L’importanza di ricevere la Comunione in bocca: fede, riverenza e Tradizione

FrancescoNews

Ricevere la Santa Comunione è il momento più alto nella vita di un cristiano: è l’incontro personale con Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, realmente presente nel Santissimo Sacramento. La modalità con cui ci si accosta all’Eucaristia è quindi tutt’altro che indifferente, poiché il gesto corporeo esprime e forma il nostro atteggiamento interiore. Tra le due forme liturgicamente ammesse – in mano e in bocca – molti santi, mistici e pastori hanno testimoniato la profonda sacralità del ricevere Gesù direttamente sulla lingua, in atteggiamento di adorazione, umiltà e fiducia filiale.

Il Catechismo e il senso del sacro

Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:

“Nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia sono contenuti il Corpo e il Sangue, insieme con l’Anima e la Divinità di nostro Signore Gesù Cristo” (CCC, 1374).

Questa fede nella Presenza Reale implica un comportamento che riflette la consapevolezza del Mistero. Il Catechismo richiama inoltre la necessità di gesti e disposizioni esteriori e interiori che esprimano adorazione, raccoglimento e rispetto (cfr. CCC, 1387).

Ricevere la Comunione in ginocchio e sulla lingua è un gesto che naturalmente favorisce l’adorazione, l’umiltà e il senso del sacro. Si riceve, non si prende. Questo linguaggio del corpo orienta il cuore al mistero della fede.

Il Magistero e la tradizione millenaria della Comunione in bocca

Fino agli anni ’60 del Novecento, la Comunione in bocca era la forma universale in tutta la Chiesa latina. Il Papa San Paolo VI, nell’istruzione Memoriale Domini (1969), pur ammettendo in via eccezionale la possibilità della Comunione in mano, affermava con forza che:

“Il modo tradizionale di distribuire la Santa Comunione non deve essere cambiato. […] L’uso di deporre la Santa Eucaristia sulla lingua del comunicando deve essere conservato”.

Questo perché tale modalità assicura una maggiore riverenza, riduce il rischio di profanazione e custodisce con attenzione ogni frammento del Corpo di Cristo. È significativo che anche Papi come San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI abbiano incoraggiato e praticato personalmente la distribuzione della Comunione sulla lingua e spesso anche in ginocchio.

I santi e mistici: adorare con timore santo

Numerosi santi hanno testimoniato il desiderio di ricevere Gesù Eucaristia con la massima umiltà e adorazione.

San Tommaso d’Aquino

Nel suo trattato sull’Eucaristia afferma:

“Solo le mani consacrate del sacerdote possono toccare il Corpo del Signore” (Summa Theologiae, III, q. 82, a. 3).

E aggiunge che i laici non devono toccare l’Ostia consacrata se non in casi di necessità, per sottolineare il mistero e la santità del Sacramento.

Santa Teresa d’Avila

In diverse sue opere esprimeva timore e tremore nel ricevere Gesù, desiderando farlo con la purezza e l’umiltà della Vergine Maria.

Santa Faustina Kowalska

Nel Diario (n. 628), riferisce che Gesù le disse:

“Figlia Mia, sappi che ti compiaci in modo particolare quando vieni a riceverMi con grande umiltà sulla tua lingua, come un piccolo bambino che si fida completamente della madre”.

San Pio da Pietrelcina (Padre Pio)

Egli non ha mai distribuito la Comunione in mano, anche quando cominciava a diffondersi. A chi gli chiedeva perché, rispondeva:

“Non sono degno di toccare Gesù con le mie mani, e tu vorresti farlo?”

La sua profonda venerazione per l’Eucaristia è stata segno tangibile della centralità di Cristo vivo nel Mistero.

Protezione contro abusi e profanazioni

Ricevere la Comunione in bocca aiuta a proteggere il Santissimo Sacramento da usi impropri, distrazioni e persino sacrilegi. In un tempo in cui sono aumentati i casi di ostie rubate per riti satanici, la Comunione in bocca offre una forma di tutela concreta, perché il fedele non ha accesso diretto all’Ostia con le mani, e il sacerdote può vigilare meglio sulla corretta ricezione.

Conclusione: un gesto di amore, non di legalismo

Scegliere di ricevere Gesù Eucaristia sulla lingua, e magari in ginocchio, non è un gesto nostalgico o ideologico. È un atto d’amore, un modo per dire con il corpo ciò che il cuore crede: “Signore, non sono degno che tu entri nella mia casa” (Mt 8,8). È un segno visibile di fede, un atto che esprime con umiltà l’infinita distanza tra il Creatore e la creatura – e, al tempo stesso, la fiducia filiale che si abbandona alla misericordia divina.

“Il modo in cui riceviamo l’Eucaristia forma il nostro modo di credere in Essa. Se ci accostiamo con amore e timore, il cuore sarà formato alla vera adorazione.”

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