Primo mercoledì del mese in onore a San Giuseppe

I primi mercoledì del mese che dovranno essere ricordati come giorni di grazie speciali in cui San Giuseppe dirama torrenti fortissimi di grazie straordinarie su tutti coloro che ricorrono alla sua intercessione, onorando il suo Cuore Castissimo.

Gesù stesso ha promesso che questi stessi devoti avranno una grande gloria in Cielo, grazia che non sarà concessa a coloro che non lo onoreranno come egli ha chiesto.

I giovani dell’Associazione Regina del Rosario e della Pace di Itapiranga (A.R.R.P.I.) di tutto il mondo, per onorare il Cuore Castissimo di San Giuseppe, si ritrovano il primo mercoledì del mese a recitare il rosario di San Giuseppe dei sette dolori e gioie.

4 Giugno 1997 Brescia, Madonna:
Oggi è il primo mercoledì del mese. In questo mercoledì dovete avvicinarvi al Cuore Castissimo del mio sposo verginale S. Giuseppe, perché il mio Signore desidera darvi tutte le grazie e virtù tramite l’intercessione di S.Giuseppe.

16 Gennaio 1998 Manaus, Madonna:
Il Signore Dio conceda sempre il dono della pace, a voi e alle vostre famiglie. Cercate di vivere ogni primo venerdì, ogni primo sabato e ogni primo mercoledì del mese in vero spirito di preghiera, di riparazione e di intimità con Gesù, con me e con San Giuseppe perché possiate ricevere in abbondanza le nostre grazie.

4 Marzo 1998 Manaus, San Giuseppe:
Mio caro figlio, oggi è il primo mercoledì del mese. In ogni primo mercoledì del mese, il mio cuore castissimo dirama innumerevoli grazie sopra tutti coloro che ricorrono alla mia intercessione.
In questi mercoledì gli uomini non riceveranno una pioggia di grazie, ma torrenti fortissimi di grazie straordinarie, poiché condivido con tutti coloro che mi onorano e che ricorrono a me tutte le grazie, tutte le benedizioni, tutte le virtù e tutto l’amore che ho ricevuto dal mio divino Figlio Gesù e dalla mia Sposa Maria Santissima quando ancora vivevo in questo mondo e tutte le grazie che ora continuo a ricevere nella gloria del Paradiso.

22 Luglio 2010 Manaus, Madonna:
Desidero vedere che tutti digiunate con amore e con fede quando pregate le mille “Ave Maria”. Meglio di tutto sarebbe pregare le mille “Ave Maria” il primo venerdì del mese e le mille “Ave Giuseppe” il primo mercoledì del mese. Pregate molto: molte cose tristi stanno accadendo nel mondo e molte cose peggiori succederanno ancora.

Preghiera

Glorioso Padre mio San Giuseppe, tu sei eletto tra tutti i Santi; benedetto fra tutti i giusti nella tua anima, poiché fu santificata e piena di grazia più di quella di tutti i giusti, per essere degno Sposo di Maria, Madre di Dio e degno padre adottivo di Gesù.

Sia benedetto il tuo corpo verginale, che fu vivo altare della Divinità, e dove riposò l’Ostia immacolata che riscattò l’umanità.

Benedetti i tuoi occhi amorosi, che videro il Desiderato delle nazioni.

Benedette le tue purissime labbra, che baciarono con tenero affetto il volto del Dio Bambino, davanti al quale tremano i cieli e coprono il loro volto i Serafini.

Benedette le tue orecchie, che udirono dalla bocca di Gesù il dolce nome di padre.

Benedetta la tua lingua, che tante volte conversò familiarmente con l’eterna Sapienza.

Benedette le tue mani, che tanto lavorarono per sostentare il Creatore del cielo e della terra.

Benedetto il tuo volto, che tante volte si coprì di sudore per alimentare chi alimenta gli uccelli del cielo.

Benedetto il tuo collo, al quale tante volte si attaccò con le sue manine e si strinse il Bambino Gesù.

Benedetto il tuo petto, sul quale tante volte reclinò il capo e si riposò la Fortezza stessa.

