Vangelo Mt 15, 29-37: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».

Vangelo  Novus Ordo Mt 15, 29-37
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.

Oggi conserviamo nel nostro cuore queste Parole del Vangelo:
« Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla » .


Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’

Paralleli Novus ordo

   Cap. CCCLIII. La seconda moltiplicazione dei pani e il miracolo della moltiplicazione della Parola.

   24 Maggio 1944, ore 2 ant.ne della Pentecoste.

 1 Una serena visione.
   Vedo un posto che non è certo pianura. Non è neppure montagna. Dei monti sono ad oriente ma lontani alquanto. Poi c’è una valletta ed altre elevazioni più basse e piatte. Dei pianori erbosi. Sembra che siano le prime pendici di un gruppo collinoso. Il terreno è piuttosto arsiccio e nudo d’alberi. Vi è della corta e rada erba sparsa fra un terreno ciottoloso. Qua e là qualche ciuffetto molto basso di cespugli spinosi. Ad occidente l’orizzonte si allarga ampio e luminoso. Non vedo altro, come natura. È ancora giorno, ma direi che comincia la sera, perché l’occidente è rosso per il tramonto mentre i monti a oriente sono già violacei nella luce che diviene crepuscolare. Un principio di crepuscolo che fa più nere le spaccature profonde e appena violette le parti più elevate.
   Gesù è ritto su un grosso pietrone e parla a molta, ma molta folla sparsa sul pianoro. I discepoli lo circondano. Egli, ancor più alto perché il suo rustico piedestallo lo eleva, domina la folla di tutte le età e condizioni sociali che gli sta intorno.
   Deve aver compito dei miracoli, perché sento che dice: «Non a Me ma a Chi mi ha mandato dovete offrire lode e riconoscenza. E la lode non è quella che esce come suono di vento da labbra distratte. Ma è quella che sale dal cuore ed è il sentimento vero del vostro cuore. Questa è gradita a Dio. I guariti amino il Signore di un amore di fedeltà. E lo amino i parenti dei guariti. Del dono della salute riconquistata non fatene cattivo uso. Più che delle malattie del corpo, abbiate paura di quelle del cuore. E non vogliate peccare. Perché ogni peccato è una malattia. E ve ne sono tali che possono dare la morte. Ora dunque, o voi tutti che ora giubilate non distruggete la benedizione di Dio col peccato. Cesserebbe il giubilo vostro perché le maleazioni levano la pace, e dove non è pace non è giubilo. Ma siate santi. Siate perfetti come il Padre vostro vuole. Lo vuole perché vi ama, e a coloro che ama vuol dare un Regno. Ma nel suo Regno santo non entrano che coloro che la fedeltà alla Legge rende perfetti. La pace di Dio sia con voi».

 2 E Gesù tace. Incrocia le braccia sul petto e con le braccia così conserte osserva la turba che gli sta intorno. Poi guarda in giro. Alza gli occhi al cielo sereno e che si fa sempre più scuro per la luce che decresce. Pensa. Scende dal suo masso. Parla ai discepoli. «Ho pietà di questa gente. Mi segue da tre giorni. Non ha più provviste seco. Siamo lontani da ogni paese. Temo che i più deboli soffrano troppo se Io li rimando senza nutrirli».
   «E come vuoi fare, Maestro? Tu lo dici: siamo lontani da ogni paese. In questo luogo deserto dove trovare pane? E chi ci darebbe tanto denaro da comperarlo per tutti?».
   «Non avete nulla con voi?».
   «Abbiamo pochi pesci e qualche pezzo di pane. L’avanzo del nostro cibo. Ma non basta a nessuno. Se Tu lo dai ai vicini succede una sommossa. Privi noi e non fai del bene a nessuno». E’ Pietro che parla.
   «Portatemi quanto avete».
   Portano una cestella con dentro sette tozzi di pane. Non sono neppure pani interi. Paiono grosse fette tagliate da grandi pagnotte. I pesciolini, poi, sono una manciata di povere bestioline abbruciacchiate dalla fiamma.
   «Fate sedere questa folla a cerchi di cinquanta e che stia ferma e zitta se vuol mangiare».
   I discepoli, parte salendo su delle pietre e parte circolando fra la gente, si dànno un gran da fare per mettere l’ordine chiesto da Gesù. Dài e dài, ci riescono. Qualche bambino piagnucola perché ha fame e sonno, qualche altro frigna perché, per farlo ubbidire, la mamma, o qualche altro parente, gli ha amministrato uno schiaffo.

