Supplica alla Beata Vergine di Pompei


Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
O Augusta Regina delle Vittorie, * o Sovrana del Cielo e della Terra, * al cui nome si
rallegrano i cieli e tremano gli abissi, * o Regina gloriosa del Rosario, * noi devoti
figli tuoi, * raccolti nel tuo Tempio di Pompei, (in questo giorno solenne) effondiamo
gli affetti del nostro cuore * e con confidenza di figli * ti esprimiamo le nostre
miserie.
Dal Trono di clemenza, * dove siedi Regina, * volgi, o Maria, * il tuo sguardo
pietoso * su di noi, sulle nostre famiglie, * sull’Italia, sull’Europa, sul mondo. * Ti
prenda compassione * degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. *
Vedi, o Madre, * quanti pericoli nell’anima e nel corpo, * quante calamità ed
afflizioni ci costringono.
O Madre, * implora per noi misericordia dal tuo Figlio divino * e vinci con la
clemenza * il cuore dei peccatori. * Sono nostri fratelli e figli tuoi * che costano
sangue al dolce Gesù * e contristano il tuo sensibilissimo cuore. * Mostrati a tutti
quale sei, * Regina di pace e di perdono.

Ave, o Maria

È vero * che noi, per primi, benché tuoi figli, * con i peccati * torniamo a
crocifiggere in cuor nostro Gesù * e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo: * siamo meritevoli dei più aspri castighi, * ma Tu ricordati * che,
sul Golgota, * raccogliesti, col Sangue divino, * il testamento del Redentore
moribondo, * che ti dichiarava Madre nostra, * Madre dei peccatori. Tu dunque, *
come Madre nostra, * sei la nostra Avvocata, * la nostra speranza. * E noi, gementi, *
stendiamo a te le mani supplichevoli, * gridando: Misericordia!
O Madre buona, * abbi pietà di noi, * delle anime nostre, * delle nostre famiglie, *
dei nostri parenti, * dei nostri amici, * dei nostri defunti, * soprattutto dei nostri
nemici * e di tanti che si dicono cristiani, * eppur offendono il Cuore amabile del tuo
Figliuolo. * Pietà oggi imploriamo * per le Nazioni traviate, * per tutta l’Europa, *
per tutto il mondo, * perché pentito ritorni al tuo Cuore.
Misericordia per tutti, * o Madre di Misericordia!

Ave, o Maria


Degnati benevolmente, o Maria, * di esaudirci! * Gesù ha riposto nelle tue mani *
tutti i tesori delle Sue grazie * e delle Sue misericordie.
Tu siedi, * coronata Regina, * alla destra del tuo Figlio, * splendente di gloria
immortale * su tutti i Cori degli Angeli. * Tu distendi il tuo dominio * per quanto
sono distesi i cieli, * e a te la terra e le creature tutte * sono soggette.*
Tu sei l’onnipotente per grazia, * Tu dunque puoi aiutarci. * Se Tu non volessi
aiutarci, * perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, * non sapremmo a
chi rivolgerci. * Il tuo cuore di Madre, * non permetterà di vedere noi, * tuoi figli,
perduti. * Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia * e la mistica Corona che
miriamo nella tua mano, * ci ispirano fiducia che saremo esauditi. * E noi confidiamo
pienamente in te, * ci abbandoniamo come deboli figli * tra le braccia della più tenera
fra le madri, * e, oggi stesso, * da te aspettiamo le sospirate grazie.