Glorioso San Giuseppe, quanto mi rallegro di queste tue eccellenze e benedizioni! Ma ricordati, Santo mio, che queste grazie e benedizioni, le devi in gran parte ai poveri peccatori, poiché, se non avessimo peccato, Dio non si sarebbe fatto Bambino e non avrebbe patito per nostro amore, e per lo stesso motivo non lo avresti alimentato e conservato con tante fatiche e sudori.

Non si dica di Te, o eccelso Patriarca, che nell’esaltazione ti dimentichi dei tuoi fratelli compagni di sventura.

Dacci dunque, dal tuo eccelso trono di gloria, uno sguardo compassionevole.

Guardaci sempre con amorosa pietà.

Contempla le nostre anime tanto circondate da nemici e tanto desiderosa di Te e del tuo Figlio Gesù, che morì su una croce per salvarle: perfezionale, proteggile, benedicile, affinché noi tuoi devoti, viviamo in santità e giustizia, moriamo in grazia e godiamo della gloria eterna in tua compagnia.

Amen.

Ave Giuseppe

Ave Giuseppe, figlio di Davide,
uomo giusto e verginale, la Sapienza è con te,
tu sei benedetto fra tutti gli uomini e benedetto è Gesù,
il frutto di Maria tua sposa fedele.
San Giuseppe, degno Padre e protettore di Gesù Cristo e della Santa Chiesa,
prega per noi peccatori e ottienici da Dio la divina Sapienza,
adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen!

Posizione della Chiesa sulle apparizioni

Il Vescovo di Itacoatiara (di cui fa parte il villaggio di Itapiranga, in Amazzonia) mons. Carillo Gritti, ha approvato ufficialmente il culto relativo alle apparizioni di Itapiranga (31 gennaio 2010) e ha riconosciuto in più di un’occasione l’origine soprannaturale delle stesse (soprattutto nella prefazione ad un libro di messaggi in cui lo stesso Vescovo concedeva l‘Imprimatur per la pubblicazione). Benchè non si possa parlare ancora di “approvazione ufficiale” in mancanza di un documento ufficiale della Diocesi che riconosca direttamente l’origine soprannaturale dei fatti (Lettera pastorale, ecc.), considerato il tenore dei pronunciamenti del vescovo, la pubblicazione del Decreto di culto (un atto ufficiale) e di una significativa lettera di encomio al veggente, ad essere onesti bisogna riconoscere che non c’è tanta differenza tra il grado di riconoscimento di un’approvazione ufficiale rispetto ai giudizi espressi e agli atti già emessi da mons. Gritti sulle apparizioni, sui messaggi e sui veggenti di Itapiranga.

Va precisato che le apparizioni prese in considerazione da mons. Carillo Gritti, sono quelle che ebbero luogo a Itapiranga (e anche le prime a Manaus) che iniziarono nel 1994 e terminarono il 2 maggio 1998, come aveva preannunciato la Vergine stessa. Queste sono propriamente approvate e i messaggi pubblicati con l’Imprimatur ecclesiastico sono quelli relative a queste ultime. Da allora le apparizioni e i messaggi della Vergine ad Edson Glauber, però, continuano fino al presente e non sono legate ad un luogo stabile ma alla sua persona. Ne riceve, di fatto, ovunque si trovi.

Trattandosi di un unico evento mariofanico (e non solo mariofanico dal momento che si manifestano anche Gesù e san Giuseppe) che trova la sua unità nel veggente Edson e avendo i messaggi un’unità tematica mirabile che continua ininterrotta sin dalle prime apparizioni fino a quelle più recenti; ed essendo inoltre gli eventi e i messaggi attuali sotto la supervisione e il controllo della medesima autorità competente che riconobbe l’origine soprannaturale degli eventi di Itapiranga e la bontà dei relativi messaggi e che non ravvisa in essi alcuna eterodossia o elemento problematico, ritengo personalmente degni di fiducia anche i successi messaggi celesti ricevuti e trasmessi da Edson nel corso dei decenni dopo il maggio del 1998.

Note:

1) Positivissime sono le testimonianze di chi ha conosciuto la personalità di questo giovane amazzone, eletto dalla Santa Vergine come veggente e referente delle sue visite e dei suoi messaggi. R. Laurentin afferma: « È un vero e proprio amazzoniano e tutto il suo essere riflette questa cosa con una modestia e una luce di pace, un sorriso umano e spirituale, veramente molto impressionante per chi è in grado di notarlo. Ci sono dei gradi di trasparenza che non permettono di sbagliarsi […]. Edson è un tipo stabile, calmo, che riflette un equilibrio veramente notevole » [R. Laurentin, Itapiranga, in R. Laurentin – P. Sbalchiero, Dizionario delle « apparizioni » della Vergine Maria, pp. 950-951 (950-951)].

Approfondimento sulla posizione della Chiesa

Preghiera a San Giuseppe

San Giuseppe mi consacro a te
San Giuseppe, mi consacro a te per essere sempre tuo imitatore, tuo amabile figlio. Prendi possesso di me, fa del mio corpo e della mia anima ciò che faresti del tuo corpo e della tua anima, per la gloria di Gesù. Pure Lui si è affidato a te così pienamente da lasciarsi portare là dove tu credevi opportuno, da stabilire te per suo padre e obbedirti come il più docile figlio. Sacro cuore di Gesù, grazie di averci dato Giuseppe per padre e di averci donato tutto ciò che hai e tutto ciò che sei. Fa che ti restituisca amore per amore; te lo chiedo per intercessione e in nome di San Giuseppe!

San Giuseppe prega per noi – 19 marzo

S. Giuseppe, il più grande dei Santi che la Chiesa veneri dopo la SS. Vergine, era di stirpe reale, ma decaduta. La sua vita sublime rimase nascosta e sconosciuta: nessuno storico scrisse le sue memorie, ma della santità di lui abbiamo le più belle testimonianze nella Sacra Scrittura.

Iddio nei suoi arcani disegni aveva destinato Giuseppe ad essere il nutrizio del Salvatore Gesù Cristo, e sposo e custode della Vergine Madre.

Maria trovò in Giuseppe il compagno fedele che l’assistè, la consolò, la difese.

Il Vangelo ci fa vedere come da S. Giuseppe fosse ignorato il grande prodigio che lo Spirito S. aveva operato in Maria. Di fronte a questo fatto si trovò fortemente angustiato. E poiché tanta era la carità e la venerazione che egli nutriva per la sua santa sposa, aveva divisato in cuor suo di rimandarla occultamente. E già stava per eseguire il suo proposito, quando al Signore piacque rivelare per mezzo di un Angelo al suo servo fedele il grande mistero della Incarnazione.

E quando il desiderato delle genti, il figlio di Dio venne ad abitare fra gli uomini, S. Giuseppe, con la SS. Vergine, fu il primo ad adorarlo.

Quando il triste re di Giudea, Erode, ordinò che tutti i bambini del territorio di Betlemme al di sotto dei due anni fossero uccisi senza eccezione, Giuseppe, avvertito dall’Angelo in sogno, sorse prontamente, e presi Maria e il Bambino, fuggì in Egitto.

Morto Erode, S. Giuseppe fu avvertito nuovamente dall’Angelo di far ritorno, ed egli, premuroso, rimpatriò. Temendo però di Archelao, succeduto nel trono al padre Erode, fu da Dio avvertito di stabilirsi in Galilea. Si ritirò a Nazaret, dove ricco di meriti, si spense fra le braccia di Gesù e di Maria. Per questo S. Giuseppe è il grande protettore dei moribondi e dei padri.

PRATICA. Impariamo da S. Giuseppe la fedeltà a Dio.

PREGHIERA. Dio, che con ineffabile provvidenza, ti sei degnato eleggere il beato Giuseppe a sposo della tua Santissima Madre, fa’ che venerandolo in terra qual nostro protettore meritiamo di averlo intercessore in cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Giudèa il natale di san Giuséppe, Sposo della beatissima Vergine Maria, Confessore, il quale dal Sommo Pontefice Pio nono, secondo i voti e le preghiere di tutto l’Orbe cattolico, fu dichiarato Patrono della Chiesa universale.

