Conversione di San Paolo – 25 gennaio

Preghiera per la Conversione
Gesù, sulla Via di Damasco sei apparso a San Paolo in una Luce sfolgorante e hai fatto sentire la Tua Voce, portando alla conversione chi prima ti perseguitava. Come San Paolo, mi affido oggi alla potenza del Tuo perdono, lasciandomi prendere per mano da Te, affinché io possa uscire dalle sabbie mobili dell’orgoglio e del peccato, della menzogna e della tristezza, dell’egoismo e di ogni falsa sicurezza, per conoscere e vivere la ricchezza del Tuo amore. Maria Madre della Chiesa, mi ottenga il dono della vera conversione, perché quanto prima si realizzi l’anelito di Cristo: “Ut unum sint” (affinché siano una cosa sola). San Paolo, intercedi per noi.

Preghiera a San Giuseppe

San Giuseppe mi consacro a te
San Giuseppe, mi consacro a te per essere sempre tuo imitatore, tuo amabile figlio. Prendi possesso di me, fa del mio corpo e della mia anima ciò che faresti del tuo corpo e della tua anima, per la gloria di Gesù. Pure Lui si è affidato a te così pienamente da lasciarsi portare là dove tu credevi opportuno, da stabilire te per suo padre e obbedirti come il più docile figlio. Sacro cuore di Gesù, grazie di averci dato Giuseppe per padre e di averci donato tutto ciò che hai e tutto ciò che sei. Fa che ti restituisca amore per amore; te lo chiedo per intercessione e in nome di San Giuseppe!

Preghiera a San Nicola

Preghiera per i perseguitati
O santo vescovo di Cristo, Nicola, che durante la tua vita terrena fosti vittima della persecuzione e fosti invocato da tre comandanti dell’esercito ingiustamente processati e condannati per sedizione, continua a dimostrare quanto valga la tua intercessione presso il Signore. Anche oggi sono numerosi coloro che sono ingiustamente condannati. Intercedi presso Dio affinché tutti coloro che esercitano il potere, in tutti i paesi del mondo, comprendano il valore sacro della vita e della libertà umana. Ti preghiamo in particolare, o glorioso Taumaturgo, per coloro che soffrono per aver testimoniato la loro fede, affinché abbiano la forza di perdonare i loro persecutori, sull’esempio di ciò che fece sulla croce Gesù Cristo, nostro Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Sant’ Abramo Patriarca prega per noi – 9 ottobre

Abramo fu il padre dei viventi. Noè, il padre degli scampati. Abramo, il padre dei credenti, pecrhé ebbe fede, credette nelle promesse del Signore e rispose sempre di sì, facendo la volontà di Dio senza incertezze e senza riluttanza.

Viveva in una grande e ricca città della Caldea, dove i palazzi si coronavano di giardini e dove i templi toccavano il cielo coi loro fastigi, non ad adorare però il vero Dio, ma, idolatricamente; il sole e la luna.

Una notte, mentre dormiva sul suo comodo letto, nel suo splen-dido palazzo, Dio lo chiamò a voce, cioè lo « vocò ». « Abramo, esci dalla tua terra, abbandona la tua patria, la tua città, la tua casa. Rinunzia alla tua vita. Io ti farò capo di un popolo grande e il tuo nome sarà benedetto da tutte le nazioni ».

Abramo seguì la vocazione. Rispose: « Eccomi ». Lasciò la sua ricca casa, la sua bella città, la sua comoda vita, per obbedire al Signore. Divenne pastore; visse sotto la tenda, nella nuova terra, assegnatagli da Dio e che si chiamava Canaan. Nella nuova vita di nomade, cioè di pastore sotto la guida paterna di Dio, l’aveva seguito la moglie Sara, fedele ed intrepida, saggia cd austera, ma sterile, e quindi ombrata dall’alta malinconia di non essere madre.

Da 40 anni Abramo si era fatto pastore e già toccava i cento anni. Sara ne aveva 80. Il fiore della speranza era ormai caduto nell’anima dei due vecchi coniugi. Ma una notte Abramo si sentì chiamare fuori della tenda. Era una serena notte stellata. Il Signore gli disse: « Abramo, guarda il cielo. La tua discendenza sarà più numerosa e più fulgida di tutte le stelle che vedi nel cielo ».

