Orazioni di Santa Brigida da recitare prima di entrare in chiesa

ORAZIONI IN CHIESA

Da dirsi nell’atto in cui si entra in chiesa

Entro, Signore, nel Santuario e Casa Tua, Casa di Orazione, nella quale si santificano le anime. Ti prego, pertanto, di allontanare da me tutti i vani pensieri e le umane distrazioni per cercare sempre te solo, per partecipare poi del merito del tuo santissimo e preziosissimo Sangue e adorarti nel Tempio del Paradiso per tutta l’eternità.

Prendendo l’acqua benedetta

Purificami, o mio Dio, da ogni peccato, fà che quest’acqua benedetta rinnovi in me la memoria del Sangue che hai sparso e delle lacrime che debbo spargere:
(Asperges me Domine). Aspergimi, Signore!

Prima della Santa Messa

Eterno e misericordioso Dio, ti prego con tutto l’affetto del cuore, di ammettermi alla partecipazione di questo sacrosanto ed incruento Sacrificio, in cui per me e per il genere umano si offre il Corpo, l’Anima e la Divinità del Verbo incarnato.
Questo sacrificio mi sciolga dai lacci di tutti i miei peccati, perchè possa diventare degno di entrare nella tua gloria per sempre lodarti e benedirti. Amen

Offerta di sé prima della celebrazione della Santa Messa

O Signore, offro tutto me stesso a te, da cui procede ogni mio bene. Tuoi sono la mia anima e il mio corpo, ed ora, a te solo, devono essere diretti i miei pensieri, le mie parole e le mie opere.
Dègnati, mio Dio, di tenermi lontano dalle insidie del nemico infernale, affinchè in questo Santo Sacrificio possa contemplare la tua amara Passione e ricevere la tua santa grazia.

Fonte: libretto “Orazioni di S. Brigida”, della Shalom.

Maria nella Chiesa

In questo articolo analizziamo la figura di Maria nella Santa Chiesa, ispirandoci al Trattato sulla Devozione a Maria , di San Luigi Maria Grignion de Montfort. Innanzitutto bisogna comprendere che la presenza e la Missione di Maria non riguardano solo la prima venuta di Gesù Cristo, ma anche
il tempo che vive la Chiesa attualmente. In Maria Dio ha racchiuso l’intero tesoro delle Grazie, a cui gli uomini devono attingere. Il Figlio ha scelto
la Madre come canale attraverso cui elargire le Sue Infinite Grazie di Amore e Misericordia verso l’umanità intera. Lo Spirito Santo l’ha stabilita come dispensatrice dei suoi Doni Celesti. Nulla viene donato se non attraverso Maria.
E questa era da principio la Volontà , il Volere di Dio Padre. Poiché tutto si riceve attraverso la Vergine, la Chiesa la innalza come la più umile, nascosta e alta creatura. Maria è stata la prima ad accettare che la Volontà di Dio si compisse in Lei con Fede Immensa e purezza infinita.
Ciò che colpisce è che le preghiere rivolte a Dio dalla Madre hanno un ‘importanza tale che Lui le ascolta guardando sempre all’umiltà della Vergine.
Addirittura le intercessioni di Maria sono più potenti di quelle delle Creature Angeliche e dei Santi. Il Padre attraverso Maria cerca di avvicinare alla Chiesa i suoi amati figli, affinché diventino cristiani santi. I veri ed autentici cristiani si ritengono figli di un Dio che è Padre e di una Madre che è Maria. Ciò però può avvenire solo attraverso una grande fede. Infatti i non credenti guardano alla Vergine con disprezzo e superficialità.
I cristiani veri la onorano invece come Madre di tutte le Madri. Se un fedele ha Gesù nel cuore, ringrazierà sempre Lei, poiché Lui è frutto ed opera del suo ventre. Sant’ Agostino utilizza una stupenda metafora, affermando che tutti i figli di Maria sono nascosti nel suo grembo, dove saranno custoditi fino al momento della gloria in cielo. Quando la Vergine è presente in un’ anima, produce frutti numerosi e grazie meravigliose. Possiamo Possiamo dire che lo Sposo è lo Spirito Santo e Maria è la sua Sposa.
Infatti è attraverso lo Spirito che in Maria ha avuto pieno compimento il Disegno di Dio sull’ Umanità, a Lui così cara. Maria incarna l’Amore. e si fa Amore attraverso il suo sì a Dio.

Supplica del 27 di ogni mese alla Madonna della Medaglia Miracolosa

La festa della Madonna della Medaglia Miracolosa

La Supplica del 27 di ogni mese è una delle devozioni più sentite nel panorama delle giornate mariane della Chiesa Cattolica. Sono numerosi i miracoli attribuiti a questa preghiera con testimonianze che continuano, nel corso degli anni, ad aumentare costantemente.

Ricordiamoci di controllare la nostra medaglia.

Tutte le medaglie non conformi andrebbero buttate nella spazzatura in quanto le simbologie non vengono da Dio a meno che l’oggetto non sia giù stato benedetto.

Supplica alla Madonna della Medaglia Miracolosa

Da recitarsi alle ore 17.00 del 27 novembre, festa della Medaglia Miracolosa, in ogni 27 del mese e in ogni urgente necessità.

Beata Vergine della Medaglia Miracolosa
La Medaglia Miracolosa

La Medaglia Miracolosa, il primo dei grandi messaggi mariani!

Il conio dei primi esemplari della Medaglia miracolosa segnò la rinascita della fede, il rifiorire della preghiera e il moltiplicarsi di conversioni e di guarigioni.

La Medaglia miracolosa era richiesta ovunque, sia da privati, che da parrocchie e Diocesi.

“O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te” divenne la giaculatoria più diffusa in quegli anni, preparando il cuore di tutti i cattolici alla solenne proclamazione, fatta dal Papa Pio IX l’8 dicembre 1854, del dogma dell’Immacolata Concezione.

Supplica da recitare il 27 del mese possibilmente alle ore 17

Supplica del 27 di ogni mese: O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue grazie.

Ebbene, o Maria, eccoci qui prostrati davanti a te, proprio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da te prescelta per la manifestazione della tua Medaglia.

Noi veniamo a te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in quest’ora a te sì cara, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto dandoci la tua immagine, affinché fosse per noi attestato d’affetto e pegno di protezione.

Noi dunque ti promettiamo che, secondo il tuo desiderio, la santa Medaglia sarà il segno della tua presenza presso di noi, sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto ci hai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio.

Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all’unisono col tuo. Lo accenderà d’amore per Gesù e lo fortificherà per portar ogni giorno la propria croce dietro a Lui.

Questa è l’ora tua, o Maria, l’ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l’ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra. Fai, o Madre, che quest’ora, che ti ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a venirci a visitare e a portarci il rimedio di tanti mali, fai che quest’ora sia anche l’ora nostra: l’ora della nostra sincera conversione, e l’ora del pieno esaudimento dei nostri voti.

Tu che hai promesso, proprio in quest’ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia: volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche. Noi confessiamo di non meritare le tue grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie? Abbi dunque pietà di noi.

Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l’amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia. O Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi. Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i tuoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti.

Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest’ora solenne ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli, che sono a noi più cari. Ricordati che anch’essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto. Salvali, o Rifugio dei peccatori, affinché dopo di averti tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirti a ringraziare e lodare eternamente in Cielo. Cosi sia. Salve Regina

Preghiera conclusiva

Alla fine della Supplica del 27 di ogni mese si recita la seguente giaculatoria: O Maria concepita senza peccato, prega per noi che a Te ricorriamo, e per tutti coloro che a Te non ricorrono, in particolare per i nemici della Santa Chiesa e per quelli che ti sono raccomandati.

madonna medaglia miracolosa
La Madonna della Medaglia Miracolosa

I Santi e la Medaglia Miracolosa

Moltissimi santi nella loro vita hanno dimostrato la loro devozione alla Madonna della Medaglia Miracolosa e hanno partecipato attivamente alla sua diffusione.

La Madonna della Medaglia Miracolosa e Madre Teresa di Calcutta

Molto devota a Maria, è famoso l’aneddoto relativo alla visita di Madre Teresa alla Cappella di Rue du Bac a Parigi.

Quando la santa sostò di passaggio in questa città, si recò sul luogo delle apparizioni e la superiora ospitante, intenzionata a donarle una buona quantità di medaglie per la sua missione, le chiese: “Quante ne desidera Madre? 50, 100… o 300 ? ”. Ella candidamente rispose: “Andrebbero bene… 30.000?”

E tra i tanti a cui la regalò si deve nominare Monsignor Comastri, che la incastrò nel suo anello di arcivescovo.

Inoltre lei tessa racconta di alcuni episodi accaduti grazie alla medaglia, in particolare ne riportiamo uno.

Uno dei nostri dottori, oculista, lavorava molto con i nostri poveri ed era molto amabile con loro. Dedicava loro due ore al giorno. Durante queste due ore si dedicava solamente ai poveri, tutto gratis: visita, lenti, medicine.

Un giorno mi disse: Madre, ho un tumore maligno e morirò entro tre mesi. Andò negli Usa e gli dissero la stessa cosa. Ritornò a Calcutta e la sua famiglia lo portò all’ospedale. Andai a visitarlo all’ospedale, portai una medaglia della Vergine Miracolosa e gli chiesi di dire: Maria, Madre di Gesù, dammi la salute. Incaricai anche la famiglia di pregare la Madonna.

Nonostante fosse una famiglia indù, dovettero pregare con molta fede. Dopo tre mesi, quando sarebbe dovuto morire, l’oculista venne a casa mia e mi disse: Madre, sono stato dal medico, mi ha esaminato ai raggi x, fatto le analisi e non ha trovato traccia del tumore. Un autentico miracolo. Ora porta un catenina al collo con la medaglia miracolosa.

La Medaglia Miracolosa è legata anche alla beatificazione di Madre Teresa, poiché le cronache parlano di un miracolo avvenuto proprio per mezzo di questo oggetto.

Monica Besra, 35 anni, del Bengala Occidentale, soffriva di tumore al ventre, che le si era notevolmente gonfiato.

Il 5 settembre 1998, nel primo anniversario della morte della Santa, una suora prese una medaglia miracolosa che era stata a contatto con il corpo di Madre Teresa, la legò intorno al ventre di Monica con uno spago e supplicò: «Madre, oggi è il giorno in cui sei andata in Cielo. Tu amavi i poveri, fa’ qualcosa per Monica, che deve curare i suoi cinque figli».

La Madonna della Medaglia Miracolosa e Padre Pio

Anche Padre Pio era intimamente legato alla Madonna della Medaglia Miracolosa, tanto che nella sua camera, conservata integra dal momento della sua morte, è visibile un gran numero di medagliette che usava regalare a tutti e in special modo ai bambini.

Questa pratica, anche se non è riportata nei suoi scritti e nell’epistolario, è testimoniata dai fedeli e dai confratelli.

Molti altri santi hanno reso grazie alla medaglia miracolosa, ecco un breve filmato che ne parla. Grazia Maria per la Supplica del 27 di ogni mese.