Nome: San Giuseppe
Titolo: Sposo della Beata Vergine Maria
Nascita: I sec. a.C., Betlemme
Morte: I sec. d.C., Nazaret
Ricorrenza: 19 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Solennità
Patrono di: Torino, Venezia, La Spezia, Bagheria, Ladispoli, Fonte Nuova, Cecina, San Giuseppe Vesuviano, Dalmine, Orvieto >>> altri comuni
Protettore: carpentieri, degli economi, falegnami, lavoratori, moribondi, padri, procutarori legali

San Giuseppe da Leonessa prega per noi – 4 febbraio

Prigioniero dei Turchi a Costantinopoli, fra Giuseppe era restato per tre giorni appeso a una croce per un piede e per una mano. E non era morto. Dio solo sa come riuscisse a sopravvivere a quel supplizio, e come si rimarginassero le sue terribili ferite. Si parlò dell’intervento miracoloso di un Angelo, che avrebbe sostenuto il suo corpo e curato le sue piaghe.

Certo non era facile spiegare in altro modo quella resistenza che sfidava tutte le leggi naturali, comprese quelle – terribilmente logiche – della tortura. E quasi un miracolo fu il fatto che il Sultano, forse ammirato per l’accaduto, commutasse la pena di morte con l’esilio perpetuo.

A Costantinopoli, il cappuccino Fra Giuseppe aveva compiuto un gesto degno veramente da folle. Aveva tentato di entrare nel palazzo per predicare davanti al Sultano in persona, sperando di convertirlo. Catturato dalle guardie, era stato giudicato reo di lesa maestà.

Bisogna dire che fino allora i Turchi lo avevano lasciato libero di predicare in città, dopo aver assistito i cristiani prigionieri. L’estrema povertà del frate e dei suoi compagni, sotto il saio color tabacco, lasciava perplessi i rappresentanti del potere e della religione ufficiale. Era difficile vedere in quegli umilissimi stranieri, sprovvisti di tutto, altrettanti pericolosi cospiratori contro la sicurezza dello Stato.

Giuseppe era nato nel 1556, a Leonessa, e nella cittadina laziale dal fiero nome, presso Spoleto, era entrato sedicenne tra i cappuccini della riforma, mutando il nome di Eufrasio Desiderato in quello dell’umile sposo della Vergine. Aveva compiuto il proprio noviziato nel convento delle Carceri, sopra Assisi, e in quella piega boscosa del Subasio si era temprato alla più dura penitenza e alla più rigorosa astinenza.

Con una tipica espressione francescana, chiamava il proprio corpo « frate asino », e diceva che come tale non aveva bisogno di essere trattato come un corsiero, un purosangue. Bastava trattarlo come un asino, con poca paglia e molte frustate.

La paglia forse si, ma le frustate – come abbiamo visto – non gli erano mancate durante la sua avventura in Turchia, dove il generale dell’Ordine lo aveva inviato, trentenne, per assistervi i prigionieri cristiani.

Tornato in Italia, poté seguire quella vocazione missionaria che l’aveva spinto a predicare davanti al Sultano. Questa volta, però, fu predicatore sull’uscio di casa, nei villaggi e nella città reatina, sua patria. I risultati furono altrettanto consolanti, e il suo zelo di carità ancor più necessario, perché il più difficile terreno di missione è spesso quello stesso sul quale fiorisce la santità in mezzo alle ortiche del vizio e ai rovi dell’indifferenza.

Cinquantacinquenne, s’infermò, ritirandosi nel convento d’Amatrice. Gli venne diagnosticato un tumore, e si tentò di operarlo, Dio sa come. Fu quello il suo secondo supplizio, ma rifiutò di essere legato, come suggerivano i medici. E non si sollevò più dal lettuccio chirurgico. Come anestetico si era stretto al petto, lungamente, il Crocifisso.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Amatrice nel Lazio, san Giuseppe da Leonessa, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che a Costantinopoli aiutò i prigionieri cristiani e, dopo aver duramente patito per aver predicato il Vangelo fin nel palazzo del Sultano, tornato in patria rifulse nella cura dei poveri.

Nome: San Giuseppe da Leonessa
Titolo: Cappuccino
Nascita: 8 gennaio 1556, Leonessa
Morte: 4 febbraio 1612, Amatrice
Ricorrenza: 4 febbraio
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Leonessa
Protettore: delle missioni