Ss. Pietro e Paolo pregate per noi – 29 giugno

Pietro nacque a Betsaida in Galilea da poveri genitori. Quegli che doveva divenire il primo Papa, la prima colonna della Chiesa, era un semplice pescatore. Però era uno di quegli israeliti semplici e retti che aspettavano con cuore mondo il Redentore d’Israele.

La natura lo aveva dotato di gran cuore, di mente aperta e di generosità ammirabili. Con suo fratello, con, Natanaele e con altri era discepolo di Giovanni il Battista. Racconta il Vangelo che un giorno il Precursore mentre si intratteneva con due suoi seguaci; vide passare Gesù e disse: « Ecco l’Agnello di Dio ». « I due discepoli, avendo udite queste parole, seguirono Gesù. E Gesù rivoltosi a guardare questi che lo seguivano, disse loro: Che cercate? ed essi risposero: Rabbi, dove abiti? Ed egli a loro: venite e vedrete. Andarono e videro dove abitava e rimasero con lui quel giorno ».

« Andrea, il fratello di Simon Pietro, era uno dei due che aveva udito le parole di Giovanni ed aveva seguito Gesù. Il primo in cui s’imbattè, fu il suo fratello Simone a cui disse: Abbiamo trovato il Messia, che tradotto vuol dire il Cristo: e lo condusse da Gesù. E Gesù fissatolo disse: Tu sei Simone figlio di Giona, tu sarai chiamato Cefa che vuol dire Pietro. Poi disse ai due fratelli: venite dietro a me, e vi farò pescatori di uomini. Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono ».

Da quel momento Pietro non abbàndona più il Divin Maestro. La sua generosità, la sua fede ed il suo amore al Salvatore non hanno più limiti e Gesù lo ricambia con divina generosità.

Gesù domanda agli Apostoli: chi dicono che io sia? Udite le varie opinioni degli uomini, riprende: « Ma voi chi dite che io sia? E Pietro risponde: «Tu sei il Cristo, il figlio di Dio vivente » e Gesù gli risponde: « Ed io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno mai contro di lei ». Quando Gesù profetizza la sua passione, Pietro ne è turbato ed esclama: O Signore, non sia mai! Ma ripreso dal Salvatore, protesta: Sono pronto a venire con te anche alla morte. È vero che anche Pietro ha un momento di debolezza, ma subito piange amaramente, ed alla richiesta di Gesù: Pietro mi ami tu? risponde: « Signore, tu sai tutto, tu lo sai che io ti amo ». E Gesù gli risponde: Pasci le mie pecorelle ».

Ricevuto lo Spirito Santo, S. Pietro predica agli Ebrei con uno zelo ed un coraggio eroico; a quelli del Sinedrio che l’avevano arrestato e flagellato risponde: «Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini » e continua a predicare, contento di aver sofferto qualcosa per il nome di Gesù. Lo vediamo ancora a Genisalemme presiedere il concilio; a Ioppe dal centurione Cornelio; in carcere liberato da un Angelo; ad Antiochia ove fonda la prima Chiesa; a Roma ove stabilisce la sua cattedra di verità e dove sotto Nerone dà la sua vita per l’amato Maestro. La tradizione dice che San Pietro ricordandosi anche in quell’estremo momento del suo peccato, e ritenendosi indegno di morire come Gesù, pregasse i carnefici ed ottenesse di essere crocifisso col capo all’ingiù.

Sulla sua tomba si sono inginocchiati Papi, imperatori, principi ed una turba infinita di fedeli: da quel povero ed umile pescatore di Galilea è venuta all’umanità la verità, la pace, la civiltà, la salvezza.

PRATICA. — Amiamo il Papa e preghiamo per lui.

PREGHIERA. O Dio che a perpetuare nei secoli il tuo insegnamento, hai eletto la Chiesa come maestra infallibile di verità, fa’ che noi siamo sempre suoi docili figli.

Saulo, in seguito Paolo, nacque a Tarso, capitale della Cilicia, nei primissimi anni dell’era volgare. Fu circonciso l’ottavo giorno, ricevendo il nome di Saulo a ricordo del primo re d’Israele, il più grande personaggio della tribù di Beniamino, cui la famiglia apparteneva. La sua educazione fu austera quale si conveniva ad un figlio di farisei zelanti della legge. Ben presto gli misero in mano la Sacra Bibbia che egli approfondì talmente che, convertito, trasfonderà abbondantemente nei suoi scritti. Frequentò a Gerusalemme la scuola ebraica ed ebbe a precettore il celebre Gamaliele, l’uomo più saggio di Gerusalemme. Da lui si rafforzò nell’amore alle tradizioni ebraiche ed imparò una scrupolosa osservanza delle prescrizioni della legge. Ma a sconvolgere tutta questa educazione, sorse allora la dottrina del Nazareno che riempiva già Gerusalemme di seguaci e dilagava anche nelle vicine province.

Saulo, intransigente fariseo e strenuo difensore della tradizione, li odiò subito a morte. Dopo aver assistito impavido alla lapidazione di Santo Stefano, intraprese la lotta contro di essi, battaglia che doveva portarlo a quel Gesù che egli inconsciamente perseguitava.

Ed eccolo cavalcare alla volta di Damasco per perseguitare anche lì i cristiani.

Ad un tratto una luce fulgidissima lo abbaglia e lo precipita da cavallo, mentre una voce misteriosa lo apostrofa: « Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti? ». Il futuro apostolo tremebondo risponde: « Chi sei, o Signore?… che vuoi che io faccia? ».

Il miracolo è compiuto, Saulo da terribile lupo è trasformato in agnello mansueto, nell’Apostolo di cristo.

Da questo momento, il suo cuore, la sua mente, tutta la sua anima inebriata dalla luce divina a null’altro aspirano che alla verità e al Cristo.

Egli non conosce pericoli ed ostacoli. Si fa giudeo coi Giudei, greco coi Greci, romano coi Romani e nella sua profonda umiltà si stima debitore a tutti, mentre a tutti porta la luce, la salvezza e la vita. Nelle sue missioni è preso, flagellato, imprigionato, contraddetto, ma il suo cuore è saldo e nulla potrà separarlo dalla carità di Cristo. La sua parola risuonerà ovunque apportatrice di pace, di luce e di salvezza. Dove non può arrivare colla persona, arriva colle sue lettere e collo zelo dei suoi seguaci. Naturalmente tanto bene esacerbava l’animo protervo dei Giudei che dopo averlo combattuto riuscirono ad averlo tra le mani. Ma Paolo appella a Cesare quale cittadino romano e viene condotto a Roma. Quivi l’attendeva nuovamente la prigionia. Ma anche dal tenebroso e tetro carcere mamertino egli lancia al mondo la sua parola scritta. A Roma s’incontrò pure con S. Pietro, Principe degli Apostoli, col quale doveva rendere testimonianza alla verità subendo il martirio. Paolo tratto davanti a Nerone viene condannato alla decapitazione. Un colpo di spada lo getta tra le braccia del suo amato Signore. Era il 29 giugno.

Paolo risuscita il giovane Eutico

Alla vigilia della sua partenza, Paolo, nel giorno di domenica, radunò i fedeli per predicare la Parola del Signore e celebrare la Santa Messa. Paolo prolungò il discorso, si fece notte ed il cenacolo fu illuminato da lampade. La gente che ascoltava il discepolo era tanta e affollava la casa. Un giovanetto un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano. La gente accorse, il giovane era senza vita. Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: «Non vi turbate; è ancora in vita!» Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all’alba, partì. Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.

REGOLA «Mihi vivere Christus est, et mori lucrum» («Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno»)

PRATICA. — Chiediamo a S. Paolo l’amore delle anime e preghiamo per gli apostoli che si dedicano alla loro salvezza.

PREGHIERA. — O inclito Maestro delle genti, insegnateci la via che condusse voi ad un amore sì vivo a Gesù, perchè noi pure possiamo amarlo ora e sempre.

Nome: San Pietro
Titolo: Apostolo
Nascita: I secolo a. C., Betsaida, Galilea
Morte: 64 circa, Roma
Ricorrenza: 29 giugno
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Modica, Schio, Seveso, Azzano Decimo, Riposto, San Pietro Vernotico, San Pietro inCariano, Parete, Goito, Terralba >>> altri comuni

Nome: San Paolo
Titolo: Apostolo
Nascita: Tarso, Turchia
Morte: 64 circa, Roma
Ricorrenza: 29 giugno
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Aversa, Palazzolo Acreide, Aurigo, Cardedu

Vangelo Mt 16, 13-19 : « Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa ».

Vangelo Mt 16, 13-19
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».


Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’

   Cap. CCCXLIII. Il lievito dei farisei. Le opinioni sul Figlio dell’uomo. Il primato a Simon Pietro.