Il Santo Rosario e la bomba atomica di Hiroshima

Maria e i suoi segni nella storia

Il Santo Rosario e la bomba atomica, Maria nella storia dell’umanità. Lo scopo di chi ha lanciato l’ordigno era di annientare Hiroshima per distruggere il potere militare giapponese. Ma la Madonna, la Regina del Rosario, ha protetto miracolosamente una piccola comunità di quattro padri gesuiti, che vivevano nella casa parrocchiale, a soltanto otto isolati dal centro dell’esplosione. Padre Hubert Schiffer aveva 30 anni e lavorava nella parrocchia dell’Assunzione di Maria, a Hiroshima. Ha dato la sua testimonianza davanti a decine di migliaia di persone: “Attorno a me c’era soltanto una luce abbagliante. Tutto a un tratto, tutto si riempì istantaneamente da una esplosione terribile. Sono stato scaraventato nell’aria. Poi si è fatto tutto buio, silenzio, niente. Mi sono trovato su una trave di legno spaccata, con la faccia verso il basso. Il sangue scorreva sulla guancia. Non ho visto niente, non ho sentito niente. Ho creduto di essere morto. Poi ho sentito la mia propria voce. Questo è stato il più terribile di tutti quegli eventi. Mi ha fatto capire che ero ancora vivo e ho cominciato a rendermi conto che c’era stata una terribile catastrofe! Per un giorno intero i miei tre confratelli ed io siamo stati in questo inferno di fuoco, di fumo e radiazioni, finché siamo stati trovati ed aiutati da soccorritori. Tutti eravamo feriti, ma con la grazia di Dio siamo sopravvissuti”.

I padri gesuiti sono rimasti contaminati?

Nessuno sa spiegare con logica umana, perché questi quattro padri gesuiti furono i soli sopravvissuti entro un raggio di 1.500 metri. Per tutti gli esperti rimane un enigma, perché nessuno dei quattro padri è rimasto contaminato dalla radiazione atomica, e perché la loro casa, la casa parrocchiale, era ancora in piedi, mentre tutte le altre case intorno erano state distrutte e bruciate. Anche i 200 medici americani e giapponesi che, secondo le loro stesse testimonianze, hanno esaminato padre Schiffer, non hanno trovato nessuna spiegazione a perché mai, dopo 33 anni dallo scoppio, il padre non soffriva nessuna conseguenza dell’esplosione atomica e continuava a vivere in buona salute. 

Il Santo Rosario è più forte della bomba atomica

Perplessi, hanno avuto tutti sempre la stessa risposta alle tante loro domande: “Come missionari abbiamo voluto vivere nel nostro paese il messaggio della Madonna di Fatima e perciò abbiamo pregato tutti i giorni il Rosario.” Ecco il messaggio pieno di speranza di Hiroshima: La preghiera del Rosario è più forte della bomba atomica! Oggi, nel centro della città ricostruita di Hiroshima, si trova una chiesa dedicata alla Madonna. Le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario, che si prega in questa chiesa giorno e notte. Un altro racconto di padre Schiffer aggiunge che avevano appena finito di dire Messa, e si erano recati a fare colazione, quando la bomba cadde: “Improvvisamente, una terrificante esplosione riempì l’aria come di una tempesta di fuoco. Una forza invisibile mi tolse dalla sedia, mi scagliò attraverso l’aria, mi sbalzò, mi buttò, mi fece volteggiare come una foglia in una raffica di vento d’autunno.” Quando riaprì gli occhi, egli, guardandosi intorno, vide che non vi erano più edifici in piedi, fatta eccezione per la casa parrocchiale. Tutti gli altri in un raggio di circa 1,5 chilometri, si racconta, morirono immediatamente, e quelli più distanti morirono in pochi giorni per le radiazioni gamma. Tuttavia, il solo danno fisico che padre Schiffer accusò, fu quello di sentire alcuni pezzi di vetro dietro il collo.

Cosa dissero i medici a padre Schiffer?

Dopo la resa del Giappone, i medici dell’esercito americano gli spiegarono che il suo corpo avrebbe potuto iniziare a deteriorarsi a causa delle radiazioni. Con stupore dei medici, il corpo di padre Schiffer sembrava non contenere radiazioni o effetti dannosi della bomba. In realtà, egli visse per altri 33 anni in buona salute, e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a Philadelphia nel 1976. In quella data, tutti gli otto membri della comunità dei Gesuiti di Hiroshima erano ancora in vita. Questi sono i nomi degli altri sacerdoti gesuiti che sopravvissero all’esplosione: Fr. Hugo Lassalle, Fr. Kleinsorge, Fr. Cieslik.

Il miracolo a Nagasaki

Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki, dove un convento francescano – “Mugenzai no Sono” (“Giardino dell’Immacolata”) – fondato da San Massimiliano Kolbe rimase illeso come a Hiroshima. Dal giorno in cui le bombe caddero, i gesuiti superstiti furono esaminati più di 200 volte dagli scienziati senza giungere ad alcuna conclusione, se non che la sopravvivenza degli otto gesuiti all’esplosione fu un evento inspiegabile per la scienza umana. Sapevate che nel 1945 il 70% dei cattolici giapponesi viveva a Nagasaki? Era “la città cattolica del Giappone”.

Testimonianza del prof. Hikoka Vanamuri – sopravvissuto di Hiroshima nel 6 agosto 1945.

Hikoka Vanamuri, già professore all’Università di Tokio in filosofia, è stato intervistato in occasione del suo pellegrinaggio a Fatima, e così ha risposto: «Non tornerò in Giappone. Dopo anni di studi, dopo anni di meditazione ho compreso che la vita nell’atmosfera viziata di Buddha è rimasta un’inacidita testimonianza storica di paganesimo vociferante e mi sono convertito alla religione cattolica. La decisione l’ho presa dopo lo scoppio della bomba atomica su Hiroshima. Ero a Hiroshima per una ricerca storica. Lo scoppio della bomba mi trovò in biblioteca. Consultavo un libro portoghese e mi venne sott’occhio l’immagine della Madonna di Fatima. Mi sembra che questa si muovesse, dicesse qualcosa. All’improvviso una luce abbagliante, vivissima mi ferì le pupille. Rimasi impietrito. Era accaduto il cataclisma. Il cielo si era oscurato, una nuvola di polvere bruna aveva coperto la città. La biblioteca bruciava. Gli uomini bruciavano. I bambini bruciavano. L’aria stessa bruciava. Io non avevo portato la minima scalfittura. Il segno del miracolo era evidente. Non riuscivo tuttavia a spiegare quello che era successo. Ma il miracolo ha una spiegazione? Non riuscivo nemmeno a pensare. Solo l’immagine della Madonna di Fatima mi splendeva su tutti i fuochi, sugli incendi, sulla barbarie degli uomini. Senza dubbio ero stato salvato perché portassi la testimonianza della Vergine su tutta la terra. Il dott. Keia Mujnuri, un amico dal quale mi recai quindici giorni dopo, stabilì attraverso i raggi X che il mio corpo non aveva sofferto scottature. La barriera del mistero si frantumava. Cominciavo a credere nella bellezza dell’amore. Imparai il catechismo ma sul cuore tenevo l’immagine di Lei, il canto soave di Fatima. Desideravo il Signore per confessarmi, ma lo desideravo per mezzo di Sua Madre». Tratto da: nelcuoredimaria.

I 15 giovedì di Santa Rita da Cascia

I 15 giovedì di Santa Rita costituiscono una pratica devozionale tutta da vivere. Entrando nella vita di Santa Rita si entra nella vita di Cristo.

I

Primo Giovedì: la Nascita di S.Rita

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce la nascita di Rita

Fra tutti i Castelli soggetti a Cascia, tra le montagne nella verde Umbria, nascosta e umile, si trova Roccaporena. Esso è il più fortunato perché vi è nata Santa Rita da Antonio Lotti e Amata Ferri, coniugi cristiani, dal cuore acceso di amore divino. Gli anni erano passati senza che il sorriso di un bimbo fosse venuto a rallegrare le soavi effusioni del loro affetto. Preghiere fiduciose erano ascese al trono di Dio, ma sembrava che il Signore le avesse accolte soltanto per i gaudi eterni. Il figlio invocato fu aspettato invano. Ormai Antonio e Amata si erano rassegnati al pensiero che il cielo voleva da loro quel sacrificio. Ma il Signore viene in aiuto e consola quando appunto le speranze umane sono atterrate e distrutte. Nella tarda età i fortunati coniugi ebbero la certezza e la consolazione d’avere una figlia. Rita nasceva nel 1381, dono eletto del cielo, sovrabbondante e felice ricompensa delle orazioni e buone opere dei suoi genitori.

In ascolto della Parola (Sal 4, 1-4)

Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché amate cose vane
e cercate menzogna?
Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
Il Signore mi ascolta quando lo invoco.

Virtù: nutrire lo spirito di orazione

Un grande insegnamento ci dà la nascita prodigiosa di S. Rita. Affida le tue speranze, le tue gioie, i tuoi dolori alla preghiera. Abbi fiducia in Dio sempre ed Egli, nel tempo opportuno, ti ascolterà.

Fioretto: fà bene le tue preghiere con confidenza, umiltà e perseveranza

Interponi a questo fine la mediazione di S. Rita, e recita durante l’esercizio dei 15 Giovedì la preghiera alla Santa.

Pater, Ave, Gloria 

II

Secondo Giovedì: Infanzia e giovinezza

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce l’infanzia e la giovinezza di S. Rita 

Appena la nostra Santa fu rigenerata nelle acque salutari del Battesimo, cominciarono a manifestarsi in lei segni straordinari di presagio della santità della sua vita. Si racconta che, mentre era ancora bambina nella culla, uno sciame di api entrò e uscì dalla sua piccola bocca. Nel Monastero di Cascia, ove passò la seconda parte della sua vita, si osservano ancora oggi alcuni buchi sui muri: sono il rifugio delle api murarie, che vengono appunto chiamate api di S. Rita. Dalla più tenera età Rita si mostrava sollecita nel servire Dio, osservando fedelmente i Comandamenti. Di qui la cura costante e instancabile della Santa di crescere nell’amore verso Dio, di produrre frutti di bene nella pratica di ogni virtù cristiana e nel ricercare solo ciò che a Dio potesse piacere di più, disprezzando quei piaceri e quelle gioie che impediscono il suo correre nelle vie della perfezione cristiana. Tra le virtù che particolarmente adornano la sua infanzia e giovinezza, primeggiano l’obbedienza ai genitori, il disprezzo della vanità e del lusso e un amore particolare a Gesù Crocifisso e ai poveri.

In ascolto della Parola (Sap 7, 1-3)

Figlio mio, custodisci le mie parole e fa’ tesoro dei miei precetti. Osserva i miei precetti e vivrai, il mio insegnamento sia come la pupilla dei tuoi occhi. Legali alle tue dita, scrivili sulla tavola del tuo cuore.

Virtù: prontezza nel servizio a Dio

Anche a te la voce del Signore ripete incessantemente: “Vieni a me, o anima diletta, vieni, e sarai coronata dalla gloria vera e non caduca”. Ma quante volte la voce divina non è ascoltata!

