per lodarti insieme con tutti i Santi in eterno. Amen

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Preghiera Finale

O Signore mio Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, accetta questa preghiera con lo stesso immenso amore col quale sopportasti tutte le piaghe del tuo Santissimo Corpo; abbi di noi misericordia, e a tutti i fedeli, vivi e defunti, concedi la tua misericordia, la tua grazia, la remissione di tutte le colpe e pene, e la vita eterna.