Don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 10 Maggio 2022

Vangelo Gv 10, 22-30

«Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

Sarebbe interessante capire in che senso i Giudei del vangelo di oggi intendano certezza e chiarezza. Se per avere una certezza o ricercare la chiarezza vogliono qualcosa che spenga completamente le loro domande, allora rimarranno delusi, perché Dio sa rispondere alle nostre domande senza cancellarle. È questo per la Sua capacità di lasciarci liberi e di fidarsi della nostra capacità di discernimento:

“Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore»”.

Ecco allora svelato il segreto: il vero discernimento ci viene dall’essere suoi. Solo quando sentiamo un forte senso di appartenenza a Gesù allora riusciamo anche a capire in mezzo alla confusione della vita ciò che è certo e affidabile da ciò che non lo è:

“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre”.

Sarebbe bello domandarci in che modo noi sentiamo questo senso di appartenenza nei confronti di Gesù. E soprattutto se ci è chiaro che la nostra chiamata è vivere la nostra relazione con Cristo esattamente come Egli vive la Sua relazione con il Padre.

“Io e il Padre siamo una cosa sola”. 

Solo quando ci faremo una cosa sola con Cristo allora non avremo più bisogno di essere rassicurati e di trovare certezze alla maniera dei Giudei, perché ciò che conta lo avremo non come spiegazione, ne come emozione, ma come relazione su cui fondare tutta la nostra vita. Infatti Gesù sulla Croce non ha un’idea geniale che lo sostiene, ne tanto meno un apparato emotivo che lo motiva, sente invece la lontananza da Dio. Eppure contro ogni ragionamento ed emozione Egli non rompe il Suo rapporto con il Padre.

San Cataldo prega per noi – 10 maggio

San Cataldo è un Santo irlandese ma venerato a Taranto, dove si trova la sua tomba, in una ricchissima e bella cappella del Duomo, detta il « Capellone ». Sarebbe approdato sulla piana terra pugliese nella rada che si apre, sul lido adriatico, presso la città di Lecce, e che da allora s’intitola perciò a San Cataldo, ed è oggi celebre località balneare.

I Tarantini, orgogliosi sia del loro Cappellone, sia del loro San Cataldo, avrebbero desiderato considerarlo secondo Vescovo della loro città, se a questo desiderio non si fosse opposta una croce d’oro ritrovata nella tomba del Santo nell’anno 1094, durante la ricostruzione della chiesa distrutta dai Saraceni.

Si tratta di una di quelle croci, dette benedizionali, che venivano infisse a un bastoncino e impugnate anticamente dai Vescovi con la sinistra, mentre con la mano destra benedicevano i fedeli.

Sulla croce ritrovata nella tomba di Taranto era scritto: Cataldus Rachau, cioè Cataldo Vescovo di Rachau. Da un attento esame dell’incisione, gli studiosi hanno potuto stabilire che la scritta risale al VII secolo.

E’ stato così possibile ricostruire la personalità di questo Santo, nato al principio del secolo in Irlanda. Allievo e poi maestro nel celebre monastero di Lismore, fondato da San Cartago, egli sarebbe poi giunto all’episcopato in modo insolito, cioè con la morte del Duca dei Desii, il quale lo aveva accusato di stregoneria, a causa dei suoi miracoli.

Dopo aver retto santamente il vescovado, Cataldo si sarebbe imbarcato, verso il 666, per un viaggio in Terrasanta. All’andata o al ritorno, approdato o naufragato sulla costa salentina, si sarebbe recato a Taranto, dove i cittadini lo vollero porre sulla cattedra vescovile vacante. Morto nel 685, venne sepolto sotto l’impiantito della cattedrale dove il suo corpo fu rinvenuto e chiaramente identificato, come abbiamo detto, nel 1094. Della sua santità fecero fede innumerevoli miracoli, che diffusero prima in Puglia, poi in tutta Italia, la devozione per il Vescovo irlandese, al cui nome s’intitolarono cappelle e chiese, località e paesi, dalla costa del mare al crinale dei monti. Insieme alla sua fama, al suo culto e al suo nome, si diffusero anche i proverbi sul suo conto. Uno di questi, legato alla sua festa celebrata in maggio, dice: « Quando è il giorno di San Cataldo, passa il freddo e viene il caldo ».

Non comune, ma diffuso un po’ dappertutto in Italia, il nome di Cataldo è frequente particolarmente in Puglia, e soprattutto nella città di Taranto, di cui è Patrono, da tempi remoti, l’unico Santo di nome Cataldo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Taranto san Cataldo Vescovo, illustre per miracoli.

PROVERBIO. Il giorno di San Cataldo sparisce il freddo e arriva il caldo.

Nome: San Cataldo di Rachau
Titolo: Vescovo
Nascita: VII secolo, Rachau, Irlanda
Morte: 8 marzo 685, Taranto
Ricorrenza: 10 maggio
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Taranto, Corato, San Cataldo, Cirò Marina, Massa Lubrense, Cagnano Varano, Gangi, Brienza, Gagliano Castelferrato, Motta Baluffi >>> altri comuni