Ave, o Maria


Chiediamo la benedizione a Maria
Un’ultima grazia * noi ora ti chiediamo, o Regina, * che non puoi negarci (in questo
giorno solennissimo*) (1). * Concedi a tutti noi * l’amore tuo costante * e in modo
speciale la materna benedizione.
Non ci staccheremo da te * finché non ci avrai benedetti. * Benedici, o Maria, in
questo momento * il Sommo Pontefice. * Agli antichi splendori della tua Corona, * ai
trionfi del tuo Rosario, * onde sei chiamata Regina delle Vittorie, * aggiungi ancor
questo, o Madre: * concedi il trionfo alla Religione * e la pace alla umana Società. *
Benedici i nostri Vescovi, * i Sacerdoti * e particolarmente tutti coloro * che zelano
l’onore del tuo Santuario. * Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei

  • e quanti coltivano e promuovono * la devozione al Santo Rosario.
    O Rosario benedetto di Maria, * Catena dolce che ci rannodi a Dio, * vincolo di
    amore che ci unisci agli Angeli, * torre di salvezza negli assalti dell’inferno, * porto
    sicuro nel comune naufragio, * noi non ti lasceremo mai più.
    Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, * a te l’ultimo bacio della vita che si spegne.
    E l’ultimo accento delle nostre labbra * sarà il nome tuo soave, * o Regina del
    Rosario di Pompei, * o Madre nostra cara, * o Rifugio dei peccatori, * o Sovrana
    consolatrice dei mesti.
    Sii ovunque benedetta, * oggi e sempre, * in terra e in cielo. * Amen.
  • Salve, Regina.
    Salve Regina, Madre di misericordia,
    vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
    A te ricorriamo esuli figli di Eva,
    a Te sospiriamo gementi e piangenti
    in questa valle di lacrime.
    Orsù dunque, avvocata nostra,
    rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi.
    E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
    il frutto benedetto del tuo seno.
    O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Beato Antonio Chevrier prega per noi – 2 ottobre

Antonio Maria Chevrier, nato a Lione il 16 aprile 1826, fece la prima comunione all’età di undici anni, continuando in seguito a comunicarsi molto di frequente benché la cosa fosse inusuale al suo tempo. Studiò per il sacerdozio a Lione, dove si distinse per bravura, e fu ordinato nel 1850. Nominato curato nella parrocchia di S. Andrea, in una zona operaia alla periferia della città, tutti ne poterono apprezzare la santità, lo zelo e l’assennatezza.

Nella notte di Natale del 1856, mentre era in preghiera davanti al presepio, ricevette una rivelazione sul significato della divina povertà e questo fatto lo influenzò per il resto della vita, indicandogli una nuova vocazione: si votò «a seguire Gesù Cristo il più dappresso possibile, per diventare capace di operare efficacemente per la salvezza delle anime».

In occasione dello straripamento del Rodano lavorò strenuamente per salvare la popolazione minacciata dalle acque e, in seguito, quando due persone facoltose aprirono una casa di accoglienza —”La Città del Bambin Gesù” — per i reduci dall’inondazione, S. Giovanni Maria Vianney (4 ago.) lo incoraggiò a diventarne il direttore spirituale. Egli vi lavorò per tre anni, con un duplice scopo: preparare i bambini poveri a ricevere il sacramento della prima comunione e fornire un alloggio ai senzatetto e agli indigenti.

Nel 1859, rendendosi conto che il lavoro era molto impegnativo, decise di fondare un nuovo movimento finalizzato all’aiuto dell’infanzia abbandonata e dei poveri. L’anno seguente poté acquistare una sala da ballo in disuso chiamata “Il Prado” e ne fece la sede dell’opera “La Provvidenza del Prado”. Visse lì per oltre vent’anni, sorretto in quest’attività da molti sacerdoti, che alla fine riunì nella “Società dei Preti del Prado”.

I membri, davvero pochi al tempo della sua morte, conobbero un grande aumento subito dopo e raggiunsero il numero di quasi cento verso la metà del Novecento. Essi vivevano in comunità, pur rimanendo preti secolari, seguendo la Regola del Terz’ordine francescano. Si costituì anche una comunità di suore, che seguivano la stessa regola, insegnavano catechismo alle ragazze in molte parrocchie e accudivano i malati.

Antonio nutriva un interesse particolare per la formazione spirituale dei sacerdoti e su questo argomento scrisse un certo numero di libri. Nel suo pensiero, il prete ideale dovrebbe imitare Cristo sia nella vita spirituale sia in un attivo apostolato svolto in una modesta parrocchia. I preti secolari, a suo parere, hanno due strade tra cui scegliere: quella che egli chiamava «la via ordinaria» e quella invece dei consigli evangelici per la perfezione; la santità sacerdotale consiste dunque nel scegliere questa seconda via.

Egli riteneva anche che i preti dovrebbero il più possibile affidare l’amministrazione temporale di una parrocchia ai laici, così da poter essere più liberi di esercitare la propria funzione specifica, essenzialmente spirituale. Il loro modo di predicare dovrebbe essere semplice e diretto, «una conversazione tra il prete e l’assemblea», e dovrebbero vivere in comunità, per quanto egli stesso riconoscesse che la vita parrocchiale ne limiti molto la possibilità. Durante l’ultimo anno di vita, soffrì a causa di dolorose ulcere; morì il 2 ottobre 1879 e fu seppellito nella cappella del Prado. Fu beatificato nel 1986 in occasione di una visita di papa Giovanni Paolo II a Lione.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Lione in Francia, beato Antonio Chevrier, sacerdote, che fondò l’Opera della Provvidenza del Prado per preparare i sacerdoti ad insegnare ai giovani poveri la fede cristiana.

Nome: Beato Antonio Chevrier
Titolo: Sacerdote
Nome di battesimo: Antoine Chevrier
Nascita: 16 aprile 1826, Lione, Francia
Morte: 2 ottobre 1879, Lione, Francia
Ricorrenza: 2 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione

«Accresci in noi la fede!».

Vangelo Lc 17, 5-10

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Impegno del giorno: chiedere il dono della Fede.

Santi Angeli Custodi pregate per noi – 2 0ttobre

È certo che agli Angeli è affidata la custodia degli uomini. Ecco quanto si legge nell’Esodo: « Ecco io manderò il mio Angelo, il quale ti vada innanzi e ti custodisca nel viaggio, e ti introduca nel paese che ti ho preparato. Onoralo, ed ascolta la sua parola, guardati dal disprezzarlo; poiché egli non ti perdonerà se farai male, essendo in lui il mio nome. Che se tu ascolterai la sua voce e farai tutto quello che io ti dico, io sarò nemico dei tuoi nemici, perseguiterò quelli che ti perseguitano ».

Nel Vangelo: « Badate di non disprezzare uno di questi pargoli; perché io vi dico che gli Angeli loro, nei cieli, vedono continuamente il volto del Padre mio che è nei cieli ».

La Chiesa, fedele interprete della parola di Dio, istituì l’odierna festa in onore degli Angeli Custodi, per eccitare i fedeli ad onorarli in modo particolare. Ed ha ragione, perché essi sono le nostre guide invisibili, che ci stanno continuamente ai fianchi nel pericoloso viaggio della vita, per difenderci da tutti i pericoli dell’anima e del corpo. Che degnazione, e che amore! La Divina Maestà manda i suoi Angeli, cioè i suoi ministri, li manda a noi che siamo misere creature, affinché ci difendano dal male e ci conservino nel bene. E il nostro Angelo Custode ci libera dai pericoli e da ogni male; impedisce ai demoni di nuocerci e ci conserva nel bene; inoltre eccita in noi pensieri santi e sante ispirazioni, infine prende le nostre preghiere ed opere buone e le presenta a Dio.

A questo riguardo è commovente la storia di Tobia.

L’Arcangelo Raffaele, in forma di uomo, accompagnò il giovane Tobia nel lungo e pericoloso viaggio che fece a Rages; gli fece evitare cattivi incontri, gli procurò una santa consorte ed infine salvo e ricco di beni lo ricondusse al suo amato padre, al quale inoltre restituì la vista.

Simili uffici di pietà e simile assistenza esercitano continuamente gli Angeli Custodi verso di noi. Conclude perciò S. Bernardo: « In qualunque circostanza, in qualunque luogo porta rispetto al tuo Angelo; non osare fare alla sua presenza ciò che non oseresti fare se io ti vedessi; poi in ogni tentazione, tribolazione, angustia, invoca l’Angelo tuo Custode, dicendogli: Salvami perché perisco ».

PRATICA Recitare ogni sera l’Angelo di Dio.

PREGHIERA. O Dio, che con ineffabile provvidenza ti degni di inviare i tuoi santi Angeli alla nostra custodia, fa’ che siamo sempre da loro protetti e possiamo un giorno vederli in cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria dei santi Angeli Custodi, che, chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza.

Nome: Santi Angeli Custodi
Ricorrenza: 2 ottobre
Tipologia: Commemorazione
Patroni di: Priolo Gargallo, Centallo, Villafranca Piemonte, Fondachelli-Fantina

Vangelo Lc 10, 17-24: «Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi».

Vangelo Novus Ordo Lc 10, 17-24
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Oggi conserviamo nel nostro cuore queste parole del Vangelo:
«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli ».


Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’

Paralleli Novus ordo

   Cap. CCLXXX. Il ritorno dei settantadue. Profezia sui mistici futuri.

   19 settembre 1945

 1 Nel lungo crepuscolo di una serena giornata ottobrina, ritornano i settantadue discepoli con Elia, Giuseppe e Levi. Stanchi, impolverati, ma così felici! Felici i tre pastori di essere ormai liberi di servire il Maestro. Felici anche di essere, dopo tanti anni di separazione, uniti ai compagni di un tempo. Felici i settantadue di avere ben esplicato la loro prima missione. I visi splendono più delle lucernette che illuminano le capannucce costruite per questo numeroso gruppo di pellegrini.
  Al centro è quella di Gesù, e sotto ad essa è Maria con Marziam che l’aiuta a preparare la cena. Intorno, le capannelle degli apostoli. E in quella di Giacomo e Giuda è Maria d’Alfeo; in quella di Giovanni e Giacomo, Maria Salome col marito; in quella accosto a questa vi è Susanna col marito, che non è apostolo e discepolo… ufficiale, ma che deve aver vantato il suo diritto di stare lì, posto che ha concesso alla moglie di essere tutta di Gesù. Poi, intorno, quelle dei discepoli, chi con e chi senza famiglia. E chi è solo, e sono i più, si è aggregato ad uno o più compagni. Giovanni di Endor si è preso il solitario Ermasteo, ma ha cercato di stare il più possibile vicino alla capanna di Gesù, di modo che Marziam va spesso da lui, portando questo o quello, o rallegrandolo con le sue parolette di bambino intelligente e felice di essere con Gesù, Maria e Pietro, e a una festa.

