San Pacomio Abate prega per noi – 9 maggio

Abate, Santo fu il primo padre del cenobitismo monastico. Soldato Esneh ebbe occasione di conoscere cristiani e fu spinto ad imitarli. Lasciata dunque la milizia, si ritirò presso un piccolo tempio abbandonato di Senesit e poco dopo fu battezzato.

Fallito il suo primo tentativo ascetico, si ritirò a vita anacoretica sotto la guida del Monaco Palomone. In questo periodo potè rendersi conto dei difetti della vita anacoretica e comprese la necessità di una vita in comune, in un monastero, sotto la direzione di un superiore.

Si separò così da Palamone e a Tabennisi, un villaggio abbandonato sulla riva destra del Nilo, organizzò una comunità religiosa di cui fu abate, caratterizzata dalla sottomissione a una regola e dalla costituzione di superiori. Poté così raccogliere parecchie centinaia di cenobiti in un solo monastero e fondarne altri.

Attorno al 400 si conteranno quasi 5000 monaci (S. Girolamo parla addirittura di 50.000, ma pare che il calcolo sia erroneo). P. redasse la prima regola, che da lui prende il nome, in lingua copta. Essa ci è giunta completa solo nella traduzione latina dal greco curata da Girolamo nel 404; dei testi copto e greco vi sono solo frammenti. Essa imponeva non solo preghiere e digiuni, ma anche il lavoro manuale e lo studio della Bibbia. In appendice alla regola tradotta da S. Girolamo si trovano detti e ammonimenti di P. (Morzita Pachomiz) e 11 lettere di cui due in criptografia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Tebaide, in Egitto, san Pacomio, abate, che, ancora pagano, spinto da un gesto di carità cristiana nei confronti dei soldati suoi compagni con lui detenuti, si convertì al cristianesimo, ricevendo dall’anacoreta Palémone l’abito monastico; dopo sette anni, per divina ispirazione, istituì molti cenobi per accogliere fratelli e scrisse per i monaci una regola divenuta famosa.

Nome: San Pacomio
Titolo: Abate
Nascita: 287 circa, Egitto
Morte: 347 circa, Tebaide, in Egitto
Ricorrenza: 9 maggio
Tipologia: Commemorazione

Santa Flavia Domitilla prega per noi – 7 maggio

Flavia Domitilla Martire, santa (sec. I). Cadde vittima della persecuzione di Domiziano. Eusebio di Cesarea dice che era la nipote del console Flavio Clemente e che era stata relegata nell’isola di Ponza. Verso la fine del IV secolo, Girolamo, raccontando il pellegrinaggio di Paola in Oriente, precisa che la viaggiatrice visitò nell’isola le celle “in cui Domitilla aveva subito un lungo martirio”. Nel V secolo appaiono degli Atti leggendari che le assegnano come compagni Nereo e Achilleo, sepolti ancliessi nel cimitero di D., ma privi di altri elementi in comune con la santa (personaggi storici, i soldati Nereo e Achilleo furono vittime delle persecuzioni che investirono l’esercito alla fine del III secolo). D. è stata spesso confusa con la sua omonima zia, moglie del console Flavio Clemente, anch’essa vittima della persecuzione di Domiziano.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Terracina, nella Campania, il natale della beata Flàvia Domitilla. Vergine e Martire, la quale, essendo figlia di santa Plautilla, sorella del santo Martire Flavio Clemènte Console, ed essendo stata consacrata col sacro velo dal Pontefice san Clemènte, da prima, nella persecuzione di Domiziàno, per la testimonianza di Cristo, con moltissimi altri deportata in esilio nell’isola Ponza, ivi sopportò un lungo martirio. Finalmente, condotta a Terracina, avendo colla dottrina e coi miracoli convertito moltissimi alla fede di Cristo, per ordine del Giudice appiccato il fuoco alla camera, nella quale abitava insieme colle sue Vergini Eufròsina e Teodòra, if nì il corso del glorioso martirio. La stessa Domitilla però, insieme coi santi Martiri Nèreo, Achilleo e Pancràzio, viene festeggiata il dodici di
questo mese.