Fioretto: fedele servizio al Signore

Studia, o anima devota, di conoscere la tua passione predominante, che ti impedisce il pronto e fedele servizio al Signore, e, con l’aiuto di S. Rita, distruggila con atti contrari di virtù.

Pater, Ave, Gloria 

III

Terzo Giovedì: Matrimonio di Rita
Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce l’infanzia e la giovinezza di S. Rita 

Desiderosa di segregarsi quanto più le era possibile dal mondo, col consenso dei genitori, Rita si scelse una raccolta cameretta della casa e ivi passava la maggior parte della giornata. Effondeva il suo cuore nella preghiera e nella meditazione delle verità eterne. Ma, soprattutto, si applicava a meditare la passione di Gesù Cristo, verso cui si sentiva attratta da un incredibile desiderio d’imitarlo. Crescendo negli anni, cresceva anche la sua volontà di darsi completamente a Dio, rinunziando anche alla gioia di formarsi una famiglia. Ma la volontà dei genitori fu quella di vederla sposa. Obbedì e si unì in matrimonio a Paolo Mancini. Ebbe due figli: Giacomo Antonio e Paolo Maria.

In ascolto della Parola (Sir 7, 22-28)

Hai figli? Educali e sottomettili fin dalla giovinezza. Hai figlie? Vigilia sui loro corpi e non mostrare loro un corpo troppo indulgente. Accasa una figlia e avrai compiuto un grande affare; ma sposala a un uomo assennato. Hai una moglie secondo il tuo cuore? Non ripudiarla; ma di quella odiata non fidarti. Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato; che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?

Virtù: obbedienza

Ammiriamo l’eroica obbedienza della nostra Santa e rimaniamo sempre uniti a Dio e sottomettiamo i nostri desideri alla sua volontà. Ogni autorità è dal Signore, quindi chi resiste agli ordini dei superiori resiste agli ordini di Dio. Non si deve obbedire da schiavo, per forza, ma liberamente, per amore.

Fioretto: accogliere i desideri di Dio 

Per avanzare come S. Rita nella virtù e santità accogliamo senza esitazione, con prontezza e gioia ogni desiderio che ci è proposto da Dio.

Pater, Ave, Gloria 

IV

Quarto Giovedì: Vita di Famiglia

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce la vita di famiglia di Rita 

Rita si trovò nella vita di famiglia esposta alle più dure prove: il marito, d’indole aspra e collerica, le era cagione di dolori e non rifuggiva dal maltrattarla. La anta doveva sperimentare tutti gli impeti di un carattere che, abbandonandosi all’ira, ne seguiva ogni movimento e sulla innocente sposa faceva ricadere le sue durezze. Ma la Santa si era formata alla scuola di Gesù: ai modi aspri rispondeva con amore; placava le parole di collera con la dolcezza; usava ogni cura nell’adempiere i voleri del marito e, se poteva, ne preveniva le intenzioni. Con la sua fervente pietà verso Dio rafforzava il suo spirito. Con l’esercizio della carità verso il prossimo attirava le benedizioni celesti su di sé e sulla sua famiglia. Ai poveri prodigava cure ed elemosine. Queste sue peculiarità addolcirono l’irruento carattere del marito.

In ascolto della Parola (Prv 31, 10-26)

Una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Essa gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Ella è simile alle navi di un mercante , fa da lontane le provviste. Si alza quando è ancora notte e prepara il cibo alla sua famiglia…Si cinge con energia i fianchi e spiega la forza delle sue braccia…Apre le sue mani al misero, stende le mano al povero…Apre la bocca con saggezza e sulla sua lingua c’è dottrina di bontà.

Virtù: pazienza

Nelle avversità e nelle contrarietà che ci vengono dagli uomini vediamo la mano di Dio che ci vuole provare, che vuole sperimentare la nostra fedeltà.

Fioretto: Dio sia benedetto 

Per onorare la virtù di S. Rita, tanto nelle cose prospere come nelle avverse, diciamo sempre: Dio sia benedetto!

Pater, Ave, Gloria 

V

Quinto Giovedì: Uccisione del marito e dei figli

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce l’uccisione del marito e la morte dei figli di Rita  

Poco dopo la morte dei genitori, avvenuta durante i diciotto anni di matrimonio; la vita coniugale di S. Rita si chiude con un triste dramma di sangue: l’uccisione del marito da parte di alcuni nemici. Ognuno immagini lo strazio della donna. La morte è sempre dolorosa, ma molto più se essa è violenta, quando sorprende l’uomo all’improvviso, lo fa cadere vittima dell’odio. In questa occasione Rita mostrò tutta la sua virtù. Straziata nel più intimo dell’animo, col cuore spezzato, sopportò senza ribellione l’aspro colpo e, verso gli uccisori del marito, non ebbe che un sentimento di commiserazione e di perdono. E, accorgendosi che nei suoi figli con gli anni cresceva il desiderio della vendetta, piuttosto che vederli macchiati di questo delitto, fece a Dio il sacrificio più grande che può fare il cuore umano: la madre che domanda la morte temporale dei figli per salvarli dall’eterna perdizione. Dio l’esaudì: i figli morirono di peste. Rita pianse, il dolore era immenso, ma Dio la consolò rivelandole che suo marito e i suoi figli erano salvi nella vita eterna.

In ascolto della Parola (Mt 5, 43-48)

Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale merito avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fano così anche i pagani? Siate dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.

Virtù: perdono delle offese

Anche noi riceviamo spesso l’ingiuria e l’offesa degli uomini: come rispondiamo? Perdonando o nutrendo nel cuore avversione e odio? Gesù Cristo comanda il perdono sempre. Dio è disposto a perdonare sempre ogni peccato quando uno si pente. Gesù, morendo sulla croce, ha perdonato ed ha pregato per i suoi nemici.

Fioretto: amate i vostri nemici 

Gesù Cristo ci dice: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano”. Quindi per ossequio a nostro Signore, e sull’esempio di S. Rita, perdoniamo e benefichiamo anche i nemici.

Pater, Ave, Gloria 

VI

Sesto Giovedì: S. Rita entra in monastero

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce l’ingresso di Rita in monastero  

Privata dei suoi affetti più cari, Rita si rivolse alle Suore Agostiniane del monastero di S. Maria Maddalena in Cascia per essere accolta fra loro. Fu respinta per tre volte. I motivi non sono chiari, ma sembra che le Suore temessero di essere coinvolte nella faida tra famiglie del luogo. Solo dopo una riappacificazione, avvenuta pubblicamente tra i fratelli del marito ed i suoi uccisori, ella venne accettata in monastero.
Per la tradizione l’ingresso avvenne misteriosamente: si narra che una notte Rita, come al solito, si era recata a pregare sullo Scoglio e qui ebbe la visione dei suoi tre Santi protettori (S. Agostino, S. Giovanni Battista e S. Nicola da Tolentino) che la trasportarono a Cascia, introducendola nel monastero; quando le Suore la videro in orazione nel coro, nonostante tutte le porte chiuse, convinte dal prodigio e dal suo sorriso, la accolsero. Rita aveva intorno ai trent’anni e, benché fosse illetterata, fu ammessa fra le monache coriste, cioè quelle suore che, sapendo leggere, potevano recitare l’Ufficio divino. S’inserì nella comunità conducendo una vita di esemplare santità, praticando carità, pietà e tante penitenze. In breve suscitò l’ammirazione di tutte le consorelle.

In ascolto della Parola (Mc 13, 5-13)

Gesù si mise a dire a loro: «Guardate che nessuno vi inganni! Molti verranno in mio nome dicendo: “Sono io”, e inganneranno molti. E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori. Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro. Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte. Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

Virtù: la perseveranza

A tutti è chiesta la perseveranza, come corona delle buone opere. Quanti sono quelli che iniziano con ardore a fare il bene; si danno a fervorose preghiere, facendo presagire di sé grandi e nobili cose! Ma in essi la virtù non pone salde radici, per cui tornano presto alla vita meschina di prima. Manca a loro la perseveranza e così vengono a perdere il premio delle buone opere e fanno cadere nel vuoto tanti sforzi generosi. Ricordiamoci che la perseveranza è l’aroma e il balsamo che conserva e difende le buone opere.

Fioretto: confidare sempre in Dio

Chi persevera sino alla fine costui sarà salvo; se quindi non ci sentiamo subito esauditi, confidiamo sempre in Dio e nella virtù dei Santi, ad imitazione di S. Rita.

Pater, Ave, Gloria 

VII

Settimo Giovedì: S.Rita esempio di vita religiosa

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce l’ingresso di Rita in monastero  

Appena Rita entrò tra le religiose di Cascia, apparvero agli occhi di tutte le consorelle le sue splendide virtù. Ella fu esempio perfetto di religiosa. Non una delle regole fu da lei trasgredita, ma tutte furono accettate ed adempiute con amorosa cura. Accoglieva i precetti dei superiori come espressione della divina volontà e non accarezzò neppure lontanamente l’idea di potersi sottrarre a ciò che era imposto alla comunità per seguire i suoi desideri, ancorché potessero apparire giusti e buoni. Fu, in una parola, espressione vivente della regola del monastero: in lei era dato di ammirarne l’adempimento pieno e completo.

In ascolto della Parola (Mt 25, 31-46)

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». Anch’essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me». E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Virtù: fedeltà agli obblighi del proprio stato 

Ogni virtù che si ammira nei Santi è un prezioso insegnamento per il cristiano. Noi dobbiamo e possiamo apprendere dalla fedeltà di Rita alle sue regole come ordinare la nostra vita. Qualunque sia il nostro stato, esso ci impone dei doveri. Potremmo essere tentanti di allargare o rompere questi doveri, riguardandoli come un peso insopportabile, che bisogna scuotere con ogni mezzo. Ma noi, fedeli discepoli di Gesù, li dobbiamo considerare mezzi di santificazione. Sì, i genitori e i figli, i superiori e i subalterni devono ricordarsi che il più piccolo atto, il minimo obbligo, quelle azioni che sembrano in sé indifferenti, sono piene di valore spirituale, sono scala per ascendere al cielo.

Fioretto: confidare sempre in Dio

Ogni mattina offriamo a Dio le azioni della giornata, recitando le orazioni e ripetendo lungo il giorno l’offerta delle nostre azioni e del nostro cuore.

Pater, Ave, Gloria 

VIII

Ottavo Giovedì: S. Rita amante del crocifisso


Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce il legame di Rita col Crocifisso    

La contemplazione dei dolori del Crocifisso e il desiderio ardente di assaporarne parte degli spasimi della passione erano per S. Rita continuo stimolo alla penitenza. Ai piedi di Gesù trafitto sulla croce, ella effondeva le ardenti aspirazioni del suo cuore sitibondo di patimenti; ivi spargeva lacrime per i peccati degli uomini. Le sue lacrime e i suoi desideri furono accolti in cielo. Un giorno mentre più fervidamente pregava, dall’immagine del Crocifisso si staccò una spina della corona del capo di Gesù, che perforò profondamente la fronte di Rita. Il dolore forte la fece svenire. Ritornata in sé, si trovò con una piaga purulenta che le dava acerbi spasimi e per lunghi anni la mantenne unita, nella sofferenza, a Gesù.

In ascolto della Parola (Rm 8, 16-18)

Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Io ritengo infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà esser rivelata in noi.

Virtù: sofferenza 

Raccogliamoci in noi stessi e meditiamo l’austera parola che dal Crocifisso ci viene; noi siamo membra del corpo di Cristo. Sì, sono le tribolazioni che ci fanno staccare dalla terra e dai suoi beni passeggeri, caduchi e corrotti: sono le tribolazioni che ci assicurano che non abbiamo qui la nostra città permanente, ma ne cerchiamo una futura, senza pene e dolori per tutta l’eternità.

Fioretto: confidare sempre in Dio

Se siamo afflitti, invochiamo S. Rita affinché ci ottenga la rassegnazione e la forza da Dio nel portare la croce quotidiana.

Pater, Ave, Gloria 

IX

Nono Giovedì: Vita nascosta di Rita


Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce la vita nascosta di S. Rita     

La Santa eroina di Cascia, tutta accesa dal desiderio di raccogliersi col suo Dio, non provava diletto che nel silenzio e nella solitudine. Se la carità, l’obbedienza e la devozione la chiamavano alle volte a mettersi a contatto con il mondo, ella non si rifiutava d’abbandonare la sua celletta; appena, però, libera dagli impegni, ritornava al suo ritiro, si abbandonava ai trasporti del cuore, lontana dai rumori e dagli strepiti mondani, pregustava i gaudi del Cielo; si confermava sempre più nel proposito di non curare ciò che il mondo offre, e solo stimare i beni spirituali ed eterni.

In ascolto della Parola (Mt 11, 28-30)

Al mattino, Gesù, si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni.

Virtù: raccoglimento  

Molti stimano che il raccoglimento sia imposto solo al Papa, ai vescovi, ai preti, alle monache, ai religiosi. Invece no: esso deve essere una virtù comune ad ogni cristiano. Vi saranno gradi diversi; alcuni devono dare un tempo più lungo alle occupazioni e conversazioni esterne, altri un tempo più breve; tutti però devono desiderare e cercare di raccogliersi di in tanto in se stessi e meditare sui propri doveri per eseguirli, sui difetti per correggerli e sulle virtù per conseguirle. Tanti dicono di non aver tempo da dedicare alla preghiera e alle buone opere; se fossero, invece, più amanti del raccoglimento, troverebbero questo tempo e troverebbero anche il tempo per attendere ai doveri di famiglia e carità.

Fioretto: pensare alla cose celesti 

Se la necessità o il dovere non chiama fuori di casa, rimaniamo oggi in casa raccolti, spegniamo la televisione e dedichiamo il tempo libero alla considerazione delle cose celesti.

Pater, Ave, Gloria 

X

Decimo Giovedì: S. Rita accesa d’amore divino

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce l’amore divino di Rita      

Su tutta la vita di S. Rita domina, sovrano e incontrastato, l’amore verso Dio. La carità, che è l’amore sovrannaturale, è la virtù essenziale: per essa rimaniamo uniti e viventi in Dio, che è Amore. La virtù della carità fu la guida d’ogni pensiero, di ogni desiderio, di ogni azione della nostra Santa. La sua carità si manifestava nelle sue ardenti aspirazioni, nelle invocazioni, nelle lunghe preghiere e nella meditazione della bontà divina, manifestatasi, soprattutto, nella passione e morte di Gesù.

In ascolto della Parola (1 Cor 13, 1-13)

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,  non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.  Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.  La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia.  Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.  Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!

Virtù: carità verso Dio

L’amore verso Dio è il primo e più grande comandamento della legge divina. Raccogliamoci in noi stessi e meditiamo con profonda attenzione questo precetto. A Dio, sommo ed infinito amore, noi dobbiamo il più vivo amore. Lo dobbiamo amare perché per primo ci ha amato e per amore ci ha creati; ci ha mandato il suo stesso figlio unigenito per salvarci. Gesù, poi, per amore si è donato a noi: ha dato tutto se stesso per noi fino alla morte in croce. E poi ci ha lasciato ancora se stesso nell’Eucaristia.

Fioretto: dire l’atto di carità

Ripetere una volta al giorno l’atto di carità: “Io Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei bene infinito e nostra eterna felicità; e per amore tuo amo il prossimo come me stesso, e perdono le offese ricevute. Signore, che io ti ami sempre più”.

Pater, Ave, Gloria 

XI

Undicesimo Giovedì: La carità di S. Rita verso il prossimo

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce la carità di Rita verso il prossimo      

Ardente d’amore divino. S. Rita nutriva vivissimo nel suo cuore quell’amore che è indivisibile dal primo, cioè l’amore del prossimo. Tutta la vita di Rita manifesta una cura e vigilanza continua di beneficare con ogni mezzo gli uomini, senza distinzioni tra parenti o estranei, benevoli o mal disposti. Donava con abbondanza ai poveri; l’elemosina fu sempre coltivata da lai con amore. Per tutti aveva parole di conforto e di illuminazione. Nessuno si allontanava da lei senza avere ricevuto un pegno del suo amore: in nulla si risparmiava per mostrare benevolenza agli altri. Si fece realmente tutta a tutti, per guadagnare tutti a Cristo.

In ascolto della Parola (Rm 13, 8-10)

Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore.

Virtù: carità verso il prossimo

Il precetto di amare il prossimo come se stessi è stato dichiarato dal Signore simile al primo, quello di amar Dio. Quante volte abbiamo dimenticato Gesù Cristo dimenticando il fratello povero, infelice e colpevole!

Fioretto: dire l’atto di carità

Facciamo qualche opera di carità spirituale o corporale, ricordando che chi ama il prossimo compie la legge. A imitazione di S. Rita togliamo dal nostro cuore ogni avversione verso gli altri.

Pater, Ave, Gloria 

XII

Dodicesimo Giovedì: S. Rita penitente

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen

Si approfondisce la figura di Rita penitente       

Si può ben dire che S. Rita trascorse la sua vita in una continua penitenza. Ella non credeva lecito cercare nella sua vita le delizie terrene; le sue delizie erano altrove, quelle del cielo. Per raggiungerle nessuna privazione le sembrò impossibile. Offriva a Dio, tramite il sacramento della Penitenza (Confessione) i suoi desideri e questo le consentì di mantenere il profumo delle sue virtù.

In ascolto della Parola (Mt 5, 23-24)

Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna da offrire il tuo dono.

Virtù: penitenza 

Gesù ha istituito il sacramento della Penitenza, necessaria a tutti, per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo. Quelli che si accostano al sacramento della Penitenza – e S. Rita lo faceva spesso – ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui e insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l’esempio e la preghiera.

Fioretto: prendere la Croce di Gesù ogni giorno

La conversione si realizza nella vita quotidiana attraverso gesti di riconciliazione, attraverso la sollecitudine per i poveri, l’esercizio e la difesa della giustizia e del diritto, attraverso la confessione delle colpe ai fratelli, la correzione fraterna, la revisione di vita, l’esame di coscienza, la direzione spirituale, l’accettazione delle sofferenze, la perseveranza nella persecuzione a causa della giustizia. S. Rita ci invita a prendere la nostra croce, ogni giorno, e seguire Gesù: è la via più sicura della penitenza.

Pater, Ave, Gloria 

XIII

Tredicesimo Giovedì: S. Rita e i beni del mondo

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce la figura di Rita in rapporto ai beni del mondo      

S. Rita dalla sua infanzia fino all’ultimo respiro mostrò in una luce, che si faceva di giorno in giorno sempre più sfolgorante, la giusta considerazione dei beni terreni. Nella sua vita si privò con giubilo di quanto non le era necessario per la sua famiglia e per i bisognosi.  Il suo cuore rimase libero e non fu mai incatenato dal alcun allettamento mondano o da possesso terreno.

In ascolto della Parola (At 20, 32-35)

Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!

Virtù: cura dei beni celesti

Siamo tutti chiamati a non lasciarci sedurre e influenzare dalla moda mondana e ad avere la giusta considerazione dei beni terreni. Il cristianesimo non ci chiede di privarci dei beni, ma ci avverte che nell’attaccamento ad essi vi è pericolo per l’anima. Per non cadere in questo pericolo consideriamo le ricchezze che abbiamo come beni ricevuti in deposito da Dio e delle quali dovremmo render conto a lui. Esse devono essere occasione per esercitare ancora meglio la virtù della carità.

Fioretto: prendere la Croce di Gesù ogni giorno

Diamo prova che non siamo troppo attaccati ai beni terreni privandoci, per amore di S. Rita, di qualche cosa non necessaria per destinarla ai poveri.

Pater, Ave, Gloria 

XIV

Quattordicesimo Giovedì: S. Rita arricchita di doni celesti

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce la figura di Rita arricchita di doni celesti

Quello che più risalta ed è oggetto di grande ammirazione nella vita di S. Rita sono tanti fatti miracolosi e tante grazie straordinarie. Il Signore, che è sempre mirabile nei suoi Santi, volle arricchire questa sua serva diletta di abbondanti doni soprannaturali. Ricordiamo quelli più noti. Uno sciame d’api che entra esce dalla boccuccia della piccola Rita. La pianta secca di una vita, che era nel giardino del Monastero, innaffiata per un anno da Rita novizia in obbedienza alla superiora, riprende vita e produce frutti. La spina della corona del capo del Crocifisso che si stacca e si conficca sulla fronte della Santa. Anche dopo la morte Rita ebbe da Dio il dono di fare miracoli. Tale dono col tempo è andato maggiormente manifestandosi sempre più, in particolare a partire dal 1900, anno della canonizzazione di Rita. I miracoli più grandi ottenuti per intercessione della Santa sono quelli della conversione dei peccatori e del ritorno dei lontani a Dio.

In ascolto della Parola (Sal 30, 2-6)

In te Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; per la tua giustizia salvami. Porgi a me l’orecchio, vieni presto a liberarmi. Sii per me la rupe che mi accoglie, la cinta di riparo che mi salva. Tu sei la mia roccia e il mio baluardo, per il tuo nome dirigi i miei passi. Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu le mia difesa. Mi affido alle tue mani; tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.

Virtù: confidenza

I doni celesti devono ravvivare la nostra confidenza in Dio Padre, fonte di ogni grazia e di ogni santità. Quando le nostre forze vengono meno, abbandoniamoci confidenti nelle braccia del Redentore. Egli è l’avvocato, il difensore, che non ci abbandona mai. Restiamo coerente alla parola del Dio e nulla ci potrà separare da lui.

Fioretto: benedetto l’uomo che confida nel Signore

Se siamo assaliti da qualche grave preoccupazione diciamo: in te, o Signore, ho sperato, non sarò confuso in eterno; Sacro Cuore di Gesù, confido in te! S. Rita, vieni in mio aiuto

Pater, Ave, Gloria

XV

Quindicesimo Giovedì: Morte di S. Rita

Segno della croce

Si recita la seguente orazione

O gloriosa S. Rita, ci affidiamo con cuore lieto e riconoscente alla tua preghiera, che sappiamo potente presso il Trono di Dio. Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo. Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai devoti che a te si affidano con speranza: chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella Casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni. Amen.

Si approfondisce la morte di S. Rita

Il 22 maggio 1457, dopo lunga malattia, Rita tornava alla Casa del Padre. Il suo transito fu contrassegnato dalla certezza che Ella fosse subito accolta in grembo a Dio.

In ascolto della Parola (1 Cor 7, 29-31)

Questo vi dico fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!

Virtù: desiderio del cielo

Dopo la morte viene il riposo e la felicità: a questo risposo e a questa felicità noi dobbiamo aspirare. Noi che ci affanniamo per tante miserie della vita, solleviamo lo sguardo in alto, molto in alto: oltre le stelle è la nostra patria. Il desiderio del cielo deve muoverci alla confidenza col Signore. Chiediamo a Dio, che dopo il lavoro e la prova della terra, ci conceda il riposo e il premio della vita eterna.

Fioretto: benedetto l’uomo che confida nel Signore

Ripetiamo spesso: sono fatto per il cielo e non per la terra. Preghiamo S. Rita affinché offra a Dio quanto abbiamo sperato e operato in questi quindici giovedì.

Pater, Ave, Gloria 

Pregare nei luoghi di S. Rita a Roccaporena

Rosario al collo e le 20 promesse di Maria

Maria è la mediatrice di tutte le grazie.

Indossare il Rosario con fiducia può far piovere grandi grazie sulla nostra vita, ecco le Promesse fatte dalla Vergine durante varie apparizioni.

Le prime 10 promesse

1) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno da me condotti a mio Figlio.
2) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno da me aiutati nelle loro imprese.
3) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, impareranno ad amare la Parola e la Parola li farà liberi. Non saranno più schiavi.
4) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, ameranno sempre di più mio Figlio.
5) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno una conoscenza più profonda di mio Figlio nella loro vita quotidiana.
6) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno un desiderio profondo di vestire con decenza per non perdere la virtù della modestia.
7) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, cresceranno nella virtù della castità.
8) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno una coscienza più profonda dei loro peccati e cercheranno sinceramente di correggere la propria vita.
9) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno un profondo desiderio di diffondere il messaggio di Fatima.
10) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, sperimenteranno la grazia della mia intercessione.

Le altre 10 promesse

11) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno pace nella loro vita giornaliera.
12) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno ripieni di un profondo desiderio di recitare il S. Rosario e meditare i Misteri.
13) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno confortati nei momenti di tristezza.
14) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, riceveranno il potere di prendere decisioni sagge illuminati dallo Spirito Santo.
15) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno invasi da un profondo desiderio di portare oggetti benedetti.
16) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, venereranno il mio Cuore immacolato e il Sacro Cuore di mio Figlio.
17) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, non useranno il nome di Dio invano.
18) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno una profonda compassione per Cristo crocifisso e aumenterà il loro amore per Lui.
19) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno guariti da malattie fisiche, mentali ed emozionali.
20) Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno pace nelle proprie famiglie.

I santi e il Rosario

L’amore dei Santi alla corona del Rosario è pari alla stima che essi nutrivano per questa preghiera. Con venerazione essi portavano questo piccolo oggetto sacro, con devozione lo adoperavano, con premura lo custodivano. «Bacerò la corona ogni volta che la prenderò in mano»: è il proposito del giovanissimo Servo di Dio Fratel Sebastiano Aniceto; un
proposito comune a tanti Santi. In particolare, una caratteristica molto frequente nei Santi è quella di portare costantemente la corona del Rosario fra le mani o al collo o legata al polso.

Apostoli del Rosario

I Santi non volevano separarsi mai da questa celeste ghirlanda, che era per loro di conforto e di aiuto. C’era chi non riusciva a predicare se non aveva la corona fra le mani. «Senza la corona – diceva Don Giacomo Alberione – non sono capace di fare neanche un’esortazione». Il giovane modello, S. Giovanni Berchmans, imitando il suo Padre Fondatore, S. Ignazio di Loyola, amava portare la corona del Rosario al collo, e spesso lo si sentiva ripetere giulivo: «Non mi è più possibile sfuggire all’amore di Maria, mi ha legato per il collo!».

S. Ignazio da Laconi, prima ancora di diventare il miracoloso frate cappuccino, portava già la corona del Rosario sempre fra le mani, tanto che la gente si sarebbe meravigliata se l’avesse visto senza corona. S. Francesco di Sales portava sempre con sé il Rosario e faceva in modo che tutti lo vedessero per essere invogliati a pregare la Madonna.

Il consiglio di Santa Bernadette

Per la notte, Santa Bernardette ci raccomanda questo segreto: «Alla sera, quando andate a dormire, prendete la corona; addormentatevi recitandola; farete come quei bambini che si addormentano, chiamando con voce sempre più fioca: mamma… mamma… ».

Santa Maria Goretti e il Rosario

Ad alcuni giornalisti che l’intervistavano, la mamma di Santa Maria Goretti rivelò questi particolari edificanti sulla sua angelica figlia. «Marietta nacque in ottobre, nel mese dedicato alla Madonna del Rosario… L’avevo consacrata alla Madonna fin dai primissimi tempi della sua vita. Presto ella imparò a recitare il S. Rosario e lo portava sempre fra le mani o lo teneva attorcigliato al polso come fosse un gingillo, non lo lasciava mai… E con il Rosario al polso affrontò il martirio». Difatti, la corona del Rosario fu trovata spezzata sul corpo dell’angelica fanciulla, dopo la lotta per salvare la sua verginale purezza.

Il demonio e il Rosario

Portiamola sempre con noi la corona. Il demonio ha paura di quest’arma. La Serva di Dio Edvige Carboni subì più volte l’assalto del demonio che le rubava la corona e gliela spezzava. Ella si dispiaceva quando veniva a sapere di persone devote che non portavano la corona, in essa c’è una potenza misteriosa di grazia che lega a Dio, c’è una potenza misteriosa che respinge il nemico.

Il Rosario: una pioggia di rose sul mondo

Pregare con il Rosario

(da “I Quaderni del 1945-50”, 8 maggio 1947, di Maria Valtorta)

Dice Maria Ss. di Fatima

«Ti ho dato la vista intellettiva di ciò che è un Rosario ben detto: pioggia di rose sul mondo. Ad ogni Ave che un’anima amante dice con amore e con fede io lascio cadere una grazia. Dove? Da per tutto: sui giusti a farli più giusti, sui peccatori per ravvederli. Quante! Quante grazie piovono per le Ave del Rosario! Rose bianche, rosse, oro.

Rose bianche dei misteri gaudiosi, rosse dei dolorosi, d’oro dei gloriosi. Tutte rose potenti di grazie per i meriti del mio Gesù. Perché sono i suoi meriti infiniti che dànno valore a ogni orazione. Tutto è e avviene, di ciò che è buono e santo, per Lui. Io spargo, ma Egli avvalora. Oh! Benedetto mio Bambino e Signore!

Vi do le rose candide dei meriti grandissimi della perfetta, perché divina – e perfetta perché volontariamente voluta conservare tale dall’Uomo – Innocenza di mio Figlio. Vi do le rose porpuree degli infiniti meriti della Sofferenza di mio Figlio, così volonterosamente consumata per voi. Vi do le rose d’oro della sua perfettissima Carità. Tutto di mio Figlio vi do, e tutto di mio Figlio vi santifica e salva. Oh! io sono nulla, io scompaio nel suo fulgore, io compio solo il gesto di dare, ma Egli, Egli solo è l’inesauribile fonte di tutte le grazie!».

Maria Valtorta, intercedi per noi.

Cos’è lo Scapolare del Monte Carmelo? E’ uno stile di vita. Ecco le grazie per chi lo indossa.

Lo Scapolare

La Regina del Cielo, apparendo tutta raggiante di luce, il 16 luglio 1251, al vecchio generale dell’Ordine Carmelitano, San Simone Stock (il quale L’aveva pregata di dare un privilegio ai Carmelitani), porgendogli uno scapolare -detto comunemente «Abitino»- così gli parlò: «Prendi figlio dilettissimo, prendi questo scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita, privilegio a te e a tutti i Carmelitani. Chi morrà rivestito di questo abito non soffrirà il fuoco eterno; questo è un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza, di pace e di patto sempiterno».

Non bisogna credere minimamente, però, che la Madonna, con la sua Grande Promessa, voglia ingenerare nell’uomo l’intenzione di assicurarsi il Paradiso, continuando più tranquillamente a peccare, o forse la speranza di salvarsi anche privo di meriti, ma piuttosto che in forza della Sua Promessa, Ella si adopera in maniera efficace per la conversione del peccatore, che porta con fede e devozione l’Abitino fino in punto di morte.

Condizioni

**Il primo scapolare deve essere benedetto ed imposto da un Sacerdote
con una sacra formula di consacrazione alla Madonna
( è ottimo andare a richiederne l’imposizione presso un convento di Carmelitani)

L’Abitino, deve essere tenuto, giorno e notte, indosso e precisamente al collo, in modo che una parte scenda sul petto e l’altra sulle spalle. Chi lo porta in tasca, nella borsetta o appuntato sul petto non partecipa alla Grande Promessa

È necessario morire rivestivo del sacro abitino. Chi l’ha portato per tutta la vita e sul punto di morire se lo toglie, non partecipa alla Grande Promessa della Madonna.

Quando lo si dovesse sostituire, non è necessaria una nuova benedizione.
Lo scapolare in stoffa può essere anche sostituito dalla Medaglia (Madonna da una parte, S. Cuore dall’altra).

Alcune precisazioni

L’Abitino (che non è altro che una forma ridotta dell’abito dei religiosi carmelitani), deve essere necessariamente di panno di lana e non di altra stoffa, di forma quadrata o rettangolare, di colore marrone o nero. L’immagine su di esso, della Beata Vergine, non è necessaria ma è di pura devozione. Scolorandosi l’immagine o staccandosi l’Abitino vale lo stesso.

L’Abitino consumato si conserva, o si distrugge bruciandolo, e il nuovo non ha bisogno di benedizione.

Chi, per qualche motivo, non può portare l’Abitino di lana, può sostituirlo (dopo averlo indossato di lana, in seguito all’imposizione fatta dal sacerdote) con una medaglietta che abbia da una parte l’effige di Gesù e del Suo Sacro Cuore e dall’altra quella della Beata Vergine del Carmelo.

L’Abitino si può lavare, ma prima di toglierlo dal collo è bene sostituirlo con un altro o con una medaglietta, in modo che non si resti mai privi di esso.

Impegni

Impegni particolari non sono prescritti.
Tutti gli esercizi di pietà approvati dalla Chiesa servono ad esprimere ed alimentare la devozione alla Madre di Dio. Tuttavia è raccomandata la recita quotidiana del S. Rosario.

