Sant’Alessandro prega per noi – 26 agosto

Ai primi giorni d’autunno, l’esercito di Massimiano Cesare si trovava nelle valli svizzere, non lontano dalla conca del lago Lemano. Più che una guerra guerreggiata, lo aspettava una insidiosa guerriglia contro i fieri montanari del paese, sempre ribelli e costantemente inquieti.

Le Alpi, tutt’intorno, erano già incappucciate di neve. Faceva freddo. I soldati della legione risognavano la calda sabbia della loro terra natale. Era infatti una legione di soldati egiziani, detta Legione Tebana perché reclutata nella Tebaide, attorno alla città di Tebe.

Ad Agaunia, il primicerius Maurizio ordinò l’alt ai suoi legionari. Fece disporre il campo, in attesa di ordini da Octodurum. Da Octodurum, Massimiano Cesare ordinò che, in attesa di attaccar battaglia, si celebrasse un sacrificio propiziatorio agli dei.

I soldati cristiani della Legione Tebana si rifiutarono di eseguire l’ordine sacrilego. Massimiano minacciò rappresaglie, ma nessuno cedette. Giunse allora un reparto di littori per le misure disciplinari. Un soldato su ogni dieci della Legione Tebana cadde sotto il gladio. Ma i superstiti non si lasciarono intimorire, e si fecero vicendevolmente animo, spronati dal primicerius Maurizio. A Massimiano, mandarono a dire che la loro fedeltà agli insegnamenti del Signore era la più sicura garanzia della lealtà anche verso l’Imperatore. Seguì una seconda decimazione; poi una terza, finché tutti i legionari della cristiana legione furono giustiziati, ad Agaunia, in quell’autunno della fine del III secolo.

Anche il Sant’Alessandro festeggiato oggi, vien detto soldato della Legione Tebana, come molti altri Santi venerati nell’Italia settentrionale, perché aver appartenuto alla legione dei Martiri, per un cristiano e un soldato, appariva come il maggior titolo di nobiltà d’animo e di eroismo.

Egli sarebbe stato uno di quei pochi legionari i quali, trovandosi momentaneamente distaccati in altre località, sfuggirono all’eccidio di Agaunia, per subire poi il martirio in altri luoghi dove fiori la loro devozione.

Sant’Alessandro, per esempio, è l’amatissimo Patrono della città di Bergamo: perciò la leggenda lo fa morire a Bergamo, dopo essere sfuggito due volte al carcere e avere infranto gli idoli davanti al suo comandante e persecutore, Massimiano Cesare.

A lui, primo Martire e Patrono di Bergamo, è dedicata la Cattedrale della città, che sembra proteggere con la sua mole gli altri due bellissimi monumenti di Bergamo antica: la Chiesa di Santa Maria Maggiore, e la Cappella Colleoni, nel suggestivo e silenzioso scenario della Città Alta.

Al glorioso Patrono son dedicate poi altre due chiese nella Città Bassa: Sant’Alessandro della Croce e Sant’Alessandro in Colonna, tutt’e due ricche di antiche memorie. Il soldato egiziano, il superstite della Legione Tebana, ha dunque in Bergamo la sua seconda e più vera patria, dove al calore del sole si sostituisce il tepore dell’affetto, nell’estate della fede, che non conosce autunni.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Bergamo, sant’Alessandro, martire.

Nome: Sant’ Alessandro di Bergamo
Titolo: Martire
Nascita: III secolo , Tebe
Morte: 26 agosto 303, Bergamo
Ricorrenza: 26 agosto
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Bergamo, Melzo, Melfi, Caronno Pertusella, Pieve Emanuele, Cesate, Mosciano Sant’Angelo, Besozzo, Mozzate, Fara Gera d’Adda >>> altri comuni

San Luigi IX prega per noi – 25 agosto

S. Luigi IX re di Francia, nacque nell’anno 1214 in Poissy, ove ricevette anche il santo battesimo. Ebbe per genitori Luigi VIII e la regina Bianca di Castiglia, donna di grande pietà e virtù.

La mamma procurò di inspirargli fin dalla prima infanzia un singolare amore alla virtù e un grande orrore al peccato, ripetendogli spesso quelle celebri parole: « Figliuol mio, vorrei piuttosto vederti morto, anziché macchiato di un sol peccato mortale ». Questa frase fece sì grande impressione sul cuore di Luigi che se ne ricordò per tutta la sua vita.

Quando fu maggiorenne, venne consacrato e coronato re di Francia, e Luigi riguardò poi sempre la sua consacrazione non come una semplice cerimonia, ma come un impegno ed un obbligo che egli assumeva davanti a Dio ed agli uomini di far regnare Gesù Cristo in tutti i suoi stati.

Nel 1230 quasi tutta la feudalità del Regno si radunò al cospetto del giovane sovrano, in segno di omaggio e di subordinazione. Nel 1234 Luigi sposò Margherita di Provenza, figlia del conte Raimondo Beringhieri V.

Guidato da maestri dotati di pietà e di scienza, Luigi crebbe così serio e dedito ai suoi doveri, così pio e virtuoso, che pareva immune da ogni passione. Semplice e modesto, curava di conciliarsi il rispetto del popolo non tanto con il fasto esteriore, quanto colle opere buone e con un buon governo, che riorganizzò amministrativamente e moralizzò nei costumi. Attenta anche la sua politica estera, sempre intesa all’equilibrio e alla pace europea.

Per riempirsi la mente e il cuore di massime sante e di pii sentimenti, egli leggeva continuamente la Sacra Scrittura e le opere dei Ss. Padri e ne consigliava la lettura anche ai suoi cortigiani.

Ma Luigi non fu solo un sovrano di notevole intelligenza di governo, oltre che di alto profilo morale. In lui il valore si congiungeva alla pietà, senza nulla perdere del suo splendore.

Nell’anno 1244 fu sorpreso da un’ardentissima febbre, per cui tutto il popolo, dolente, offrì a Dio fervide preghiere, ottenendogli la guarigione. Guarito, volle guidare una crociata per la liberazione della Terra Santa.

Sbarcato in Egitto presso la città di Damietta, attaccò i Saraceni e li vinse: ma iniziata la marcia verso l’interno, una terribile pestilenza decimò l’esercito crociato e colpì lo stesso sovrano. Assalito nuovamente dai Turchi, venne facilmente sconfitto e fatto prigioniero.

Venuto a patti col vincitore, poté liberare gran parte dei suoi soldati, soccorrere i feriti e proseguire come pellegrino per la Terra Santa. Qui mise mano ad opere di cristiana e regale pietà, che però dovette interrompere per far ritorno in Francia, essendogli in questo frattempo morta la pia madre. Quivi giunto, attese al riordinamento del regno, e governò con somma giustizia e cristiana pietà. Abolì il duello giudiziario, fondò la Sorbona, la Santa Cappella, e si preparò ad una nuova crociata. Ma a Tunisi una nuova epidemia colpì l’esercito, e lo stesso re, sentendosi morire, chiese gli ultimi Sacramenti, che ricevette con sentimenti di grande pietà. Fattosi indi adagiare sopra un letto, coperto di cenere e cilicio, con le braccia incrociate sul petto, spirò pronunziando le parole: « Entrerò nella tua casa, o Signore, ti adorerò nel tuo tempio santo e glorificherò il tuo nome ». Era il 25 agosto del 1270.

Fu santificato da papa Bonifacio VIII nel 1297 con il nome di San Ludovico e San Luigi dei francesi, le sue spoglie sono conservate in Sicilia, nella cattedrale di Monreale, e in Francia, nella basilica di Saint-Denis.

PRATICA. Impariamo da questo re a condurre una vita veramente cristiana.

PREGHIERA. O Dio, che trasportasti il tuo beato confessore Luigi IX dal regno terreno alla gloria del regno celeste, deh! per i meriti e le preghiere di lui, fa’ che possiamo essere anche noi compagni del Re dei re, Gesù Cristo, tuo Figliuolo.

Nome: San Ludovico (Luigi IX)
Titolo: Re di Francia
Nascita: 1214, Poissy, Francia
Morte: 25 agosto 1270, Tunisi, Tunisia
Ricorrenza: 25 agosto
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Barolo, Fenestrelle, Castelletto Uzzone

San Bartolomeo Apostolo prega per noi – 24 agosto

L’apostolo S. Bartolomeo era galileo e probabilmente pescatore come la maggior parte degli Apostoli. Scelto da Gesù, Natanaele, il suo nome originario, ebbe anch’egli la felice sorte di nutrire l’anima sua delle parole di vita che uscivano dal labbro benedetto del Divin Maestro per tutto il tempo della sua predicazione, e di essere testimonio dei suoi miracoli.

Insieme con gli altri Apostoli, predicò il Vangelo nella Giudea, operando miracoli e cacciando i demoni dagli ossessi. Nel giorno di Pentecoste ricevette egli pure la pienezza dello Spirito Santo, dopo di che annunziò intrepidamente il S. Vangelo agli Ebrei e soffrì come gli altri Apostoli obbrobri e battiture per amore di Gesù Cristo.

Rigettato dai Giudei, S. Bartolomeo si portò prima nella Libia, poi nell’Arabia, nelle Indie Orientali e nell’Armenia Maggiore. La sua parola, congiunta ad una vita mortificata e allo spirito di preghiera, operò un bene immenso.

Celebre è specialmente la conversione del re Polimio e della regina sua consorte.

Però tanto zelo eccitò la gelosia e il furore degli idolatri, i quali, spinti da odio diabolico, tramarono contro di lui. Per meglio riuscire nel sacrilego intento, attirarono dalla loro parte il fratello del re, Astiage, che incatenato il santo Apostolo lo condannò ad essere scorticato vivo.

Mentre essi compivano quest’opera, San Bartolomeo scongiurava il Signore perchè volesse perdonare ai suoi carnefici. I manigoldi, dopo avergli tolta la pelle, lo decapitarono.

Il corpo del santo Apostolo venne seppellito in Albanopoli, ove restò fino a quando l’imperatore Ottone II lo fece trasportare a Roma.

Gli fu edificata una chiesa nell’Isola Tiberina e il suo corpo si trova sotto l’altar maggiore, in un sarcofago di porfido.

PRATICA. Tutte le avversità, quando si mettono a confronto dei premi eterni che per esse ci saranno resi, non sono che ragnatele, ombra e fumo (S. Giovanni Crisostomo).

PREGHIERA. O Dio onnipotente ed eterno, che in questo giorno ci concedi di celebrare la festa del tuo beato Apostolo Bartolomeo e per questo ci riempi di santa gioia, deh! da’ alla tua Chiesa d’amare ciò che egli credette e di praticare ciò che insegnò.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di san Bartolomeo Apostolo, comunemente identificato con Natanaele. Nato a Cana di Galilea, fu condotto da Filippo a Cristo Gesù presso il Giordano e il Signore lo chiamò poi a seguirlo, aggregandolo ai Dodici. Dopo l’Ascensione del Signore si tramanda che abbia predicato il Vangelo del Signore in India, dove sarebbe stato coronato dal martirio.

Nome: San Bartolomeo
Titolo: Apostolo
Nascita: I sec, Cana, Galilea
Morte: I sec, Albanopolis, Caucasia
Ricorrenza: 24 agosto
Tipologia: Festa
Patrono di: Benevento, Avezzano, Formigine, Brugherio, San Giuliano Terme, Borgomanero, Casalgrande, Pavullo nel Frignano, Casalpusterlengo, Vinovo >>> altricomuni
Protettore: calzolai, dei conciatori, cuoiai, fabbricanti di guanti, legatori di libri, macellai, pellicciai, sarti

Santa Rosa da Lima prega per noi – 23 agosto

Fu il primo fiore dell’America meridionale. Nacque da ricchi genitori verso la fine del secolo XVI. Fu veramente una « rosa » che crebbe fra le spine; che la vita di lei è tutta un profumo di celestiali virtù tra eroiche penitenze. Fin da fanciulla si distinse per la pietà e per la docilità ai propri genitori. All’età di cinque anni fece il voto di perpetua verginità, eleggendosi per sposo Gesù Cristo. Appena seppe leggere, per prima cosa lesse la vita di S. Caterina da Siena, che scelse a protettrice e di cui cercò di imitare le virtù.

Cresciuta negli anni, cominciò a fare vita più ritirata. I genitori volevano che si sposasse, ma essa, benchè dolente per dover contraddire i genitori, stette ferma nel suo proposito.

Più tardi, meditando le parole del Vangelo: « Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri e vieni e seguimi », si ritirò in un monastero di Domenicane.

In questo nuovo stato di vita, si accrebbe in lei il fervore della carità verso il Signore e attese a vivere nel nascondimento, accettando i lavori più umili, più faticosi, facendo tutto allegramente, come penitenza dei propri peccati.

Questo suo grande amore verso il Signore fu messo a una prova che durò per 15 anni circa, durante i quali ebbe anche a patire persecuzioni da parte di estranei. Ebbe anche lo straordinario dono delle nozze mistiche.

In questa lotta, essa andava ripetendo: « Signore, fatemi soffrire di più, purché non mi sia tolto il vostro amore ». Passata finalmente la bufera, il Signore la volle consolare, favorendola di molte visioni.

S’intratteneva familiarmente con la sua protettrice S. Caterina da Siena, che le appariva di frequente, e Gesù Cristo in una apparizione le disse: O Rosa del mio cuore, tu sei la mia sposa. Ormai Gesù era l’unico suo pensiero e persino durante la notte vegliava pregando.

Gesù intrattenendosi con lei, le disse: « Preparati: gli sponsali si avvicinano ». E il giorno seguente, 24 agosto 1617, tra il pianto delle consorelle, lasciava questa terra, per andare incontro allo Sposo Celeste.

PRATICA. Bisogna ubbidire prima a Dio che agli uomini.

PREGHIERA. O Dio onnipotente, dispensatore di tutti i beni, che, avendo prevenuta con la rugiada della grazia celeste la beata Rosa, volesti che fiorisse nelle Indie come modello di verginità e di pazienza, da’ a noi tuoi servi che, correndo dietro l’odore delle sue virtù, meritiamo di divenire il buon odore di Cristo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Rosa, vergine, che, insigne fin da fanciulla per la sua austera sobrietà di vita, vestì a Lima in Perù l’abito delle Suore del Terz’Ordine regolare dei Predicatori. Dedita alla penitenza e alla preghiera e ardente di zelo per la salvezza dei peccatori e delle popolazioni indigene, aspirava a donare la vita per loro, giungendo a imporsi grandi sacrifici, pur di ottenere loro la salvezza della fede in Cristo. La sua morte avvenne il giorno seguente a questo.

Nome: Santa Rosa da Lima
Titolo: Vergine
Nascita: 20 aprile 1586, Lima
Morte: 24 agosto 1617, Lima
Ricorrenza: 23 agosto
Tipologia: Commemorazione
Protettrice: dei fioristi, giardinieri

San Pio X Papa prega per noi – 21 agosto

Giuseppe Sarto nacque a Riese, presso Treviso, il 2 giugno 1835, da Giovanni Battista Sarto e da Margherita Sanson, poveri, ma ottimi coniugi, cari a tutti per il loro spirito di carità. Era il primogenito di dieci figli. Ricevette i primi insegnamenti religiosi in seno alla famiglia, dove la virtù era tradizionale.

All’età di 9 anni « Bepi » fa alla mamma una cara confidenza: Vuole essere prete!… L’inaspettata rivelazione è accolta con un sussulto di gioia e una pena a stento dissimulata. Troppo onore per la famiglia Sarto! Ma, e i mezzi?… “Occorre confidare – pensò l’ottima madre – se Dio lo vuole sacerdote ci fornirà i mezzi necessari”. Nel novembre del 1850 entrò nel Seminario di Padova e il 18 settembre del 1858 fu ordinato sacerdote a Castelfranco Veneto e il giorno seguente celebrò la Prima Messa Solenne nella nativa Riese, dove era stato battezzato e aveva ricevuto la Prima Comunione.

Fu Cappellano a Tombolo, Parroco a Salzano e poi Canonico e Cancelliere della Curia di Treviso. Ma tanto fu lo zelo e la competenza dimostrata nell’esplicare le mansioni affidategli, che Leone XIII lo elesse il 24 nov. 1884 Vescovo di Mantova, quindi Vescovo di S. Apollinare di Roma e in seguito Cardinale e Patriarca di Venezia. Lo Spirito Santo lo voleva però Capo Supremo di tutta la Chiesa. Morto infatti Leone XIII, il 4 agosto 1903 il Cardinal Sarto veniva eletto Papa col nome di Pio X.

Sulla Cattedra di Pietro Pio X fece delle riforme che rimarranno indelebili nella storia del Pontificato, dalla riforma della Musica Sacra, al dogma dell’Immacolata, alla codificazione del diritto canonico ad encicliche sul catechismo, contro la Massoneria, alla riorganizzazione dell’Azione Cattolica. La riforma più importante fu quella di portare ai 7 anni l’età della Prima Comunione, che fino allora si faceva in età molto più avanzata Decreto Quam singulari Christus amore sulla comunione ai fanciulli. (Decreto “Quam singulari Christus amore” sulla comunione ai fanciulli.) I giansenisti superstiti inorridirono; i modernisti mormorarono. Ma Pio X era sicuro di non sbagliare, e non cedette.

A mezzo secolo di distanza l’eresia modernista, che funestò in quel tempo la Chiesa, non è ormai che un ricordo. I suoi fautori pretendevano adeguare la Chiesa ai tempi moderni, e riuscirono a fare molti adepti anche tra le file del clero. L’enciclica « Pascendi dominicis» fece l’effetto di una bomba, che schiantò definitivamente l’eresia modernista.

Pio X fu sensibile a molti altri gravi problemi sociali, politici ed economici del suo tempo, tra cui il socialismo, problema aperto dalla “Non expedit” di Pio IX; la separazione francese fra Stato e Chiesa, i problemi sindacali esistenti in alcuni stati europei; l’avvicinarsi della guerra mondiale, o com’egli diceva, « il guerrone ». Gemeva, implorava la pace; ma la voragine s’aprì inesorabilmente. « Poveri figli miei, poveri figli miei sospirava nell’agonia… Offro la mia vita… Milioni di uomini che muoiono… Io avrei voluto evitare, ma non ho potuto… ». Egli può considerarsi la prima e più illustre vittima della guerra mondiale.

Nelle prime ore del 20 agosto 1914 si sparse pel mondo la ferale notizia: Sua Santità Pio X s’era spento serenamente in Cristo all’ 1 e 15 di quella notte, in seguito a broncopolmonite. Il mondo cristiano, quantunque aspettasse di momento in momento il triste annunzio, fu colto da doloroso stupore. Anzi, parve sprofondare in un abisso di tenebre più dense, quando lo spegnersi dell’unico faro di luce, che irradiava dal Colle Valicano, allontanò sempre più la speranza della pace.

Pio X fu un grande Santo, oltre che per le virtù proprie del suo sacerdozio, per aver fatto risplendere attorno a sé le virtù strettamente evangeliche della povertà e della carità. Evidentemente queste due virtù sono assai care a Dio e ottengono molti favori, se il postulatore della causa di Pio X si trovò imbarazzato nello scegliere, tra i tanti miracoli attribuiti a lui, i due richiesti dai canoni per la finale glorificazione.

Il 29 maggio 1954, anno Mariano, a meno di quarant’anni dalla sua morte, Pio X fu solennemente elevato alla gloria degli altari da Pio XII.

Il suo motto che egli attuò scrupolosamente in tutto il suo Pontificato fu « Instaurare omnia in Christo», cioè rinnovare ogni cosa in Cristo.

PRATICA. Compiamo sempre con fine soprannaturale i doveri del nostro stato.

PREGHIERA. O Dio, che per difendere la fede cattolica e per restaurare ogni cosa in Cristo, hai riempito di celeste sapienza e di fortezza apostolica il Sommo Pontefice San Pio X, concedici propizio di seguire i suoi insegnamenti e i suoi esempi per meritare il premio eterno.

Nome: San Pio X
Titolo: Papa
Nascita: 2 giugno 1835, Riese
Morte: 20 agosto 1914, Roma
Ricorrenza: 21 agosto
Tipologia: Memoria liturgica
Patrono di: Venezia, Spinetoli, Borgo Veneto

San Bernardo di Chiaravalle prega per noi – 20 agosto

Bernardo nacque l’anno 1091 nel castello di Fontaine, presso Dijon. Suo padre Techelino era uno dei più cospicui uomini del tempo e sua madre Aletta era parente dei duchi di Borgogna; entrambi però splendevano più per pietà che per ricchezza. Appena nato Bernardo, la piissima madre, non contenta di offrirlo solamente a Dio come aveva fatto degli altri suoi figli, lo destinò in modo particolare al servizio della Chiesa. Educato santamente fu mandato a Chatillon per compiere gli studi nel collegio dei canonici di quella città. Bernardo, quantunque giovanetto, amava star ritirato; era sempre raccolto, docile, affabile e cortese con tutti, e di una modestia singolare. La prontezza e la vivacità del suo ingegno facevano stupire i suoi maestri.

Ma se egli ascoltava le lezioni dei maestri, molto più era attratto dalla voce di Dio, che gli parlava internamente. Una notte di Natale gli comparve il Bambino Gesù, e Bernardo fu talmente invaghito della divina bellezza del Redentore, che fu poi sempre devotissimo dell’Incarnazione. A 18 anni perdette la virtuosa sua madre. Intanto, compiuti gli studi della teologia e della Sacra Scrittura, ritornò alla casa paterna.

Vedendo quanto era pericoloso il vivere nel mondo, pensò di ritirarsi a vita monastica. Tutta la famiglia e l’intero parentado dapprima gli si opposero, ma egli con la sua grazia e cortesia seppe talmente difendere la sua causa, che poco dopo molti di quelli che s’erano opposti seguirono il suo esempio. Infatti i fratelli Guido, Gerardo, Bartolomeo, Andrea e lo zio Gondrino, signore di Tolone, lo seguirono nella vita monastica.

A questi si unirono altri, così che furono in trenta a seguire con lui la divina chiamata. Presentatisi al monastero, l’abate S. Stefano, vedendo il loro fervore e la loro risoluzione, li accettò con gioia. Fatta la professione dopo un anno di noviziato, Bernardo si diede con grandissimo fervore alla pratica della virtù. Spesso, per eccitarsi al fervore si domandava: « Bernardo, a che fine sei venuto qui? ».

Devotissimo di Maria SS. rion lasciava passare giorno senza offrirle qualche ossequio speciale; in tutti poi cercava di diffondere la devozione alla gran Madre di Dio. E la Madonna molto gradiva l’amore di quell’anima santa. Un giorno, passando Bernardo davanti alla statua della Vergine, le rivolse il saluto angelico : « Ave Maria », ma lo disse con tanta grazia ed affetto, che dalla statua si sentì rispondere: «Ave Bernardo ».

Morto S. Stefano, fu eletto abate con voto unanime Bernardo. Quantunque sempre malaticcio, tuttavia predicava ovunque con grande zelo, e le sue prediche erano talmente piene di grazia, che da ogni parte accorrevano ad udirlo, e molti lo seguivano, chiedendo di essere accettati nel monastero.

In Bernardo si vide meravigliosamente accoppiata la santità con la sapienza: è chiamato il Dottore mellifluo. Numerosissime sono le sue opere, e per i suoi numerosi, alti e sapienti scritti sulle grandezze della Madre di Dio, venne chiamato il cantore di Maria.

Dopo una vita così santa e attiva, spirò il 20 agosto 1153 a 62 anni. La Chiesa lo onora col titolo di dottore.

PRATICA. Siamo molto devoti della SS. Vergine, e facciamole oggi un fioretto.

PREGHIERA. O Signore, che hai dato al tuo popolo il beato Bernardo come ministro di eterna salute, concedici, te ne preghiamo, che meritiamo di avere come intercessore in cielo colui che abbiamo avuto come dottore in terra.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Bernardo, abate e dottore della Chiesa, che entrato insieme a trenta compagni nel nuovo monastero di Cîteaux e divenuto poi fondatore e primo abate del monastero di Chiaravalle, diresse sapientemente con la vita, la dottrina e l’esempio i monaci sulla via dei precetti di Dio; percorse l’Europa per ristabilirvi la pace e l’unità e illuminò tutta la Chiesa con i suoi scritti e le sue ardenti esortazioni, finché nel territorio di Langres in Francia riposò nel Signore.

Nome: San Bernardo di Chiaravalle
Titolo: Abate e dottore della Chiesa
Nascita: 1091, Dijon, Francia
Morte: 20 agosto 1153, Chiaravalle-Clairvaux
Ricorrenza: 20 agosto
Tipologia: Memoria liturgica
Patrono di: Liguria, Chiaravalle, Rescaldina, Fontevivo, Robecchetto con Induno, Mesero, San Martino in Strada, Narzole, San Raffaele Cimena, Paesana >>> altri comuni
Protettore: degli agricoltori

San Giovanni Eudes prega per noi – 19 agosto

Giovanni nacque il 14 novembre 1601 da pia e modesta famiglia a Ri, un villaggio vicino ad Argentan nella Normandia. Fin da giovinetto diede prova di grande virtù e di profonda pietà, dimostrando una particolar devozione alla SS. Eucarestia ed a Maria Vergine.

Alunno dei Gesuiti nel collegio di Caen, compì brillantemente gli studi di Lettere e di Filosofia, dai Padri Gesuiti di Caen, ricevendone una solida formazione umana e spirituale. II 25 marzo 1623, entrò a far parte della Congregazione dell’Oratorio: venne ordinato sacerdote il 20 dicembre 1625; fu discepolo del cardinale Pierre de Bérulle e iniziò la sua attività pastorale dedicandosi alla cura degli appestati e alle missioni popolari. Ebbe fama di grande predicatore.

Fondò nel 1641 la Congregazione di Nostra Signora della Carità del Rifugio, un istituto religioso femminile destinato al recupero delle prostitute in cerca di redenzione: l’Ordine ottenne l’approvazione di papa Alessandro VII il 2 gennaio 1666.
Consacrato sacerdote a Parigi, incominciò subito a esercitare con zelo il suo apostolato, da essere definito dal celebre Padre Olier di San Sulpizio: « La rarità del suo secolo ».
Si dedicò quindi alle missioni e percorse la Normandia, una parte della Bretagna, la Borgogna, la Piccardia, la Sciampagna, la Brie, riportando ovunque grandissimi frutti.

Con l’approvazione del cardinale Richelieu, nel 1643 Giovanni Eudes abbandonò l’Oratorio e decise di dedicarsi alla formazione del clero secondo i dettami del Concilio di Trento: a tale scopo, il 25 marzo 1643 fondò a Caen la Congregazione di Gesù e Maria, una società di vita apostolica destinata particolarmente alla direzione dei seminari e alle missioni parrocchiali; nel 1674, la congregazione ottenne la particolare protezione di papa Clemente X.

Si fece promotore e diffusore della devozione ai Sacri cuori (in onore dei quali nel 1637 scrisse il libello “La vita e il regno di Gesù”) e compose l’ufficio liturgico delle messe per le feste del Cuore Immacolato di Maria (celebrata per la prima volta nel 1648) e del Sacro Cuore di Gesù (1672). Dopo vent’anni di oratorio, ispirato dal Signore, fondò, assieme a cinque suoi compagni, la « Congregazione dei Sacerdoti di Gesù e di Maria » per la formazione dei chierici. Scopo della sua Congregazione è la direzione dei Seminari, le missioni al popolo e gli esercizi al clero. Diede ancora vita ad altre sante istituzioni, quali l’Ordine di Nostra Signora della Carità, l’Istituto del Buon Pastore d’Angers, e la Società del Cuore ammirabile della Madre di Dio.

Giovanni si impegnò particolarmente a promuovere il culto liturgico e la devozione ai Cuori Sacratissimi di Gesù e di Maria, celebrandone per il primo le feste ogni anno e lasciando alla sua Congregazione di celebrarle con grande solennità. Per questo ebbe dal Pontefice Leone XIII il bel titolo di autore del culto liturgico dei Cuori Sacratissimi di Gesù e di Maria.

Acceso di amore ardentissimo verso questi due Cuori amabili, ne scrisse l’ufficio liturgico, istituì in loro onore confraternite, e compose ammirabili libri di pietà.

Fedelissimo al Papato e suo strenuo difensore, oppose un argine all’ eresia dei Giansenisti che in quei tempi devastava la Chiesa di Dio. Non si lasciò sviare né da odii, né da persecuzioni, né da calunnie, ma, qual fedele seguace di Gesù, pregò e perdonò ai suoi nemici.

All’età di 79 anni, affranto dalle fatiche e dagli anni, ripetendo di continuo i nomi soavissimi di Gesù e di Maria, tante volte invocati in vita, spirò santamente a Caen il 19 agosto 1680.

S. Pio X lo dichiarò beato e Pio XI lo ascrisse al catalogo dei Santi nell’anno 1925. La sua statua fu collocata nella basilica di S. Pietro, assieme a quelle dei santi fondatori di ordini religiosi.

PRATICA. — Imitiamo S. Giovanni Eudes nella sua ardente devozione ai Cuori Sacratissimi di Gesù e di Maria.

PREGHIERA. O Signore, che per promuovere il culto al tuo Cuore sacratissimo e a quello immacolato della tua Madre, ti sei degnato di eleggere il beato Giovanni, concedici che seguendo i tuoi esempi giungiamo, sotto la sua protezione, anche noi al tuo dolcissimo amplesso nel cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Giovanni Eudes, sacerdote, che si dedicò per molti anni alla predicazione nelle parrocchie e fondò poi la Congregazione di Gesù e Maria per la formazione dei sacerdoti nei seminari e quella delle monache di Nostra Signora della Carità per confermare nella vita cristiana le donne penitenti; incrementò moltissimo la devozione verso i sacri Cuori di Gesù e di Maria, finché a Caen nella Normandia in Francia si addormentò piamente nel Signore.

Nome: San Giovanni Eudes
Titolo: Sacerdote
Nascita: 14 novembre 1601, Argentan,Francia
Morte: 19 agosto 1680, Caen, Francia
Ricorrenza: 19 agosto
Tipologia: Memoria facoltativa

Sant’ Elena Imperatrice prega per noi – 18 agosto

È impossibile parlare dei primi secoli del Cristianesimo senza ricordare con particolare affetto il nome di S. Elena, della quale si rinvengono notizie contrastanti presso gli storici. Nata in Roma da genitori pagani verso il 250, dimostrò subito eccellentissime doti di ingegno e di bontà d’animo. Divenuta grandicella, per la sua delicatezza e per la sua modestia, piacque al giovane ufficiale Costanzo Cloro, che la volle in sposa, e la condusse seco in Dardania, dove egli era nato e possedeva delle terre. Altri studiosi vogliono sia nata a Drepanum in Bitinia nel golfo di Nicomedia (attuale Turchia); città rinominata in seguito Helenopolis (“città di Elena”) in suo onore, dal futuro figlio Costantino, il che ha causato anche l’incerta e successiva interpretazione dell’ indicazione di Drepanum come luogo di nascita di Elena stessa.

Nella città di Naisso, nacque da Elena nell’anno 272 Costantino, il grande imperatore che avrebbe data la libertà al Cristianesimo. Quando Cloro venne dal Senato creato Cesare assieme a Galerio per ordine degli imperatori Diocleziano ‘e Massimiano, dovette legalmente ripudiare la sua sposa Elena nel 293 per volere di Diocleziano e sposare Teodora, la figliastra dell’imperatore Massimiano, allo scopo di cementare con un matrimonio dinastico l’elevazione di Costanzo a Cesare di Massimiano all’interno della Tetrarchia. Di fatto Elena fu lasciata libera di vivere tranquillamente col figlio Costantino nella quiete della loro villa nell’Illiria.

Quantunque ammirabili e singolari fossero le virtù di Elena durante il governo dell’imperatore suo marito, tuttavia non erano che virtù umane, non essendo ancor cristiana. La grazia però del battesimo non era più lontana. Infatti Costantino suo figlio, proclamato imperatore nel 306, dopo la morte di Costanzo, la chiamò subito presso di sé, conferendole il titolo prestigioso di Augusta, e… facendole conoscere il vero Dio. È impossibile dire con quanto fervore Elena si mise a far opere di pietà, quantunque fosse in età di circa sessant’anni; cercò in ogni modo di ricuperare il tempo perduto, edificando coi suoi esempi la chiesa di Dio, che suo figlio cercava di dilatare colla sua autorità.

Avendo Elena largamente a sua disposizione i tesori dell’impero, se ne servì per fare abbondanti elemosine, e per arricchire di vasi e arredi sacri le chiese della cristianità. Dopo il Concilio di Nicea, l’imperatore Costantino si diede con grandissimo slancio a far costruire templi e basiliche al vero Dio, specialmente in Terra Santa. La piissima Elena si assunse l’incarico di curare le costruzioni di Palestina a nome del figlio, recandosi essa stessa sul luogo. Partì per Gerusalemme l’anno 326: e quel viaggio non fu che una continua effusione di elemosine ch’essa andava spargendo a larghe mani ovunque passava e a chiunque ricorreva a lei. Giunta a Gerusalemme, fece tosto gettare a terra il tempio di Venere che era stato edificato sul Calvario dai pagani, che avevano così voluto profanare il luogo della morte e della risurrezione di Gesù. Ivi essa scoprì e ritrovò il S. Sepolcro ed il legno della S. Croce. In processione, col Vescovo di Gerusalemme, la Croce su cui Gesù era morto fu portata nella cattedrale della città.

Dopo questo, Elena si trattenne ancor un po’ a Gerusalemme per vedere iniziata la sontuosa basilica fatta da lei erigere sul S. Sepolcro; indi, ordinate le costruzioni di altre chiese sul luogo della nascita e della Crocifissione di Gesù, si preparò per il ritorno. Prima di partire da Gerusalemme volle servire a tavola ella stessa le Vergini che erano ricoverate nel monastero da lei fatto costruire. Ritornata a Roma, il Signore la chiamò a godere il premio delle sue fatiche e delle sue elette virtù. Spirò tra le braccia del figlio Costantino l’anno 329.

Gli storici non sono sempre concordi nel riferire la vita di Elena e i particolari della sua conversione alla religione ortodossa. Alcuni ne additano la causa ai motivi politici che avrebbero indotto lo stesso Costantino a spingerla a ciò, per riconquistare il favore da lui perso presso i popoli orientali dell’Impero.

PRATICA. Facciamo elemosine per soccorrere poveri e promuovere il culto di Dio.

PREGHIERA. Concedi, o Signore, che ad imitazione della tua serva Elena disprezziamo i beni della terra, e ci dedichiamo tutti al tuo santo servizio e a procurare la tua gloria.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma sulla via Labicana, santa Elena, madre dell’imperatore Costantino, che si adoperò con singolare impegno nell’assistenza ai poveri; piamente entrava in chiesa mescolandosi alle folle e in un pellegrinaggio a Gerusalemme alla ricerca dei luoghi della Natività, della Passione e della Risurrezione di Cristo onorò il presepe e la croce del Signore costruendo venerande basiliche.

Nome: Sant’Elena Imperatrice
Titolo: Madre di Costantino
Nascita: 250, Roma
Morte: 329, Roma
Ricorrenza: 18 agosto
Tipologia: Commemorazione
Patrona di: Quartu Sant’Elena, Casapesenna, Rio di Pusteria, Sant’Elena, Benetutti, Tula, Gonnosnò, Cergnago, Montenars, Tiana >>>altri comuni
Protettrice: degli archeologi, dei convertiti, dei divorziati, delle imperatrici, dei matrimoni difficili

Santa Beatrice de Silva prega per noi – 17 agosto

Beatrice de Silva Meneses, fu una santa portoghese, nacque a Cauta (Nord Africa) nel 1424 in una famiglia nobile. Sorella del beato Amedeo de Silva, Beatrice era imparentata con la famiglia reale portoghese.

La sua bellezza e la sua virtù, attirò presto i nobili castigliani; ciò suscitò la gelosia della regina Isabella che la rinchiuse per tre giorni in una cassapanca, mettendo a rischio la sua vita. Liberata, fa voto di castità e parte a Toledo.

Si racconta che ad accompagnarla nel viaggio sono le apparizioni di san Francesco d’Assisi e di sant’Antonio di Padova; arrivata a Toledo entra nel convento cistercense di San Domenico, dove vive per circa trent’anni.

Grazie all’appoggio di Isabella la Cattolica, futura regina di Spagna, che dona a Beatrice il palazzo di Galiana in Toledo, con l’annessa chiesa di Santa Fè, la religiosa fonda l’ordine dell’Immacolata Concezione.

Muore a Toledo il 1° settembre 1490. È proclamata santa nel 1976 da Paolo VI.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Toledo nella Castiglia in Spagna, santa Beatrice da Silva Meneses, vergine, che fu dapprima nobildonna della corte regia al seguito della regina Isabella; successivamente, desiderosa di una vita di maggior perfezione, si ritirò per molti anni tra le monache dell’Ordine di San Domenico, fondando infine un nuovo Ordine che intitolò alla Concezione della Beata Maria Vergine.

Nome: Santa Beatrice de Silva
Titolo: Vergine
Nascita: 1424, Cauta, Nord Africa
Morte: 1 settembre 1490, Toledo, Spagna
Ricorrenza: 17 agosto
Tipologia: Commemorazione

San Rocco di Montpellier prega per noi – 16 agosto

Di questo Santo, che fu uno dei più illustri del secolo XIV e uno dei più cari a tutta la cristianità, si hanno poche notizie. Oriundo di Montpellier (Francia), della sua giovinezza si narrano cose meravigliose. Ventenne, rimasto privo del padre e della madre, distribuì parte dei suoi beni ai poveri e parte li donò ad uno zio paterno. Quindi, vestitosi da pellegrino, si avviò elemosinando alla volta di Roma, per visitare il centro del Cristianesimo, sede della verità e della civiltà, e per vedere il Pastore Supremo dei popoli e delle nazioni, il Papa.

Nell’attraversare le contrade della nostra bella Italia, seppe che la peste faceva strage in parecchie parti della penisola. Ed ecco S. Rocco nel genovesato, in Toscana, a Cesena, a Rimini e specialmente ad Acquapendente farsi consolatore dei poveri ammalati ed operare prodigi di cristiana carità. Fu salutato ovunque quale salvatore, ed in Roma il suo nome risuonò in benedizione. Ma egli schivava la lode e per evitarla, poco dopo aver soddisfatta la sua pietà, lasciò la Città Eterna e si portò a Piacenza, dove infieriva allora il morbo fatale. Qui il suo apostolato ebbe del meraviglioso, dell’eroico, del sovrumano, e Dio lo benedisse talmente, che gli bastava alle volte un segno di croce per rendere la sanità anche, a molti. Ma infine anch’egli fu attaccato dalla peste: per non essere di peso a nessuno si ritirò in un antro fuori della città, dove, consumato da febbre, soffrì dolori indicibili. La Divina Provvidenza però (come già un giorno al grande Anacoreta della Tebaide), quotidianamente gli inviava un pane per mezzo di un cane. Guarito per grazia di Dio e per l’aiuto datogli da un pio signore, che sulle orme del cane aveva rintracciato il povero sofferente, Rocco lasciò Piacenza e si ritirò in Francia. Quivi, creduto una spia, connivente lo stesso suo zio, a cui aveva lasciato parte dei suoi beni, fu messo in prigione. Passò quindi i suoi ultimi anni sconosciuto.

Alla sua morte, avvenuta come si ritiene il 16 agosto 1378, furono udite voci di fanciulli che gridavano: È morto il Santo! E le campane suonarono a festa da sole. S. Rocco era passato a ricevere il premio delle sue fatiche e delle sue opere buone.

Si seppe la storia della sua santa vita da uno scritto da lui lasciato all’edificazione dei posteri, ma più di tutto la sua santità ci fu resa nota dagli innumerevoli miracoli che la Provvidenza operò sulla sua tomba gloriosa. La devozione a S. Rocco è universale ed è invocato contro le malattie contagiose.

PRATICA. Visitiamo ed aiutiamo gli infermi, preghiamo per essi.

PREGHIERA. O Dio, che concedeste a S. Rocco la grazia di guarire col segno della croce quelli che erano infetti di peste, noi vi supplichiamo per i suoi meriti e per sua intercessione, di preservarci dal contagio e dalla morte subitanea ed improvvisa.

MARTIROLOGIO ROMANO. In Lombardia, san Rocco, che, originario di Montpellier in Francia, acquistò fama di santità con il suo pio peregrinare per l’Italia curando gli appestati.

Nome: San Rocco
Titolo: Pellegrino e Taumaturgo
Nascita: XIV secolo, Montpellier, Francia
Morte: XIV secolo, Voghera, Lombardia
Ricorrenza: 16 agosto
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Venezia, Nettuno, Grugliasco, Cisterna di Latina, Segrate, Cernusco sul Naviglio, Villaricca, Gioia del Colle, Triggiano, Mercato San Severino >>> altri comuni
Protettore: degli animali, delle articolazioni, degli assicurativi, dei cani, contagiati, degli emarginati, dalle epidemie, farmacisti, delle ginocchia, dalle malattie contagiose, degli operatori sanitari, dei pellegrini, viandanti, volontari