Nome: Santa Flavia Domitilla
Titolo: Martire
Nascita: I Secolo, Roma
Morte: I Secolo, Isola di Ponza
Ricorrenza: 7 maggio
Tipologia: Commemorazione

San Pietro Nolasco prega per noi – 6 maggio

S. Pietro Nolasco nacque da nobile famiglia a Recaud presso Carcassone in Francia l’anno 1189 e, fin da fanciullo si distinse per la singolare carità che aveva verso il prossimo. Si ebbe un presagio di queste virtù allorchè, piangendo ancor bambino nella culla, uno sciame d’api volò sopra di lui e costruì un favo di miele nella sua destra. Fu allevato nella casa paterna con molte cure, avendo perduto il padre in età di quindici anni, continuò a vivere sotto la direzione di sua madre, che non potè mai risolversi a rimaritarsi, decisa come era di consacrarsi alla cura del figliuolo ed al servizio di Dio.

Pietro rimase per qualche tempo al servizio di Simone Conte di Montefort della Crociata contro gli Albigesi. Dopo la celebre battaglia di Muret, nella quale Pietro Re d’Aragona perdette la vita, il Conte, impietosito della sventura e della debolezza del giovane Jacopo rimasto suo prigioniero in età di sette anni, credette di non potergli prestare servizio migliore che dargli Pietro Nolasco per suo precettore. Santo soddisfece all’impegno nella maniera più perfetta. Il giovane re gli diede tutta la sua stima e confidenza, e Pietro se ne servì per riformare la Corte con la santità dei suoi costumi. La devozione alla Vergine e la carità verso i Cristiani fatti prigionieri sotto i Mori furono le due virtù caratteristiche del nostro Santo

Fondò l’Ordine di Santa Maria della Mercede per la redenzione degli schiavi (confermato poi ed approvato dalla Sede Apostolica), al quale, oltre i tre soliti voti di povertà, castità ed obbedienza, aggiunse il quarto d’impegnare cioè i beni ed anche le proprie persone, qualora fosse necessario, alla redenzione degli schiavi. Pietro stesso venne eletto Primo Generale di questo Ordine nuovo, che governò finchè visse con molta prudenza e rettitudine. Benedisse il Signore talmente questo novello istituto, che venivano ad abbracciarlo folle non solo di popolani, ma anche di nobili, che offrivano se stessi c i loro beni per la redenzione degli schiavi. Così fino dai primi anni ne fu riscattato un gran numero non solo nella Spagna, ma anche nell’Africa, dove San Pietro si recò più volte in persona con grandi stenti, fatiche e perfino pericoli della vita.

La fama della sua santità giunse sino in Francia alle orecchie del Re S. Luigi, il quale desiderò di vedere e di abboccarsi con Pietro Nolasco. Questi pure bramava da parte sua di conoscere un principe di tanta virtù e singolare pietà: onde, presa l’occasione di un viaggio, che il Re S. Luigi fece nella Linguadoca, il Santo vi si recò per visitarlo, e dimorò qualche tempo presso di lui con estremo giubilo e contentezza del Santo Re, il quale gli comunicò il suo disegno di andare con un’armata in Levante a liberare quei cristiani dal barbaro giogo degli infedeli e lo invitò a tenergli compagnia. Accettò Pietro con immensa gioia quell’invito: ma ne fu impedito da una fastidiosa infermità che lo colpì e lo fece soffrire fino alla morte.

S. Pietro rifulse meravigliosamente nella castità illibata, nell’umiltà, nell’astinenza e in ogni altra virtù. Celebre per il suo dono di profezia, predisse cose future, tra cui la più famosa fu, che il Re Giacomo avrebbe ripreso Valenza, occupata dai Mori. Era consolato da frequenti apparizioni dell’Angelo Custode e della Vergine Madre di Dio. Infine indebolito dalla vecchiaia, cadde malato e si ridusse in fin di vita. Dopo aver esortato i suoi confratelli alla carità verso gli schiavi, munito dei santi sacramenti, rese lo spirito a Dio a mezzanotte della vigilia della Natività del Signore l’anno 1250. Fu canonizzato da papa Urbano VIII nel 1628. Alessandro VII ordinò di celebrare la festa il 31 di gennaio e papa Pio XI la trasferì al 28 di gennaio e attualmente è commemorato nel martirologio romano il 6 maggio.