E Abramo attese, fidente. Un giorno d’estate si presentarono alla sua tenda tre giovani biancovestiti. Abramo li accolse benignamente e disse a Sara di preparare tre pani di fior di farina e di cuocere il vitello più tenero. E mentre mangiavano, i giovani chiesero di Sara. « E qui sotto la tenda », rispose Abramo. « L’anno venturo — dissero gli ospiti — essa ti darà un figlio ». Sara, sotto la tenda, ascoltava i discorsi. E a queste parole rise. L’anno dopo ebbe un figlio, chiamato Isacco, che voleva dire « riso ».

E venne dopo alcuni anni il giorno della prova. Isacco era cresciuto florido e ridente. Ma una notte, Abramo udì ancora la voce del Signore, che gli ordinava la cosa più atroce che si potesse immaginare. « Prendi il tuo Isacco e vai sul monte che ti indicherò. Ucciderai il figlio in sacrificio ».

Anche questa volta Abramo obbedì. Prese il bambino, il coltello del sacrificio, la legna per il fuoco. Giunto sul monte drizzò l’altare, vi pose sopra il proprio figlio, il « riso » suo e della sua Sara, pronto al sacrificio che gli strappava l’anima. Ma quando aveva già alzato il coltello, la voce di Dio lo chiamò ancora: « Abramo, Abramo ». « Eccomi, Signore! ». « Sciogli il fanciullo e sacrifica il capro che ti è accanto. Ora ho conosciuto davvero che temi il tuo Dio e che gli sei fedele fino al sommo sacrificio ».

Allora, sul viso rugoso di Abramo si sciolse il pianto della consolazione. Rideva e piangeva, mentre nell’aria risuonavano le parole della benedizione di Dio: « Io ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo, come la rena che è sul lido del mare. E nel tuo nome saranno benedette tutte le nazioni della terra ».

Adamo era stato il padre di tutti gli uomini, di coloro che vivono e muoiono, che si salvano e ché si perdono. Ma Abramo è il padre di tutti coloro che si salvano, il padre degli eletti, il padre di coloro che ascoltando e seguendo la vocazione divina, credono in Dio e nelle sue promesse.

E Sara, sua moglie, è chiamata da Isaia la madre del popolo eletto, mentre San Paolo la indica come il simbolo della libertà cristiana, in contrapposizione ad Agar, la schiava che aveva dato ad Abramo un figlio, prima di Isacco, e che è il simbolo della schiavitù.

Quello della schiava Agar e di suo figlio Ismaele è uno degli episodi più penosi della Bibbia, ma va interpretato nel senso allegorico, cioè nel senso che Ismaele rappresenta il figlio della schiava e Isacco invece è il figlio della donna libera, dalla quale discende il popolo eletto, libero e pronto perché guidato soltanto da Dio, che è sempre padre amoroso e mai odioso tiranno.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di sant’Abramo, patriarca e padre di tutti i credenti, che, chiamato da Dio, uscì dalla sua terra, Ur dei Caldei, e si mise in cammino per la terra promessa da Dio a lui e alla sua discendenza. Manifestò, poi, tutta la sua fede in Dio, quando, sperando contro ogni speranza, non si rifiutò di offrire in sacrificio il suo figlio unigenito Isacco, che il Signore aveva donato a lui già vecchio e da una moglie sterile.

Nome: Sant’ Abramo
Titolo: Patriarca d’Israele
Nascita: Ur dei Caldei
Morte: Canaan
Ricorrenza: 9 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione

San Felice di Como prega per noi – 8 ottobre

Felice era molto conosciuto e stimato da Sant’Ambrogio che gli conferì l’ordinazione episcopale il primo novembre 386. Ambrogio lo inviò a Lodi per consacrare la Basilica dei Santi Apostoli, edificata da San Bassiano, Vescovo della città il quale desiderava la presenza di Felice.

Primo vescovo di Como, quando prese possesso dell’episcopato si dedicò all’evangelizzazione del suo popolo per la maggior parte pagano, tanto che divenne una delle diocesi più attive. Dipendeva direttamente dal vescovado di Milano, che a quel tempo era retto appunto da Sant’Ambrogio, che lo proponeva vescovo di Como.

