Uniamoci a Gesù nel Getsemani: l’Ora Santa

L’ora Santa

L’Ora santa è un’ora di preghiera da farsi possibilmente dalle 23.00 alle 24.00 del giovedì, in special modo del Giovedì Santo, in cui si medita e si contempla l’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi. Il Salvatore Gesù si degnò dettare, per così dire, il metodo dell’Ora santa a Santa Margherita Maria Alacoque. Ascoltiamo il primo consiglio che le diede: “Egli mi disse che tutte le notti dal giovedì al venerdì dovevo levarmi all’ora indicata per recitare cinque Pater, Ave, Gloria, prostrata con la faccia per terra, e cinque atti d’adorazione già insegnatimi dalla sua bontà per tributargli omaggi riparatori in ricambio dell’ estrema angoscia sofferta nella notte della Passione.” Ascoltiamo ora anche il secondo consiglio più specificato del primo: “Tutte le notti dal Giovedì al Venerdì ti farò partecipare alla tristezza mortale che soffersi nel Getsemani e sarai tu pure ridotta, senza che tu possa capire come, ad una specie d’agonia peggiore della morte. Ti leverai fra le undici e mezzanotte per accompagnarmi nell’umile preghiera che, in mezzo alle più crudeli angosce, presentai al Padre e, prostrata con la faccia a terra per un’ora, placherai la collera divina implorando misericordia per i poveri peccatori ed addolcendo l’amarezza che mi procurò l’abbandono degli Apostoli ai quali dovetti rimproverare di non aver saputo vegliare meco neppur un’ora: durante quest’ ora farai quello che io ti dirò”.

Schema per l’Ora santa divisa in 4 quarti d’ora

“Mettiti, o anima pia, alla presenza del tuo amatissimo Salvatore e ripensa a quella notte nella quale dopo aver istituito la Santa Eucaristia per farsi tuo cibo, il buon Gesù uscì con i suoi Apostoli dal Cenacolo per recarsi all’Orto degli Ulivi e dar principio a quella crudelissima Passione con cui doveva salvare il mondo. Una mortale tristezza si mostra sulla fronte e si palesa dalle parole dell’afflitto Gesù. Un pallore di morte adombra quel volto, su cui ora splendevano tutte le grazie del Paradiso. Intanto, l’affannato Salvatore posa sopra di te i suoi sguardi come se volesse dirti: «Cara anima, che mi costi tante pene, fermati con me almeno per un’ora e guarda se vi è dolore uguale al mio dolore… Ma sappi che nella notte della mia agonia cercai invano chi mi consolasse». Adorabile Gesù, potrà mai esistere creatura così ingrata e così dura di cuore che ricusi di passare un’ora in tua compagnia, ricordando quei misteri di sommo dolore e di sommo amore che si compirono nell’oscurità della notte della tua Passione sulle sacre zolle del Getsemani? Buon Gesù, eccomi a Te: degnati di svelarmi l’atrocità delle tue pene e quell’eccesso di amore che Ti condusse a farti vittima dei miei peccati e dei peccati di tutti gli uomini”.

Primo quarto d’ora: “la tristezza di Gesù”

Non vi è pena maggiore di quella che con verità può compararsi alle pene della morte. Ora il nostro Salvatore, che è verità infallibile, per farci comprendere l’eccesso del dolore che venne ad opprimerLo quando entrò nel Getsemani, dice che l’anima Sua è presa da mortale tristezza: cioè, che il dolore ch’Egli soffre è tale da poterGli causare la morte. E ciò detto s’inoltra nell’orto degli Ulivi, finché, giunto a quel luogo dove era solito passare le notti in orazione, esorta i Suoi fedeli discepoli (che aveva condotti con Sé fin dentro l’Orto perché fossero testimoni delle Sue pene) a vegliare e pregare con Lui. Quindi, allontanatosi da loro quanto un lancio di pietra, s’inginocchiò dinanzi alla maestà del Padre per dar principio all’orazione più dolorosa, e insieme più generosa, che mai sia stata fatta sulla terra. Il primo motivo della tristezza di Gesù nel Getsemani fu quell’orrendo cumulo di strazi e di obbrobri che in breve tempo dovranno piombare su di Lui come i tempestosi flutti di un mare sconvolto da una furiosa tempesta. Infatti, non appena si fu scostato dai cari discepoli, gli si pararono davanti al pensiero tutto le orribili scene di dolori e di sangue della Sua imminente Passione. Tradimenti, disonori, scherni, calunnie… e di più, un’atroce flagellazione con tale tempesta di colpi da far andare in brandelli le carni lacerate e scoprire le ossa. Ma non basta. La sacra testa dev’essere tormentata da una moltitudine di grosse spine, che rimangono conficcate fino alla morte. E di più, schiaffi, sputi, scherni… ma non basta. Deve trangugiarsi l’infamia di una condanna legale e vedersi aborrito dai potenti della sua nazione e dal popolo. Moribondo poi per tante pene, deve trascinarsi al monte del sacrificio con la croce sulle lacere spalle, e cader più volte semivivo sotto l’enorme peso… Bersi l’amaro fiele… Essere denudato in mezzo ad un’insolente moltitudine… Lasciarsi inchiodare mani e piedi… Dover penzolare per tre ore da quegli uncini di ferro e star lì sospeso tra cielo e terra per espiare in un abisso di pene le iniquità del genere umano. Ma non basta. A quell’atrocità di spasimi dovranno aggiungersi il più amaro scherno, gli insulti e le provocazioni più trafiggenti…Poi la cocente sete, resa più tormentosa dall’aceto… L’abbandono del Padre… L’immenso dolore dell’amatissima Madre… L’orribile e desolata morte!

Anima redenta, figlia delle atroci pene di Gesù, considera il tuo Salvatore sommerso in un abisso di dolori… e ciò per amor tuo… per salvarti… per condurti con sé in Paradiso… Oppresso da tanta angoscia, Gesù si accostò ai tre discepoli, cui aveva raccomandato di vegliare e pregare, ma li trovò addormentati. Per l’agonizzante Gesù non vi fu una parola di conforto…non vi fu un sentimento di compassione… Nell’amarezza dell’abbandono, Egli volge a te, o anima pia, il moribondo sguardo per vedere se può trovare nel tuo cuore qualche affetto di compassione e di riconoscenza. E tu non avrai una parola per il buon Gesù ? Che avresti detto se realmente ti fossi trovato presso di Lui nella notte della sua agonia? Deh! Apri il tuo cuore e fa ora ciò che avresti fatto allora, che gli è ugualmente gradito, perché sempre Egli accetta con uguale compiacenza le affettuose espressioni che partono dal cuore dei Suoi fedeli. (Pausa)

Offerte:

Padre Santo, che hai amato il mondo fino a sacrificare Tuo Figlio fatto uomo, in onore di tutti i redenti, io Ti ringrazio di quest’atto di infinità carità, offrendoti la perfettissima santità e tutti i meriti del Tuo Unigenito. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria)

Padre Santo, che per liberare noi dalla morte eterna hai accumulato sull’adorabile umanità del Tuo Unigenito l’esecrabile carico di tutte le nostre iniquità, io Ti offro l’agonia di Gesù nel Getsemani, supplicandoTi di concedermi di godere in eterno il frutto delle sue orribile pene. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria)

Padre Santo, che per riconciliare la colpevole umanità con la Tua offesa Maestà hai sottoposto ai rigori d’inesorabile giustizia l’innocentissimo Tuo Unigenito che ha dovuto portare le pene meritate dalle nostre colpe, io Ti offro l’amorosa sottomissione di Gesù nel Getsemani, supplicandoTi di concedere conversione e salvezza a tutti i peccatori. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria)

Secondo quarto d’ora: “Gesù geme sotto il peso delle umane iniquità”

Già una lunga ora di pene è trascorsa per Gesù fra le tenebre della notte e nell’abbandono di tutti i Suoi cari. La viva apprensione degli atroci strazi che lo attendono ha sparso il terrore e l’affanno nella Sua anima benedetta. Egli sente sempre più l’enorme peso della Sua missione di Salvatore del mondo…Vede giunto il tempo della Sua immolazione… Cielo, terra e inferno già sono armati contro di Lui e deve sostenere una gran battaglia in cui tutti i colpi sono scagliati contro Lui stesso. E Gesù che fa? Impallidito, tremante, si volge al Padre e umilmente esclama: « Padre, se è possibile, passi da me questo calice». Quale risposta riceverà l’umile preghiera del Figlio di Dio? Il cielo è chiuso… per Gesù non vi è risposta! Egli vuole soffrire anche questa pena per ottenere per noi umile perseveranza nella preghiera e costante pazienza quando sembra che il Cielo sia chiuso alle nostre suppliche. Ah, buon Gesù, non c’è pena che Tu non abbia voluto soffrire per nostro conforto e nostro esempio! Ma segui, o anima pia, il tuo Gesù che, sospinto dall’amore, sempre più s’inoltra nella via del dolore. L’orrenda serie di tutti i delitti, di tutte le scelleratezze dei figli di Adamo gli si presenta al pensiero e gli lacera il cuore. Frattanto Egli vede che deve addossarsi quell’abominevole fardello e comparire allo sguardo purissimo del Padre ricoperto di mille lordure… È impossibile che mente umana possa comprendere e neppure immaginare l’orribile strazio che soffrì allora la benedetta e innocentissima anima di Gesù. Oh, come rimane oppresso il caro Salvatore sotto il peso di tanti peccati! Ma l’Agnello divino che sta per immolarsi alla divina giustizia, tanto offesa dagli uomini, dopo aver soddisfatto per le umane iniquità sacrificando la preziosa Sua vita sopra un patibolo per togliere dal mondo il peccato, potrà almeno sperare che gli uomini, rimarranno sempre fedeli a Colui che con tante pene li ha salvati dall’eterna morte?… Ah, povero Gesù, così che fosse…Ma intanto un quadro più orribile del precedente gli si apre dinanzi. Egli vede che anche dopo aver redento con tante pene l’umanità e lavata la terra con il Suo Sangue, dopo aver infuso nei Suoi fedeli il divino Spirito e aver fatto della terra un paradiso di grazia con l’adorabile Eucaristia, ah, dopo tanti eccessi di carità, Egli vede regnare tuttavia il peccato nel mondo. Vede la Sua Santa Legge calpestata, la Sua Chiesa e i Suoi ministri perseguitati, le Sue grazie trascurate, il Suo amore disprezzato… e piangendo esclama: “Perché versare tutto il mio sangue? Perché morire fra gli spasimi di un patibolo, se poi gli uomini, ingrati a tanto beneficio, vorranno darsi in braccio al demonio e all’eterna disperazione? Quando finirà il regno del peccato nel mondo?”. E il buon Gesù dà uno sguardo a tutti i secoli futuri, e in ciascun secolo vede peccati, in ciascun anno vede peccati. Peccati in ciascun giorno, peccati in ogni momento… E il peso di tutti questi peccati l’opprime ancor di più. Anima mia, saresti mai tu fra coloro che prolungando la catena dei peccati e rimandando sempre più la promessa conversione, strappano dal Cuore dell’agonizzante Gesù quel lamento così pieno di giusto dolore? Oh, com’è orrendo il peccato in anime già lavate dal quel Sangue divino, in anime congiunte nella Comunione al Cuore di Gesù.

O afflittissimo Salvatore, quanta ragione hai di lamentarti e di piangere! Ma se Gesù con ragione si lamenta dei peccati dei suoi redenti in generale, perché non soffrirà al prevedere i peccati dei suoi più cari amici, cioè delle anime a Lui consacrate? “Anime dilette – Egli esclama – anime della mia pace, che siete cioè intime familiari del mio cuore, che vivete nella mia casa, che mangiate il Mio pane e vi nutrite alla Mia mensa, perché Mi trafiggete il Cuore con il peccato? Popolo del Mio Cuore, che ti ho mai fatto? In che ti ho contristato? Io ti ho dissetato con le acque celesti della mia grazia e tu Mi porgi aceto e fiele… Io ti ho saziato con la manna preziosa della mia Carne e tu Mi percuoti con schiaffi e flagelli!… Popolo mio, che ti ho fatto? In che ti ho contristato? Io ti ho preparato una sede in Cielo e tu Mi presenti il patibolo!… Anima cara, che potevo fare per te che non l’abbia fatto? E per tanto amore, tu Mi rendi dolore e spine!”. (pausa)