PRATICA. Mandiamo un’offerta per la redenzione dei peccati

PREGHIERA. Santa Maria della Mercede pregate per noi

MARTIROLOGIO ROMANO. San Piétro Nolàsco Confessore, Fondatore dell’Ordine della beata Vergine Maria della Mercéde per la redenzione degli schiavi: si addormentò nel Signore il venticinque Dicembre.

Nome: San Pietro Nolasco
Titolo: Fondatore dei Mercedari
Nascita: anno 1189, Carcassone (Francia)
Morte: 25 dicembre 1256, Barcellona
Ricorrenza: 6 maggio
Tipologia: Commemorazione

Sant’Angelo da Gerusalemme prega per noi – 5 maggio

Nato a Gerusalemme, da un parto gemellare, Angelo fu ebreo non soltanto di razza, ma anche di religione, finché la madre, convertendosi al Cristianesimo, non portò alla fede anche i due figli gemelli, che si battezzarono insieme. E ancora insieme, alla morte dei genitori, i due fratelli decisero di comune accordo di farsi monaci sul Monte Carmelo, in Palestina.

L’Ordine del Carmelo, che la tradizione diceva fondato dal Profeta Elia ‘ e nel quale, dai secoli remoti, fioriva la devozione per la Madonna, si poteva considerare come un felice punto d’incontro tra la tradizione ebraica e la rivelazione cristiana. 1 due gemelli di Gerusalemme, scegliendo il Carmelo come palestra di perfezione spirituale, si mostrarono fedeli alla loro razza, pur nella primavera della loro nuova fede cristiana.

Proprio in quegli anni, San Broccardo dava ai solitari del Carmelo una Regola di vita precisa e definitiva, permettendone la fortunata espansione in tutti i paesi. Angelo, ordinato sacerdote, percorse diverse regioni della Pale-stina lasciando traccia del suo passaggio nell’eco di molti miracoli. Ritornato sul Carmelo, non restò a lungo nella devota solitudine del promontorio palestinese.

I superiori lo inviarono a Roma, proprio per sottoporre al Papa Onorio III la Regola adottata da San Broccardo. Il Papa, che pochi anni dopo avrebbe approvato la Regola di San Francesco, confermò infatti la Regola carmelitana, e il monaco Angelo, compiuta la sua missione, venne inviato in Sicilia con il compito della predicazione.
L’isola del sole era infestata dagli eretici Patarini, contro la cui diffidenza e sufficienza spirituale ben poca presa ebbero le parole e l’esempio del predicatore carmelitano, che soffri. perciò vivissimi contrasti.
Contro i Patarini, San Domenico di Guzman aveva sguinzagliato i suoi « segugi del Signore », armati di sapienza e di povertà. E dai Patarini venne ucciso, presso Milano, San Pietro da Verona, primo Martire domenicano.
In Sicilia, invece, a Licata, cadde Martire il carmelitano Sant’Angelo, vittima di un signorotto prepotente e scandaloso che gli aveva giurato odio acerrimo perché il predicatore aveva osato farsi medico della sua superbia e della sua dissolutezza.

Colpito dai sicari mentre usciva dal dir Messa nella chiesa di San Giacomo, il 5 maggio del 1255, Angelo cadde trafitto da cinque colpi di spada. Le ferite cinque come quelle che piagarono il corpo di Gesù lo fecero apparire veramente un alter Christus, un secondo Cristo, vittima innocente per il ravvedimento dei peccatori.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Licata in Sicilia, sant’Angelo, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani e martire.