In una lettera, forse dell’anno 387, sant’Ambrogio ringrazia Felice per un regalo inviatogli e dicendogli che gli mancano le frequenti visite. A lui si attribuisce l’apertura della prima chiesa cristiana a Como, dedicandola a San Carpoforo, su un antico tempio pagano dedicato al dio Mercurio. In questa chiesa fu sepolto e le sue reliquie sono ora conservate nella chiesa di Santa Brígida, dove continua ad avere il culto popolare.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Como, san Felice, vescovo, che, ordinato da sant’Ambrogio da Milano, resse per primo la Chiesa di questa città.

Nome: San Felice di Como
Titolo: Vescovo
Nascita: IV secolo, Sconosciuto
Morte: 391 circa, Como
Ricorrenza: 8 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione

San Marcello Martire prega per noi – 7 ottobre

Martire insieme ad Apuleio erano Discepoli di Simon Mago che furono convertiti dall’apostolo Pietro. Martiri a Roma, durante il governo del console Aureliano. Si dice che Marcello, fervente cristiano romano, esiliato dall’imperatore Tiberio a Capua sia stato arrestato durante la festa dell’imperatore perché non voleva partecipare ai sacrifici, fu condannato a morte; il suo servo Apuleio poco dopo lo seguì nel martirio.

Secondo altre tradizioni più recenti, Marcelo fu un pio e generoso centurione romano che utilizzò le sue ricchezze per liberare i prigionieri di guerra; arrestato a Capua fu giustiziato dal prefetto delle milizie Agricolano, poco prima del suo servo Apuleyo. Sembra che la tua storia sia completamente falsa. La storicità di San Marcello, martire a Capua, si può solo affermare, ma nient’altro si sa con certezza.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Capua in Campania, san Marcello, martire.

Nome: San Marcello
Titolo: Martire
Nascita: I secolo , Roma
Morte: I secolo, Roma
Ricorrenza: 7 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione

Beato Isidoro di San Giuseppe De Loor prega per noi – 6 ottobre

Isidoro nacque nel 1881 a Vrasene, nella diocesi di Gand, in Belgio, figlio maggiore di Luigi De Loor e Camilla Hutsebaut, modesti contadini. Rivelò ben presto i segni di una religiosità insolitamente profonda, andando a Messa tutti i giorni feriali e recitando il Rosario ogni sera insieme ai genitori.

Dopo la prima confessione c la prima comunione, ricevuta all’età di undici anni, si comunicò con regolarità, fatto per quei tempi abbastanza insolito.

Insegnò catechismo nel suo villaggio e a Saint-Gilles, iscrivendosi in seguito alla Pia Unione di S. Francesco Saverio. All’età di ventisei anni, consigliato dal celebre missionario redentorista, Bouckaert, entrò come fratello coadiutore nei passionisti (fondati da S. Paolo della Croce; 19 ott.) nel Ritiro di Tournai, prendendo i voti religiosi nel settembre del 1908.

Nel 1910 fu trasferito al nuovo Ritiro di Wezembcek-Oppem, presso Bruxelles, dove gli furono affidati gli incarichi di cuoco, portinaio e ortolano. Egli cercava di essere gradito a Cristo servendo i fratelli della comunità e ritenne che la propria missione consistesse nello svolgere queste attività necessarie alla loro opera di apostolato missionario, compito per il quale egli sapeva di non essere stato direttamente chiamato.

Il suo motto era Omnia pro pulchro caelo, cioè «tutto per il bel Cielo», parole che era solito mormorare tra sé quando attendeva a lavori noiosi o non immediatamente gratificanti. Era sempre premuroso e sereno, disposto a fare piaceri a tutti e in generale si prendeva cura della comunità con un affetto quasi paterno.

Fu così obbediente alla regola e ai superiori che venne considerato un’incarnazione della Costituzione della congregazione.

Accusando disturbi a un occhio, dovette sottoporsi a una dolorosa operazione che purtroppo fallì, creandogli sofferenze maggiori che sopportò con fortezza esemplare.