Offerte:

Perché non posso, o mio Salvatore afflitto, offrirTi il mio cuore e quello di tutti gli uomini acceso dalle fiamme di perfettissima carità per ricambiare in qualche modo al Tuo amore infinito? Dolente della mia e dell’altrui freddezza, Ti offro, o buon Gesù, quei santi ardori con i quali gli antichi Patriarchi e Profeti sospirarono la Tua venuta e quel santo zelo con cui i Tuoi Apostoli portarono il Tuo Nome per tutta la terra. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria).

Ti offro, o appassionato mio Bene, quella perfetta e tenerissima compassione con la quale la Tua Madre Immacolata, trafitta nell’anima dalla spada del dolore, condivise le Tue pene e quella perfettissima riconoscenza con cui, per tutto il genere umano, Lei Ti ringraziò, lodò e benedisse per l’infinito beneficio della Redenzione. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria).

Mio Gesù agonizzante, non potendo io, meschina creatura, darTi come vorrei, qualche conforto nelle Tue grandi pene, Ti offro quel palpito di gioia con il quale, unitamente a tutti gli Angeli del Cielo, l’Adorabile Trinità applaudì alla grande opera della Redenzione, compiuta da Te con tanto dolore e con tanto amore; e insieme Ti supplico di far comprendere bene a tutti i redenti questo mistero d’infinita carità. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria).

Terzo quarto d’ora: “il grande fiat”