Nome: Sant’ Angelo da Gerusalemme
Titolo: Martire, carmelitano
Nascita: 2 marzo 1185, Gerusalemme
Morte: 5 maggio 1225, Licata
Ricorrenza: 5 maggio
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Licata, Sant’Angelo Muxaro, Osidda
Protettore: lavoratori

San Floriano prega per noi – 4 maggio

Vi sono solide prove del martirio di Floriano, avvenuto a Lorch (Lauriacum) durante la persecuzione di Diocleziano, l’ultima e più violenta dell’impero romano.

Era ufficiale nell’esercito e nell’amministrazione civile del Norico (Austria), e si autoconsegnò ai soldati del governatore Aquilino. I suoi Atti raccontano che fu fustigato, scuoiato e gettato nel fiume Enns con una pietra legata al collo.

Una pia donna ritrovò il corpo e lo seppellì; in seguito fu poi trasferito nell’abbazia agostiniana che si trovava nei pressi di Linz e che ne prese il nome.

Alcune delle sue reliquie furono poi traslate a Roma, dove il papa Lucio III le diede a Casimiro re di Polonia e al vescovo di Cracovia. Da allora in poi Floriano fu invocato come patrono della Polonia, come pure di Linz e dell’Austria Superiore. Alla sua intercessione furono attribuite molte guarigioni e fu invocato contro i pericoli del fuoco e dell’acqua. La tradizione vuole che sia stato martirizzato vicino al luogo dove l’Enns incrocia il Danubio.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Lorch nel Norico ripense, nell’odierna Germania, san Floriano, martire, che sotto l’imperatore Diocleziano, per ordine del governatore Aquilino, fu precipitato da un ponte nel fiume Ens con un sasso legato al collo.

Nome: San Floriano di Lorch
Titolo: Martire
Nascita: Sconosciuto
Morte: 4 maggio 304, Lorch
Ricorrenza: 4 maggio
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: San Fiorano, Lavarone, Pulfero, San Floriano del Collio, Valfloriana, Raveo, Tramonti di Sopra, Val di Zoldo
Protettore: pompieri

Santi Filippo e Giacomo pregate per noi – 3 maggio

S. Filippo, nativo di Betsaida, era un uomo giusto e spesso consultava le Scritture per conoscere quando si sarebbe avverata la promessa del futuro Liberatore atteso da tutte le genti. Un giorno andò a lui Natanaele, e Filippo disse lui: « Abbiamo visto il Messia ».

Filippo felice, ne andò in cerca e lo incontrò mentre tornava dal Giordano. Gesù appena lo vide gli mosse il suo dolce invito: « Vieni e seguimi », e Filippo lo segui con amore ardente.

Egli viene ricordato nel Vangelo per la sua domanda rivolta al Salvatore là nel deserto prima che il Messia operasse il miracolo della moltiplicazione dei pani: « Dove troveremo sufficiente pane per sfamare tanta moltitudine? ».

Ricevuto lo Spirito Santo portò il Vangelo nella Scizia ove fondò una comunità di ferventi cristiani. Quindi per divina chiamata passò in Frigia, ove per le numerose conversioni eccitò l’odio degli idolatri, i quali lo maltrattarono e lo crocifissero. S. Filippo aveva allora ottantaquattro anni di età. Le sue reliquie furono poi trasportate a Roma… 

S. Giacomo. Figlio di Alleo e di Maria, parente della Madonna, viene detto il minore per distinguerlo dall’altro Apostolo dello stesso nome. Egli fin dai primi anni, dice il Breviario, non bevve mai vino, si astenne dalla carne ed osservò il voto e gli obblighi del nazareato. A lui solo era permesso di entrare nel Santo dei Santi. Portava vesti di lino e l’assiduità nella preghiera gli aveva fatto divenire i ginocchi duri come la pelle d’un cammello. Chiamato alla sequela di Gesù fu perseverante nella vocazione e seguì in tutta la sua vita il Messia

Ricevuto lo Spirito Santo rimase vescovo di Gerusalemme. Quivi egli fondò una comunità di cristiani i quali con l’esempio della loro virtù attirarono ogni giorno nuovi proseliti.

S. Giacomo fu uno dei principali Apostoli che parteciparono al Concilio di Gerusalemme e crebbe a tanta santità di vita da essere soprannominato il Giusto.

Governò la sua Chiesa per circa trent’anni, operandovi numerose conversioni, per la qual cosa fu fatto segno all’odio degli Ebrei i quali lo assalirono mentre stava pregando nel tempio, e trascinatolo sulla terrazza lo precipitarono al suolo. Egli non morì in quella caduta, anzi inginocchiatosi invocava perdono ai suoi persecutori, quando un colpo di mazza gli spaccò il cranio. Aveva 96 anni di età. Lasciò come monumento sempiterno la Lettera Cattolica, nella quale è celebre il sue detto: « La fede senza le opere è morta ». 

La festa dei Ss. Filippo e Giacomo un tempo il 1° maggio data dal VII-VIII secolo; essa non ricorda il giorno della loro morte sul quale regna ancora molta incertezza ma quello della dedicazione della basilica eretta a Roma nel vi secolo in onore dei due Apostoli e che oggi porta il titolo generico dei Ss. Apostoli. In essa si conservano i corpi dei due gloriosi santi.

PRATICA. A ciascuno il Signore ha tracciato una via. Impariamo da questi due Apostoli ad essere fedel e costanti nello stato di vita in cui il Signore ci ha posti.

PREGHIERA. Dio, che ci allieti con l’annuale solennità dei tuoi Apostoli Filippo e Giacomo, deh fa’ che mentre ci rallegriamo dei loro meriti, siamo insiemi ammaestrati dai loro esempi.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa dei santi Filippo e Giacomo, Apostoli. Filippo, nato a Betsaida come Pietro e Andrea e divenuto discepolo di Giovanni Battista, fu chiamato dal Signore perché lo seguisse; Giacomo, figlio di Alfeo, detto il Giusto, ritenuto dai Latini fratello del Signore, resse per primo la Chiesa di Gerusalemme e, durante la controversia sulla circoncisione, aderì alla proposta di Pietro di non imporre quell’antico giogo ai discepoli convertiti dal paganesimo, coronando, infine, il suo apostolato con il martirio.

Nome: Santi Filippo e Giacomo
Titolo: Apostoli
Ricorrenza: 3 maggio
Tipologia: Festa
Patrono di: Monterotondo, Giussano, Frascati, Cornaredo, Carovigno, Lanuvio, Gavardo, Castelleone, Laveno-Mombello, Sandrigo >>> altri comuni

Sant’ Atanasio prega per noi – 2 maggio

Si era alla fine del II secolo: ormai anche la decima ed ultima persecuzione volgeva al termine, quando un nuovo uragano stava per scatenarsi contro la Chiesa.

Ma Dio, sempre vigile e provvido, già preparava il vincitore di questa battaglia nella persona del grande dottore S. Atanasio. Nacque egli nel 296 da nobili e cristiani genitori. Giovane ancora, ebbe sotto i suoi occhi l’austero e grande spettacolo delle penitenze dei monaci d’Egitto; strinse pure relazione coll’eremita S. Antonio, alla cui scuola apprese l’esercizio della virtù e una magnanima fortezza d’animo, che sarà il suo baluardo contro le molteplici persecuzioni dei suoi nemici ariani.

Intanto S. Alessandro, patriarca di Alessandria, ammirato della santità e della scienza del giovane Atanasio, lo volle con sè; e dopo non molto tempo, vedendo i di lui mirabili progressi nell’interpretazione delle Sacre Scritture, lo ordinò sacerdote. Fu allora che il grande Dottore, conscio della sua grave responsabilità, si diede con maggior slancio agli studi sacri, divenendo, in breve, celebre per i suoi scritti. Intanto l’uragano che minacciava la Chiesa era scoppiato. Ario, uomo turbolento, negava pubblicamente l’unione con sostanziale di Gesù Cristo col Padre; per lui il mistero adorabile di un Dio fatto uomo e morto per noi non era che un sogno vano!