   27 Novembre 1945

 1 La pianura fiancheggia il Giordano prima che questo si getti nel lago di Merom. Una bella pianura su cui di giorno in giorno crescono più rigogliosi i cereali e s’infiorano gli alberi da frutto. I colli oltre i quali è Cedes sono ora alle spalle dei pellegrini, che infreddoliti camminano lesti nelle prime luci del giorno, guardando con desiderio il sole che ascende e cercandolo non appena il suo raggio tocca i prati e carezza le fronde. Devono avere dormito all’aperto, al massimo in un pagliaio, perché le vesti sono sgualcite e conservano festuche di paglia e foglie secche che essi si vanno levando man mano che le scoprono nella luce più forte.
   Il fiume si annuncia per il suo fruscio, che pare forte nel silenzio mattutino della campagna e per una folta riga di alberi dalle foglie novelle, che tremolano alla lieve brezza del mattino. Ma ancora non si vede, sprofondato come è nella pianura piatta. Quando le sue acque azzurre, ingrossate da numerosi torrentelli che scendono dai colli occidentali, si vedono luccicare fra il verde novello delle sponde, si è quasi sulla riva.
   «Facciamo la riva fino al ponte, oppure passiamo il fiume qui?», chiedono a Gesùn che era solo, medita-bondo, e che si è fermato ad attenderli.
   «Vedete se c’è una barca per passare. È meglio andare di qui…».
   «Si. Al ponte che è proprio sulla via per Cesarea Paneade potremmo incontrare da capo qualcuno messo sulle tracce», osserva Bartolomeo accigliato, guardando Giuda.
   «No. Non mi guardare male. Io non sapevo di venire qui e non ho detto nulla. Era facile capire che da Sefet Gesù sarebbe andato alle tombe dei rabbi e a Cédès. Ma mai avrei pensato volesse spingersi fino alla capitale di Filippo. Perciò essi lo ignorano. E non li troveremo per mia colpa né per loro volontà. A meno che non abbiano belzebù che li conduce», dice calmo e umile l’Iscariota.
   «Questo è bene. Perché con certa gente… Bisogna avere occhio e misurare le parole, non lasciare indizi dei nostri progetti. Stare attenti a tutto si deve. Altrimenti la nostra evangelizzazione si tramuterà in perpetua fuga», ribatte Bartolomeo.
   Tornano Giovanni e Andrea. Dicono: «Abbiamo trovato due barche. Ci passano per una dramma a barca. Scendiamo sull’argine».
   E nelle due barchette, in due riprese, passano sull’altra sponda. La pianura piatta e fertile li accoglie anche qui. Una pianura fertile ma poco popolata. Solo i contadini che la coltivano hanno casa in essa.

 2 «Uhm! Come faremo per il pane? Io ho fame. E qui… non ci sono neppure le spighe filistee… Erba e foglie, foglie e fiori. Non sono una pecorella né un’ape», mormora Pietro ai compagni, che sorridono all’osservazione.
   Giuda Taddeo si volta – era un poco più avanti – e dice: «Compreremo pane al primo paese».
   «Sempre che non ci facciano fuggire», termina Giacomo di Zebedeo.
   «Guardatevi, voi che dite di stare attenti a tutto, dal prendere il lievito dei farisei e dei sadducei. Mi sembra che lo stiate facendo, senza riflettere a ciò che fate di male. State attenti! Guardatevi!», dice Gesù.
   Gli apostoli si guardano l’un l’altro e bisbigliano: «Ma che dice? Il pane ce lo ha dato quella donna del sordomuto e l’oste di Cedes. E questo è ancora qui. L’unico che abbiamo. Né sappiamo se potremo trovarne da prendere per la nostra fame. Come dunque dice che comperiamo da sadducei e farisei pane col loro lievito? Forse non vuole che si comperi in questi paesi…».
   Gesù, che era di nuovo avanti tutto solo, torna a voltarsi.
   «Perché avete paura di rimanere senza pane per la vostra fame? Anche se tutti qui fossero sadducei e farisei, non rimarreste senza cibo per il mio consiglio. Non è di quel lievito che è nel pane che Io parlo. Perciò potrete comperare dove vi pare il pane per i vostri ventri. E se nessuno ve lo volesse vendere, non rimarreste senza pane lo stesso. Non vi ricordate dei cinque pani con cui si sfamarono cinquemila persone? Non vi ricordate che ne coglieste dodici panieri colmi di avanzi? Potrei fare per voi, che siete dodici e avete un pane, ciò che feci per cinquemila con cinque pani. Non capite a quale lievito alludo? A quello che gonfia nel cuore dei farisei, sadducei e dottori, contro di Me. È odio, quello. Ed è eresia. Ora voi state andando verso l’odio come fosse entrato in voi parte del lievito farisaico. Non si deve odiare neppure chi ci è nemico. Non aprite neppure uno spiraglio a ciò che non è Dio. Dietro al primo entrerebbero altri elementi contrari a Dio. Talora, per troppo volere combattere con armi uguali i nemici, si finisce a perire o a essere vinti. E, vinti che siate, potreste per contatto assorbire le loro dottrine. No. Abbiate carità e riservatezza. Voi non avete ancora in voi ancora tanto da poterle combattere, queste dottrine, senza esserne infettati. Perché alcuni elementi di esse li avete pure voi. E l’astio per loro ne è uno. Ancora vi dico che essi potrebbero cambiare metodo per sedurvi e levarvi a Me, usandovi mille gentilezze, mostrandosi pentiti, desiderosi di fare pace. Non dovete sfuggirli. Ma quando essi cercheranno darvi le loro dottrine, sappiate non accoglierle. Ecco quale è il lievito di cui parlo. Il malanimo, che è contro l’amore, e le false dottrine. Vi dico: siate prudenti».

 3 «Quel segno che i farisei chiedevano ieri era “lievito”, Maestro?», chiede Tommaso.
   «Era lievito e veleno».
   «Hai fatto bene a non darglielo».
   «Ma glielo darò un giorno».
   «Quando? Quando?», chiedono curiosi.
   «Un giorno…».
   «E che segno è? Non lo dici neppure a noi, i tuoi apostoli? Perché lo si possa riconoscere subito », chiede voglioso Pietro.
   «Voi non dovreste avere bisogno di un segno».
   «Oh! non per poter credere in Te! Non siamo la gente che ha molti pensieri, noi. Noi ne abbiamo uno solo: amare Te», dice veementemente Giacomo di Zebedeo.

 4 «Ma la gente, voi che l’avvicinate, così alla buona, più di Me, e senza la soggezione che Io posso incutere, che dice che Io sia? E come definisce il Figlio dell’uomo?».
   «Chi dice che tu sei Gesù, ossia il Cristo, e sono i migliori. Gli altri ti dicono Profeta, altri solo Rabbi, e altri, Tu lo sai, ti dicono pazzo e indemoniato».
   «Qualcuno usa per Te il nome stesso che Tu ti dai, e ti dice: “Figlio dell’uomo”».
   «E alcuni anche dicono che ciò non può essere, perché il Figlio dell’uomo è ben altra cosa. Né è sempre negazione questa. Perché in fondo essi ammettono che Tu sei da più del Figlio dell’uomo: sei il Figlio di Dio. Altri invece dicono che Tu non sei neppure il Figlio dell’uomo, ma un povero uomo che satana agita o che sconvolge la demenza. Tu vedi che i pareri sono molti e tutti diversi», dice Bartolomeo.
   «Ma per la gente chi è dunque il Figlio dell’uomo?».
   «E’ un uomo nel quale siano tutte le virtù più belle dell’uomo, un uomo che raduni in sé tutti i requisiti di intelligenza, sapienza, grazia che pensiamo fossero in Adamo, e taluni a questi requisiti aggiungono quello del non morire. Tu sai che già circola la voce che Giovanni Battista non sia morto. Ma solo trasportato altrove dagli angeli, e che Erode, per non dirsi vinto da Dio, e più ancora Erodiade, abbiano ucciso un servo e, sottratto il capo di lui, abbiano mostrato come cadavere del Battista il corpo mutilato del servo. Tante ne dice la gente! Perciò pensano in molti che il Figlio dell’uomo sia o Geremia, o Elia, o qualcuno dei Profeti e anche lo stesso Battista, nel quale era grazia e sapienza, e si diceva il Precursore del Cristo. Cristo: l’Unto di Dio. Il Figlio dell’uomo: un grande uomo nato dall’uomo. Non possono ammettere in molti, o non lo vogliono ammettere, che Dio abbia potuto mandare suo Figlio sulla Terra. Tu lo hai detto ieri: “Crederanno solo coloro che sono convinti della infinita bontà di Dio”. Israele crede nel rigore di Dio più che nella sua bontà…», dice ancora Bartolomeo.
   «Già. Si sentono infatti tanto indegni che giudicano impossibile che Dio sia tanto buono da mandare il suo Verbo per salvarli. Fa ostacolo al loro credere in ciò lo stato degradato della loro anima», conferma lo Zelote. E aggiunge: «Tu lo dice che sei il Figlio di Dio e dell’uomo. Infatti i Te è ogni grazia e sapienza come uomo. Ed io credo che realmente chi fosse nato da un Adamo in grazia ti avrebbe somigliato per bellezza e intelligenza ed ogni altra dote. E in Te brilla Dio per la potenza. Ma chi lo può credere fra coloro che si credono dèi e misurano Dio su se stessi, nella loro superbia infinita? Essi, i crudeli, gli odiatori, i rapaci, gli impuri, non possono certo pensare che Dio abbia spinto la sua dolcezza a dare Se stesso per redimerli, il suo amore a salvarli, la sua generosità a darsi in balìa dell’uomo, la sua purezza a sacrificarsi fra noi. Non lo possono, no, essi che sono così inesorabili e cavillosi a cercare e punire le colpe».

 5 «E voi chi dite che Io sia? Ditelo proprio per vostro giudizio, senza tenere conto delle mie parole o di quelle altrui. Se foste obbligati a giudicarmi, che direste che Io sia?».
   «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», grida Pietro inginocchiandosi a braccia tese verso l’alto, verso Gesù, che lo guarda con un volto tutto luce e che si curva a rialzarlo per abbracciarlo dicendo:
   «Te beato, o Simone, figlio di Giona! Perché non la carne né il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio che è nei Cieli. Dal primo giorno che venisti a Me ti sei fatto questa domanda, e poiché eri semplice e onesto hai saputo comprendere e accettare la risposta che ti veniva dai Cieli. Tu non vedesti manifestazioni soprannaturali come tuo fratello e Giovanni e Giacomo. Tu non conoscevi la mia santità di figlio, di operaio, di cittadino come Giuda e Giacomo, miei fratelli. Tu non ricevesti miracolo né vedesti farne, né ti diedi segno di potenza come feci e come videro Filippo, Natanaele, Simon Cananeo, Tommaso, Giuda. Tu non fosti soggiogato dal mio volere come Levi il pubblicano. Eppure tu hai esclamato: “Egli è il Cristo!”. Dalla prima ora che mi hai visto, hai creduto, né mai la tua fede fu scossa. Per questo io ti ho chiamato Cefa. E per questo su te, Pietra, Io edificherò la mia Chiesa, e la porte dell’inferno non prevarranno contro di lei. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli. E qualunque cosa avrai legato sulla Terra sarà legata anche nei Cieli. E qualunque cosa avrai sciolta sulla Terra sarà sciolta anche nei Cieli, o uomo fedele e prudente di cui ho potuto provare il cuore. E qui, da questo momento, tu sei il capo, al quale va data ubbidienza e rispetto come ad un altro Me stesso. E tale lo proclamo davanti a tutti voi».

 6 Se Gesù avesse schiacciato Pietro sotto una grandine di rimproveri, il pianto di Pietro non sarebbe stato così alto. Piange tutto scosso dai singhiozzi, col volto sul petto di Gesù. Un pianto che avrà solo riscontro in quello in frenabile del suo dolore di rinnegatore di Gesù. Ora è pianto fatto di mille sentimenti umili e buoni… Un altro poco dell’antico Simone – il pescatore di Betsaida che al primo annuncio del fratello aveva riso dicendo: «Il Messia appare a te!… Proprio!», incredulo e ridanciano – un poco tanto dell’antico Simone si sgretola sotto quel pianto per fare apparire, sotto la crosta assottigliata della sua umanità, sempre più nettamente il Pietro, pontefice della Chiesa di Cristo.
   Quando alza il viso, timido, confuso, non sa che fare un atto per dire tutto, per promettere tutto, per rinforzarsi tutto al nuovo ministero: quello di gettare le sue braccia corte e muscolose al collo di Gesù e obbligarlo a chinarsi per baciarlo, mescolando i suoi capelli, la sua barba, un poco ispidi e brizzolati, ai capelli e alla barba morbidi e dorati di Gesù, guardandolo poi con uno sguardo adorante, amoroso, supplichevole, degli occhi un poco bovini, lucidi e rossi delle lacrime sparse, tenendo nelle sue mani callose, larghe, tozze, il viso ascetico del Maestro curvo sul suo, come fosse un vaso da cui fluisse liquore vitale… e beve, beve, beve con dolcezza e grazia, sicurezza e forza, da quel viso, da quegli occhi, da quel sorriso…

 7 Si sciolgono infine, tornando ad andare verso Cesarea di Filippo, e Gesù dice a tutti: «Pietro ha detto la verità. Molti l’intuiscono, voi la sapete. Ma voi, per ora, non dite ad alcuno ciò che è il Cristo nella verità completa di ciò che sapete. Lasciate che Dio parli nei cuori come parla nel vostro. In verità vi dico che quelli che alle mie asserzioni o alle vostre aggiungono la fede perfetta e il perfetto amore, giungono a sapere il vero significato delle parole “Gesù, il Cristo, il Verbo, il Figlio dell’uomo e di Dio”».

Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, noi ci affidiamo a Te!