Vangelo Lc 12, 8-12: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio”.

Vangelo Novus Ordo Lc 12, 8-12
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’
Paralleli Novus ordo

   Cap. CCCXLVI. Primo annuncio della Passione e il rimprovero a Simon Pietro.

   30 Novembre 1945

 1 Gesù deve aver lasciato la città di Cesarea di Filippo alle prime luci del mattino, perché ora essa è già lontana coi suoi monti e la pianura è di nuovo giorno intorno a Gesù, che si dirige verso il lago di Meron per poi andare verso quello di Gennezaret. Sono con Lui gli apostoli e tutti i discepoli che erano a Cesarea. Ma che una carovana così numerosa sia per la via non fa stupore a nessuno, perché altre carovane si incontrano già, dirette a Gerusalemme, di israeliti o proseliti che vengono da tutti i luoghi della Diaspora e che desiderano sostare per qualche tempo nella Città Santa per sentire i Rabbi e respirare a lungo l’aria del Tempio.
   Vanno lesti sotto un sole ormai alto ma che non dà ancora noia, perché è un sole di primavera che scherza con le fronde novelle e con le ramaglie fiorite e suscita fiori, fiori, fiori da ogni parte. La pianura che precede il lago è tutta un tappeto fiorito e l’occhio, volgendosi ai colli che la circondano, li vede pezzati dei ciuffi candidi, tenuemente rosei, o rosa deciso, o rosa quasi rosso, degli svariati alberi da frutto, e, passando presso le rare case dei contadini o presso le mascalcie seminate per la via, la vista si rallegra sui primi rosai fioriti negli orti, lungo le siepi o contro i muri delle case.
   «I giardini di Giovanna devono essere tutti in fiore», osserva Simone Zelote.
   «Anche l’orto di Nazaret deve parere un cesto di fiori. Maria ne è la dolce ape che va da roseto a roseto e da questi ai gelsomini che presto fioriranno, ai gigli che già hanno i bocci sullo stelo, e coglierà il ramo del mandorlo come sempre fa, anzi ora coglierà quello del pero o del melograno per metterlo nell’anfora nella sua stanzetta. Quando eravamo bambini le chiedevamo ogni anno: “Perché tieni sempre lì un ramo di albero in fiore e non ci metti invece le prime rose?”; e Lei rispondeva: “Perché su quei petali io vedo scritto un ordine che mi venne da Dio e sento l’odore puro dell’aura celeste”. Te lo ricordi Giuda?», chiede Giacomo d’Alfeo al fratello.
   «Si. Me lo ricordo. E ricordo che, divenuto uomo, io attendevo con ansia la primavera per vedere Maria camminare per il suo orto sotto le nuvole dei suoi alberi in fiore e fra le siepi delle prime rose. Non vedevo mai spettacolo più bello di quella eterna fanciulla trasvolante fra i fiori, fra voli di colombi…»

 2 «Oh! andiamoci presto a vederla, Signore! Che veda anche io tutto questo!», supplica Tommaso.
   «Non abbiamo che affrettare la marcia e sostare ben poco, nelle notti, per giungere a Nazaret in tempo», risponde Gesù.
   «Mi accontenti proprio, Signore?».
   «Si, Tommaso. Andremo a Betsaida tutti, e poi a Cafarnao, e lì ci separeremo, noi andando con la barca a Tiberiade e poi a Nazaret. Così ognuno, meno voi giudei, prenderemo le vesti più leggere. L’inverno è finito».  
   «Si. E noi andiamo a dire alla Colomba: “Alzati, affrettati, o mia diletta, e vieni perché l’inverno è passato, la pioggia è finita, i fiori sono sulla terra… Sorgi, o mia amica, e vieni, colomba che stai nascosta, mostrami il tuo viso e fammi sentire la tua voce”». 
   «E bravo Giovanni! Sembri un innamorato che canti la sua canzone alla sua bella!», dice Pietro.
   «Lo sono. Di Maria lo sono. Non vedrò altre donne che sveglino il mio amore. Solo Maria, l’amata da tutto me stesso».
   «Lo dicevo anche io un mese fa. Vero, Signore?», dice Tommaso.
   «Io credo che siamo tutti innamorati di Lei. Un amore così alto, così celestiale!… Quale solo quella Donna può ispirarlo. E l’anima ama completamente la sua anima, la mente ama e ammira il suo intelletto, l’occhio mira e si bea della sua grazia pura che dà diletto senza dare fremito, così come quando si guarda un fiore… Maria, la bellezza della Terra e, credo, la bellezza del Cielo…», dice Matteo.
   «È vero! È vero! Tutti vediamo in Maria quanto è più dolce nella donna. E la fanciulla pura, e la madre dolcissima. E non si sa se la si ama più per l’una o l’altra grazia…», dice Filippo.
   «La si ama perché è “Maria”. Ecco!», sentenzia Pietro.

 3 Gesù li ha ascoltati parlare e dice: «Avete detto tutti bene. Benissimo ha detto Simon Pietro. Maria si ama perché è “Maria”. Vi ho detto, andando a Cesarea, che solo coloro che uniranno fede perfetta ad amore perfetto giungeranno a sapere il vero significato delle parole: “Gesù, il Cristo, il Verbo, il figlio di Dio e il Figlio dell’Uomo”. Ma ora anche vi dico che c’è un altro nome denso di significati. Ed è quello di mia Madre. Solo coloro che uniranno perfetta fede a perfetto amore giungeranno a sapere il vero significato del nome “Maria”, della Madre del Figlio di Dio. E il vero significato comincerà ad apparire chiaro ai veri credenti e ai veri amorosi in un ora tremenda di strazio, quando la Genitrice sarà suppliziata col suo Nato, quando la Redentrice redimerà col Redentore, agli occhi di tutto il mondo e per tutti i secoli dei secoli».
   «Quando?», chiede Bartolomeo, mentre si sono fermati sulle sponde di un grosso ruscello nel quale bevono molti discepoli.
   «Fermiamoci qui a spartire il pane. Il sole è a mezzogiorno. A sera saremo al lago di Merom e potremo abbreviare la via con delle barchette», risponde Gesù evasivamente.
   Si siedono tutti sulla erbetta tenera e tiepida di sole delle rive del ruscello, e Giovanni dice: «E’ un dolore sciupare questi fiorellini così gentili. Sembrano pezzettini di cielo caduti qui sui prati». Sono centinaia e centinaia di miosotis.
   «Rinasceranno più belli domani. Sono fioriti per fare, delle zolle, una sala di convito al loro Signore», lo consola Giacomo suo fratello.
   Gesù offre e benedice il cibo e tutti si danno a mangiare allegramente. I discepoli, come tanti girasoli, guardano tutti in direzione di Gesù, che è seduto al centro della fila dei suoi apostoli.

 4 Il pasto è presto finito, condito di serenità e di acqua pura. Ma, posto che Gesù resta seduto, nessuno si muove. Anzi i discepoli si spostano per venire più vicino, per sentire ciò che dice Gesù, che gli apostoli interrogano. E interrogano ancora su quanto ha detto prima di sua Madre.
   «Si. Perché essermi madre per la carne sarebbe già grande cosa. Pensate che è ricordata Anna di Elcana come madre di Samuele. Ma egli non era che un Profeta. Eppure la madre è ricordata per averlo generato. Perciò ricordata, e con lodi altissime, lo sarebbe Maria per aver dato al mondo Gesù il Salvatore. Ma sarebbe poco, rispetto al tanto che Dio esige da Lei per completare la misura richiesta per la redenzione del mondo. Maria non deluderà il desiderio di Dio. Non lo ha mai deluso. Dalle richieste di amore totale a quelle di sacrificio, Ella si è data e si darà. E quando avrà consumato il massimo sacrificio, con Me, per Me, e per il mondo, allora i veri fedeli e i veri amorosi capiranno il vero significato del suo nome. E nei secoli dei secoli, ad ogni vero fedele, ad ogni vero amoroso, sarà concesso di saperlo. Il Nome della Grande Madre, della Santa Nutrice, che allatterà nei secoli dei secoli i pueri di Cristo col suo pianto per crescerli alla Vita dei Cieli».
   «Pianto, Signore? Deve piangere tua Madre?», chiede l’Iscariota.
   «Ogni madre piange. E la mia piangerà più di ogni altra».
   «Ma perché? Io ho fatto piangere la mia qualche volta, perché non sono sempre un buon figlio. Ma Tu! Tu non dài mai dolore a tua Madre».
   «No. Io non le do infatti dolore come Figlio suo. Ma gliene darò tanto come Redentore. Due saranno quelli che faranno piangere di un pianto senza fine la Madre mia: Io per salvare l’Umanità, e l’Umanità col suo continuo peccare. Ogni uomo vissuto, vivente o che vivrà, costa lacrime a Maria».
   «Ma perché?», chiede stupito Giacomo di Zebedeo.
   «Perché ogni uomo costa torture a Me per redimerlo».
   «Ma come puoi dire questo di quelli già morti o non ancora nati? Ti faranno soffrire quelli viventi, gli scribi, i farisei, i sadducei, con le loro accuse, le loro gelosie, le loro malignità. Ma non più di così», asserisce sicuro Bartolomeo.    
   «Giovanni Battista fu anche ucciso… e non è il solo profeta che Israele abbia ucciso e il solo sacerdote, del Volere eterno, ucciso perché inviso ai disubbidienti di Dio».
   «Ma Tu sei da più di un profeta e dello stesso Battista, tuo Precursore. Tu sei il Verbo di Dio. La mano d’Israele non si alzerà su di Te», dice Giuda Taddeo.
   «Lo credi fratello? Sei in errore», gli risponde Gesù.
   «No. Non può essere! Non può avvenire! Dio non lo permetterà! Sarebbe un avvilire per sempre il suo Cristo!». Giuda Taddeo è tanto agitato che si alza in piedi.
   Anche Gesù lo imita e lo guarda fisso nel volto impallidito, negli occhi sinceri. Dice lentamente: «Eppure sarà», e abbassa il braccio destro, che aveva alto, come se giurasse.

 5 Tutti si alzano e si stringono più ancora intorno a Lui – una corona di visi addolorati ma più ancora increduli – e mormorii vanno per il gruppo:
   «Certo… se così fosse… il Taddeo avrebbe ragione».
   «Quello che avvenne del Battista è male. Ma ha esaltato l’uomo, eroico fino alla fine. Se ciò avvenisse al Cristo sarebbe uno sminuirlo».
   «Cristo può essere perseguitato ma non avvilito».
   «L’unzione di Dio è su di Lui».
   «Chi ti potrebbe più credere se ti vedessero in balìa degli uomini?».
   «Noi non lo permetteremo».
   L’unico che tace è Giacomo di Alfeo. Suo fratello lo investe: «Tu non parli? Non ti muovi? Non senti? Difendi il Cristo contro Se stesso!». Giacomo, per tutta risposta, si porta le mani al viso e si scosta alquanto, piangendo. 
   «E’ uno stolto!», sentenzia suo fratello.
   «Forse meno di quanto lo credi», gli risponde Ermasteo. E continua: «Ieri, spiegando la profezia, il Maestro ha parlato di un corpo disfatto che si reintegra e di uno che da sé si resuscita. Io penso che uno non può risorgere se prima non è morto».
   «Ma può essere morto di morte naturale, di vecchiaia. Ed è già molto ciò per il Cristo!», ribatte il Taddeo e molti gli dànno ragione.
   «Si, ma allora non sarebbe un segno dato a questa generazione che è molto più vecchia di Lui», osserva Simone Zelote.
   «Già. Ma non è detto che parli di Se stesso», ribatte il Taddeo, ostinato nel suo amore e nel suo rispetto.
   «Nessuno che non sia il Figlio di Dio può da Se stesso risuscitarsi, così come nessuno che non sia il Figlio di Dio può essere nato come Egli è nato. Io lo dico. Io che ho visto la sua gloria natale», dice Isacco con sicura testimonianza.
   Gesù, con le braccia conserte, li ha ascoltati parlare guardandoli a turno. Ora fa Lui cenno di parlare e dice: «Il Figlio dell’uomo sarà dato in mano degli uomini perché Egli è il Figlio di Dio ma è anche il Redentore dell’uomo. E non c’è redenzione senza sofferenza. La mia sofferenza sarà del corpo, della carne e del sangue, per riparare i peccati della carne e del sangue. Sarà morale per riparare ai peccati della mente e delle passioni. Sarà spirituale per riparare alle colpe dello spirito. Completa sarà. Perciò all’ora fissata Io sarò preso, in Gerusalemme, e dopo avere già sofferto per colpa degli Anziani e dei sommi sacerdoti, degli scribi e dei farisei, sarò condannato a morte infamante. E Dio lascerà fare perché così deve essere, essendo Io l’Agnello di espiazione per i peccati di tutto il mondo. E in un mare di angoscia, condivisa da mia Madre e da poche altre persone, morirò sul patibolo, e tre giorni dopo, per mio solo volere divino, risusciterò a vita eterna e gloriosa come Uomo e tornerò ad essere Dio in Cielo col Padre e con lo Spirito. Ma prima dovrò patire ogni obbrobrio ed avere il cuore trafitto dalla Menzogna e dall’Odio».

 6 Un coro di grida scandalizzate si leva per l’aria tiepida e profumata di primavera.
   Pietro, con un viso sgomento, e scandalizzato lui pure, prende Gesù per un braccio e lo tira un poco da parte dicendogli piano all’orecchio: «Ohibò, Signore! Non dire questo. Non sta bene. Tu vedi? Essi si scandalizzano. Tu decadi dal loro concetto. Per nessuna cosa al mondo Tu devi permettere questo; ma già una simile cosa non ti avverrà mai. Perché dunque prospettarla come vera? Tu devi salire sempre più nel concetto degli uomini, se ti vuoi affermare, e devi terminare magari con un ultimo miracolo, quale quello di incenerire i tuoi nemici. Ma mai avvilirti a renderti uguale a un malfattore punito». E Pietro pare un maestro o un padre afflitto che rimproveri, amorevolmente affannato, un figlio che ha detto una stoltezza.
   Gesù che era un poco curvo per ascoltare il bisbiglio di Pietro, si alza severo, con dei raggi negli occhi, ma raggi di corruccio, e grida forte, che tutti sentano e la lezione serva a tutti: «Và lontano da Me, tu che in questo momento sei un satana che mi consigli a venir meno all’ubbidienza del Padre mio! Per questo Io sono venuto! Non per gli onori! Tu, col consigliarmi alla superbia, alla disubbidienza e al rigore senza carità, tenti sedurmi al Male. Và! Mi sei scandalo! Tu non capisci che la grandezza sta non negli onori ma nel sacrificio e che nulla è apparire un verme agli uomini se Dio ci giudica angeli? Tu, uomo stolto, non capisci ciò che è grandezza di Dio e ragione di Dio e vedi, giudichi, senti, parli, con quel che è dell’uomo».
   Il povero Pietro resta annichilito sotto il rimprovero severo; si scansa mortificato e piange… E non è il pianto gioioso di pochi giorni prima. Ma un pianto desolato di chi capisce di avere peccato e di avere addolorato chi ama.
   E Gesù lo lascia piangere. Si scalza, rialza le vesti e passa a guado il ruscello. Gli altri lo imitano in silenzio. Nessuno osa dire una parola. In coda a tutti è il povero Pietro, invano consolato da Isacco e dallo Zelote.

 7 Andrea si volge più di una volta a guardarlo e poi mormora qualcosa a Giovanni, che è tutto afflitto. Ma Giovanni scuote il capo con cenni di diniego. Allora Andrea si decide. Corre avanti. Raggiunge Gesù . chiama piano, con apparente tremore: « Maestro! Maestro!…».
   Gesù lo lascia chiamare più volte. Infine si volge severo e chiede: «Che vuoi?».
   «Maestro, mio fratello è afflitto… piange…».
   «Se lo è meritato».
   «E’ vero, Signore. Ma egli è sempre un uomo… Non può sempre parlare bene».
   «Infatti oggi ha parlato molto male», risponde Gesù. Ma è già meno severo e una scintilla di sorriso gli molce l’occhio divino.
   Andrea si rinfranca e aumenta la sua perorazione a pro del fratello. «Ma Tu sei giusto e sai che amore di Te lo fece errare…».
   «L’amore deve essere la luce, non tenebre. Egli lo ha fatto tenebre e se ne è fasciato lo spirito».
   «E’ vero, Signore. Ma le fasce si possono levare quando si voglia. Non è come avere lo spirito stesso tenebroso. Le fasce sono l’esterno. Lo spirito è l’interno, il nucleo vivo. L’interno di mio fratello è buono».
   «Si levi allora le fasce che vi ha messo».
   «Certamente che lo farà, Signore! Lo sta già facendo. Volgiti a guardarlo come è sfigurato dal pianto che Tu non consoli. Perché severo così con lui?».
   «Perché egli ha il dovere di essere “il primo” così come Io gli ho dato l’onore di esserlo. Chi molto riceve molto deve dare…».
   «Oh! Signore! È vero, si. Ma non ti ricordi di Maria di Lazzaro? Di Giovanni di Endor? Di Aglae? Della Bella di Corozim? Di Levi? A questi Tu hai tutto dato… ed essi non ti avevano dato ancora che l’intenzione di redimersi… Signore!… Tu mi hai ascoltato per la Bella di Corozim e per Aglae… Non mi scolteresti per il tuo e mio Simone, che peccò per amore di Te?».
   Gesù abbassa gli occhi sul mite che si fa audace e pressante in favore del fratello come lo fu, silenziosa-mente, per Aglae e la Bella di Corozim, e il suo viso splende di luce: «Và a chiamarmi tuo fratello», dice «e portamelo qui».
   «Oh! grazie, mio Signore! Vado…», e corre via, lesto come una rondine.

 8 «Vieni, Simone. Il Maestro non è più in collera con te. Vieni, che te lo vuole dire».
   «No, no. Io mi vergogno… Da troppo poco tempo mi ha rimproverato… Deve volermi per rimproverarmi ancora…».
   «Come lo conosci male! Su vieni! Ti pare che io ti porterei ad un’altra sofferenza? Se non fossi certo che ti attende là una gioia, non insisterei. Vieni».
   «Ma che gli dirò mai?», dice Pietro avviandosi un poco recalcitrante, frenato dalla sua umanità, spronato dal suo spirito che non può stare senza la condiscendenza di Gesù e senza il suo amore. «Che gli dirò?», continua a chiedere.
   «Ma nulla! Mostragli il tuo volto e basterà», lo rincuora il fratello.
   Tutti i discepoli, man mano che i due li sorpassano, guardano i due fratelli e sorridono, comprendendo ciò che avviene.
   Gesù è raggiunto. Ma Pietro si arresta all’ultimo momento. Andrea non fa storie. Con una energica spinta, uso quelle che dà alla barca per spingerla  al largo, lo butta avanti. Gesù si ferma… Pietro alza il viso… Gesù abbassa il viso… Si guardano… Due lacrimosi rotolano giù per le guance arrossate di  Pietro…
   «Qui, grande bambino riflessivo, che ti faccia da padre asciugando questo pianto», dice Gesù e alza la mano, sulla quale è ancora ben visibile il segno della sassata di Giocala, e asciuga con le sue dita quelle lacrime.
   «Oh! Signore! Mi hai perdonato?», chiede Pietro tremebondo, afferrando la mano di Gesù fra le sue e guardandolo con due occhi di cane fedele che vuole farsi perdonare dal padrone inquieto.
   «Non ti ho mai colpito di condanna…».
   «Ma prima…».
   «Ti ho amato. È amore non permettere che in te prendano radice deviazioni di sentimento e di sapienza. Devi essere il primo in tutto, Simon Pietro».
   «Allora… allora Tu mi vuoi bene ancora? Tu mi vuoi ancora? Non che io voglia il primo posto, sai? Mi basta anche l’ultimo, ma essere con Te, al tuo servizio… e morirci al tuo servizio, Signore, mio Dio!».
   Gesù gli passa il braccio sulle spalle e se lo stringe al fianco. 
   Allora Simone, che non ha mai lasciato andare l’altra mano di Gesù, la copre di baci… felice. E mormora: «Quanto ho sofferto!… Grazie, Gesù».
   «Ringrazia tuo fratello, piuttosto. E sappi in futuro portare il tuo peso con giustizia ed eroismo.

 9 Attendiamo gli altri. Dove sono?».
   Sono fermi dove erano quando Pietro aveva raggiunto Gesù, per lasciare libero il Maestro di parlare al suo apostolo mortificato. Gesù accenna loro di venire avanti. E con loro sono un branchetto di contadini che avevano lasciato di lavorare nei campi per venire ad interrogare i discepoli.
   Gesù, tenendo sempre la mano sulla spalla di Pietro dice: 
   «Da quanto è avvenuto voi avete compreso che è cosa severa essere al mio servizio. L’ho dato a lui il rimprovero. Ma era per tutti. Perché gli stessi pensieri erano nella maggioranza dei cuori, o ben formati o solo in seme. Così Io ve li ho stroncati, e chi ancora li coltiva mostra di non capire la mia Dottrina, la mia Missione, la mia Persona. 
   Io sono venuto per essere Via, Verità e Vita. Vi do la Verità con ciò che insegno. Vi spiano la Via col mio sacrificio, , ve la traccio, ve la indico. Ma la Vita ve la do con la mia Morte. E ricordate che chiunque risponde alla mia chiamata e si mette nelle mie file per cooperare alla redenzione del mondo deve essere pronto a morire per dare agli altri la Vita. Perciò chiunque voglia venire dietro a Me deve essere pronto a rinnegare se stesso, il vecchio se stesso con le sue passioni, tendenze, usi, tradizioni, pensieri, e seguirmi col suo nuovo se stesso.
   Prenda ognuno la sua croce come Io la prenderò. La prenda se anche gli sembra troppo infamante. Lasci che il peso della sua croce stritoli il suo se stesso umano per liberare il se stesso spirituale, al quale la croce non fa orrore ma anzi è oggetto di appoggio e di venerazione perché lo spirito sa e ricorda. E con la sua croce mi segua. Lo attenderà alla fine della via la morte ignominiosa come Me attende? Non importa. Non si affligga, ma anzi giubili, perché l’ignominia della Terra si muterà in grande gloria in Cielo, mentre sarà disonore l’essere vili di fronte agli eroismi spirituali. Voi sempre dite di volermi seguire fino alla morte. Seguitemi allora, e vi condurrò al Regno per una via aspra ma santa e gloriosa, al termine della quale conquisterete la Vita senza mutazione in eterno. Questo sarà “vivere”. Seguire, invece, le vie del mondo e della carne è “morire”. Di modo che se uno vorrà salvare la sua vita sulla Terra la perderà, mentre colui che perderà la vita sulla Terra per causa mia e per amore al mio Vangelo la salverà. Ma considerate: che gioverà all’uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde la sua anima?

10 E ancora guardatevi bene, ora e in futuro, di vergognarvi delle mie parole e delle mie azioni. Anche questo sarebbe “morire”. Perché chi si vergognerà di Me e delle mie parole in mezzo alla generazione stolta, adultera e peccatrice, di cui ho parlato, e sperando averne protezione e vantaggio la adulerà rinnegando Me e la mia Dottrina e gettando le perle avute nelle gole immonde dei porci e dei cani per averne in compenso escrementi al posto di monete, sarà giudicato dal Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria del Padre suo e cogli angeli e i santi a giudicare il mondo. Egli allora si vergognerà di questi adulteri e fornicatori, di questi vili e di questi usurai e li caccerà dal suo regno, perché non c’è posto nella Gerusalemme celeste per gli adulteri, i vili, i fornicatori, bestemmiatori e ladri. E in verità vi dico che ci sono alcuni dei presenti fra i miei discepoli e discepole che non gusteranno la morte prima di avere veduto il Regno di Dio fondarsi (il Regno di Dio ebbe inizio il Venerdì Santo, per i meriti del Cristo, e si affermò poi con la Chiesa costituita. Ma non tutti videro questo affermarsi sempre più), col suo Re incoronato e unto».
   Riprendono ad andare parlando animatamente, mentre il sole cala lentamente nel cielo…

   Cap. CDXXI. L’indemoniato guarito, i farisei e la bestemmia contro lo Spirito Santo.

   22 aprile 1946.
 
 1 ­Passata la Settimana Santa e conseguente penitenza del non vedere, ritorna stamane la vista spirituale del Vangelo. E ogni mio affanno si oblìa in questa gioia, che si annuncia sempre con un’indescrivibile sensazione di giubilo sovrumano…
   …Ed ecco che vedo Gesù, ancora camminante lungo i boschetti che costeggiano il fiume, fermarsi ordinando una sosta in queste ore troppo calde per permettere il cammino. Perché, se è vero che l’intrico folto dei rami fa riparo al sole, esso produce però anche come una cappa di ostacolo allo scorrere delle brezze appena sensibili, e perciò l’aria, là sotto, è calda, ferma, pesante, di un umidore che trasuda dal suolo prossimo al fiume, un umidore che non è ristoro, ma tormento appiccicoso che si mescola e aumenta al già tormentoso sudore che scorre sui corpi.
   «Sostiamo fino a sera. Poi scenderemo al greto biancheggiante, visibile anche al lume delle stelle, e proseguiremo nella notte. Ora prendiamo cibo e riposo».
   «Ah! prima del cibo prenderò ristoro nelle acque. Saranno tiepide anche esse come un decotto per la tosse, ma serviranno a levarmi il sudore. Chi viene con me?», chiede Pietro.
   Tutti vanno con lui. Tutti, anche Gesù che è come tutti sudato e colla veste pesante di polvere e sudore. Si prendono ognuno una veste pulita dalla sacca e scendono al fiume. Sull’erba, a segnale della loro sosta, non restano che le tredici sacche e le fiaschette dell’acqua, vegliate dagli alberi annosi e da innumerevoli uccelli, che guardano curiosi coi loro occhietti di giaietto le tredici gonfie sacche multicolori sparse sull’erba. Le voci dei bagnanti si allontanano e si confondono nel fruscio del fiume. Solo ogni tanto qualche risata squillante dei più giovani risuona come una nota alta sugli accordi bassi e monotoni del fiume.

 2 Ma il silenzio è presto rotto da uno scalpiccio di passi. Delle teste si affacciano da un intrico, sbirciano, dicono con espressione contenta: «Sono qui. Si sono fermati. Andiamo a dirlo agli altri», e scompaiono allontanandosi dietro i cespugli…
   …Intanto, rinfrescati, con i capelli ancora umidi per quanto rudimentalmente asciugati, scalzi e coi sandali lavati e gocciolanti tenuti per i cingolini, con le vesti fresche indosso e le altre deposte forse sui canneti dopo una sciacquata nelle acque azzurre del Giordano, tornano gli apostoli col Maestro. Palesemente ristorati da quel lungo bagno.
   Ignorando di essere stati scoperti, si siedono, dopo che Gesù ha offerto e distribuito il cibo. E dopo il cibo, assonnati, si sdraierebbero e dormirebbero. Ma ecco venire un uomo, e dopo il primo il secondo, e il terzo…
   «Che volete?», interroga Giacomo di Zebedeo che li vede venire e arrestarsi presso un macchione, incerti se farsi avanti o meno. Gli altri, Gesù compreso, si voltano a vedere con chi parla Giacomo.
   «Ah! sono quelli del paese… Ci hanno seguiti!», dice senza entusiasmo Tommaso che si apprestava a dormire un poco.
   Intanto gli interrogati rispondono, un poco intimoriti vedendo la palese ripugnanza degli apostoli a riceverli: «Volevamo parlare al Maestro… Dire che… Vero, Samuele?…», e si arrestano, non osando dire di più.
   Ma Gesù, benigno, li incoraggia: «Dite, dite. Avete altri malati?…», e intanto si alza dirigendosi verso di loro.
   «Maestro, sei stanco anche più di noi. Riposati un poco e loro aspettino…», dicono in più d’un apostolo.
   «Qui vi sono creature che mi desiderano. Perciò essi pure non hanno riposo di pace nel cuore. E la stanchezza del cuore è da più di quella delle membra. Lasciate che Io li ascolti».
   «E va bene! Addio riposo nostro!…», borbottano gli apostoli, abbrutiti dalla stanchezza e dal caldo al punto di rimproverare in presenza di estranei il loro Maestro, tanto che dicono: «E quando, senza prudenza, ci avrai fatti tutti malati, troppo tardi capirai che ti eravamo necessari».
   Gesù li guarda… con pietà. Non c’è altro nei suoi dolci occhi stanchi… Ma risponde: «No, amici. Io non pretendo che voi mi imitiate. Guardate, voi rimanete qui, in riposo. Io mi dilungo con questi, li ascolto e poi vengo a mettermi a riposo fra voi».
   Così dolce la risposta, che ottiene più di un rimprovero. Il buon cuore, l’affetto dei dodici si risveglia e prende il sopravvento: «Non già, Signore! Resta dove sei e parla ad essi. Noi andremo a voltare le nostre vesti per farle asciugare dall’altro lato. Così vinceremo il sonno, e poi verremo e riposeremo insieme». E i più assonnati vanno verso il fiume… Restano Matteo, Giovanni e Bartolomeo.

 3 Ma intanto i tre cittadini sono divenuti più di dieci e sempre crescono…
   «Dunque? Venite avanti e parlate senza timore».
   «Maestro, partito Te, si sono fatti ancor più violenti i farisei… Hanno assalito l’uomo da Te liberato e… se non diverrà pazzo sarà un nuovo miracolo… perché… gli hanno detto che… che Tu lo hai levato da un demonio che non impediva che la ragione, ma che gli hai dato un demone più forte, forte tanto che ha vinto il primo, forte più del primo, perché questo danna e possiede il suo spirito, e perciò mentre della prima possessione non avrebbe avuto a portare le conseguenze nell’altra vita, perché le sue azioni non erano… come hanno detto, Abramo?…».
   «Hanno detto… oh! un nome strano… Insomma di quelle azioni Dio non gli avrebbe chiesto conto, perché fatte senza libertà di mente, mentre ora egli, adorando per imposizione del demonio che ha in cuore, messo da Te — oh! ci perdona se te lo diciamo! — da Te, principe dei demoni, adorando Te con mente non più folle, è sacrilego e maledetto, e dannato sarà. Onde il povero infelice rimpiange lo stato di prima e… quasi impreca a Te… Più folle di prima perciò… e la madre si dispera per il figlio che dispera di salvarsi… e ogni gioia in strazio si è mutata. Noi, a dar pace, ti abbiamo cercato, e l’angelo certo qui ci ha guidati… Signore, noi crediamo che Tu sei il Messia. E crediamo che il Messia ha in Sé lo Spirito di Dio. Perciò è Verità e Sapienza. E ti chiediamo di darci pace e spiegazione…».
   «Voi siete nella giustizia e nella carità. Siate benedetti. Ma dove è l’infelice?».
   «Ci segue con la madre, piangendo la sua disperazione. Vedi? Tutto il paese, meno essi, i crudeli farisei, viene a questa volta, incurante delle minacce loro. Perché ci hanno minacciato punizioni per il nostro credere in Te. Ma Dio ci proteggerà».
   «Dio vi proteggerà. Conducetemi al graziato».
   «No. Te lo condurremo. Attendi», e in molti se ne vanno verso il nucleo più numeroso, che viene avanti gestendo mentre due pianti acuti dominano il brusio della folla. Gli altri, i rimasti, sono tanti già e, quando a questi si riuniscono gli altri con al centro l’indemoniato guarito e la madre sua, è veramente una grande folla quella che si pigia fra gli alberi intorno a Gesù, salendo anche sugli alberi per trovare posto per sentire e vedere.

 4 Gesù va incontro al suo miracolato che, come lo vede, strappandosi i capelli e inginocchiandosi dice: «Rendimi il primo demonio! Per pietà di me, della mia anima! Che ti ho fatto perché Tu mi nuocessi tanto?».
   E sua madre, pure in ginocchio: «Egli delira di paura, Signore! Non accogliere le sue bestemmiatrici parole, ma liberalo dalla paura che quei crudeli gli hanno infusa, onde non perda la vita dell’anima. Tu l’hai liberato una volta!… Oh! per pietà di una madre, liberalo ancora!».
   «Sì, donna. Non temere! Figlio di Dio, ascolta!». E Gesù appoggia le sue mani sul capo spettinato del delirante di paura soprannaturale. «Ascolta. E giudica. Da te giudica, perché ora il tuo giudizio è libero e puoi giudicare con giustizia. Vi è un modo sicuro per comprendere se un prodigio viene da Dio o da un demonio. Ed è ciò che l’anima prova. Se il fatto straordinario viene da Dio, pace si infonde nell’anima, pace e gaudio maestoso. Se da un demonio, viene, con esso prodigio, turbamento e dolore. E anche dalle parole di Dio pace e gaudio vengono, mentre da quelle di un demonio, sia demonio spirito o demonio uomo, viene turbamento e dolore. E anche dalla vicinanza di Dio viene pace e gaudio, mentre dalla vicinanza di spiriti o uomini malvagi viene turbamento e dolore. Ora rifletti, figlio di Dio. Quando, cedendo al demone della lussuria, tu cominciasti ad accogliere in te il tuo oppressore, godevi gaudio e pace?».
   L’uomo riflette e arrossendo risponde: «No, Signore».
   «E quando il perpetuo Avversario ti prese del tutto, avesti pace e gaudio?».
   «No, Signore. Mai. Finché ho compreso, finché fui con un lembo di mente libera, ebbi turbamento e dolore dalla prepotenza dell’Avversario. Poi… non so… Non avevo più l’intelletto capace di capire ciò che soffrivo… Ero più di una bestia… Ma anche in quello stato in cui parevo meno intelligente di un animale… oh! quanto ancora potevo soffrire! Non so dire di che… L’inferno è tremendo! È un tutto orrendo… e non si può dire ciò che è…».
   L’uomo trema davanti al rudimentale ricordo delle sue sofferenze di posseduto. Trema, sbianca, suda… La madre lo abbraccia baciandolo sulla guancia per sviarlo da quell’incubo… La gente sussurra commentando.
   «E quando ti risvegliasti con la mano nella mia mano? Che provasti?».
   «Oh! uno stupore così dolce… e poi una gioia, una pace più grande ancora… Pareva che io uscissi da una carcere oscura dove erano state catene serpenti senza numero, e aria fetori di putrida fogna, ed entrassi in un giardino in fiore, pieno di sole, di canti… Ho conosciuto il Paradiso… ma anche questo non si può descrivere…». L’uomo sorride come rapito nel ricordo della sua breve e recente ora di gaudio. Poi sospira e termina: «Ma è presto finito…».
   «Ne sei sicuro? Dimmi, ora che sei a Me vicino e lontano sei da quelli che ti hanno turbato, che provi?».
   «La pace ancora. Qui con Te io non posso credere di esser dannato e le loro parole mi sembrano bestemmia… Ma io le ho credute… Non ho dunque peccato verso di Te?».
   «Non tu hai peccato. Ma essi. Sorgi, figlio di Dio, e credi alla pace che è in te. Pace viene da Dio. Tu sei con Dio. Non peccare e non temere», e leva le mani dal capo dell’uomo facendolo alzare.

 5 ­«Veramente così è, Signore?», chiedono molti.
   «Veramente così è. Il dubbio suscitato dalle parole pensatamente dannose fu l’ultima vendetta di Satana uscito da costui, vinto, desideroso di riprendere la preda perduta».
 Con molto buon senso un popolano dice: «Ma allora… i farisei… hanno servito Satana!», e molti applaudono alla giusta osservazione.
   «Non giudicate. C’è chi giudica».
   «Ma almeno noi siamo schietti nel giudicare… e Dio vede che giudichiamo su colpe palesi. Essi si fingono ciò che non sono. Agiscono con menzogna e con mire non buone. Eppure trionfano più di noi che siamo onesti e sinceri. Sono il nostro terrore. Estendono la loro potenza persino sulla libertà di fede. Si deve credere e praticare come a loro piace. E ci minacciano perché ti amiamo. Tentano ridurre i tuoi miracoli a stregonerie, a mettere paura di Te. Cospirano, opprimono, nuoccio­no…».

 6 La folla parla tumultuosamente. Gesù fa un gesto imponendo silenzio e dice:
   «Non accogliete nel cuore ciò che è loro. Non le loro insinuazioni e non i loro sistemi. E neppure l’idea: “essi sono cattivi eppure trionfano”. Non ricordate le parole della Sapienza: “Breve è il trionfo dello scellerato”, e l’altra dei Proverbi: “Non seguire, o figlio, gli esempi dei peccatori e non ascoltare le parole degli empi, perché essi rimarranno impigliati nelle catene delle colpe loro e ingannati dalla loro grande stoltezza”? Non mettete in voi ciò che è di coloro che voi stessi, benché imperfetti, giudicate ingiusti. Mettereste in voi lo stesso lievito che corrompe loro. Il lievito dei farisei è l’ipocrisia. Essa non sia mai in voi, né rispetto alle forme del culto verso Dio, né rispetto al modo di usare coi fratelli. Guardatevi dal lievito dei farisei. Pensate che non c’è nulla d’occulto che non possa essere scoperto, nulla di nascosto che non finisca ad esser noto.
   Voi vedete. Essi mi avevano lasciato partire e poi avevano seminato zizzania dove il Signore aveva gettato seme eletto. Credevano di aver fatto sottilmente e vittoriosamente. E sarebbe bastato che voi non mi aveste trovato, che Io avessi passato il fiume non lasciando traccia di Me sull’acqua che si ricompone dopo che la prua l’ha aperta, perché il loro mal fare, sotto aspetto di ben fare, trionfasse. Ma presto è stato scoperto il giuoco e la loro mala opera è annullata. E così di tutte le azioni dell’uomo. Uno almeno, Dio, le conosce e provvede. Quanto viene detto all’oscuro finisce ad esser svelato dalla Luce, e quello che viene tramato in segreto in una camera può esser disvelato come fosse stato preparato su una piazza. Perché ogni uomo può avere il suo delatore. E perché ogni uomo è visto da Dio, il quale può intervenire a smascherare i colpevoli.

 7 ­Perciò occorre agire sempre con onestà per vivere con pace. E chi così vive non abbia paura. Non paura in questa vita, non paura per l’altra vita. No, amici miei, Io ve lo dico: chi agisce da giusto non abbia paura. Non paura di coloro che uccidono, sì, di coloro che possono uccidere il corpo, ma che dopo di ciò non possono fare altro. Io vi dico di che avete a temere. Temete di quelli che, dopo avervi fatto morire, vi possono mandare all’inferno, ossia dei vizi, dei cattivi compagni, dei falsi maestri, di tutti coloro che vi insinuano il peccato o il dubbio nel cuore, di quelli che tentano di corrompere l’anima più del corpo e portarvi al distacco da Dio e a pensieri di disperazione nella divina Misericordia. Di questo avete a temere, Io ve lo ripeto. Perché allora sarete morti in eterno. Ma per il resto, per la vostra esistenza, non temete. Il Padre vostro non perde d’occhio neppure uno di questi minimi uccelli che nidificano fra le fronde degli alberi. Non uno di essi cade nella rete senza che il suo Creatore lo sappia. Eppure è ben piccolo il loro valore materiale: cinque passeri per due assi. E nullo è il loro valore spirituale. Ciononostante, Dio se ne cura. Come dunque non avrà cura di voi? Della vostra vita? Del vostro bene? Anche i capelli del capo vostro sono noti al Padre, né alcuna ingiuria che viene fatta ai suoi figli gli passa inosservata, perché voi siete i suoi figli, ossia molto più dei passeri che nidificano sui tetti e fra il fogliame.

 8 E figli rimanete finché da voi non rinunciate ad esserlo, di vostra libera volontà. E si rinuncia a questa figliolanza quando si rinnega Iddio e il Verbo che Dio ha mandato fra gli uomini per portare gli uomini a Dio. Allora, quando uno non mi vuole riconoscere davanti agli uomini, perché teme da questo riconoscimento del danno, allora anche Dio non lo riconoscerà per suo figlio, e il Figlio di Dio e dell’uomo non lo riconoscerà davanti agli angeli del Cielo, e chi mi avrà rinnegato davanti agli uomini sarà rinnegato per figlio davanti agli angeli di Dio. E chi avrà parlato male e contro il Figlio dell’uomo sarà ancora perdonato, perché Io perorerò il suo perdono presso il Padre, ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato. Questo perché? Perché non tutti possono conoscere l’estensione dell’Amore, la sua perfetta infinità, e vedere Dio in una carne simile ad ogni carne d’uomo. I gentili, i pagani non possono credere questo per fede, perché la loro religione non è amore. Anche fra noi il rispetto pauroso che ha Israele per Jeové può impedire che si creda che Dio si sia fatto uomo e il più umile degli uomini. Una colpa il non credermi. Ma quando si appoggia su un eccessivo timore di Dio è ancora perdonata. Ma perdonato non può essere chi non si arrende alla verità che traluce dai miei atti e nega allo Spirito d’Amore di aver potuto mantenere la parola data di mandare il Salvatore al tempo stabilito, il Salvatore preceduto e accompagnato dai segni predetti.

 9 ­Essi, coloro che mi perseguitano, conoscono i profeti. Le profezie sono piene di Me. Essi conoscono le profezie e conoscono ciò che Io faccio. La verità è palese. Ma essi la negano per volontà di negarla. Sistematicamente negano che Io sia non solo il Figlio dell’uomo, ma il Figlio di Dio predetto dai profeti, il Nato da una Vergine non per voler dell’uomo ma dell’Amore eterno, dell’eterno Spirito che mi ha annunciato perché gli uomini mi potessero riconoscere. Essi, per poter dire che il buio dell’attesa del Cristo dura, si ostinano a tener chiusi gli occhi per non vedere la Luce che è nel mondo, e perciò rinnegano lo Spirito Santo, la sua Verità, la sua Luce. E per costoro sarà giudizio più severo che per coloro che non sanno. E dirmi “satana” non sarà loro perdonato, perché lo Spirito per Me fa opere divine e non sataniche. E portare altri a disperazione quando l’Amore li ha portati alla pace non sarà perdonato. Perché queste sono tutte offese allo Spirito Santo. A questo Spirito Paraclito che è Amore e dona amore e chiede amore, e che attende il mio olocausto d’amore per effondersi in amore sapiente, illuminante nei cuori dei miei fedeli. E quando ciò sarà avvenuto e ancora vi perseguiteranno accusandovi davanti ai magistrati e ai principi nelle sinagoghe e nei tribunali, non vi preoccupate pensando a come vi scagionerete. Lo stesso Spirito vi dirà ciò che avete a rispondere per servire la Verità e conquistarvi la Vita, così come il Verbo vi sta dando quanto occorre per poter entrare nel Regno della Vita eterna.

 10­Andate in pace. Nella mia pace. In quella pace che è Dio e che Dio emana per saturarne i suoi figli. Andate e non temete. Io non sono venuto per ingannarvi ma per istruirvi, non a perdervi ma a redimervi. Beati quelli che sapranno credere alle mie parole. E tu, uomo, due volte salvato, sii forte e ricorda la pace mia per dire ai tentatori: “Non tentate di sedurmi. La mia fede è che Egli è il Cristo”. Va’, o donna. Va’ con lui e state in pace. Addio. Tornate alle case e lasciate il Figlio dell’uomo all’umile riposo sull’erba prima di riprendere il perseguitato suo cammino alla ricerca di altri da salvare, fino alla fine. La mia pace stia con voi».
   Li benedice e torna là dove hanno mangiato. E gli apostoli con Lui. E, sfollata la gente, si stendono col capo sulle sacche e presto il sonno li prende, nel calore afoso del pomeriggio e nel silenzio pesante di queste ore torride.

Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, Regina del Cielo e della terra, 
noi ci affidiamo per sempre a Te!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *