Beato Carlo Acutis prega per noi – 12 ottobre

Carlo Acutis nacque a Londra il 3 maggio 1991 da Andrea Acutis e Antonia Salzano, milanesi provvisoriamente in città per lavoro. Carlo fin da piccolo manifesta un’indole particolarmente devota tanto che tornati in Italia a soli 7 anni chiese di poter ricevere la Prima Comunione.

Richiesta insolita ma che venne accolta dopo averla sottoposta a Monsignor Pasquale Macchi il quale diede il suo benestare dopo aver interrogato il ragazzo, ritenendolo idoneo. Carlo ricevette così l’Eucaristia il 16 giugno 1998, giovanissimo, e restò un punto fermo nella sua breve vita assieme alla messa quotidiana alla quale assisteva.

La sua esistenza si svolgeva come quella di tutti i ragazzi della sua età, ma sempre caratterizzata dalla sua voglia di aiutare gli altri e dalla sua gioia, diceva infatti “La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio. La conversione non è altro che spostare lo sguardo dal basso verso l’alto. Basta un semplice movimento degli occhi”. La sua fede fu talmente coinvolgente da spingere il collaboratore domestico di casa, un bramino induista, a convertirsi al cristianesimo, colpito proprio da “la sua profonda fede, la sua carità e la sua purezza”.

Carlo era anche bravo in informatica tantochè è stato proclamato patrono del web, e così dopo aver assistito ad un incontro di presentazione del Piccolo Catechismo eucaristico decise di dare vita ad una mostra sui miracoli eucaristici, per testimoniare la vera presenza di Gesù nell’ostia. Dopo tre anni di ricerche in giro per l’Europa con in genitori la mostra era pronta e talmente ben fatta da essere richiesta dalle diocesi di tutto il mondo.

Il sogno di Carlo era di farsi sacerdote, ma purtroppo all’età di 15 anni fu stroncato da una leucemia fulminante, e dopo aver dedicato la sua vita “al suo amico Gesù” torna alla casa del Padre il 12 ottobre 2006. Venne sepolto ad Assisi e successivamente dal cimitero viene traslato nel Santuario della Spogliazione: attraverso una speciale procedura di imbalsamazione viene esposto alla visita dei pellegrini.

Dichiarato venerabile nel 2008 è stato beatificato il 10 ottobre 2020 dopo averne accertato almeno un miracolo, ovvero la guarigione di un ragazzo brasiliano avvenuta dopo averne toccato le reliquie.

La madre: «Vi racconto il suo miracolo»

Intervista realizzata da Stefano Lorenzetto alla madre di Carlo, Antonia Salzano, e pubblicata dal Corriere

Intercede. Salva. Guarisce. Converte. Appare. I devoti di quello che già viene chiamato il patrono di Internet, almeno 1 milione nei cinque continenti, vedono la sua presenza ovunque. L’ultimo segno, il 15 agosto. Scrivono i fan su Facebook: Questa notte, nella solennità della Santissima Vergine Maria Assunta, Carlo venuto a prendersi la sua cagnolina Briciola di quasi 17 anni. Ora corre e gioca anche lei nei meravigliosi giardini del Paradiso assieme agli altri animali di Carlo che l’hanno preceduta, i cani Poldo, Stellina e Chiara, i gatti Bambi e Cleopatra. Non le pare eccessivo che associno l’Assunzione alla morte di una bestiola? Sorride indulgente Antonia Salzano, mamma di Carlo Acutis, stroncato a 15 anni da una leucemia fulminante nel breve volgere di 72 ore.

Prima che ci lasciasse, gli dissi: se in cielo troverai i nostri amici a quattro zampe, compari con Billy, il cane della mia infanzia. Lui non lo conosceva. Un giorno zia Gioia, ignara del nostro accordo, mi telefonò: “Stanotte in sogno ho visto Carlo. Teneva fra le braccia Billy”.

Ma sono ben altri i segni per cui lo studente milanese, già venerabile dal 2018, verrà proclamato beato dalla Chiesa il 10 ottobre ad Assisi, ultima tappa prima di diventare santo. Quando il 23 gennaio 2019 si eseguì la ricognizione canonica sulle spoglie mortali del giovanissimo servo di Dio, la sua salma fu trovata intatta.

Io stavo lì, mio marito non volle vedere. Era ancora il nostro ragazzone, alto 1,82, solo la pelle un po’ più scura, con tutti i suoi capelli neri e ricci. E lo stesso peso, quello che si era predetto da solo. Pochi giorni dopo il funerale, all’alba fui svegliata da una voce: “Testamento”. Frugai in camera sua, pensavo di trovarvi uno scritto. Nulla. Accesi il pc, lo strumento che preferiva. Sul desktop c’era un filmato brevissimo che si era girato da solo ad Assisi tre mesi prima: “Quando peserò 70 chili, sono destinato a morire”. E guardava spensierato il cielo.

La vita di Carlo durò solo 5.641 giorni.

In realtà 5.640. Entrò in coma alle 14 dell’11 ottobre 2006, con il sorriso sulle labbra. Credevamo che si fosse addormentato. Alle 17 fu dichiarata la morte cerebrale, la mattina del 12 quella legale. Avremmo voluto donare i suoi organi, ma non fu possibile, ci dissero che erano compromessi dalla malattia. Un bel paradosso, perché il cuore, perfetto, ora sarò esposto in un ostensorio nella basilica papale di San Francesco ad Assisi.

Quand’ stato prelevato?

Durante la ricognizione del 2019. Con atto notarile abbiamo voluto donare il corpo al vescovo di Assisi. Era giusto che appartenesse alla Chiesa universale.

In che modo Carlo scoprì la fede?

Non certo per merito di noi genitori, lo scriva pure. In vita mia ero stata in chiesa solo tre volte: prima comunione, cresima, matrimonio. E quando conobbi il mio futuro marito, mentre studiava economia politica a Ginevra, non che la domenica andasse a messa.

Allora come spiega questa religiosità?

Un ruolo lo ebbe Beata, la bambinaia polacca, devota a papa Wojtyla. Ma c’era in lui una predisposizione naturale al sacro. A 3 anni e mezzo mi chiedeva di entrare nelle chiese per salutare Gesù. Nei parchi di Milano raccoglieva fiori da portare alla Madonna. Volle accostarsi all’eucaristia a 7 anni, anziché a 10. Lo lasciammo libero. Ci pareva una cosa bella, perciò chiedemmo una deroga. Per me fu una “Dio-incidenza”. Carlo mi salvò. Ero un’analfabeta della fede. Mi riavvicinai grazie a padre Ilio Carrai, il padre Pio di Bologna, altrimenti mi sarei sentita screditata nella mia autorità genitoriale. un percorso che dura tuttora. Spero almeno di finire in purgatorio.

Carlo fu precoce solo nella preghiera?

In tutto. Era un mostro di bravura. A 6 anni già padroneggiava il computer, girava per casa con il camice bianco e il badge “Scienziato informatico”. A 9 scriveva programmi elettronici grazie ai testi acquistati nella libreria del Politecnico.

Non era troppo piccolo per usare il pc?

I promotori della causa di beatificazione hanno analizzato in profondità la memoria del suo computer con le tecniche dell’indagine forense, senza riscontrare la minima traccia di attività sconvenienti. Sognava di adoperare il pc e il web per diffondere il Vangelo. Papa Francesco nella Christus vivit cita Carlo come esempio per i giovani. “Sapeva molto bene”, spiega, “che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati”, ma lui ha saputo uscirne “per comunicare valori e bellezza”. Il suo sguardo spaziava ben oltre Internet. Alle mense dei poveri, quelle delle suore di Madre Teresa di Calcutta a Baggio e dei cappuccini in viale Piave, dove prestava servizio come volontario. La sera partiva da casa con recipienti pieni di cibo e bevande calde. Li portava ai clochard sotto l’Arco della Pace, per i quali con i risparmi delle sue mance comprava anche i sacchi a pelo. Lo accompagnava il nostro cameriere Rajesh Mohur, un bramino della casta sacerdotale indù, che si convertì al cattolicesimo vedendo come Carlo aiutava i diseredati.

Avrebbe mai detto che un giorno sarebbe salito all’onore degli altari?

Ero certa che fosse santo gi in vita. Fece guarire una signora da un tumore, supplicando la Madonna di Pompei.

Il miracolo riconosciuto dalla Chiesa?

No, solo uno dei tanti che nemmeno sono entrati nel processo di canonizzazione. Quello che lo far proclamare beato accadde in Brasile nel settimo anniversario della morte, il 12 ottobre 2013, a Campo Grande. Matheus, 6 anni, era nato con il pancreas biforcuto e non riusciva a digerire alimenti solidi. Padre Marcelo Tenrio invitò i parrocchiani a una novena e appoggi un pezzo di una maglia di Carlo sul piccolo paziente, che l’indomani cominci a mangiare. La Tac dimostrò che il suo pancreas era divenuto identico a quello degli individui sani, senza che i chirurghi lo avessero operato. Una guarigione istantanea, completa, duratura e inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze mediche.

Suo figlio come si ammalò?

Sembrava una banale influenza. Dopo alcuni giorni comparvero forte astenia e sangue nelle urine. Lui se ne uscì con una delle sue frasi: “Offro queste sofferenze per il Papa, per la Chiesa e per andare dritto in paradiso senza passare dal purgatorio”, ma in famiglia non vi demmo troppo peso. Chiamai il professor Vittorio Carnelli, che era stato il suo pediatra. Ci consigli l’immediato ricovero nella clinica De Marchi. E l avemmo la diagnosi infausta: leucemia mieloide acuta M3. Carlo ne fu informato dagli ematologi. Reagì con dolcezza e commentò: “Il Signore mi ha dato una bella sveglia”. Fu trasferito all’ospedale San Gerardo di Monza. Appena giuntovi, scosse la testa: “Da qui non esco vivo”.

Lei invocò un miracolo per suo figlio?

Sì, da Gesù, dalla Madonna e dal venerabile fra Cecilio Maria, al secolo Pietro Cortinovis, il cappuccino fondatore dell’Opera San Francesco per i poveri di Milano. Ma i piani di Dio erano altri. Quelli che avevo proposto a Carlo prima che spirasse: chiedi al Signore di manifestarci un segno della sua presenza.

E suo figlio che cosa le rispose?

“Non preoccuparti, mamma. Ti darò molti segni”. Nove giorni dopo la sua morte, a Tixtla, in Messico, un’ostia si arrossì di sangue. Una commissione composta anche da scienziati non credenti accertò che era del gruppo AB, lo stesso presente nella Sindone e nel miracolo di Lanciano, e che si trattava di cellule del cuore. A distanza di quattro anni, negli strati sottostanti alla coagulazione restava ancora presente del sangue fresco.

Suo figlio aveva allestito Segni, una mostra sui miracoli eucaristici.

Sì, sta girando tutti i santuari del mondo. Negli Stati Uniti l’hanno ospitata 10.000 parrocchie. Sono eventi soprannaturali come quello accaduto il 12 ottobre 2008, nel secondo anniversario della sua morte, a Soklka, in Polonia. Un’ostia caduta a terra durante la comunione, e conservata in cassaforte, una settimana dopo divenne un pezzo di carne di origine miocardica, gruppo sanguigno AB.

Ha avuto solo questi, di segni?

Anche altri. Carlo mi predisse che sarei diventata di nuovo madre, benché stessi per compiere 40 anni. E nel 2010, quando gi ne avevo 43, diedi alla luce due gemelli, Michele e Francesca.

Perché fu sepolto ad Assisi?

Abbiamo una casa in Umbria. Un cartello avvertiva che c’erano in vendita nuovi loculi nel cimitero comunale. Chiesi a Carlo che cosa ne pensasse. “Sarei felicissimo di finire qua”, rispose. Il suo corpo intatto stato poi traslato nel santuario della Spogliazione, dove ora i fedeli potranno venerarlo per sempre.

Che cosa le manca di più di suo figlio?

L’allegria. Appena morì, ricordo d’aver pensato: e ora chi mi far ridere? e chi mi aiuterò con il computer? Mi restano i suoi pensieri, detti e scritti: “Non io, ma Dio!”. “Da qualunque punto di vista la si guardi, la vita sempre fantastica”. “Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie”.

L’ultimo rende bene l’idea dei social.

Così, gli uomini d’oggi sono ripiegati su sè stessi. La loro felicità fatta solo di like. Ma Carlo l’influencer di Dio.

Non vorrebbe che fosse ancora qui con lei, anziché avere un santo in cielo?

Ho fatto mia l’invocazione di Giobbe: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!”. I figli non ci appartengono, ci sono affidati. Sento Carlo più presente di quando era in vita. Vedo il bene che fa. Mi basta.

Nome: Beato Carlo Acutis
Titolo: Adolescente
Nascita: 3 maggio 1991, Londra, Inghilterra
Morte: 12 ottobre 2006, Monza, Monza e Brianza
Ricorrenza: 12 ottobre
Tipologia: Commemorazione
Protettore: del web
Luogo reliquie: Chiesa di Santa Maria Maggiore

Beato Carlo Acutis intercedi per noi

CARLO ACUTIS BREVE BIOGRAFIA

Da 0 a 7 anni

Carlo nasce a Londra il 3 maggio 1991 in una famiglia agiata. È un bambino precocissimo e curioso, presto cresce in lui il desiderio di andare ogni giorno a Messa e fare la Comunione il più possibile; bruciava dal desiderio di ricevere il Signore, tanto che a 7 anni è già pronto a ricevere il Sacramento grazie ad un permesso speciale. Dopo quella prima Comunione non mancherà mai all’appuntamento quotidiano con la Messa e ad una breve adorazione eucaristica prima o dopo la celebrazione: questo incontro quotidiano con Dio era per lui fondamentale.

Carlo a scuola

Durante le scuole elementari era un ragazzo molto vivace, aveva un temperamento socievole ed attirava facilmente le simpatia altrui per la sua gentilezza e bontà; qualche volta veniva anche lui senza aver studiato inventando qualche giustificazione poco fantasiosa, a volte annoiato e distratto, qualche volta sbuffava, ma riusciva sempre a superare quei momenti con la sua forte carica d’amicizia. Gli interessava sempre parlare con i compagni, discutere con i professori, perché per lui ogni persona era importante, ogni uomo era per lui un fratello, un maestro che poteva arricchirlo e che poteva arricchire; era amico di tutti, ma soprattutto di chi aveva più bisogno; anche i compagni che non credevano volevano stare con lui chiedendo consigli e aiuto, lo cercavano perché con Carlo si stava bene, c’era qualcosa in lui che attraeva, non era uno che amava le mode, non nascondeva mai qual era la sua fonte di felicità tantoché invitava i suoi compagni ad andare insieme a messa a riconciliarsi con Dio; aveva attenzione verso coloro che percepiva un po’ tagliati fuori e la delicatezza di accorgersi fin dai primi giorni di scuola di chi faceva più fatica e si affiancava a loro. Aveva insomma la capacità di creare e facilitare relazioni, di trasmettere fiducia e vicinanza senza invadenze ed una fortissima personalità da non permettere a nessuno di fare atti di bullismo o di prepotenza contro i più piccoli. Ricorda un professore che non ebbe paura di far conoscere a tutti che era un cristiano, uno che ci credeva sul serio, né di parlare di affettività o del tema dell’aborto: respingeva con forza, con coraggio e con audacia la sola idea e non aveva paura di pensare e dire diversamente dalla massa. Questo era Carlo: la testimonianza che Gesù è quel Vangelo che molti hanno dimenticato e che inconsapevolmente combattono, mentre lui non aveva paura alcuna di andare controcorrente perché viveva nel mondo, ma senza essere omologato al mondo e non amava il silenzio della indifferenza, ma aveva il coraggio di dire, senza però presunzione.

Come trascorreva il tempo?

Pur essendo ricco non faceva assolutamente mai sentire sugli altri alcun complesso di superiorità dovuto alla sua estrazione sociale, ma era estremamente alla mano ed affabile con tutti, dai domestici di casa fino ai mendicanti. Come tutti amava però anche guardare i cartoni animati, era appassionato di animali e gli piaceva giocare anche la Playstation con gli amici. Sapeva che per Seguire Gesù occorre una grande umiltà e un grande spirito di sacrificio; testimoniava non solo con le parole la Fede, ma soprattutto con l’esempio Carlo non cercava di imitare nessuno che non fosse stato il Signore, il volto di Gesù e lo specchio Divino nel quale guarda se stesso e gli dice come deve modellarsi ogni giorno ad immagine di quel volto divino. Carlo crede che ogni uomo che vive sulla terra riceva una particolare confidenza da Dio, ognuno di noi è come un arruolato nei servizi segreti del cielo, ognuno di noi ha un messaggio particolare da donare agli altri, ogni vita è un’avventura stupenda, un fantastico romanzo divino e umano da sfogliare ogni giorno per giorno. Era un ragazzo assolutamente normale, ma con un’armonia assolutamente speciale. Intorno agli 11 anni gli viene chiesto di fare il catechista e da lì nasce in lui il desiderio di far comprendere la grandezza dell’Eucaristia.

L’informatica, uno strumento per Gesù

Si tratta di un ragazzo particolarmente dotato per l’informatica, tantoché sia i suoi amici che gli adulti laureati in informatica lo considerano un genio. Ad 8 anni riceve il primo computer e già utilizzava molto il PC per giocare, per imparare a conoscerlo meglio acquistava manuali di informatica per universitari e imparava il linguaggio di programmazione; era autodidatta; studiava ogni genere di programmi, poteva scrivere giornalini, realizzare video e curare il sito internet della sua parrocchia e del liceo. Carlo utilizzava la rete del web per pescare altri ragazzi come lui per salvarli con il Vangelo dal mare del non senso. Confidò che quando ricevette il sacramento dello Spirito Santo sentì come una forza misteriosa che lo aveva avvolto e fatto crescere nella devozione eucaristica. L’umiltà è una virtù che ha inventato Gesù: per un uomo l’umiltà è riconoscersi piccola creatura. Per Carlo trascorrere del tempo in preghiera davanti all’eucaristia è come frequentare una scuola d’amore e non si accontentava di comportarsi correttamente, di essere un bravo ragazzo, egli voleva donare se stesso a Dio per essere utile ai fratelli. Diceva che se Dio non ci fosse stato sarebbe stato da inventare! Così gli viene l’idea di realizzare una mostra sui miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa e dopo 3 anni la mostra è pronta e comincia ad essere richiesta non solo nelle diocesi italiane, ma in tutto il mondo. Tantissimi conoscono Carlo proprio per questa rassegna straordinaria dei Miracoli eucaristici fatta per sensibilizzare i giovani, ma anche gli adulti perché voleva che tutti conoscessero Gesù attraverso internet.

L’amore per Gesù eucaristico

Il grande amore di Carlo dunque è stato Gesù eucaristico che per lui era tutto: dopo la morte di Carlo sono avvenuti diversi miracoli eucaristici come nel 2006 in Messico e nel 2008 e 2013 in Polonia. Pregare davanti all’Eucaristia gli consentiva di essere leggero di fronte a tutto quello che la vita gli chiedeva, in casa o a scuola. Soprattutto imparare come si sta con gli altri. Carlo era attirato a cercare l’essenza di tutto, vedendo in ogni persona e in ogni circostanza quel volto amoroso che ha imparato a riconoscere nell’Eucaristia e per fare questo abbiamo bisogno dell’aiuto stesso di Dio, cioè dei Suoi sacramenti. Se la nostra vita fisica per sussistere, ha continuamente bisogno di nutrimento, lo stesso vale per la nostra vita spirituale. Il Signore vuole bene a tutte le creature, ma dobbiamo usare bene il libero arbitrio. Durante questo cammino, con la croce di Gesù, possiamo santificarci, ma per diventare santi occorre allenare la volontà. Ognuno di noi nasce “speciale” e tutti siamo chiamati alla santità; nessuno si escluda dalla corsa. Dice il suo parroco: aver scoperto Gesù Cristo, innamorarsi di Lui perdutamente lo distingueva dai suoi tanti coetanei; l’incontro con Gesù sconvolse la sua esistenza, nel suo volto trovava l’amico il maestro, il Salvatore, la ragione stessa della sua esistenza, non poteva vivere senza di lui, senza Gesù nel suo vivere quotidiano non si comprenderebbe nulla di questo ragazzo in tutto simile ai suoi amici, ma che custodiva in se questo segreto prezioso; sceglieva liberamente e sempre più consapevolmente di seguire Gesù con grande entusiasmo, di vivere sempre più stretto a Lui nella vita divina.

La confessione e la devozione mariana

Carlo si accostava settimanalmente al Sacramento della riconciliazione: il confessarsi spesso era per lui un modo per superare con la grazia gli ostacoli che intralciano il cammino spirituale; per lui la confessione era un colloquio con Dio per poter progettare il futuro, cercava di farsi migliore, sempre più Santo perché la santità è la vera riuscita dell’uomo. Carlo voleva vivere con lo sguardo che sa innalzarsi a contemplare il Padre che è nei cieli, sentiva che la malinconia umana ha origine dalla pesantezza dell’egoismo e aveva ben presente che l’uomo è stato creato per l’infinito di Dio, così scopriva la strada per congiungersi alla gioia eterna. Consacrò alla Madonna la sua vita e a Lei ricorreva nei momenti della necessità, affascinato dalle sue apparizioni a Lourdes e Fatima era fedele alla recita quotidiana del Rosario chiamato il suo appuntamento galante, poiché la Madonna era l’unica donna della sua vita: diffondeva la devozione mariana tra i conoscenti, visitava i suoi santuari più famosi, invitava molti a vivere i messaggi della Madonna, aiutava più persone che poteva a salvarsi l’anima. Carlo offriva preghiere, penitenze e Comunioni in loro suffragio, scuoteva le coscienze e invitava a guardare spesso all’aldilà che non tramonta. Carlo affidava la sua purezza alla Madonna e non conosceva compromessi, era umile, prudente e ardente. Di fronte alla pornografia che dilaga e che insozza la bellezza dell’amore umano Carlo ci ricordava lo splendore della castità; contagioso nella fede, questo giovane diventava fuoco che si appicca e dovunque incendia di verità e di amore. Carlo ama molto leggere le vite dei Santi, i suoi preferiti sono San Giovanni apostolo, Sant’Antonio di Padova e San Francesco d’Assisi. In fondo assomiglia molto al poverello che da ricco si fa povero. Aveva anche approfondito la vita di don Bosco e di altre figure di santità salesiana.

Inconcepibile sciupare l’esistenza non mettendo a frutto i talenti ricevuti da Dio

Colpito particolarmente dalle vicende prodigiose della beata Alexandrina Maria da Costa: per molto tempo paralizzata a letto, si era cibata per oltre tredici anni soltanto con l’ostia consacrata e questo rafforzò la sua fede nella centralità dell’Eucaristia per la sua vita. Dopo la Cresima la sua vita ebbe una forte accelerazione: Carlo appariva ancora più spiritualizzato perché traspariva dai suoi occhi puri un’anima limpida, sembrava un altro Domenico Savio. Sapeva però che non bisogna idolatrare nessuno. La fede di Carlo è concreta e “realista”. Il suo essere vicino a Dio lo ha aiutato ad essere più vicino alla sua famiglia, ai suoi amici, a tutte le persone che incontrava e che trattava nobilmente. Da qui la necessità di mettere Dio al centro della propria esistenza, di cambiare rotta, di compiere quel passaggio dalla mediocrità a Dio; non dando ascolto alle sirene che allettano nei mass media o nelle strade del mondo; non voleva perdere per delle sciocchezze il tesoro nascosto che aveva trovato. Era inconcepibile per lui che si sciupasse l’esistenza non mettendo a frutto i talenti ricevuti da Dio. La battaglia si gioca all’interno del nostro cuore e il nodo principale è togliere spazio al nostro egoismo per lasciare spazio a Dio. Si era prefissato di dedicare, infatti, ai videogiochi solo poco tempo a settimana, per dedicarlo a cose più importanti. Il suo programma di vita era essere sempre unito a Gesù.

La malattia e la morte

Nel 2006 fu visitato dalla malattia, quella che sembrava una semplice influenza si mostrò ben presto una forma molto rara di leucemia, tanto che avrebbe dovuto fare delle cure per guarire. Nonostante i medici dicevano che soffriva molto e che la notte non dormiva a causa dei dolori, rispondeva di stare sempre bene e che c’era chi pativa più di lui. Affrontò la morte serenamente perché era l’incontro con Gesù. Come Cristo, Carlo offrì la sua chiara e splendente gioventù alla morte. Poi un’emorragia cerebrale inattesa ed il suo cuore si fermò la mattina del 12 ottobre 2006. Il suo corpo emanava odore di gigli. Ai funerali un clochard teneva alto un cartello: “Muore giovane colui che al Cielo è caro”.