San Filarete di Calabria prega per noi – 6 aprile


Conosciamo la Vita di san Filarete grazie ad un solo manoscritto, del 1308 (Mess. Gr 29, ff. 314); ed è già un miracolo: di quasi tutti i santi ortodossi dell’Italia Meridionale – specie di quelli vissuti dopo l’invasione Normanna – sono “sparite”, non tanto misteriosamente, Vite originarie, ufficiature, icone, reliquie, e spesso anche la stessa memoria. La Vita è opera d’un certo Nilo, monaco nello stesso Monastero in cui Filarete praticò la sua ascesi, ma che, nonostante quanto dichiari, non sembra aver conosciuto personalmente il Santo. La “Vita” di S. Filarete fu edita, in trad. latina, in “Acta Sanctorum Apr. “, t. I, pp. 606 618. Il testo greco è ancora inedito, eccettuati alcuni brani pubblicati dal Rossi-Taibbi in un excursus alla ” Vita di S. Elia il Giovane “, pp. 189-194.
Ne scrivono anche il P. Caietano in “Vitae Sanctorum Siculorum”; il Mongitore nel “Palermo santificato“; il Fiore in “Calabria illustrata“; l’Inveges in “Palermo sacro“; Pietro Forte in “Vita dei Santi palermitani” il Perdicaro in “Vita dei Santi Siciliani“.
Nacque a Palermo nel 1020, secondo altri scrittori nella regione di Demenna (Valdèmone ), dominata dalla catena montuosa dei Nebrodi, forse da genitori calabresi, originari di Sinopoli o Tauriana. Al Battesimo gli fu imposto il nome di Filippo, in onore del Santo di Agira, il “Cacciaspiriti“. Crebbe in ambiente maomettano, ma mantenne viva la fede cristiana; all’età di 18 anni, quando arrivò in Sicilia l’esercito bizantino al comando di Giorgio Maniace, seguendo una ispirazione divina, si recò in Calabria a Sinopoli.   
Giunto all’età di 25 anni si spostò nella Regione delle Saline, il versante tirrenico della provincia di Reggio Calabria, sconfinata Tebaide ove sorgevano circa 100 monasteri: il più famoso era quello Imperiale, fondato nell’884 da S. Elia di Enna (detto il Nuovo) a cui si indirizzò Filippo.
Qui l’igumeno (abate) Oreste lo rivestì dell’abito Basiliano e lo chiamò Filarete, cioè “pescatore“ e fu il suo maestro spirituale. Si ispirò come condotta di vita a Mosè, al Profeta Elia, ad Antonio Abate e ad Elia di Enna, di cui teneva la vita manoscritta. La sua mansione era quella di portare al pascolo il gregge; poi gli venne affidato un terreno da coltivare, su cui costruì una umile dimora.  Donava ai poveri i prodotti del suo lavoro, sovvenendo ai bisogni del monastero e dei numerosi poveri, cercando di esaudire tutti. Ma la vita trascorsa tra privazioni, patimenti e duro lavoro venne presto indebolita e Filerete si ammalò gravemente. Trascorse la notte in preghiera, circondato dai confratelli e morì all’alba del 6 aprile 1070, all’età di cinquant’anni.
Fu sepolto nella Chiesa del Monastero di Monte Aulinas, fondato nell’884 da S. Elia di Enna, poi denominato dei Santi Elia e Filarete nel 1133, presso Palmi, ove sorge una chiesetta, intitolata nel 1958 ai Santi Elia e Filarete, sui ruderi dell’antico Monastero, poi dedicata alla Madonna della Neve. E’ segnato nel Calendario Liturgico Bizantino al 6 Aprile come monaco italo-greco, morto nel 1060 (1170 ?). Fu iscritto nel Calendario Palermitano dal Cardinale Giannettino Doria (1608- 1642). Nel Santuario della Madonna dei Poveri di Seminara (RC), edificio fondato in età medievale, distrutto nel 1783, ricostruito nel 1785, abbattuto nel 1908, riedificato nel 1929 ed elevato a Basilica nel 1940, sul lato sinistro del presbiterio erano custoditi in una nicchia (oggi nel Museo del Santuario): braccio-reliquario argenteo quattrocentesco di S. Filareto (prob. opera di L. De Sanguini, del 1451), con mano rifatta da D. Vervare nel 1605, e con iscrizioni (pezzo proveniente dal distrutto Monastero di S. Filareto, fondazione monastica basiliana del X secolo);
Testa-reliquario argentea di S. Filareto, con iscrizione dedicatoria e datazione (opera di orafo messinese, datata a. 1717, proveniente anch’essa dal Monastero di S. Filareto).
La città di Palermo fece istanza all’Abate Generale dell’Ordine di S. Basilio D. Pietro Menniti di concedere alla patria del Santo concittadino una Reliquia del Santo.
Questi chiese la facoltà al Sommo Pontefice Clemente XI che la concesse volentieri, “poiché sappiamo che in Palermo si venerano le Reliquie“, così come attestato dallo stesso P. Abate Generale, che il 4 ottobre 1701 estrasse il Braccio di San Filarete e lo portò con sé a Palermo.
La Traslazione fu celebrata con solenni suppliche il 14 Gennaio 1703 dalla Chiesa di S. Basilio alla Chiesa Cattedrale. La celebrazione fu iscritta nel Martirologio della Chiesa Palermitana nella stessa data. La festa della Traslazione delle Reliquie di San Filarete si celebrò fino al 1929; quella del Santo fino al 1958, quando è stato espunto dal Calendario Diocesano.
Nell’anno 2005 la Chiesa Ortodossa d’Italia gli ha dedicato una chiesa a Seminara (RC) ricordandolo insieme a Sant’Elia di Enna.

Nome: San Filarete di Calabria
Titolo: Monaco
Nascita: 1020
Morte: 6 aprile 1070
Emblema: zappa
Martirologio romano :  Nel monastero di sant’Elia sul monte Aulina presso Palmi in Calabria, san Filarete, monaco, fu molto dedito alla preghiera.

San Pietro da Verona prega per noi – 6 aprile

Nacque a Verona, l’anno 1200. Benché i suoi genitori e tutti i suoi parenti fossero manichei, il nostro Pierino, protetto dalla divina grazia, rimase illeso da questa particolare religione, poiché a sette armi fu mandato dal padre ad una scuola cattolica, ove assieme ai primi elementi apprese la dottrina apostolica.

Un suo zio vedendo il grande amore del fanciullo per la religione cattolica, tanto fece che lo tolse da quella scuola.

Di comune accordo con il padre fu mandato all’Università di Bologna, ambiente allora di sfrenata scostumatezza.

Quanti fiori in mezzo a tanto marciume erano appassiti! Ma il giglio olezzante di Pietro, la candida sua anima, fu dal Divino Giardiniere serbata immacolata.

Stomacato per tanto male, decise di abbandonare tutto e tutti e si chiuse nella pace del chiostro domenicano, sotto la guida del suo santo Fondatore.

Suo principale studio era imitare i più fervorosi e cercare d’emularli.

Ancora novizio, cadde in una gravissima malattia, che mise in pericolo la sua preziosa esistenza; per grazia di Dio superò questa crisi e, nonostante rimanesse assai indebolito, s’applicò agli studi così che meritò, ancora chierico, la cattedra di Sacra Scrittura e di teologia del suo convento. Fin d’allora con grande sapienza e zelo difese la dottrina cattolica e confutò gli eretici.

Consacrato sacerdote, fu un instancabile ministro della parola di Dio nell’Italia Settentrionale e Centrale; migliaia erano le conversioni ch’egli operava colla sua parola e innumerevoli le anime che indirizzò alla santità.

A suggello del suo apostolato, egli chiese al Signore il martirio, ma Gesù volle prima sottoporlo a un’altra prova, per meglio prepararlo a questo atto eroico.

Fu accusato da alcuni confratelli d’aver introdotto nella sua cella persone d’altro sesso ed essersi intrattenuto a lungo con esse.

Pietro senza punto affermare o negare, umilmente confessò d’essere un grande peccatore.

Il Superiore credendolo colpevole, gli proibì di predicare e lo mandò come penitente al convento di Jesi. Ma l’innocenza trionfa sempre e Pietro riconosciuto innocente fu d’allora in poi ammirato e venerato dagli stessi accusatori. Fu pure premiato dal Signore, il quale infuse nuova grazia alle sue prediche. Ma gli eretici vedendo l’immenso bene che compiva, pensarono di togliergli la vita.

Conosciuta la via che avrebbe percorso per portarsi a Como, si posero in agguato, e al suo passaggio, assalitolo a colpi di sciabola l’uccisero il 6 aprile 1252. Prima di spirare balbettò una volta ancora il Credo, mentre il dito della sua destra, intinta nel proprio sangue scriveva nella sabbia: « Credo ».

PRATICA. — Cristiano, il Credo è il simbolo della fede cattolica che professi: esso riassume la verità della religione. Recita tutti i giorni questa ammirabile preghiera.

PREGHIERA. — Fa’, te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che imitiamo la fede del tuo martire Pietro quale per la dilatazione della stessa fede, meritò di ottenere la palma del martirio.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Milano la passione di san Pietro, dell’Ordine dei Predicatori, Martire, ucciso dagli eretici per la fede cattolica.

Nome: San Pietro da Verona
Titolo: Sacerdote e martire
Nascita: 1200, Verona
Morte: 6 aprile 1252, Seveso
Ricorrenza: 6 aprile
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Verona, Roccasecca, Fornelli, San Sossio Baronia, Castelleone di Suasa, Lapio, Ticineto, Castropignano, Alfedena, Nuraminis