Indulgenza parziale

Il pio uso dello Scapolare o Medaglia (per esempio un pensiero, un richiamo, uno sguardo, un bacio…) oltre che favorirci l’unione con Maria SS. e con Dio, ci procura una indulgenza parziale, il cui valore aumenta in proporzione alle disposizioni di pietà e di fervore di ciascuno.

Indulgenza plenaria

Si può acquistare nel giorno in cui si riceve per la prima volta lo Scapolare, nella festa della Madonna del Carmine (16 luglio), di S. Simone Stock ( 16 maggio ), di Sant’Elia profeta ( 20 luglio), di Santa Teresa del Gesù Bambino ( 1 ottobre ), di Santa Teresa d’Avila ( 15 ottobre ), di tutti i Santi Carmelitani ( 14 novembre ), di San Giovanni della Croce ( 14 dicembre ).

Per tali indulgenze sono richieste le seguenti condizioni:
1) Confessione, Comunione Eucaristica, preghiera per il Papa;
2) promessa di voler osservare gli impegni della Associazione dello Scapolare.

PROMESSA della MADONNA a Papa GIOVANNI XXII:
(PRIVILEGIO SABATINO)

Il Privilegio Sabatino, è una seconda Promessa (riguardante lo scapolare del Carmine) che la Madonna fece in una Sua apparizione, ai primi del 1300, al Pontefice Giovanni XXII, al quale, la Vergine comandò di confermare in terra, il Privilegio ottenuto da Lei in Cielo, dal Suo diletto Figlio.

Questo grande Privilegio, offre la possibilità di entrare in Paradiso, il primo sabato dopo la morte. Ciò vuol dire che, coloro che otterranno questo privilegio, staranno in Purgatorio, massimo una settimana, e se avranno la fortuna di morire di sabato, la Madonna li porterà subito in Paradiso.

Non bisogna confondere la Grande Promessa della Madonna con il Privilegio Sabatino. Nella Grande Promessa, fatta a S. Simone Stock, non sono richieste né preghiere né astinenze, ma basta portare con fede e devozione giorno e notte indosso, fino al punto di morte, la divisa carmelitana, che è l’Abitino, per essere aiutati e guidati in vita dalla Madonna e per fare una buona morte, o meglio per non patire il fuoco dell’Inferno.

Per quanto riguarda il Privilegio Sabatino, che riduce ad una settimana, massimo, la sosta nel Purgatorio, la Madonna chiede che oltre a portare l’Abitino si facciano anche preghiere e alcuni sacrifici in Suo onore.

Condizioni per ottenere il privilegio sabatino

1) Portare, giorno e notte indosso, l’«Abitino», come per la Prima Grande Promessa.

2) Essere iscritti nei registri di una Confraternita Carmelitana ed essere, quindi, confratelli Carmelitani.

3) Osservare la castità secondo il proprio stato.

4) Recitare ogni giorno le ore canoniche (cioè l’Ufficio Divino o il Piccolo Ufficio della Madonna). Chi non sa recitare queste preghiere, deve osservare i digiuni della S. Chiesa (salvo se non è dispensato per legittima causa) e astenersi dalle carni, nel mercoledì e nel sabato per la Madonna e nel venerdì per Gesù, eccettuato il giorno del S. Natale.

Alcune precisazioni

Chi non osserva la recita delle suddette preghiere o l’astinenza dalle carni non commette alcun peccato; dopo la morte, potrà entrare anche subito in Paradiso per altri meriti, ma non godrà del Privilegio Sabatino.

La commutazione dell’astinenza dalle carni in altra penitenza si può chiedere a qualunque sacerdote.

Segno della spiritualità Carmelitana oggi

Molti battezzati indossano – spesso con una punta di sano orgoglio – lo Scapolare della Madonna del Carmelo.
Molti altri lo conoscono per averlo visto sulle spalle di qualche persona cara o amica.
Molti, forse, si saranno chiesti il senso di quest’oggetto, che sa d’antico, sì, ma soprattutto dice convinzione, gioia di vivere gli impegni battesimali, amore verso Maria, madre di Gesù e madre nostra.
Le origini dello Scapolare affondano le radici nell’uso medievale di rivestire dell’abito religioso o di parte di esso chi desiderasse condividere i benefici spirituali di un’Ordine, seguendone la spiritualità.
Quest’uso, evidentemente legato alla mentalità medievale assai più concreta della nostra, si è diffuso in tutto il mondo cristiano, anche nei secoli successivi.
Si è arricchito di contenuti e modalità espressive, al punto che oggi in tante parti del mondo è la stessa cosa dire Madonna del Carmine o Madonna dello Scapolare.

Un po’ di storia…
Lo Scapolare, o “Abitino”, è composto da due pezzi di stoffa marrone legati da cordicelle o nastri, che poggiano sulle spalle (scapole, da cui il nome).
Nato come parte dell’abbigliamento dei contadini e poi dei religiosi, era in pratica un grembiule usato per non sporcare l’abito.
Ben presto, per i Carmelitani, diventò il simbolo della protezione materna di Maria, quasi la sintesi di tutti i benefici da lei ottenuti.
Perciò iniziarono a considerare lo Scapolare come parte essenziale dell’abito, l’abito stesso; e l’abito era segno della vita che si conduceva, espressione esterna di ciò che si è.
Inizialmente però, per affiliare i laici all’Ordine veniva concessa la cappa bianca, considerata il “segno esterno” dell’abito, ma non lo Scapolare, perché, altrimenti, un laico che avesse indossato per un intero anno l’abito-Scapolare, sarebbe stato considerato frate o monaca a tutti gli effetti. Con l’andar del tempo la proibizione cadde e lo Scapolare fu dato a tutti, soprattutto nella sua forma ridotta.
Due elementi contribuirono in modo decisivo all’affermazione dell’Abitino come segno della consacrazione a Maria e della sua protezione verso i devoti: la promessa della morte in stato di Grazia, legata alla “leggenda” della visione di S. Simone Stock, e quella della pronta liberazione dalle pene del Purgatorio, legata alla cosiddetta “Bolla sabatina”.
Al di là della storicità dei due fatti, bisogna dire che le promesse trovano conferma, non solo nel Magistero successivo dei pontefici e della Chiesa che ne ha accettato, purificandole e correggendole, le implicazioni, ma anche nel loro stesso senso teologico.
In realtà le promesse confermano e sottolineano ciò che la fede cristiana ha da sempre affermato: chi vive secondo gli impegni battesimali, morirà nella piena comunione con Dio, nella sua Grazia e giungerà presto a goderne l’eterno abbraccio.
La protezione materna di Maria non fa che rendere più sicuro il comune cammino verso la santità.
Nel ‘600 dunque l’identificazione Madonna del Carmine-Madonna dello Scapolare può dirsi conclusa: la confraternita dello Scapolare soppiantò ben presto tutte le altre variamente collegate al titolo del Carmelo; così come l’iconografia mariano-Carmelitana preferì i temi del dono dell’Abitino e della liberazione delle anime dal Purgatorio.
La stessa festa del 16 luglio, nata in Inghilterra nel XIV secolo per celebrare la protezione e i benefici di Maria, divenne ben presto la festa dell’intero Ordine e fu popolarmente conosciuta come la festa dello Scapolare.

Un segno ricco di contenuti
Tutto questo non fu un fatto di scarsa rilevanza, ma coinvolse larghissime fasce del popolo cristiano: lo Scapolare e i suoi valori vennero infatti recepiti come una naturale espressione della pietà popolare, che ne restò a sua volta influenzata.
L’Abitino fu usato infatti come veicolo di valori cristiani essenziali: chi avesse voluto entrare nella Confraternita o nel Terz’Ordine avrebbe dovuto accettare uno stile di vita veramente conforme al Vangelo.
La formazione, la vita sacramentale, la preghiera e l’ascesi, dovevano condurre la persona all’unione con Dio e trovare necessaria espressione e verifica nella concretezza della carità, sia verso i confratelli che verso gli esterni.
Non era possibile indossare l’abito di Maria solo per “garantirsi” un posto in Paradiso!
Se poi tutto ciò non ha retto all’urto delle tempeste abbattutesi sulla Chiesa e dunque anche sul Carmelo tra il ‘700 e l’800, non vuol dire che lo Scapolare fosse un segno vuoto, puramente esteriore.
Piuttosto va detto che il nostro secolo ha ereditato forme che non sempre è riuscito a tradurre in termini vitali.
Forse siamo giunti ad un punto in cui è possibile tentare un recupero, tutt’altro che sterilmente archeologico.
Non si tratta infatti di risuscitare un oggetto ormai lontano dalla sensibilità comune, ma di dare espressione e corpo ai contenuti validi e vitali della pietà popolare in modo da proporre ancor oggi, come si è fatto per secoli, un’occasione di santificazione e di vita realmente e profondamente cristiana.
Oggi vanno indubbiamente tenuti in considerazione alcuni temi centrali, legati da sempre allo Scapolare: per esempio la comunione con Dio, la consacrazione a Lui attraverso Maria, il valore “sacramentale” e quello escatologico dell’Abitino.
Lo Scapolare è infatti un “sacramentale”, cioè un segno che ricorda e attua una realtà spirituale secondo la misura di fede di chi lo indossa.
È segno di affiliazione ad un’Ordine religioso cristocentrico e mariano, dunque indica l’appartenenza alla grande famiglia Carmelitana e la condivisione della sua spiritualità.
Non ci si fa santi da soli: solo il sapersi membri di un popolo in cammino consente di incontrare e sperimentare la pienezza della comunione divina.
Così pure l’Abitino è segno di consacrazione a Maria ed esprime la nostra volontà di camminare con lei, accompagnati e sorretti dalla sua mano materna, verso la pienezza di comunione, verso la “vetta del monte, che è il Signore Gesù”.
Ma è anche il segno della protezione e della difesa che Maria opera nella vita del cristiano. Inoltre proprio perché un “sacramentale”, lo Scapolare ci ricorda e ci aiuta a crescere nel personale rapporto con Maria, madre di Gesù e della Chiesa.
La tradizione Carmelitana ha guardato Maria da diverse prospettive, a tutt’oggi ancora attuali, che possono essere comunicate, spiegate e insegnate, perché anche altri possano trarne beneficio spirituale. Maria è stata vista come Madre, Sorella, Vergine purissima, Patrona, Profeta…
Le promesse tradizionalmente legate allo Scapolare sono da considerare nel loro indubbio valore escatologico: siamo incamminati verso un futuro di comunione, di pace e di gloria, che va però costruito giorno dopo giorno nell’oggi della vita intessuto di sacrificio, preghiera continua, carità operosa e attenta.
Il Carmelitano, rivestito dell’abito di Maria, è capace come lei di “conservare tutte le cose meditandole nel suo cuore” (cfr. Lc 2, 19.51).
Il Carmelitano sa essere profeta e stando accanto ai fratelli sa indicare loro la direzione e la meta verso cui cammina la storia della Salvezza.