 3 Gesù prende i pani, non tutti, naturalmente: due, uno per mano, e li offre, poi li posa e benedice. Prende i pesciolini, sono così pochi che stanno quasi tutti nel cavo delle sue lunghe mani. Offre essi pure e li posa e benedice essi pure.
   «E ora prendete, girate fra la folla e date ad ognuno, con abbondanza».
   I discepoli ubbidiscono.
   Gesù, ritto in piedi, bianca figura dominante questo popolo di seduti in larghi circoli che coprono tutto il pianoro, osserva e sorride.
   I discepoli vanno e vanno, sempre più lontano. Dànno e dànno. E sempre la cesta è piena di cibo. La gente mangia mentre la sera cala, e vi è un grande silenzio e una grande pace.


 4 Dice Gesù:

   «Ecco un’altra cosa che darà noia ai dottori difficili. L’applicazione che Io faccio a questa visione evangelica. Non ti faccio meditare sulla mia potenza e bontà. Non sulla fede e ubbidienza dei discepoli. Nulla di questo. Ti voglio far vedere l’analogia dell’episodio con l’opera dello Spirito Santo.
   Vedi: Io do la mia parola. Do tutto quanto potete capire e perciò assimilare per farne cibo all’anima. Ma voi siete tanto resi tardi dalla fatica e dall’inedia che non potete assimilare tutto il nutrimento che è nella mia parola. Ve ne occorrerebbe molta, molta, molta. Ma non sapete riceverne molta. Siete tanto poveri di di forze spirituali! Vi fa peso senza darvi sangue e forza. Ed ecco che allora lo Spirito opera il miracolo per voi. Il miracolo spirituale della moltiplicazione della Parola. Ve ne illumina, e perciò la moltiplica, tutti i più riposti significati, di modo che voi, senza gravarvi di un peso che vi schiaccerebbe senza corroborarvi, ve ne nutrite e non cadete più affranti lungo il deserto della vita.
   Sette pani e pochi pesci!
   Ho predicato tre anni e, come dice il mio diletto Giovanni (Giovanni 21, 25), “se si dovessero scrivere tutte le parole e i miracoli che ho detto e compiuto per dare a voi un cibo abbondante, capace di portarvi senza debolezze sino al Regno, non basterebbe la Terra a contenere i volumi”. Ma se anche ciò fosse stato fatto, non avreste potuto leggere tale mole di libri. Non leggete neppure, come dovreste, il poco che di Me è stato scritto. L’unica cosa che dovreste conoscere, come conoscete le parole più necessarie sin dalla più tenera età.
   E allora l’Amore viene e moltiplica. Anche Egli, Uno con Me e col Padre, ha “pietà di voi che morite di fame” e, come un miracolo che si ripete da secoli, raddoppia, decuplica, centuplica i significati, le luci, il nutrimento di ogni mia parola. Ecco così un tesoro senza fondo di celeste cibo. Esso vi è offerto dalla Carità. Attingetene senza paura. Più il vostro amore attingerà in esso e più esso, frutto dell’Amore, aumenterà la sua onda.

 5 Dio non conosce limiti nelle sue ricchezze e nelle sue possibilità. Voi siete relativi. Egli no. È infinito. In tutte le sue opere. Anche in questa di potervi dare in ogni ora, in ogni evento, quelle luci che vi abbisognano in quel dato istante. E come nel giorno di Pentecoste lo spirito effuso sugli apostoli rese la loro parola comprensibile a Parti, Medi, Sciti, Cappadoci, Pontici e Frigi, e simile a lingua natìa ad Egizi e Romani, Grici e Libici, così ugualmente Esso vi darà conforto se piangete, consiglio se credete, compartecipazione di gioia se gioite, con la stessa Parola.
   Oh! che realmente se lo Spirito vi illustra: “Và in pace e non voler peccare”, questa frase è premio per chi non ha peccato, incoraggiamento all’ancora debole che non vuole peccare, perdono al colpevole che si pente, rimprovero temperato di misericordia a colui che non ha che una larva di pentimento. E non è che una frase. Delle più semplici. Ma quante ce ne sono nel mio Vangelo! Quante che sono come bocci in fiore, che dopo un’acquata e un sole d’aprile si aprono fitti sul ramo, dove prima ve ne era solo uno fiorito, e lo coprono tutto con gioia di chi li mira!
   Riposa, ora. La pace dell’Amore sia con te». 

Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, Regina del Cielo e della terra,
noi ci affidiamo per sempre a Te!

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