Certo, nulla di più deleterio poteva esservi di queste empie dottrine, che ben presto si estesero tra fedeli. A scongiurare un sì grave pericolo si convocò il Concilio di Nicea. Atanasio vi andò col vescovo Alessandro. Egli aveva pregato e studiato a lungo, e quando, giunto a Nicea, per invito del suo vescovo salì la cattedra, cominciò con tale ardore la confutazione dell’empia eresia, e fu Così limpido e così efficace il suo discorso, che appena ebbe finito, tutti i vescovi che presiedevano al concilio, in numero di 300, si alzarono e unanimi firmarono la condanna di Ario, proclamando Gesù Cristo consostanziale al Padre cioè figlio di Dio, perciò Dio anche Lui.

La vittoria era completa, ma questa per il grande Atanasio fu l’inizio di lotte continue, che non avrebbero avuto fine che con la sua morte.

Le persecuzioni di ogni sorta non smossero il grande Dottore dall’opera intrapresa, che divenne anzi più attiva quando alla morte di S. Alessandro dovette, per volontà di tutto il popolo, occuparne la sede episcopale.

Da quel giorno tutte le forze del nuovo Vescovo furono dirette contro l’Arianesimo. Cinque volte fu esiliato dalla sua sede, ma nulla mai potè vincerlo; troppo forte era il suo amore a Gesù Cristo per il quale avrebbe dato volentieri tutto il suo sangue.

Oltre che con la parola, difese la fede cattolica anche con gli scritti che sono numerosi. Morì pieno di meriti nel 373 a 76 anni di età, 46 dei quali trascorsi nella sede episcopale.

PRATICA. Da S. Atanasio dobbiamo imparare la fermezza nella fede cattolica anche in mezzo alle avversità della vita.

PREGHIERA. Deh! Signore, esaudisci le nostre preghiere che ti indirizziamo nella solennità del, tuo beato confessore e vescovo Atanasio; e per intercessione dei meriti di lui che seppe degnamente servirti, assolvici da tutti i peccati.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di sant’Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa, di insigne santità e dottrina, che ad Alessandria d’Egitto dai tempi di Costantino fino a quelli dell’imperatore Valente combattè strenuamente per la retta fede e, subite molte congiure da parte degli ariani, fu più volte mandato in esilio; tornato infine alla Chiesa a lui affidata, dopo aver lottato e sofferto molto con eroica pazienza, nel quarantaseiesimo anno del suo sacerdozio riposò nella pace di Cristo.

Nome: Sant’ Atanasio
Titolo: Vescovo e dottore della Chiesa
Nascita: 296 d.C., Alessandria d’Egitto
Morte: 2 maggio 373, Alessandria d’Egitto
Ricorrenza: 2maggio
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Bellante, Santa Sofia d’Epiro, Cellino Attanasio, Firmo

San Giuseppe lavoratore prega per noi – 1 Maggio

Nel Vangelo S. Giuseppe viene chiamato fabbro. Quando i Nazaretani udirono Gesù insegnare nella loro sinagoga, dissero di lui: « Non è Egli il figlio del legnaiuolo? ». E altra volta con stupore e disprezzo: « Non è costui il falegname? ».

Nessun dubbio quindi che S. Giuseppe non fosse un operaio vero, un lavoratore, un uomo di fatica. Si ritiene che sia stato falegname, e all’occasione anche fabbro, carpentiere, carradore. Maneggiava la pialla, la scure, la sega, il martello. Così tutti i giorni, dal mattino alla sera, per tutta la vita, faticando, sudando, consumando le forze.

Una delle raffigurazioni più frequenti del Santo Patriarca è quella in cui viene ritratto al banco con la pialla in mano e la sega accanto.

Uomo giusto, sapeva che il lavoro è legge per tutti. Non si ribellò, non si lamentò del suo mestiere, nè della fatica. Lavorò con assiduità, non di malavoglia, eseguendo bene, disimpegnando onestamente gli obblighi e i contratti.

Amò il lavoro. Nella sua umiltà non badò a tutte quelle ragioni che potevano parer buone e che avrebbero potuto indurlo a non occuparsi in cose materiali: l’essere discendente del grande Re Davide, l’essere sposo della Madre di Dio, il Padre putativo del Verbo Incarnato e la di lui guida. L’umiltà gli insegnò a conciliare la sua dignità con l’esercizio di un mestiere molto ordinario e faticoso.

Non si rammaricava di lasciare le sante conversazioni e la preghiera assieme a Gesù e Maria, che tanto consolavano ed elevavano il suo cuore, per attendere per lunghe ore ai lavori dell’officina.

Non ebbe mai la preoccupazione che gli mancasse il necessario. Non ebbe l’ansia e l’assillo di chi non ha fede in quella Provvidenza che sfama i passeri. Perciò, da uomo giusto, osservava esattamente il riposo settimanale del sabato prescritto da Dio agli Ebrei. Lasciava l’officina quando i doveri delle celebrazioni religiose glielo imponevano, o quando speciali voleri di Dio lo ispiravano a intraprendere dei viaggi.

S. Giuseppe non cercò nel lavoro il mezzo di soddisfare la cupidigia di guadagno o di ricchezza. Non fu un operaio incontentabile, pur essendo previdente. Non volle essere ricco, e non invidiò i ricchi. Sapeva essere sempre contento. Da uomo di fede trasformò la fatica quotidiana in un grande mezzo di elevazione, di merito, di esercizio di virtù.

Nutrire e crescere il Fanciullo Divino che si preparava a essere la vittima per la redenzione del mondo: questo era il motivo che rendeva sante e sommamente meritorie le fatiche di S. Giuseppe.

« Chi lo crederebbe? Un uomo acquista col sudore della sua fronte vestiario, nutrimento e sostentamento per il suo Dio! Mani consacrate, destinate a mantenere una vita così bella, quanto è glorioso il vostro ministero, e quanto mi sembra degna degli angeli la vostra sorte! Sudori veramente preziosi! » (Huguet). Col canto nel cuore e la preghiera sulle labbra, S. Giuseppe fu il più fortunato di tutti i lavoratori.

PRATICA. Stimiamo il lavoro. Lavoriamo con onestà, con diligenza, con pazienza, di buona voglia. Amiamo il lavoro. Santifichiamolo e rendiamolo meritorio vivendo abitualmente in grazia e offrendolo ogni giorno al Signore.

PREGHIERA. O Dio, Creatore delle cose, che hai stabilito la legge del lavoro al genere umano, concedici propizio che, sull’esempio e col patrocinio di S. Giuseppe, facciamo bene le opere che ci comandi e raggiungiamo il premio che prometti.

MARTIROLOGIO ROMANI. Solennità di san Giuseppe Lavoratore, Sposo della beata Vergine Maria, Confessore, Patrono dei lavoratori.

Nome: San Giuseppe
Titolo: Lavoratore
Ricorrenza: 1 maggio
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Marzabotto, Castions di Strada, Moio Alcantara, Valmozzola
Protettore: carpentieri, degli economi, falegnami, lavoratori, moribondi, padri, procutarori legali

San Pio V prega per noi – 30 aprile

S. Pio V nacque in un paese del Piemonte chiamato Bosco, ma discendeva dalla nobile famiglia dei Ghisieri, di Bologna. Frequentando da piccino un convento di Domenicani finì per abbracciarne l’ordine.

Si distinse per profondità di sapere e sodezza di virtù, e perciò fu promosso al sacerdozio.

Con grande zelo disimpegnò sotto i Papi Paolo IV e Pio IV i gravi uffici di inquisitore di Lombardia e quindi di vescovo di Alessandria: uffici nei quali non solo divenne celebre per il suo ardente zelo, ma anche per la prudenza e perspicacia con cui seppe disimpegnarli. Rimasta, più tardi, vacante la sede romana, il Chisleri venne eletto Sommo Pontefice, assumendo il nome di Pio V.

I tempi erano tristi; l’eresia luterana che spargeva faville di ribellione ovunque, minacciava la fede cattolica in tanti paesi, mentre la Chiesa nel Concilio di Trento ricorreva a tutti i mezzi per arrestarla. Fu in questa lotta immane che si svolse l’immenso apostolato del santo Pontefice Pio

Egli incominciò col condannare la dissolutezza ed il vizio, quindi con l’aiuto del Borromeo pubblicò il catechismo del Concilio di Trento e si adoperò perchè ne venissero osservati i Canoni; promosse pure la correzione del Breviario e del Messale.

Ma se tristi erano i tempi quanto al lato morale, non meno tristi erano dal lato politico, poichè i Turchi minacciavano continuamente di saccheggiare Roma.

E S. Pio V seppe trionfare anche di questi, assistito dalla SS. Vergine, ch’egli tanto amava

L’esercito riunito di tutti i principi cristiani, benedetto dal Papa, parti, accompagnato dalle preghiere di tutta la cristianità; e nelle acque di Lepanto si incontrò col nemico. Terribile fu la lotta, ma la vittoria fu dei Cristiani; i Turchi furono messi in disordinata fuga e da quel giorno la loro potenza sul mare non fece che declinare. A perenne ricordo di così strepitoso favore, Maria fu onorata col titolo di « Auxilium Christianorum », non solo, ma fu anche istituita la festa del S. Rosario, che ancor oggi si celebra il 7 ottobre.

S. Pio V, per purgare poi l’aiuola della Chiesa, non lavorò solo a parole ma soprattutto con l’esempio, mostrandosi esemplare in ogni virtù. Visse sobrio ed umile, passando gran parte della sua giornata nella preghiera per la dilatazione del Regno di Cristo e per la pace della Chiesa. Attaccato da crudele infermità, morì nel maggio del 1572.

PRATICA. Il S. Rosario è una preghiera universale: recitiamolo.

PREGHIERA. Dio, che a sconfiggere i nemici della tua Chiesa e restaurare il culto divino, ti degnasti eleggere il Sommo Pontefice Pio V, fa’ che noi, difesi da lui, siamo così attaccati al tuo servizio che superate le insidie di tutti i nemici possiamo godere di una perpetua pace.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Pio V, papa, che, elevato dall’Ordine dei Predicatori alla cattedra di Pietro, rinnovò, secondo i decreti del Concilio di Trento, con grande pietà e apostolico vigore il culto divino, la dottrina cristiana e la disciplina ecclesiastica e promosse la propagazione della fede. Il primo di maggio a Roma si addormentò nel Signore.

Nome: San Pio V
Titolo: Papa
Nascita: 17 gennaio 1504, Bosco Marengo
Morte: 1 maggio 1572, Roma
Ricorrenza: 30 aprile
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Cattolica, Pennabilli, Bosco Marengo, Roccaforte Mondovì

Santa Valeria di Milano prega per noi – 28 aprile

Santa Valeria è più conosciuta per essere stata la moglie di San Vitale, un ufficiale dell’esercito ucciso e martirizzato nella città di Ravenna, e madre dei Santi martiri gemelli Gervasio e Protasio, visse nel III secolo.

Avrebbe desiderato portare con se il marito morto alle porte di Ravenna, ma i cristiani del luogo glielo impedirono. Quindi si mise in viaggio per Milano ma incontrò dei contadini pagani e rifiutatasi di rimanere con loro facendo sacrifici agli dei, venne così violentemente percossa che morì dopo qualche giorno.

Pur essendo rappresentata già in epoca antica nei mosaici di Sant’Apollinare nuovo a Ravenna, Valeria non ha un’iconografia specifica. Oltre a Valeria furono fatti Santi anche il marito Vitale e i figli Protasio e Gervasio.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Ravenna, commemorazione di san Vitale: in questo giorno, come si tramanda, sotto il suo nome fu dedicata a Dio la celebre basilica in quella città. Egli insieme ai santi martiri Valeria, Gervasio, Protasio e Ursicino è da tempo immemorabile venerato per l’impavida fede tenacemente difesa.

Nome: Santa Valeria di Milano
Titolo: Martire
Nascita: III Secolo, Roma
Morte: III Secolo, Roma
Ricorrenza: 28 aprile
Tipologia: Commemorazione
Patrona di: Seregno, Pessano con Bornago