Quale messaggio di spiritualità
Ancor’oggi si possono vedere numerosi fedeli, talvolta un fiume, che soprattutto in certi momenti particolari, come a ridosso della festa del Carmine, chiedono di poter ricevere l’Abitino.
Talvolta, è vero che alcune persone sono motivate da ragioni superficiali e l’imposizione dello Scapolare o l’indossarlo finiscono col diventare gesti al limite della superstizione.
Ma questo è sempre stato uno dei limiti della pietà popolare, la quale perciò dev’esser continuamente aiutata a crescere, purificandosi di quanto non è autentico atto di fede.
Ricevere lo Scapolare non è un rito di ripetizione meccanica (al limite del magico), ma un momento di preghiera, di ascolto della Parola di Dio, può diventare l’occasione anche per una breve catechesi sui valori fondamentali della spiritualità Carmelitana ed espressi dallo Scapolare.
Così anche gli impegni di preghiera e ascesi personale legati al suo uso sono i mezzi di incontro con il Signore, utili a favorire quell’unione con Lui per mezzo di Maria.
Non dovrebbero mai venir disgiunti dall’impegno per una qualche forma di servizio: non si dà autentica vita cristiana senza carità fraterna!
Il passato ha formulato espressioni diverse di preghiera legate allo Scapolare a ai suoi valori. Basti ricordare i diversi momenti e forme di preghiera propri della tradizione Carmelitana: i mercoledì solenni, il sabato, le “Allegrezze”, i sette Pater-Ave-Gloria, le novene…
Sono tutti modi per favorire una preghiera comunitaria ricca di contenuti e valori essenziali per chiunque voglia vivere il Vangelo con l’aiuto della spiritualità Carmelitana.
Oggi sono state pensate forme nuove, più consone alla sensibilità e alla cultura attuali, anche se in continuità col passato.
Analogo discorso vale per le prescrizioni ascetiche: tra queste la virtù della castità secondo il proprio stato, oggi apparentemente in crisi, per sviluppare in sintonia con lo Spirito tutta la carica di amore, autenticamente umano, di cui ogni persona è capace.
Lo Scapolare, allora non è una forma di devozionismo, ma una modalità attualissima di vivere il Vangelo in ogni sua prospettiva.
Ancora una parola sulla dimensione comunitaria suscitata dallo Scapolare; se è segno di appartenenza ad una famiglia dovrà necessariamente ricondurre ad essa.
Oggi purtroppo chi riceve l’Abitino lo fa quasi sempre in modo “privato”, ma nella Chiesa non c’è proprio nulla di privato, ma “tutto era in comune fra loro” (At 2, 44).
Le antiche confraternite assolvevano bene al compito di collegamento tra gli ascritti e garantivano l’esecuzione dei diversi impegni.
Da quando furono spazzate via dalle varie soppressioni del secolo passato, non si è più stati capaci di creare strutture a misura d’uomo, capaci di far incontrare le persone e farle sentire in comunione, animate dai medesimi atteggiamenti.
Oggi viviamo in un tempo in cui i collegamenti non dovrebbero essere un problema, non mancano certo i mezzi per far giungere a distanza un messaggio.
Così pure non dovrebbe essere impossibile, e in alcune zone già si fa, creare occasioni d’incontro per persone che si rifanno alla spiritualità Carmelitana per giornate o momenti di preghiera, formazione e condivisione.
Forse è giunto il momento di riscoprire il valore della Famiglia Carmelitana, alla quale appartengono i Frati, le Monache, i Terziari, le Suore, ma specialmente tutti i battezzati che indossano lo Scapolare.
Ogni giorno la preghiera comune, gli uni per gli altri, crea un legame inscindibile e forte, che ci unisce profondamente tra noi e con Dio. I Frati Carmelitani, ogni mercoledì, celebrano la s. Messa per coloro che indossano lo Scapolare o si trovano in Cielo, sotto il manto di Maria, per contemplare il volto di Dio.
Affidano al Signore i malati, i sofferenti; lo ringraziano perché in Maria Egli compie innumerevoli miracoli di guarigione corporale e spirituale.
Ma tutto questo non basta: serve anche la tua preghiera, perché i membri della Famiglia sono uniti solo attraverso l’Amore verso Dio e si riconoscono tra loro attraverso il semplice uso di indossare un pezzetto di stoffa marrone.

Fonte: Centro Stampa Carmelitano 

Le quindici orazioni di Santa Brigida

Le quindici orazioni di Santa Brigida sono state rivelate da Gesù alla nostra patrona d’Europa, si recitano per un anno, senza interruzione.

Scarica i fogli con le orazioni, puoi stamparli utilizzando la tua stampante di casa.

Siccome era molto tempo che Brigida desiderava sapere il numero dei colpi che nostro Signore aveva ricevuto durante la sua Passione, un giorno Egli le apparve dicendole:

“Figlia mia, ho ricevuto sul mio corpo 5480 colpi. Se tu vorrai onorarli, dirai 15 Pater e 15 Ave con le orazioni seguenti, durante un anno. Trascorso l’anno avrai salutato ognuna delle mie piaghe.” E aggiunse:

“chiunque dirà queste orazioni durante un anno avrà questi benefici:” 

  1. Libererà dal Purgatorio 15 anime della sua stirpe
  2. 15 giusti della sua stirpe saranno confermati e conservati in grazia
  3. 15 peccatori della sua stirpe si convertiranno
  4. La persona che le dirà avrà il primo grado di perfezione.
  5. 15 giorni prima di morire riceverà il mio prezioso Corpo in modo che sarà liberato dalla fame eterna e berrà il mio prezioso Sangue perchè non abbia sete in eterno.
  6. 15 giorni prima di morire avrà una contrizione amara di tutti i suoi peccati e una perfetta conoscenza di essi.
  7. Metterò il segno della mia croce vittoriosa davanti a lei per soccorrerla e difenderla contro gli attacchi dei suoi nemici.
  8. Prima della sua morte io verrò a lei con la mia amatissima e cara Madre.
  9. Riceverò benignamente la sua anima e la condurrò alle gioie eterne.
  10. E conducendola fin là, io le darò con singolare tratto a bere alla fonte della mia Divinità; cosa che non farò con coloro che non avranno recitato queste Orazioni.
  11. Occorre sapere che chiunque avesse vissuto durante 30 anni in peccato mortale e dirà devotamente o si sarebbe proposto di dire queste Orazioni, io gli perdonerò tutti i suoi peccati.
  12. Lo difenderò dalle tentazioni.
  13. Gli conserverò i suoi cinque sensi.
  14. Lo preserverò dalla morte improvvisa.
  15. Salverò la sua anima dalle pene eterne.
  16. Otterrà tutto quello che domanderà a Dio e alla Santa Vergine Maria.
  17. Se avesse vissuto sempre secondo la sua volontà e avesse dovuto morire domani, la sua vita si prolungherà.
  18. Tutte le volte che reciterà queste orazioni guadagnerà l’indulgenza parziale.
  19. Sarà sicuro di essere aggiunto al coro degli Angeli.
  20. Se qualcuno le insegnerò ad un altro, avrà gioia e merito senza fine che saranno stabiliti sulla terra e dureranno eternamente in cielo.
  21. Dove sono o saranno dette queste orazioni, Dio è presente con la sua grazia.

Prima orazione 

O Signore Gesu’ Cristo, eterna dolcezza di coloro che ti amano, giubilo che trapassa ogni gioia ed ogni desiderio, salvezza ed amore di coloro che si pentono, ai quali dicesti :”Le mie delizie sono con i figlioli degli uomini” e Ti sei fatto uomo per la loro salvezza, ricordati dei motivi che ti spinsero a prendere la carne umana e di tutte le sofferenze che sopportasti dal principio della tua incarnazione fino al tempo della tua santa Passione, così come era stato decretato ed ordinato dall’eternità nel pensiero divino. Ricordati del dolore che, come affermasti tu stesso, ebbe l’anima tua, quando dicesti :” La mia anima è triste fino alla morte”; e quando nell’ultima cena con i tuoi discepoli, dopo aver loro lavato i piedi, Tu desti loro il tuo sacro corpo e il tuo prezioso sangue, e consolandoli con dolcezza, predicesti la tua imminente Passione. Ricordati del tremito, dell’angoscia e del dolore che sopportasti nel santissimo corpo, prima di andare sul patibolo della Croce quando, dopo aver pregato per tre volte il Padre, coperto del sudore di sangue, fosti tradito da uno dei tuoi discepoli, preso dal tuo popolo eletto, accusato da falsi testimoni, ingiustamente condannato a morte da tre giudici nel piu’ solenne tempo della Pasqua, tradito, deriso, spogliato dei tuoi vestiti, bendato e schiaffeggiato, legato alla colonna, flagellato e coronato di spine. Per il ricordo che serbo di queste pene, ti prego, dolcissimo Gesu’ di concedermi prima della mia morte, sentimenti di vera contrizione, una sincera confessione e remissione di tutti i miei peccati. Amen 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Seconda orazione 

O Gesù, vera letizia degli Angeli e Paradiso di delizie, ricordati degli orribili tormenti che provasti quando i nemici tuoi, come ferocissimi leoni, avendoti circondato con schiaffi, sputi, graffi ed altri inauditi supplizi, ti lacerarono; e per le ingiuriose parole, per le aspre percosse e i durissimi tormenti, con i quali i nemici tuoi ti afflissero, io ti supplico di liberarmi dai miei nemici visibili come da quelli invisibili, e concedi che sotto l’ombra delle ali tue io ritrovi la protezione dell’eterna salute. Amen 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Terza orazione 

O Verbo incarnato. Onnipotente creatore del mondo, che sei immenso, incomprensibile e puoi racchiudere l’universo nello spazio di un palmo, ricordati dell’amarissio dolore che sopportasti quando le santissime tue mani e piedi furono confitti con chiodi acuminati sul legno della croce. Oh! Qual dolore provasti, o Gesu’, allorche’ i crocifissori dilaniarono le tue membra e sciolsero le congiunture delle tue ossa, tirarono il tuo corpo per ogni verso, a loro piacere. Ti prego per la memoria di questi dolori sopportati da te sopra la croce, che tu mi voglia concedere ch’io ti ami e tema quando si conviene. Amen 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Quarta orazione 

O Signore Gesu’ Cristo, celeste Medico, ricordati delle sofferenze e dei dolori che sentisti delle tue già lacerate membra, mentre si levava in alto la croce. Dai piedi alla testa eri tutto un cumulo di dolori; e nondimeno ti scordasti di tanta pena, e porgesti pietosamente preghiere al Padre per i nemici tuoi dicendo: “Padre Perdona loro, perche’ non sanno quello che fanno”. Per questa smisurata carità e misericordia e per la memoria di questi dolori concedimi di ricordarmi della tua amatissima Passione, affinchè essa mi giovi per una piena remissione di tutti i miei peccati. Amen.

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Quinta orazione

Rammentati, o Signore Gesù Cristo, specchio di eterna chiarezza, dell’afflizione che avesti quando, veduta la predestinazione di quelli eletti che, mediante la tua Passione, dovevano salvarsi, prevedesti ancora che molti non ne avrebbero profittato. Pertanto ti chiedo per la profondità della misericordia che mostrasti non solo nell’aver dolore dei perduti e disperati, ma nell’adoperarla verso il ladrone quando gli dicesti: “ oggi sarai con me in paradiso “ che tu voglia pietoso Gesu’ adoperarla sopra di me al punto della mia morte. Amen 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Sesta orazione

O Gesù Re amabile, ricordati del dolore che provasti, quando nudo e disprezzato pendesti in Croce, senza avere, fra tanti amici e conoscenti che t’erano d’intorno, chi ti consolasse, eccetto la tua diletta Madre, alla quale raccomandasti il discepolo prediletto dicendo:” Donna ecco tuo figlio; e al discepolo: ecco la tua Madre”. Fiducioso ti prego, pietosissimo Gesù, per il coltello del dolore che allora le trapassò l’anima, che tu abbia compassione di me nelle afflizioni e tribolazioni mie così del corpo come dello spirito, e mi consoli, porgendomi aiuto e gaudio in ogni prova e avversità . Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Settima orazione

O Signore Gesù Cristo, fonte di dolcezza inestinguibile che mosso da intimo affetto di amore, dicesti in Croce: “ Io ho sete”, cioè desidero sommamente la salute del genere umano, accendi, ti preghiamo, in noi il desiderio di operare perfettamente, spegnendo del tutto la sete delle concupiscenze peccaminose e il fervore dei piaceri mondani. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Ottava orazione

O Signore Gesù Cristo, dolcezza dei cuori e soavità grandissima delle menti, concedi a noi miseri peccatori, per l’amarezza dell’aceto e del fiele che per noi gustasti nell’ora della tua morte, che in ogni tempo, specialmente nell’ora del morire nostro, noi ci possiamo cibare del Corpo e Sangue tuo non indegnamente, ma in rimedio e consolazione delle anime nostre. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Nona Orazione

O Signore Gesù Cristo, giubilo della mente, ricordati dell’angoscia e del dolore che patisti quando per l’amarezza della morte e l’insulto dei giudei gridasti al Padre Tuo : “ Eloi, Eloi, lamma sabactani”: cioè Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?. Per questo ti chiedo che nell’ora della mia morte tu non mi abbandoni. Signor mio e Dio Mio. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Decima Orazione

O Signore Gesù Cristo, principio e termine ultimo del nostro amore, che dalla pianta dei piedi fino alla cima del capo ti sommergesti nel mare dei patimenti, ti prego, per le larghe e profondissime tue piaghe, che mi voglia insegnare ad operare perfettamente con carità nella legge e nei precetti tuoi. Amen.

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Undicesima orazione

O Signore Gesù Cristo, profondo abisso di pietà e di misericordia io ti domando, per la profondità delle piaghe che trapassarono non solo la carne tua e le midolla delle ossa, ma anche le più intime viscere, che ti piaccia sollevare me, sommerso nei peccati, e nascondermi nelle aperture delle tue ferite. Amen.

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Dodicesima orazione

O Signore Gesù Cristo specchio di verità, segno d’unità e di carità abbi in mente le innumerevoli ferite di cui fu ricoperto il tuo corpo, lacerato dagli empi giudei e imporporato del tuo stesso preziosissimo Sangue . Scrivi, ti prego, con quello stesso Sangue nel mio cuore le tue ferite, affinchè, nella meditazione del tuo dolore e del tuo amore, si rinnovi in me ogni giorno il dolore del tuo patire, si accresca l’amore ed io perseveri continuamente nel renderti grazie sino alla fine della mia vita, cioè fino a quando io non verrò da te, pieno di tutti i beni e di tutti i meriti che ti degnasti donarmi dal tesoro della tua Passione. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Tredicesima orazione

O Signore Gesù Cristo, Re invittissimo ed immortale, rammentati del dolore che sentisti quando, essendo tutte le forze del Corpo e del Cuore tuo venute meno, inchinando il capo dicesti: “ Tutto è compiuto.” Perciò ti prego per tale angustia e dolore che tu abbia misericordia di me nell’ultima ora della mia vita, quando sarà l’anima mia turbata dall’ansia dell’agonia. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Quattordicesima orazione

O Signore Gesù Cristo, Unigenito dell’Altissimo Padre, splendore e figura della sostanza sua, ricordati dell’umile preghiera con la quale raccomandasti lo spirito tuo dicendo:” Padre, raccomando nelle tue mani il mio spirito”. E dopo piegato il capo e aperte le viscere della tua misericordia per riscattare, esclamando mandasti fuori l’ultimo respiro. Per questa preziosissima morte ti prego, Re dei Santi, che mi faccia forte nel resistere al diavolo, al mondo ed alla carne, affinchè morto al mondo, io viva a te solo, e tu riceva nell’ultima ora della mia vita lo spirito mio, che dopo un lungo esilio e pellegrinaggio desidera di ritornare alla sua patria. Amen. 

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Quindicesima orazione

O Signore Gesù Cristo, vera e feconda vita, ricordati dell’abbondante effusione del sangue tuo, allorchè piegato il capo sulla Croce, il soldato Longino ti squarciò il costato da cui uscirono le ultime gocce di sangue ed acqua. Per questa amarissima Passione ferisci, ti prego, dolcissimo Gesù, il cuor mio, affinchè, giorno e notte io versi lacrime di penitenza e di amore: convertimi totalmente a te perché il mio cuore sia perpetua abitazione di te e la conversione mia ti piaccia e ti sia accetta, ed il termine della mia vita sia lodevole, per lodarti insieme con tutti i Santi in eterno. Amen

O dolcissimo Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesu’, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la nostra salvezza crocifisso, regnante ora in cielo, abbi pietà di noi.

PADRE NOSTRO; AVE, O MARIA

Preghiera Finale

O Signore mio Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, accetta questa preghiera con lo stesso immenso amore col quale sopportasti tutte le piaghe del tuo Santissimo Corpo; abbi di noi misericordia, e a tutti i fedeli, vivi e defunti, concedi la tua misericordia, la tua grazia, la remissione di tutte le colpe e pene, e la vita eterna.

Domenica della Divina Misericordia – 11 aprile

La Festa della Divina Misericordia è la più importante forma di devozione alla Divina Misericordia tra tutte quelle rivelate da Gesù a Santa Faustina.

Gesù parlò per la prima volta di questa solennità a Plock nel 1931 proprio a Santa Faustina, quando le trasmise la sua volontà riguardo all’immagine: « La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande. Dopo un istante, Gesù mi disse: Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici…»(Diario, p. 75).

La richiesta del dipinto che Gesù fece a Faustina fu cosa irrealizzabile date le sue scarse abilità artistiche ma provò ugualmente a dipingere il quadro senza riuscirci e ciò le provocò una sofferenza enorme. Ma il Signore non demorde e incoraggia ulteriormente la Santa nel portare a termine la sua opera: « Ad un tratto vidi il Signore che mi disse: Sappi che, se trascuri di dipingere quell’immagine e tutta l’opera della Misericordia, nel giorno del giudizio risponderai di un gran numero di anime »

Successivamente Faustina si trasferì a Vilnius dove incontrò il suo confessore e direttore spirituale, don Sopocko che incaricò l’artista pittore Eugeniusz Kazimirowski di dipingere questa immagine sacra mantenendo il segreto. Con i dettagli e le correzioni necessarie di Faustina Eugeniusz cercava di ottenere un’immagine fedele di Gesù Misericordioso esattamente come quella della visione, ma il risultato non era soddisfacente come fu chiaramente riportato sul diario della Santa: « Andai subito in cappella e mi sfogai piangendo a dirotto. Dissi al Signore: Chi può dipingerTi bello come sei? – All’improvviso udii queste parole: Non nella bellezza dei colori nè del pennello sta la grandezza di questa immagine, ma nella Mia grazia » L’immagine fu esposta nella finestra della cappella di Porta dell’Aurora a Vilnius, nei giorni 26-28 aprile 1935 e per la prima volta fu venerata pubblicamente durante le solennità di chiusura del Giubileo di 1900-ennio della Redenzione del Mondo.

I due raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua. Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime. Entrambi i raggi uscirono dall’intimo della Mia Misericordia, quando sulla croce il Mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia (…). Beato colui che vivrà alla loro ombra, poiché non lo colpirà la giusta mano di Dio

Ma l’immagine attuale fu realizzata successivamente da Adolf Hyla che si propose spontaneamente di dipingere una nuova opera e donarla alla Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia. Giunto a Cracovia Lagiewniki seguendo le indicazioni delle suore nel 1944 realizzò il dipinto e fu collocato nella cappella della Congregazione a Cracovia, dove è venerata fino ad oggi.

Oltre alla commissione dell’opera Gesù ordinò a Faustina come venerare la sua immagine impressa nel dipinto: « Io desidero che vi sia una festa della Misericordia: voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia »

Fu scelta proprio la domenica dopo Pasqua per il forte legame tra il mistero pasquale della Redenzione e il mistero della Divina Misericordia ed è il concetto principale della Novena alla Divina Misericordia che precede la festa e inizia il Venerdì Santo e durante la quale si recita la Coroncina. La festa non è soltanto un giorno di particolare adorazione di Dio nel mistero della misericordia, ma è un tempo di grazia per tutti gli uomini: «Desidero che la Festa della Misericordia sia un rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicineranno alla sorgente della mia Misericordia. L’anima che si accosta alla confessione ed alla Santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto (Diario 699). Figlia mia, dì che la Festa della mia Misericordia è uscita dalle mie viscere a conforto del mondo intero » (Diario, p. 440).

Dal diario di Faustina si evince concretamente perché Gesù ha voluto fortemente l’istituzione della festa: « Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione. Concedo loro l’ultima tavola di salvezza, cioè la festa della Mia Misericordia. Se non adoreranno la Mia Misericordia, periranno per sempre » (Diario, p. 561)

L’importanza di questa festa si misura con le straordinarie promesse che Gesù ha legato ad essa: « In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene » (Diario, p. 235)

Per ottenere questi grandi doni bisogna adempiere alle condizioni del Culto alla Divina Misericordia (fiducia nella bontà di Dio e carità attiva verso il prossimo), essere in stato di grazia (dopo la confessione) e ricevere degnamente la santa Comunione: « Nessun’anima troverà giustificazione finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia e perciò la prima domenica dopo Pasqua deve essere la festa della Misericordia ed i sacerdoti in quel giorno debbono parlare alle anime della Mia grande ed insondabile Misericordia »(Diario, p.378).

PREGHIERA. Dio, Padre Misericordioso, che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio Tuo Gesù Cristo, e l’hai riversato su di noi nello Spirito Santo Consolatore, Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo. Chinati su di noi peccatori, risana la nostra debolezza, sconfiggi ogni male, fa’ che tutti gli abitanti della terra sperimentino la Tua Misericordia, affinché in Te, Dio Uno e Trino, trovino sempre la fonte della speranza. Eterno Padre, per la dolorosa Passione e la Resurrezione del Tuo Figlio, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Amen.

Nome: Domenica della Divina Misericordia
Titolo: Liberazione dalle pene
Ricorrenza: 11 aprile
Tipologia: Commemorazione