Fu trasferito nel 1912 a Kortrijk (nella diocesi di Bruges), dove la sua salute continuò a peggiorare: nel 1916 scoprirono che il problema all’occhio era stato causato da un cancro, ora diffusosi anche all’intestino. Ammalatosi di pleurite poco dopo, morì il 6 otzobre dopo una dolorosa agonia, durante la quale era solito consolassi dicendo: «Il paradiso, una volta guadagnato, è guadagnato per sempre». Aveva solo trentacinque anni.

Seppellito nel cimitero di Kortrijk, fu traslato nel 1952 in una tomba nella chiesa dei passionisti.

Fu beatificato nel 1984: la preghiera approvata per l’uso liturgico della sua festa ricorda il suo spirito di umiltà, il duro lavoro e l’esempio di una vita «nascosta all’ombra della croce».

MARTIROLOGIO ROMANO. A Cortryck in Belgio, beato Isidoro di San Giuseppe de Loor, religioso della Congregazione della Passione, che svolse santamente i compiti a lui affidati e, colpito dalla malattia, fu per i suoi confratelli un esempio di accettazione di atroci sofferenze.

Nome: Beato Isidoro di San Giuseppe De Loor
Titolo: Passionista
Nome di battesimo: Isidoor de Loor
Nascita: 18 aprile 1881, Vrasene, Belgio
Morte: 6 ottobre 1916, Kortrijk, Belgio
Ricorrenza: 6 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione

San Placido Monaco prega per noi – 5 ottobre

Placido, figlio del nobile patrizio romano Tertullo, venne affidato per essere educato a S. Benedetto da Norcia fin dall’età di sette anni.

Il fanciullo dimostrò intelligenza aperta e cuore docile agli insegnamenti del maestro. Della sua infanzia si racconta il seguente episodio. Un giorno, dice S. Gregorio, il fanciullo andò al lago per attingere acqua, ma sdrucciolò e cadde dentro.

S. Benedetto che stava nella sua cella, vide per rivelazione l’accaduto. Chiamò Mauro, altro suo discepolo e gli disse: « Corri velocemente, o fratello, perchè Placido è caduto nel lago ». Mauro gli domandò la benedizione e si affrettò ad ubbidirlo. Si portò al lago e senza affondare camminò sull’acqua e così potè riportare sulla riva Placido sano e salvo. S. Benedetto attribuì il miracolo all’ubbidienza del discepolo il quale a sua volta l’attribuiva alla fede ed alla benedizione del santo; ma Placido disse di aver visto lo stesso abate che lo soccorreva e lo copriva con la sua melota (una pelle di pecora che i monaci allora portavano sulle spalle).

Tertullo, venuto a trovare il figlio, fu sommamente commosso della sua virtù, e per mostrare la sua riconoscenza a S. Benedetto, gli donò parte dei beni che possedeva. Questi servirono ad erigere il grande monastero di Montecassino ed alcuni altri romitaggi in Sicilia presso la città di Messina ove Placido a soli ventisei anni fu mandato come abate.

La badia di Messina giunse ben presto a gran fama. Cresceva di giorno in giorno il numero dei postulanti attratti dalla santità di Placido. Quel cenobio divenne focolare di pietà e centro di santità e di bene. Un giorno vennero a visitare il novello monastero due fratelli di Placido: Eutichio e Vittorino con la sorella Flavia. Mentre essi stavano in santi colloqui. avvenne che il pirata Manuca saccheggiasse Messina. Quel barbaro fece pure circondare la badia, sfondò le porte ed intimò a quanti vi si trovavano di rinnegare Gesù Cristo, pena la morte.
— Noi siamo pronti a morire per Gesù Cristo
— rispose Placido.
— Morremo — soggiunsero tutti in coro; e cadendo ginocchioni levarono le mani e gli occhi al cielo invocando il santo nome di Gesù. Mentre Placido li benediceva, i barbari s’avventarono loro addosso e con aste, picche e spade li trucidarono. Tutti vennero fatti degni di ricevere la corona del martirio, e divenire frumento eletto di Cristo.