Contempla, o anima redenta, il tuo Salvatore che, trafitto il Cuore dall’umana ingratitudine, è caduto agonizzante sulle dure zolle del Getsemani. È solo, abbandonato, senza una mano che lo sostenga. Egli non ha ricusato di porgere la mano ai deboli, ai tribolati, ed ha confortato anche il discepolo che, stanco, gli posava il capo sul Cuore. Su, anima fedele, è giunto il momento di rendere a Gesù sofferente un ricambio d’amore. Che avresti fatto se nella notte della Passione ti fossi trovato nel Getsemani presso Gesù in agonia? O mio sofferente Signore, voglio sollevarTi della terra… Voglio offrirTi il mio cuore a sostegno del Tuo capo cadente… E poi voglio dirTi una parola che Ti consoli. O dolcissimo Salvatore, Ti amo, Ti amo, Ti amo! Voglio cercarTi amore, voglio procurarTi amore, voglio che tutti i tuoi Ti amino… la vita stessa voglio spendere perché Tu sia amato… Sì, tanto amato, amato sempre, amato da tutti i Tuoi redenti. Mio dolce Gesù, ho detto che spenderei anche la vita per farTi amare, che cioè farei qualunque grande sacrificio, ma poi, quando incontro qualche lieve contrarietà, una piccola umiliazione, un rifiuto, un rimprovero, una scortesia… io sopporto? Amo davvero il sacrificio? Sono felice di poterti presentare l’offerta di qualche desidero mortificato? O buon Gesù, mi vergogno a rispondere… Ma qui accanto a Te, qui alla scuola del dolore e dell’amore voglio imparare a mortificarmi, a sacrificarmi in tutto per amor Tuo, o mio dolce Maestro. Intanto scorrono lentamente per Gesù le ore della Sua mortale agonia… Egli, il DIO del Cielo e della terra, langue disteso al suolo e nessuno si dà pensiero per Lui. Ma i discepoli che fanno? Dormono!… Ah, Gesù nella notte della Passione doveva soddisfare anche per la pena dell’amarezza. In quel momento Gesù accettò, volle quella pena, ma ora non la vuole più, anzi desidera che i Suoi redenti veglino attorno a Lui meditando la Sua Passione. Invece la maggior parte di essi dorme il sonno degli ingrati, che consiste nell’oblio di chi ci ama e ci beneficia. Quale eccesso di ingratitudine e di durezza! O buon Gesù, non sei conosciuto perché, se Ti conoscessimo, penseremmo sempre a Te e il nostro cuore non palpiterebbe se non per Te. Un Angelo del Cielo viene per consolarLo. Con umiltà di Figlio obbediente, Gesù accoglie il messaggero del Padre pronto a sottostare ai Suoi comandi. L’Angelo viene per confortare Gesù, ma non per alleggerirgli le pene, né per levarGli di mano l’amarissimo calice. Infatti egli esorta Gesù a sostenere la grande battaglia cui va incontro e a ricevere da forte tutti i colpi che il Cielo, il mondo e l’inferno gli avrebbero scagliato contro. Il Cielo, perché l’eterna giustizia del Padre stava per punire in Lui tutte le iniquità degli uomini. Il mondo, che non potendo soffrire la santità del FIGLIO di DIO, gli prepara il patibolo, e l’inferno che, per odio contro il Santo dei Santi, eccita maggiormente la crudeltà dei nemici di Gesù, affinché più spietatamente lo strazino. Quindi l’Angelo Lo esorta a bere fino all’ultima goccia l’abominevole calice delle scelleratezze umane e a sostenere tutto il peso delle vendette divine. Intanto giustizia e misericordia aspettano il “Fiat” di Gesù, nel quale si sarebbero riconciliate per sempre. Lo aspetta il Cielo per potersi popolare di uomini santi; Lo aspetta la terra che anela di veder cancellata dal Sangue del Redentore divino la maledizione meritata con il primo peccato; lo aspettano i giusti imprigionati nel seno d’Abramo per poter volare nell’amplesso del Creatore; lo aspettano i miseri mortali per tornar figli di DIO e vedersi riaprire le porte del Paradiso. Ma quanto costa quel Fiat al mio Gesù, Egli innocentissimo, Egli santo ed immacolato, deve prendere le aborrite divise di peccatore, di scellerato: deve farsi reo, e fare Sue le nostre iniquità. Ciò lo addolora immensamente. Ma al tempo stesso, Egli vede che se non si fa reo delle nostre colpe, se non consente a prendere su di Sé tutti i flagelli della Giustizia punitrice e lavare nel Suo Sangue le nostre iniquità, noi siamo perduti… Allora con un potentissimo sforzo d’eroico amore, Gesù pronuncia il grande “Fiat”. In tal modo Egli accetta, anzi invoca su di Sé gli orrendi castighi. Per cui dice “Fiat” alle spine per espiare i nostri cattivi pensieri; “Fiat” agli insulti, agli sputi e agli schiaffi per espiare il nostro orgoglio; “Fiat” all’aceto e al fiele in soddisfazione degli innumerevoli nostri peccati di parole e di gola; “Fiat” alla croce e ai chiodi per riparare alle nostre disubbidienze; “Fiat” a quelle tre ore di atroci spasimi sul patibolo per sanare tutte le nostre piaghe e rimediare a tutti i nostri mali; “Fiat” alla morte per dare a noi la vita eterna” O prezioso “Fiat” che rallegra il Cielo, salva la terra, abbatte l’inferno! “Fiat” che spezza tante catene, asciuga tante lacrime! Grazie, o buon Gesù, grazie della Tua accettazione generosa del progetto del Padre. Ti benedico e Ti ringrazio in nome di tutti gli uomini. (pausa)

Offerte:

Padre Santo, che in riparazione delle nostre ribellioni e disubbidienze hai voluto essere onorato dal generoso “Fiat” di Gesù nel Getsemani, Ti offro quel Fiat in espiazione di tutte le offese che ha ricevuto la Tua adorabile Maestà dalla mia ribelle volontà, supplicandoTi di concedermi, per i meriti di quello stesso Fiat, perfetta docilità ed obbedienza. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria).

Padre Santo, per la gloria che Ti procurò il generoso “Fiat” di Gesù nel Getsemani, Ti supplico di perdonare ogni mia ribellione e disubbidienza e concedimi la grazia di vivere sempre pienamente sottomesso alla Tua volontà e a quella dei miei superiori per amor Tuo. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria).

Padre Santo, per quei generosi sforzi e per quelle pene che costarono a Gesù il “Fiat” proferito nel Getsemani, Ti supplico di concedere a me, a tutte le anime a te consacrate e a tutti i cristiani, spirito di santa fortezza e costanza, unito a quella generosità che affronta lieta ogni sacrificio per la Tua gloria. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria).

Ultimo quarto d’ora: “Il Sangue di Gesù ed i suoi frutti”

Il mio Gesù ha proferito dunque il grande “Fiat”, ma l’immenso sforzo di questo Fiat lo fa cadere di nuovo a terra agonizzante sotto l’enorme peso che si è addossato. Da una parte lo preme la divina Giustizia che Lo considera come una vittima universale in cui si adunano tutte le colpe e tutte le pene e dall’altra parte lo preme l’infinito desiderio che ha di compiacere la grande missione di Redentore del mondo che Gli anticipa quel doloroso battesimo di sangue da Lui tanto bramato. Ah! Ora sì che il buon Gesù può considerarsi come eletto frumento triturato fra due macine e come dolce grappolo d’uva spremuto sotto il torchio! Infatti, per l’immenso dolore che gli stringe il Cuore, il Sangue incomincia a stillare da tutte le membra e ne versa in così grande quantità che va a scorrere sulle zolle del Getsemani. Oh, quanto è costato a Gesù quel grande Fiat! Oh, quanto ha dovuto soffrire per pagare tutti i nostri debiti! E quale grande vergogna per me che ricuso di fare anche i più lievi sacrifici, mentre vedo il mio DIO che spontaneamente si fa vittima per mio amore! Ma perché, dolce Gesù, perché struggerTi così fra infiniti dolori? Tu che con una sola preghiera, con un sospiro, con un palpito del Tuo Cuore avresti potuto salvare tutto il mondo. Ma un profeta aveva già detto che la redenzione di Gesù sarebbe stata copiosa. Ed è veramente copiosa la redenzione da Lui operata, poiché non solo ci libera dalla morte eterna, ma ci ridona l’onore di innocenti, di giusti, di santi. Solo un DIO poteva compiere un’opera così grande!

Ma Gesù ancora non è pago: l’incomprensibile Suo amore vuole che per mezzo dei Suoi dolori ci venga posto in mano, come cosa assolutamente nostra, il tesoro dei Suoi meriti con il quale possiamo ottenere ogni bene dall’Altissimo. Cosa potremmo desiderare di più? Vi sono dei beni così grandi che l’uomo non avrebbe mai osato chiedere, anzi non avrebbe neppure mai pensato di poter raggiungere. Ci pensa però l’infinita carità del nostro Salvatore benedetto e con la voce del Suo Sangue e con i gemiti del Suo Cuore agonizzante, c’impetra carità dal Padre la somma grazia d’essere innalzati fino all’amplesso della divinità, grazie all’Eucaristia, da Lui istituita quella notte stessa. E quasi ciò non bastasse ad appagare una carità che non conosce confini, Egli vuole che il suo Spirito, il divino Paraclito, sia infuso e dimori perennemente nelle nostre anime. “Pregherò il Padre – aveva detto quella sera stessa ai discepoli – pregherò il Padre ed Egli vi darà lo Spirito Santo”. Ed ora qui nel Getsemani, agonizzante e grondante sangue, Egli compie questa promessa meritando per noi l’infusione del divino Paraclito e innalzando così l’uomo al supremo grado della felicità, della grazia e della gloria. Ormai Gesù non può fare di più per noi sebbene gli rimanga un desiderio. Egli ricorda che il Padre gli aveva detto: “Chiedi a Me e Ti darò per Tua eredità le nazioni”. E alzando al cielo la fronte grondante Sangue, domanda al Padre che, fra tante nazioni promesseGli come Sua eredità, Egli possa avere qualche drappello scelto di anime spose che siano le predilette del Suo Cuore, le discepole fedeli che ne ricopino gli esempi e nelle quali Egli possa versare l’abbondanza di quelle grazie da Lui meritate con tante pene. “Padre, dammi le anime e prendi tutto il resto, anche la mia vita che si consumerà sul patibolo per le anime”. E fra tante anime Gesù allora sceglie anche la tua, la brama, la vuole, la chiede gemendo al Padre e per essa in particolare rinnova l’offerta di tutto Se stesso e delle Sue infinite pene.

O anima, o anima, quanto sei amata da quel DIO che, sudando sangue, ti scelse, ti volle, ti abbracciò quale sposa! E come dall’alto della Croce, fra poco Gesù dirà alla Madre: “Ecco tuo Figlio” e le consegnerà nella persona di Giovanni tutti i Suoi redenti, così nel Getsemani si volge al Padre e dice: “Ecco i tuoi figli, Io Tuo Figlio per natura, prendo il posto dell’uomo peccatore, affinché il peccatore prenda il mio posto e divenga Tuo Figlio per grazia. O Padre, a Me le pene al peccatore il perdono e la pace: a Me la morte, a lui la vita; a Me il Tuo abbandono, o Padre, e a lui perfetta, beata ed eterna unione con Te… Ecco, ecco i Tuoi figli… abbracciali. Il mio sangue li rende puri, belli e degni di Te. Padre, voglio (Gesù non aveva mai detto voglio, ma ora lo dice) che le anime che mi hai date, siano una cosa sola con noi, fuse in noi, uomo affinché “l’uomo fosse innalzato fino a DIO, partecipe del Regno nella Tua stessa gloria per tutta l’eternità”. Ecco gli incomprensibili misteri d’amore che si operano nel cuore d’un DIO che suda sangue per gli uomini! Ecco gli straordinari frutti del Sangue di Gesù! Silenzio, ammirazione e generoso amore: questo, o anima redenta, o anima sposa di un DIO umanato, è il solo ricambio che tu possa offrire a quel Grande, a quel Santo, a quell’Infinito Amore che s’immola per te! (pausa)

Offerte:

Padre Santo, con il cuore penetrato dalla più viva riconoscenza, Ti ringrazio in nome di tutti gli uomini, perché ci hai dato un Redentore così buono e così generoso attraverso il quale, con infinito vantaggio, abbiamo riacquistato i beni perduti per la colpa originale. Ti offro per la salvezza di tutti i redenti il Sangue che Egli ha versato. Fa’ che i frutti della redenzione siano copiosi quanto la Redenzione stessa e che Gesù sia da tutti i figli di Adamo conosciuto, benedetto, amato e ringraziato per tutta l’eternità. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria).

Padre Santo, Ti offro il prezioso Sangue di Gesù per impetrare dalla Tua misericordia la santificazione della Chiesa Cattolica, la conversione di tutti i peccatori, la perseveranza dei giusti e la liberazione delle anime del Purgatorio. Te lo offro per il maggior bene dei miei superiori e di tutti i miei cari. Di più, Te lo offro per la santificazione dell’anima mia e per ottenere……… (Chiedere le grazie che si desiderano). (Padre nostro, Ave Maria, Gloria).

Padre Santo, che hai amato il mondo fino a dargli il Tuo unigenito Figlio e a sacrificarlo fra tante pene, ora fa’ che il mondo ami tanto Gesù, gli sia riconoscente, Lo benedica ed esalti e che tante siano le anime a Lui perfettamente unite e costantemente fedeli. Ottieni, Padre, che fra queste vi sia anche la mia misera anima. Padre Santo, Ti offro i gemiti, le preghiere, le angosce di Gesù nel Getsemani, affinché Ti degni di ridestare vivissima nel cuore di tutti i cristiani la devozione ai mirabili misteri della Redenzione; e con essa quel vero e generoso spirito di sacrificio che rende le anime somiglianti a Gesù. (Padre nostro, Ave Maria, Gloria).

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