 2 Finite le cene, Gesù si avvia verso le pendici dell’Uliveto e i discepoli lo seguono in massa.
  Isolati dal brusio e dalla folla, dopo avere pregato in comune, essi riferiscono a Gesù più ampiamente di quanto non avevano potuto fare prima fra chi andava e veniva. E sono stupiti e lieti mentre dicono: «Lo sai, Maestro, che non solo i morbi ma i demoni, anche essi, ci stettero soggetti per la forza del tuo Nome? Che cosa, Maestro! Noi, noi, poveri uomini, solo perché Tu ci hai mandati, potevamo liberare l’uomo dal potere tremendo di un demonio!…»; e narrano casi e casi, avvenuti qui o là. Solo di uno dicono: «I parenti, o meglio la madre ed i vicini, ce lo hanno portato a forza. Ma il demonio ci beffò dicendo: “Sono tornato qui per sua volontà dopo che Gesù Nazareno mi ci aveva cacciato, e non lo lascio più perché egli ama più me del vostro Maestro e mi ha ricercato” e di colpo, con una forza indomita, strappò l’uomo a chi lo teneva e lo scaraventò giù da un dirupo. Corremmo a vedere se si era sfracellato. Macché! Correva come una giovane gazzella, dicendo bestemmie e lazzi proprio non di questa Terra… Ci fece pietà la madre… Ma lui! Ma lui! Oh! così può fare il demonio?».
  «Così e più ancora», dice mesto Gesù.
  «Forse se Tu c’eri…».
  «No. Io lo avevo detto a costui: “Va’ e non voler ricadere nel tuo peccato”. Egli ha voluto. Sapeva di volere il Male e ha voluto. È perduto. Diverso è chi viene posseduto per sua primitiva ignoranza da chi si fa possedere sapendo che così facendo si rivende al demonio. Ma non parlate di lui. È un membro reciso senza speranza. È un volontario del Male. Lodiamo piuttosto il Signore per le vittorie che vi ha dato. Io so il nome del colpevole e so i nomi dei salvati. Io vedevo Satana cadere dal Cielo come folgore per vostro merito unito al mio Nome. Perché Io ho visto anche i vostri sacrifici, le vostre preghiere, l’amore con cui andavate verso gli infelici per fare ciò che Io avevo detto di fare. Avete fatto con amore e Dio vi ha benedetti. Altri faranno ciò che voi fate, ma lo faranno senza amore. E non otterranno conversioni… Però non rallegratevi perché avete assoggettato gli spiriti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti in Cielo. Non li levate mai di là…».

 3 «Maestro, quando verranno quelli che non otterranno conversioni? Forse quando Tu non sarai più con noi?», chiede un discepolo di cui non so il nome.
  «No, Agapo. In ogni tempo».
  «Come? Anche mentre Tu ci ammaestri e ami?».
  «Anche. E amare vi amerò sempre, anche se lontani da Me.
  Il mio amore verrà sempre a voi, e lo sentirete».
  «Oh! è vero. Io l’ho sentito una sera che ero crucciato perché non sapevo che dire ad uno che mi interrogava. Ero per fuggire vergognosamente. Ma mi sono ricordate le tue parole: “Non abbiate paura. Vi saranno date al momento buono le parole da dire” e ho invocato con lo spirito Te. Ho detto: “Certo Gesù mi ama. Io chiamo il suo amore in soccorso” e amore mi è venuto. Come un fuoco, una luce… una forza… L’uomo di fronte a me osservava e ghignava ironico facendo ammicchi ai suoi amici. Era sicuro di vincere la disputa. Ho aperto la bocca ed era come un fiume di parole che usciva con gioia dalla mia bocca stolta. Maestro, sei proprio venuto o è stata una illusione? Io non lo so. So che alla fine l’uomo, ed era un giovane scriba, mi ha gettato le braccia al collo dicendomi: “Te beato e beato chi a questa sapienza ti ha condotto” e mi è sembrato volonteroso di cercarti. Verrà?».
  «L’idea dell’uomo è labile come parola scritta sull’acqua, e la sua volontà è irrequieta come ala di rondine che svolazzi per l’ultimo pasto del giorno. Ma tu prega per lui… E, sì. Io sono venuto a te. E con te mi ha avuto Mattia e Timoneo, e Giovanni di Endor e Simone e Samuele e Giona. Chi mi ha avvertito, chi non mi ha avvertito. Ma Io sono stato con voi. Ed Io sarò con chi mi serve in amore e verità fino alla fine dei secoli».

 4 «Maestro, non ci hai detto ancora se fra quelli che sono presenti ci saranno persone senza amore…».
  «Non è necessario saperlo. Sarebbe mancanza d’amore da parte mia mettervi sdegno verso un compagno che non sa amare».
  «Ma ce ne sono? Questo lo puoi dire…».
  «Ce ne sono. L’amore è la più semplice, la più dolce e la più rara cosa che ci sia, e non sempre, anche se seminata, alligna».
  «Ma se non ti amiamo noi, chi ti può amare?».
  Quasi vi è dello sdegno fra apostoli e discepoli, che tumultuano per il sospetto e per il dolore.
  Gesù abbassa le palpebre sugli occhi. Cela anche lo sguardo perché non sia indicatore. Ma ha l’atto rassegnato, dolce, triste delle mani che si aprono a palme in fuori, il suo atto di rassegnata confessione, di rassegnata constatazione, e dice: «Così dovrebbe essere. Ma così non è. Molti ancor non si conoscono. Io li conosco però. E ne ho pietà».
  «Oh! Maestro, Maestro! Ma non sarò io, eh?», chiede Pietro andando proprio accosto a Gesù, schiacciando il povero Marziam fra sé e il Maestro e gettando le sue braccia corte e nerborute verso le spalle di Gesù che afferra e scuote, pazzo dal terrore di essere uno che non ama Gesù.
  Gesù riapre gli occhi, luminosi e pur mesti, e guarda il viso interrogativo e spaurito di Pietro, e gli dice: «No, Simone di Giona. Tu non sei. Tu sai amare e saprai sempre più amare. Tu sei la mia Pietra, Simone di Giona. Una buona pietra. Su questa Io appoggerò le cose a Me più care, e sono certo che tu le sosterrai senza conoscere turbamento».
  «Io allora?», «Io?», «Io?». Le interrogazioni si ripetono come un’eco da bocca a bocca.
  «Pace! Pace! State tranquilli e sforzatevi di possedere tutti l’amore».

 5 «Ma chi fra noi sa amare di più?».
  Gesù gira lo sguardo su tutti — una carezza sorridente… — poi abbassa lo sguardo su Marziam sempre stretto fra Lui e Pietro e, scostando un poco Pietro, rivolgendo il bambino col viso verso la piccola folla, dice: «Ecco colui che sa amare di più fra voi. Il fanciullo. Ma non tremate voi che avete già barba sulle gote e anche fili bianchi nei capelli. Chiunque rinasce in Me diviene “un fanciullo”. Oh! andate in pace! Dite la lode di Dio che vi ha chiamati, perché realmente voi vedete coi vostri occhi i prodigi del Signore. Beati quelli che vedranno ugualmente ciò che voi vedete. Perché vi assicuro che molti profeti e re bramarono vedere ciò che voi vedete e non lo videro, e molti patriarchi avrebbero voluto sapere ciò che voi sapete e non lo seppero, e molti giusti avrebbero voluto ascoltare ciò che voi udite e non lo poterono ascoltare. Ma d’ora in poi quelli che mi ameranno conosceranno ogni cosa».
  «E dopo? Quando Tu te ne sarai andato come dici?».
  «Dopo voi parlerete per Me. E poi… Oh! grandi schiere, non per numero ma per grazia, di coloro che vedranno, sapranno e ascolteranno ciò che voi ora vedete, sapete, udite! Oh! grandi, amate schiere dei miei “piccoli-grandi”! Occhi eterni, menti eterne, orecchie eterne! Come potervi spiegare, a voi che mi state intorno, cosa sarà questo eterno vivere, più che eterno, smisurato, di coloro che mi ameranno e che Io amerò fino ad abolire il tempo, e saranno “i cittadini di Israele” anche se viventi quando Israele non sarà più che un ricordo di nazione, e saranno i contemporanei di Gesù vivente in Israele? E saranno con Me, in Me, fino a conoscere ciò che il tempo ha cancellato e la superbia ha confuso. Che nome darò loro? Voi apostoli, voi discepoli, i credenti saranno detti “cristiani”. E questi? Questi che nome avranno? Un nome noto solo in Cielo. Che premio avranno sin dalla Terra? Il mio bacio, la mia voce, il tepore della mia carne. Tutto, tutto, tutto Me stesso. Io, loro. Loro, Io. La comunione totale… Andate. Io resto a bearmi lo spirito nella contemplazione dei miei conoscitori futuri e amatori assoluti. La pace sia con voi».

Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, Regina degli Angeli,
noi ci affidiamo per sempre a Te!