PRATICA. Il precetto benedettino è: «Ora et labora » cioè: prega e lavora. Aiutiamo quanto possiamo e preghiamo per i Religiosi.

PREGHIERA. O Dio, che per mezzo del martirio hai fatto passare il beato Placido ed i suoi compagni dall’esilio alla gloria eterna, custodiscici per le loro preghiere da tutte le avversità e donaci di poter partecipare alla loro gloriosa compagnia in cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Placido, monaco, che fu sin dalla fanciullezza discepolo carissimo di san Benedetto.

Nome: San Placido
Titolo: Monaco
Nascita: 515, Roma
Morte: 5 ottobre 541, Messina
Ricorrenza: 5 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Biancavilla, Poggio Imperiale, Montecarotto, Castel di Lucio, Torrebruna, San Benedetto Belbo
Protettore: di Messina, monaci novizi

Beato Alfredo Pellicer Munoz prega per noi – 4 ottobre

Nacque a Bellreguart, nella provincia di Valencia, e fu battezzato con il nome di Jaime. Imparò le prime lettere nelle scuole nazionali della sua città, fino a quando, all’età di undici anni, entrò nel Seminario minore francescano di Benissa ad Alicante, dove studiò al liceo.

All’età di 16 anni si recò al monastero di Santo Espíritu del Monte (Gilet-Valencia), dove nel 1930 prese l’abito francescano, cambiando il suo nome di battesimo in Alfredo. Andò poi al Convento-Collegio di Onteniente, anch’esso luogo di formazione francescana, e lì studiò Filosofia e Teologia, emettendo la professione solenne il 5 luglio 1936.

Data la sua giovane età (22 anni al momento di dare la vita) e la sua condizione di studente, Alfredo non poteva essere conosciuto se non dai suoi parenti e dai suoi fratelli di religione, in particolare dai suoi compagni di classe. Questi testimoni ricordavano che era allegro, amichevole, cordiale e festoso, ottimista e un buon compagno, rispettoso degli altri. Si distinse per la fermezza nella fede e nella vocazione francescana.

Quando scoppiò la guerra civile spagnola e la persecuzione religiosa peggiorò il 18 luglio 1936, Fray Alfredo Pellicer era nel collegio-convento di Onteniente. Tre giorni dopo i religiosi di questa comunità furono costretti a disperdersi. Fra Alfredo, studente di teologia, che aveva appena emesso la professione solenne, si rifugiò nella casa dei genitori a Bellreguart, dove visse per qualche tempo in relativa tranquillità. Il suo popolo gli suggerì di studiare Insegnamento, ma P. Alfredo rifiutò questa proposta, perché voleva perseverare nella sua vocazione francescana.

Il 4 ottobre di quell’anno 1936 fu arrestato e assassinato.

La consumazione del martirio avvenne lo stesso giorno, 4 ottobre 1936, verso le tre del pomeriggio, in un luogo chiamato “La Pedrera”, a circa tre chilometri da Gandía, verso Valencia, quando aveva 22 anni, 6 di abito francescano e solo tre mesi di professione solenne. È stato beatificato l’11 marzo 2001 da Papa Giovanni Paolo II.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina di Bellrreguart sempre nel territorio di Valencia, beato Alfredo Pellicer Muñoz, religioso dell’Ordine dei Frati Minori e martire, che nella stessa persecuzione testimoniò la sua fede in Cristo fino alla palma del martirio.

Nome: Beato Alfredo Pellicer Munoz
Titolo: Religioso e martire
Nome di battesimo: Alfredo Pellicer Muñoz
Nascita: 10 aprile 1914, Bellreguart, Spagna
Morte: 4 ottobre 1936, Pedrera-Gandia, Spagna
Ricorrenza: 4 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione

Santa Candida di Roma prega per noi – 3 ottobre

Faceva parte di un gruppo di martiri della Via Ostiense a Roma, la cui salma fu trasferita nella chiesa di Santa Práxedes a Roma, per ordine di Papa San Pasquale I. Forse è la stessa Santa Candida che viene celebrata a Milano come martire e vergine.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Ponziano sulla via Portuense, santa Candida martire.

Nome: Santa Candida di Roma
Titolo: Martire
Ricorrenza: 3 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione